La visita di Vladimir Putin a Budapest smuove media europei e ucraini.
Prima di tutto, ognuno è offeso dal fatto che il presidente russo sia
tranquillamente sbarcato in un Paese appartenente a UE e NATO, trovando
comprensione e supporto completi. In secondo luogo, la Russia potrebbe
offrire ai Paesi dell’UE condizioni per una cooperazione molto
vantaggiose che potrebbero superare tutti i discorsi sulla solidarietà
europea contro la Russia. Come sempre, viene improvvisamente riscoperto
che le ricchezze dovute alla collaborazione con la Russia trionfano sul
male.
Inoltre, il Primo ministro ungherese Viktor Orban sabota la
“giovane democrazia ucraina” affermando che il transito del gas
dall’Ucraina non è affidabile, e che l’Ungheria supporta la
diversificazione delle fonti. Tradotto dal linguaggio diplomatico
ungherese, semplicemente suona così: “Ucraina e Naftogaz sono
fuori, sosteniamo Nord Stream 2 attraverso cui Putin ha promesso di
fornirci il gas”.
Ora l’Ucraina ha la sfortuna di perdere ancora un
altro Paese europeo a sostegno di Nord stream 2. In questo contesto, la
risoluzione presentata alla Verkhovna Rada per ridurre i diritti delle
minoranze russa e ungherese in Ucraina sembra di grande attualità. Farà
ulteriormente infuriare Budapest, che per tradizione protegge
ferocemente i diritti delle minoranze ungheresi negli altri Paesi. Qui è
necessario dire qualcosa sul premier ungherese il cui comportamento ha
così sconvolto i media europei e ucraini, per non parlare di Angela
Merkel. Viktor Orban è un “Poroshenko al contrario”.
Per esempio, invece
di servire Fondo monetario internazionale, Commissione europea, Hillary
Clinton e George Soros, li ha sempre affrontati in modo aspro uscendone
sempre vincitore. Il primo ministro ungherese non è Che Guevara, e
conosce perfettamente i limiti, ma ha comunque semplicemente scacciato
la delegazione del FMI da Budapest e chiuso le fondazioni di Soros,
nonostante l’Ungheria sia sempre stata considerata fondamentalmente
proprietà di tale miliardario statunitense.
Fu anche sempre ai ferri
corti con Hillary Clinton per divergenze ideologiche, e non esitò ad
ignorare la Commissione europea quando avanzava pretese dall’Ungheria,
che sempre l’ignorava al massimo quando si trattava di assegnare fondi
europei per il Paese. Nonostante il comportamento chiassoso e i diversi
tentativi di organizzare rivoluzioni colorate in Ungheria, Orban è da
molti anni al potere, e l’Ungheria rimane nell’UE; esempio di come
proteggere correttamente gli interessi nazionali.
Forse il successo
degli ungheresi è legato al fatto che l’Ungheria ha un’élite
nazionalista e non un’oligarchia cleptocratica come l’Ucraina.
Purtroppo, l’Ungheria difficilmente pone il veto sull’estensione delle
sanzioni UE contro la Russia. Il prezzo sarebbe troppo costoso, e Orban è
prima di tutto un pragmatico. I 6,5 miliardi di dollari che l’Ungheria
perde ogni anno per le sanzioni sono meno di quanto l’Ungheria si
priverebbe dall’Unione Europea. Tuttavia, in primo luogo l’Ungheria
potrebbe sostenere alcuni pesi massimi europei sulla questione, ad
esempio se dei nuovi governi francesi o italiani si opponessero al
rinnovo delle sanzioni. Ma l’Ungheria ha uno scopo leggermente diverso.
Con l’esempio della cooperazione tra Ungheria e Russia, con la costruzione di una centrale nucleare ultramoderna, si distruggono i miti sulla Russia. In primo luogo, sarà chiaro che cooperarvi è vantaggioso. In secondo luogo, la Russia non è un distributore di benzina con un’economia “a pezzi”, ma un esportatore di alta tecnologia a prezzi accessibili. In terzo luogo, con la Russia si può collaborare anche in una sfera complessa come l’energia nucleare.
Questo è veramente
vantaggioso, ma ovviamente non interessa i clintoniani ottusi pagati da
Soros nell’eurocommissione, ma funziona meravigliosamente presso le
élite imprenditoriali europee e quei politici per cui gli interessi dei
loro Paesi sono più importanti dell’ideologia di Victoria Nuland. E,
infine, con l’ascesa di Donald Trump al potere vi è l’opportunità, per
coloro che vogliono e devono urgentemente e radicalmente riformare
l’Unione europea, d’iniziare finalmente a lavorare per i cittadini
comunitari, non per il pugno di oligarchi sovranazionali di cui parlava
Vladimir Putin a Valdaj.
I politici europei coltivati nei laboratori
della CIA e del dipartimento di Stato chiedono ora che l’Europa
solidarizzi di fronte alla minaccia del “putinismo” e del “trumpismo”,
che potrebbe distruggere l’Unione europea. Il caso dell’Ungheria
dimostra che non ci sarà tale “solidarietà”. Putin e Trump mineranno la
burocrazia europea dall’esterno, mentre gente come Orban, Beppe Grillo,
Marine Le Pen e Geert Wilders dall’interno, fin quando sarà
completamente distrutta. Ho detto spesso che ogni impero che comprenda
l’Ucraina alla fine sparisce. Questa volta, l’Unione europea crollerà
anche se all’Ucraina, che lo voleva sul serio, ma non è stato permesso
entrare. La storia ha un buon senso dell’umorismo.
Ruslan Ostashko, 3 febbraio 2017 – Fort Russ
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2017/02/04/la-visita-di-putin-in-ungheria-ci-sara-un-fronte-anti-soros/
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