Con tutta probabilità il 2013 finirà in guerra.
Il colpo contro Damasco viene presentato come “limitato”, “breve”, come
un “avvertimento”. In realtà è solo un trucco (questa è una storia di
trucchi) per cominciare una guerra
lunga. Quanto lunga? Infinita. Cioè fino alla fine. La nostra fine,
quella di coloro che leggono queste righe. In realtà è la prosecuzione
di una guerra
che cominciò l’11 settembre 2001, ma furono in pochi ad accorgersene. E
non se ne accorsero perché non avevano capito che l’Impero era entrato
in una crisi
ormai irreversibile, e che stava cercando di predisporre gli strumenti
politici, militari, psicologici per cambiare il corso della storia, e
prolungare a tutti i costi (nostri) il suo potere. Siamo dunque in guerra
da dodici anni, ma facciamo fatica a capire come mai le cose vanno
sempre peggio e come mai gli eventi accelerano la loro caduta verso il
basso. È perché, di nuovo, non abbiamo capito bene quello che sta
succedendo.
Kosovo, Afghanistan, Iraq, “primavere arabe”, Libia, colpo di stato
in Egitto, erano e sono mosse della stessa partita. Quella siriana è
l’ultima in ordine di tempo,
ma non è l’ultima affatto. Come sa ogni discreto giocatore di scacchi,
non si può vincere nessuna partita se non si sa prevedere le mosse
successive. Quella dopo sarà l’Iran. E ogni passo in avanti delle pedine
sarà più grave del precedente, poiché l’Impero ha perso il controllo e
la sua “cura” della crisi
è peggio della malattia. Non funziona. E sapete perché? Perché Impero
vuole dire crescita infinita. E la crescita infinita è invece “finita”. È
finita “l’era dell’abbondanza” ed è cominciata “l’era
dell’insufficienza”. E, se si poteva convincere, costringere a comprare
tutto il comprabile, con il fascino della bellezza e, appunto,
dell’abbondanza, è molto difficile convincere la gente a tirare la
cinghia. Ci vuole la violenza per ottenere questo risultato. Diciamo
dunque che ci stanno facendo entrare nella fase pedagogica in cui
dobbiamo imparare a subire la violenza.
Ma c’è grande confusione sotto il cielo. Questo nuovo avvitamento ha
un che di stralunato. Anche i Padroni Universali pare siano sotto
l’urgenza del tempo, dunque pasticciano. Le guerre precedenti erano
state preparate decisamente meglio. Questa sembra avviarsi nel mezzo di
convulsioni gravi. Il Parlamento britannico si ribella e mette alle
corde Cameron. Obama è costretto a fare marcia indietro e a chiedere il
parere del Congresso. Lo avrà, io penso, ma sarà utile ricordare che
Obama prende una tale decisione contro la volontà di tutto lo staff del
proprio Consiglio di Sicurezza. E sapete con quale argomento? Questo, in
sintesi: potremmo attaccare senza l’avallo del Congresso, ma dobbiamo
sapere che, dopo (la “mossa successiva” di cui ho parlato prima) quando
dovremo andare contro l’Iran, cioè quando dovremo lanciare una nuova guerra di grandi proporzioni, non limitata nel tempo e negli obiettivi, allora avremo bisogno di un’autorizzazione formale. Dunque
è meglio chiederla anche ora. L’ha riferito il “New York Times” e io ho
una grande fiducia nel “New York Times” quando annuncia la guerra.
Questa è stata la ragione del rinvio dell’attacco. Che sarà solo di
qualche giorno. Le lobbies filoisraeliana e filosaudita che manovrano a
Washington avranno facilmente ragione di ogni titubanza. L’America,
quando sono in gioco le sorti dell’Impero, non si divide. Per ora. E i
sondaggi dicono tutti che il 60% degli americani è pronto a sostenere un
attacco contro l’Iran. Dunque si proceda. Singolare, e curioso (ma
poiché siamo in pieno delirio possiamo anche ridere un po’),
gl’ispiratori principali di questa guerra,
e della prossima, sono i fondamentalisti religiosi: i capi sionisti di
Israele e i capi wahhabiti dell’Arabia Saudita. Entrambi decisi a
stroncare la serpe sciita di Teheran. Dunque la guerra imperiale è ora sotto l’egida di una specie di, congiunta, guerra
di religione. Suggerisco di non sottovalutarne il significato, specie
agli ottimisti (che abbondano sempre): quando Dio entra in questa
sindrome, la legge di Murphy (“Se le cose possono andare peggio, vuol
dire che finiranno peggio”) diventa inesorabile.
Il fatto è che gli Stati Uniti non hanno più una linea che sia la
loro. Dell’Impero rappresentavano il braccio statuale armato. Ma, come
Stato, dovrebbero anche sottostare a certe regole. Almeno ad alcune. E
qui viene il problema, perché anche in Occidente cominciano a
manifestarsi incrinature, che prima non c’erano. I Masters of The
Universe vogliono andare allo scontro con il resto del mondo, perché
sono consapevoli che ogni alternativa di pace e di cooperazione
dev’essere esclusa, in quanto sancisce la fine dell’Impero. Ma il resto
del mondo non è virtuale: c’è la Cina, e anche la Russia. Ci sono sei
miliardi d’individui che vogliono vivere e non solo sopravvivere. E’ qui
che frana l’America, che non è più in grado di gestire le convulsioni.
Diciamo che stiamo osservando una crisi di egemonia. C’è una gran confusione. Ci sono diversi attori, ormai potenti, che parlano. Perfino la Bonino, ministro degli esteri di un paese inesistente, osa fare dei distinguo. Non s’era mai vista una cosa del genere.
Il Papa di Roma (lunga vita a Papa Luciani!) sembra un pezzo anomalo di una macchina che cammina a stento. Vede la terza guerra
mondiale e, per giunta, lo dice senza neanche chiedere l’autorizzazione
di Washington. A differenza del Beato Giovanni Paolo II, non ha da
rendere conto del miliarduccio di dollari che ricevette per versarlo a
Solidarność. E dunque parla. E digiuna: che disastro d’immagine per
Obama. Che andrà in guerra,
ma con l’Occidente spaccato, con al seguito solo il burattino Hollande,
che è stato eletto con i voti di sinistra. Si procederà a vista, o la
va o la spacca. Poi ci si affaccerà sui confini dell’Iran. Ma bisogna
guardarsi dai sempliciotti che sognano una reazione militare immediata
di Mosca, tantomeno di Pechino. Non ci sarà nessuna reazione militare.
Mosca e Pechino rispondono e risponderanno asimmetricamente. Non sono
sciocchi e vogliono aspettare seduti sulla riva del fiume. Lo scontro
vero – che nessuno oggi può sapere quali dimensioni e forme assumerà,
anche perché nessuno sa con precisione quali armi saranno messe in
funzione – è ancora in preparazione e richiederà un certo periodo di
tempo, molte verifiche sul campo, molto studio di mosse e contromosse
reciproche.
Ma l’accelerazione si vede e si sente. Avete presente come si muove
una valanga? Avete presente che tra il 1929 e il 1939 (inizio della
seconda guerra mondiale) ci furono dieci anni? Avete presente che l’esplosione della finanza
mondiale cominciò nel 2008? Aggiungete dieci anni e farà 2018. Lo so
che la storia non si ripete mai. Ma la stupidità umana (specie quella
delle élites dirigenti) è una costante universale. E, se osserviamo
l’impazzimento generale che contraddistingue perfino i mentitori, i
gatekeepers, dovremmo essere molto preoccupati. Perché si può mentire in
modo credibile, raccattando argomenti dai rigattieri del buon senso. Ma
qui siamo di fronte a portavoce che non solo si contraddicono, ma
mentono senza argomenti. Bugiardi senza idee, che ripetono a pappagallo ciò che viene detto loro di comunicare.
Tutto il mainstream, dai Ferrara, ai Cazzullo, agli Zucconi, ai De
Bortoli, ai Lerner, alle Botteri, dà per acquisito che Assad ha usato
armi chimiche senza nemmeno soffermarsi un istante sulle prove: che
mancano inesorabilmente. E mancheranno anche dopo, sicché la menzogna è
già lì, tutta nuda. Eppure non la vedono e la ripetono con sguardi
ebeti, incuranti di ogni vergogna, forti dell’impunità che viene loro
garantita, insieme agli stipendi che prendono a fine mese. Preoccupante,
perché già ci annuncia come strilleranno al primo bombardamento
sull’Iran. Titolano già ora affibbiando a Bashar frasi che non ha detto,
minacce che non ha proferito. Figuriamoci cosa diranno contro gli
ayatollah! Siamo in un acquitrino miasmatico pieno di flatulenze
insopportabili che dimostrano lesioni cerebrali e intestinali ormai
irrimediabili. Attenzione che questi ci stanno preparando la guerra
in casa. E lo faranno fino a che non andremo a stanarli nei loro studi
elettronici e non li costringeremo – com’è nostro diritto – a dirci
perché hanno mentito sapendo di mentire. E poi li licenzieremo, perché
fanno il mestiere senza autorizzazione deontologica.
Infatti abbiamo le prove – noi le abbiamo, le prove – che mentono.
Perché basterebbe che andassero a leggere le notizie che pullulano nel
web, verificabili, provate, certe, per scoprire che la guerra
si fa per cause completamente diverse da quelle, presuntamente
umanitarie, che loro invocano. Ci sono, tra loro, quelli – come Giuliano
Ferrara, ex agente informatore della Cia – che, con simpatica e totale
improntitudine, ci comunicano perfino che le ragioni umanitarie sono un
inutile orpello per indorare la brutalità degl’interessi dell’Impero.
Meglio lui, nella sua tracotanza, che i giornalisti e direttori
televisivi vigliacchi che, con le loro unte parole, svitano le spolette
che uccideranno i civili siriani. Dunque non ci resta che prepararci.
Questo significa dire, chiaro e tondo, che la pace è l’unico modo per
sopravvivere. Il che significa che dobbiamo costruire di nuovo un
immenso movimento pacifista, italiano, europeo, mondiale. Dobbiamo
preparare ogni forma di resistenza alla guerra. Questa è una parola d’ordine che raccoglie il consenso della stragrande maggioranza. Lo sappiamo. Qui si va con la corrente, non contro la corrente. Solo che bisogna remare in tanti.
E ancora una piccola notazione. L’avvitamento della crisi ha messo in ombra l’Europa e anche tante chiacchiere sull’euro e sulla sovranità monetaria. Si vede che l’accento è altrove. L’Europa, questa penosa Europa, non è il centro della crisi. La crisi
– vista nella sua accezione immediata, quella che si sta bruciando nel
panico di questi mesi – è finanziaria e mondiale, ma è anche energetica e
mondiale, ma anche climatica e mondiale. È questo il contesto dentro
cui, volenti o nolenti, saremo chiamati a batterci. È evidente che crisi finanziaria e militare non si elideranno vicendevolmente, ma si sommeranno in modo devastante, straripando in crisi
politiche, in governi che cadranno, in fantocci che risorgeranno come
zombie. Le Costituzioni saranno stracciate. Tutto ciò nell’arco di una
manciata di mesi. È questione di attualità. Lo richiamo perché, ancora
una volta, dobbiamo ricordare, anche a noi stessi, che avevamo ragione
noi, che venivamo definiti catastrofisti. Ancora oggi mi sento ripetere,
talvolta, che il nostro compito è “dare speranze”. Certo la speranza è
bella, ma penso sempre di più che, se lo facessimo, faremmo un errore
grave. È più che mai il momento della verità, visto che siamo nell’era
della menzogna.
(Giulietto Chiesa, “La guerra dei bugiardi al cubo”, intervento pubblicato su “La voce delle voci” e ripreso da “Megachip” il 5 settembre 2013).
fonte: http://www.libreidee.org/2013/09/bugiardi-senza-vergogna-questa-e-la-loro-guerra-mondiale/
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