La questione del bilancio della Difesa
potrebbe essere, nelle prossime settimane, il pomo della discordia in
Francia, ma anche tra Francia e Germania. Due fatti forniscono indizi su
ciò che accade. Il 12 luglio, alla Commissione della Difesa
dell’Assemblea nazionale, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito,
Generale Pierre De Villiers, ha minacciato di dimettersi se il ministero
delle Finanze persisteva nel desiderio di ridurre il bilancio della
Difesa di 850 milioni di euro [1].
Il 13 luglio, si teneva un consiglio
dei ministri franco-tedesco in gran parte dedicato ai problemi della
difesa. La coincidenza dei due eventi indica che vi sono questioni
serie, ma anche un serio dibattito sul tema nelle alte sfere del potere.
Riprendendo il problema di bilancio che ha provocato le ire,
giustificate va aggiunto, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, il
bilancio della difesa era di 40,8 miliardi di euro, ma date pensioni e
indennità, i saldi di spesa per effettivi e mezzi ammontano a 32,6
miliardi.
Tale cifra non basta a mantenere forze armate nello stato
corrente. Lo testimoniano i gravi problemi di manutenzione dei mezzi più
efficienti, aerei ed elicotteri, nonché i ritardi nella sostituzione
dei mezzi obsoleti o semplicemente superati dalle attuali minacce. Si
aggiungano le operazioni all’estero, le famose “OPEX”, che ingoiano
sempre più soldi destinati ai mezzi. In una nota pubblicata a fine 2016,
stimai al 2,44% del PIL, o 48-50 miliardi di euro, le spese per
mantenere il nostro status militare [2].
Il Generale Trinquand, ex-capo
della missione militare alle Nazioni Unite e alla NATO che contribuì
alla stesura del programma per la Difesa di Emmanuel Macron, ne aveva
parlato su “Le cronache di Jacques Sapir” di Radio Sputnik dedicate al
ritorno del “servizio nazionale” [3].
Ci disse fuori onda, a Laurent
Henninger (altro ospite) e a me, che il Presidente si era impegnato ad
accreditare alla Difesa, escluse le pensioni, 50 miliardi subito. Non ho
motivo di non credere al Generale Trinquand, che a tale proposito
sembrava logico, mostrando in apparenza che Emmanuel Macron avesse ben
compreso la dimensione dei problemi sul bilancio della Difesa. Ma ciò
che emerge dall’audizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa,
Generale Pierre De Villiers, è che era assai arrabbiato dall’annuncio di
nuovi tagli al suo bilancio annunciati dal ministro Darmanin.
Per anni i
governi di Nicolas Sarkozy e François Hollande giocarono sugli effetti
degli annunci e i rispettivi budget “insinceri”. Qui, la misura è
colmao. Ma proprio quando tale piccolo dramma si svolgeva, purtroppo
francese, all’Eliseo vi era il Consiglio dei Ministri franco-tedesco, in
gran parte dedicato alla Difesa. Supponiamo che nell’occasione Emmanuel
Macron abbia cercato di far assumere le responsabilità alla Germania, o
a contribuire direttamente alle operazioni a sud del Sahel, o al loro
finanziamento a spese del bilancio.
La Germania aveva accettato
l’istituzione di una difesa europea embrionale, ma ne limita
drasticamente il bilancio. E’ molto probabile che la cancelliera Merkel
abbia dato risposte meramente dilatorie. Non vuole legarsi le mani su
ciò e sa, forse a differenza del suo interlocutore, che ne va della
sovranità del suo Paese. Ma Merkel, e io sarò l’ultimo a biasimarla, ha
un’altissima idea della sovranità della Germania. E’ deplorevole che
Emmanuel Macron non abbia un’altissima idea della sovranità della
Francia.
Non solo c’è poco da aspettarsi dalla questione sul bilancio,
ma più in generale la Germania preferisce giocare la carta della
deterrenza nucleare degli Stati Uniti, che affidarsi al deterrente
“esteso” della Francia. Ciò significa che qui non dovremmo aspettarci
nulla.
La tragedia è che i nuovi tagli al bilancio, gli ennesimi, interesseranno l’osso, data la scarsità di ciccia negli ultimi mesi. Ciò che è in gioco oggi, e questo spiega rabbia e “sproloquio” del Generale De Villiers, sono futuro della difesa e credibilità degli impegni del governo in proposito.
Si teme che il governo segua la via più semplice e
si rifugi sotto dichiarazioni altisonanti per attuare una politica le
cui conseguenze potrebbero essere tragiche. In tal modo, si
comporterebbe come i predecessori, e seppellirebbe, per chi ha ancora
dei dubbi, l’idea che si possa fare politica in modo diverso…
Jacques Sapir, Russeurope 13 luglio 2017
[1] Les Echos
[2] Vedi J. Sapir, “Una difesa al ribasso non è una difesa“, 21/12/2016
[3] Sputnik
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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