L’ultimo
vertice del raggruppamento dell’Asia centrale, a guida russa e cinese,
l’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (SCO), tenutosi a
Bishkek, capitale del Kirghizistan, il 13 settembre, è stata dominata
dalle crescenti tensioni globali prodotte dai preparativi degli Stati
Uniti per la guerra contro la Siria. Il presidente russo Vladimir Putin
ha insistito sul fatto che “l’interferenza militare estera nel Paese, senza una sanzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è inammissibile.” La dichiarazione congiunta del vertice si oppone all’“intervento occidentale in Siria, così come all’allentamento della stabilità interna e regionale in Medio Oriente”.
La SCO chiede una “conferenza internazionale di riconciliazione”, per
consentire i negoziati tra il governo siriano e le forze di opposizione.
Come aveva già fatto in occasione del recente vertice del G20 a San
Pietroburgo, il presidente cinese Xi Jinping s’è allineato con la Russia
contro qualsiasi attacco militare contro Damasco, temendo che ciò
sarebbe il preludio a un attacco all’Iran, uno dei principali fornitori
di petrolio della Cina.
Significativamente, il nuovo presidente dell’Iran Hassan Ruhani ha partecipato alla riunione, nonostante le voci che il suo governo avrebbe segnato il passaggio dall’ex-presidente Mahmud Ahmadinejad e dalla sua retorica anti-americana, nei precedenti vertici della SCO. Ruhani ha accolto la proposta della Russia di mettere le armi chimiche della Siria sotto il controllo internazionale, sostenendo che ciò “dava la speranza di poter evitare una nuova guerra nella regione.” La SCO sostiene esplicitamente il diritto dell’Iran a sviluppare il proprio programma nucleare. Putin ha ribadito, in un discorso, che “l’Iran, come qualsiasi altro Stato, ha il diritto di usare pacificamente l’energia atomica, comprese le operazioni di arricchimento (dell’uranio).” La dichiarazione della SCO ha avvertito, senza nominare gli Stati Uniti ed i loro alleati, che “la minaccia della forza militare e delle sanzioni unilaterali contro uno Stato indipendente (l’Iran) sono inaccettabili”. Un confronto contro l’Iran causerebbe “danni incalcolabili” nella regione e nel mondo in generale.
La dichiarazione della SCO critica anche la costruzione di Washington dei sistemi di difesa anti-missili balistici in Europa orientale e in Asia, volti a minare la capacità nucleari della Cina e della Russia. “Non si può provvedere alla propria sicurezza a scapito degli altri“, affermava la dichiarazione. Nonostante tale linguaggio critico, né Putin né Xi vogliono confrontarsi apertamente con Washington e i suoi alleati europei. Prima del vertice SCO, si è speculato sul fatto che Putin avrebbe consegnato gli avanzati sistemi missilistici terra-aria S-300 all’Iran e costruito un secondo reattore nucleare nel Paese. Funzionari russi infine hanno smentito. Russia e Cina si trovano ad affrontare la crescente pressione dell’imperialismo degli Stati Uniti, compresa la minaccia di usare la forza militare per dominare i giacimenti energetici chiave in Medio Oriente e Asia Centrale.
La SCO è stata fondata nel 2001, poco prima che gli Stati Uniti utilizzassero la “guerra al terrore” per invadere l’Afghanistan. Sebbene l’obiettivo ufficiale della SCO è contrastare “tre mali”: separatismo, estremismo e terrorismo nella regione, essa è soprattutto un tentativo di assicurarsi che l’Eurasia non finisca completamente nell’orbita di Washington. A parte le quattro repubbliche dell’Asia centrale ex-sovietica, Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan, il gruppo comprende anche, come Stati osservatori, Mongolia, Iran, India, Pakistan e Afghanistan. I “partner del dialogo” sono Bielorussia, Sri Lanka e, in modo significativo, la Turchia, membro della NATO, che è stata aggiunta l’anno scorso.
Tuttavia, l’influenza degli Stati Uniti viene chiaramente esercitata sul raggruppamento. Prima del vertice, vi sono state segnalazioni sulla stampa pakistana che il Paese potrebbe essere accettato come pieno membro della SCO. La Russia ha invitato il nuovo Primo ministro Nawaz Sharif a partecipare. Tuttavia, Sharif ha inviato solo il suo consigliere per la sicurezza nazionale Sartaj Aziz, e l’adesione del Pakistan non è stata concessa. Mentre la SCO cerca di rafforzare il suo ruolo nel confinante del Pakistan, l’Afghanistan, dopo il ritiro programmato delle forze della NATO, Aziz ha detto che la politica del Pakistan è la “non interferenza e l’assenza di favoritismo.” Ha insistito sul fatto che il regime fantoccio di Kabul potrebbe avviare la “riconciliazione tra gli afghani”, se tutti i Paesi della regione resistono alla tentazione di “riempire il vuoto di potere.”
Cina e Russia sono anche profondamente preoccupate dal “perno in Asia” dagli Stati Uniti, per minacciare militarmente la Cina e, in misura minore, l’Estremo Oriente della Russia, rafforzando le capacità e le alleanze militari di Washington con Paesi come il Giappone e la Corea del Sud. A giugno, la Cina e la Russia hanno tenuto una grande esercitazione navale congiunta nel Mar del Giappone, e ad agosto hanno effettuato esercitazioni congiunte aero-terrestri in Russia, coinvolgendo carri armati, artiglieria pesante e aerei da guerra. Di fronte alle minacce degli Stati Uniti ai suoi interessi in Medio Oriente e nella regione Asia-Pacifico, la Cina intensifica i propri sforzi per acquisire forniture energetiche in Asia centrale. Per il Presidente Xi, il vertice SCO è stata l’ultima tappa di un viaggio di 10 giorni in Turkmenistan, Kazakhstan, Uzbekistan e Kirghizistan, dove ha firmato o inaugurato accordi multi-miliardi per progetti sul petrolio e il gas.
Nella sua prima sosta, in Turkmenistan, Xi ha inaugurato un impianto per
il trattamento del gas ed un grande nuovo giacimento al confine con
l’Afghanistan. Pechino ha prestato al Turkmenistan 8 miliardi di dollari
per il progetto, che triplicherà le forniture di gas alla Cina entro la
fine di questo decennio. Il Paese è già il più grande fornitore di gas
della Cina, grazie ad un gasdotto di 1.800 km che attraversa
l’Uzbekistan e il Kazakhstan diretto in Cina. In Kazakhstan, dove Xi ha
firmato un accordo per acquistare una quota di minoranza di un
giacimento petrolifero off-shore per 5 miliardi di dollari, ha chiesto
di sviluppare una nuova “Via della Seta economica”. Gli scambi
commerciali tra la Cina e le cinque repubbliche dell’Asia centrale sono
aumentati di quasi 100 volte dal 1992, e il Kazakhstan è oggi il terzo
più grande destinatario degli investimenti esteri cinesi. Xi ha
pronunciato un discorso dichiarando che Pechino non interferirà mai
negli affari interni degli Stati dell’Asia centrale, e che non cercherà
mai un ruolo dominante nella regione e di “coltivare una sfera d’influenza.”
Questo messaggio cercava chiaramente di placare le preoccupazioni,
anche in Russia, sulla crescente influenza della Cina nelle repubbliche
ex-sovietiche.
Durante il vertice del G20, la China National Petroleum Corporation ha firmato un accordo “di base” con la russa Gazprom, per preparare un accordo che dovrebbe essere firmato il prossimo anno, in cui Gazprom fornirà almeno 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno alla Cina tramite un gasdotto, entro il 2018. Con così tanto in gioco, Wang Haiyun della Shanghai University ha dichiarato al Global Times che “mantenere la sicurezza del regime è diventata la massima preoccupazione per i membri della SCO nell’Asia centrale, tra cui anche la Russia.” Ha accusato gli Stati Uniti e le altre potenze occidentali di istigare il “fermento democratico” e “le rivoluzioni colorate”, ed ha avvertito che se un membro della SCO “divenisse uno Stato filo-occidentale, ciò avrebbe conseguenze sull’esistenza stessa della SCO.” Se necessario, la Cina deve dimostrare “risolutezza e responsabilità” aiutando la Russia e gli altri membri a contenere le turbolenze, cioè a schiacciare militarmente qualsiasi “rivoluzione colorata” nella regione.
Le discussioni della riunione della SCO sono una chiara indicazione che la Russia e la Cina vedono i piani di guerra degli Stati Uniti contro la Siria e l’Iran quale parte di un grande disegno volto a minare la loro sicurezza, sottolineando il pericolo della temerarietà degli Stati Uniti nell’intervenire contro la Siria, che provocherebbe una assai ampia conflagrazione.
John Chan WSWS
http://aurorasito.wordpress.com/2013/09/19/la-shanghai-cooperation-organisation-avverte-contro-la-guerra-alla-siria/
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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