“Un fascismo americano sarebbe un fascismo democratico” Bertolt Brecht
1. L’imperialismo americano è riuscito ad imporre la sua egemonia in
Europa non solo vincolando i principali Stati imperialistici europei
alla sua struttura economica, ma anche piazzando i suoi agenti, stretti
collaboratori e uomini di fiducia, ai vertici di questi Stati.
Thierry Meyssan con una scrupolosa ricerca ha dimostrato – ad esempio – che Sarcozy è l’uomo scelto dagli Usa per liquidare (a destra come a sinistra) il gollismo in Francia. Discorso analogo vale per Angela Merkel in Germania, e – anche qui – l’analista francese ha portato prove abbastanza inoppugnabili.
In questo articolo io voglio prendere in esame la figura di Giorgio Napolitano, un uomo che ha consacrato la sua vita all’anticomunismo, servendo da sempre – in modi differenti – l’imperialismo Usa.
Comincio subito coll’inquadrare il giovane Napolitano.
2. Nel 1942, a diciassette anni, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli.
Subito entra nei GUF (Gruppi universitari fascisti) e collabora con il settimanale IX maggio.
Poco prima, quando l’imperialismo fascista attaccò l’Urss con la vile Operazione Barbarossa (1941), aveva scritto:
Quindi fin da ragazzo il nostro sapeva da che parte schierarsi: ovunque ci sia il potere.
Durante l’occupazione tedesca, parte del GUF si unì alla resistenza bianca (o infiltrò quella rossa, a cui aderì il nostro). In quel momento gli Usa iniziano a creare in Italia le reti di spionaggio poi funzionali alle Operazioni Gladio e Chaos.
Antonio Maria Montini (che divenne papa Paolo VI) – ad esempio – come Segretario di Stato del Vaticano organizzò per conto del capo OSS Earl Brennen una rete spionistica anti-nipponica (che doveva far giungere a Washington informazioni sull’industria giapponese) nota come Progetto vascello.
Sempre Montini, dal 1944 al 1949, organizzò le ‘’vie del convento’’ attraverso cui mise in fuga – per conto degli Alleati – agenti della Gestapo e delle SS che sarebbero stati utilizzati dagli Usa nella lotta al socialismo (Operazione Condor, Progetto Paperclip, ecc…).
I centri utilizzati furono: Caritas Internationalis, il Collegium Teutonicum di Alois Hudal e poi ci fu la collaborazione di Krunoslav Draganovic consigliere di Ante Pavelic, capo dello Stato nazista croato (1941-1946).
Felix Andrew Morlion, domenicano belga e collaboratore dell’OSS, fondò la Pro Deo i servizi segreti cattolici che, in funzioni anti-comunista, aprirono vari centri strategici non solo negli Usa, ma anche all’interno del Vaticano stesso. Il suo segretario personale fu proprio Giulio Andreotti.
La Pro Deo, come l’Aginter Press di Guerin Serac (nazi-fascisti riciclati dagli Usa, con sede a Lisbona), era strettamente legata alla CIA.
I documenti declassificati escludono la possibilità di un intervento diretto dell’imperialismo Usa, nell’immediato dopoguerra in Italia, però gli esempi su fatti devono essere inseriti nelle, così dette, covert operations propri della direttiva NSC 10/2 del 18 giugno 1948: erano attività che partivano dall’estero e cercavano di creare forti mobilitazioni anti-comuniste nel nostro paese.
Questa stessa direttiva (che prevede oltre alla guerra economica e psicologica le infiltrazioni politiche) rimase in vigore fino al 1954.
In questo contesto abbiamo l’ascesa politica di Napolitano il quale nel 1953 sarà eletto deputato nel PCI e nel 1956 fu favorevole alla repressione dei moti ungheresi.
Più tardi si unirà alla corrente migliorista (interna al PCI) di Giorgio Amendola, su cui è bene che mi soffermi, seppur molto brevemente.
3. Giorgio Amendola era il figlio di Giovanni Amendola, liberale, antifascista e massone. Giovanni conobbe la moglie Eva Kuhn nella sede romana della Società Teosofica, fu frequentatore di Arturo Reghini un devoto di Julius Evola (filosofo che cercò di criticare il fascismo da destra) e venne iniziato alla Loggia Romagnosi di Roma.
Fra i finanziatori del suo giornale, Il Mondo, c’era anche l’industriale Francesco Matarazzo, uomo di punta – poi – della massoneria brasiliana.
Giorgio Amendola si laureò con una tesi sul credito al consumo, fu un liberale di sinistra che aveva un concetto alquanto strano del socialismo. Scrisse addirittura che il socialismo non è il prodotto del conflitto Capitale/Lavoro ma l’idea liberale formulata dal soggetto più efficiente della nostra epoca: il proletariato.
Una ideologia, quella dei miglioristi, profondamente anti-marxista che portò Amendola ed Altiero Spinelli (prima) e Napolitano (poi) a mettersi al servizio di organizzazioni come l’Istituto di Affari Internazionali di Gianni Agnelli e il Council for Foreign Relations di Rockfeller.
Insomma, l’uomo giusto (Napolitano) nel posto giusto (i miglioristi del PCI).
4. Napolitano dal 1960 al 1963 si occupò di questioni riguardanti il lavoro di massa, mentre fino al 1966 è a capo della federazione comunista di Napoli.
Intanto Giorgio Amendola stringe rapporti e si incontra più volte con Brzezinski, uno dei maggiori strateghi del Pentagono.
Fino al 1975 il nostro (Napolitano) si occupa di questioni culturali simpatizzando per l’operaismo italiano nella variante del trio Tronti-Negri-Cacciari.
L’operaismo è una teoria anti-marxista che ritiene superato sia lo studio di Lenin sull’imperialismo e sia la contrapposizione fra le classi o – se si vuole – fra blocchi sociali antagonisti.
Lo stesso Antonio Negri ha ottenuto grossi finanziamenti dalla Fondazione Rockefeller e dalla Fondazione Ford; lo scopo di questo appoggio era quello di iniziare i giovani che si avvicinavano al PCI allo studio di pensatori reazionari come Carl Schmitt, Junger, Evola, ed altri.
Sugli stretti rapporti fra migliorismo ed operaismo anti-comunista vale la testimonianza di Giorgio Napolitano:
Quindi, tirando le somme e facendo un brevissimo riassunto, i punti cardine del Napolitano-pensiero a fine anni ’70 sono:
5. Nel 1978 il nostro vola negli Stati Uniti.
All’Università di Yale (casa-madre della loggia massonica teschio ed ossa) Napolitano, sollecitato dal neo-conservatore Joseph La Palombara, parla della necessità che il PCI rompa i rapporti con Mosca e si spinge a dire di sentirsi come ‘’una specie di commando’’.
Secondo La Palombara, Napolitano era maturo per partecipare al Council on Foreign Relations; questa organizzazione si occupa di strategie globali per conto di importanti famiglie come i Rockefeller, i Rothschild e i Morgan. 1
In questa sede G.N. fa un atto di fedeltà alla NATO dicendo:
Facciamo ora un passo indietro ed andiamo al famoso compromesso storico fra il PCI berlingueriano e la DC morotea, ripercorrendo le posizioni dei principali esponenti degli imperialismi americano, inglese ed italiano.
6. Spadolini in una conversazione privata con Millard, ambasciatore Usa, rilascia queste dichiarazioni:
Millard replica:
Crosland risponde:
E Kissinger ancora:
Il 13 aprile il Western European Department del Foreign Offiche elabora una strategia anticomunista per l’Italia. La seconda parte del documento elenca delle misure per ordine di gravità:
7. Nel 1980 lo stratega Duane Clarridge dà inizio all’Operazione chiamata ‘’soluzione finale’’ e da lui definita ‘’una delle operazione più azzardate della sua carriera: un accordo segreto tra la CIA e il PCI’’.
Napolitano ritorna in gioco e con lui tutta la corrente migliorista.
Il 14 ottobre la marcia dei 40.000 dà un duro colpo al sindacalismo italiano con la complicità di Luciano Lama, cavallo di Troia di Napolitano (e degli Usa) nella CGIL.
Il 15 ottobre viene pubblicato sull’Unità un articolo anonimo intitolato: ‘’Laburismo, parola di Grande Maestro’’ e sotto si legge: ‘’Capo massone parla di lotta al PCI e di fratelli in parlamento e nei partiti’’.
Gli Usa, allora, si appoggiarono alla Fabian Society, la sinistra del Rotary Club, massoneria internazionale analizzata da Gramsci nel Quaderno su ‘’Americanismo e fordismo’’.
Nell’ottobre del 1980 si arriva alla fine di un lungo e doloroso processo iniziato nel 1963.
L’Operazione soluzione finale diventò l’atto conclusivo dell’Operazione Chaos, elaborata dal generale William Westmoreland, che prevedeva la creazione di False Flag (False bandiere) per disorientare i movimenti rivoluzionari e i Partiti anti-Usa, in Europa ed altrove.
Nel 1970 il generale americano aveva firmato il Field Manual ont-family: mceinline che conteneva la direttiva di frenare l’avanzata del PCI ‘’usando azioni violente o non violente, a seconda del caso’’.
Il punto di arrivo del 1980 è eloquente: sono bastate le azioni non violente come – ad esempio –la creazione di una equipe di tecnici neo-liberisti all’interno di un partito che io definirei (almeno fino al 1980) come ‘’non allineato’’ (con le esigenze congiunturali e strutturali del capitalismo).
Enrico Berlinguer morì nel giugno 1984 in circostanze ancora poco chiare.
Alla segreteria del PCI il filo-sovietico Cossutta, all’ora, propose Napolitano. Sembrerà una cosa paranoica ma, andando più a fondo, si scopre che Cossutta aveva intimi rapporti proprio con la componente interna al PCUS che faceva capo a Yakovlev.
Questo gruppo di burocrati del tardo PC si proponeva di riformare il ‘’socialismo reale’’ introducendo al suo interno l’economia liberista. Non è un caso che Yakovlev era considerato in Urss quello che Napolitano era nel PCI: un ‘’americano’’.
Il cerchio così si è finalmente chiuso, come segretario venne letto Natta ma Napolitano, forte della protezione degli Usa, da lì a poco avrebbe dato il colpo di grazia al partito.
8. Nel maggio 1989 Napolitano ed Occhetto fecero un viaggio a Washington e New York dove incontrarono il presidente della World Jewish Congress, l’ebreo-sionista Edgard M.Bronfman che ci tenne a dire che il loro dialogo era stato ‘’un dialogo amichevole, costruttivo e caloroso con mutui benefici’’.
Qualche mese dopo ci fu quello che Lucio Magri definì nel suo libro ‘’Il sarto di Ulm’’ un colpo di mani all’insaputa di tutti, altrimenti – come disse Magri – lo scioglimento del PCI (al di là di che cosa era il PCI stando a Lenin e Gramsci) avrebbe rischiato di non passare.
Nulla da dire: Washington ha disposto e Napolitano ha eseguito.
9. Cosa c’è ancora da dire? La recente storia politica di Napolitano è ben conosciuta quindi non è il caso di disquisire su ciò che avviene alla luce del giorno.
In conclusione vorrei mutuare il titolo che Thierry Meyssan ha dato al saggio in cui ha smascherato Sarcozy in quanto agente della CIA (Operazione Sarcozy: come la CIA ha piazzato uno dei suoi agenti alla Presidenza della Repubblica Francese) e quindi porrei questa epigrafe tombale: Operazione Napolitano: come la CIA ha piazzato uno dei suoi agenti alla Presidenza della Repubblica Italiana.
Thierry Meyssan con una scrupolosa ricerca ha dimostrato – ad esempio – che Sarcozy è l’uomo scelto dagli Usa per liquidare (a destra come a sinistra) il gollismo in Francia. Discorso analogo vale per Angela Merkel in Germania, e – anche qui – l’analista francese ha portato prove abbastanza inoppugnabili.
In questo articolo io voglio prendere in esame la figura di Giorgio Napolitano, un uomo che ha consacrato la sua vita all’anticomunismo, servendo da sempre – in modi differenti – l’imperialismo Usa.
Comincio subito coll’inquadrare il giovane Napolitano.
2. Nel 1942, a diciassette anni, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli.
Subito entra nei GUF (Gruppi universitari fascisti) e collabora con il settimanale IX maggio.
Poco prima, quando l’imperialismo fascista attaccò l’Urss con la vile Operazione Barbarossa (1941), aveva scritto:
‘’L’Operazione Barbarossa civilizza i popoli slavi “:dato che il nostro sicuro Alleato [è] lanciato alla conquista della Russia” vi è la necessità assoluta di “un corpo di spedizione italiano per affiancare il titanico sforzo bellico tedesco”, allo scopo di “far prevalere i valori della Civiltà e dei popoli d’Occidente sulla barbarie dei territori orientali’’ (Giorgio Napolitano – “BO’ “, Luglio 1941, giorn. univ. del GUF di Padova)
Quindi fin da ragazzo il nostro sapeva da che parte schierarsi: ovunque ci sia il potere.
Durante l’occupazione tedesca, parte del GUF si unì alla resistenza bianca (o infiltrò quella rossa, a cui aderì il nostro). In quel momento gli Usa iniziano a creare in Italia le reti di spionaggio poi funzionali alle Operazioni Gladio e Chaos.
Antonio Maria Montini (che divenne papa Paolo VI) – ad esempio – come Segretario di Stato del Vaticano organizzò per conto del capo OSS Earl Brennen una rete spionistica anti-nipponica (che doveva far giungere a Washington informazioni sull’industria giapponese) nota come Progetto vascello.
Sempre Montini, dal 1944 al 1949, organizzò le ‘’vie del convento’’ attraverso cui mise in fuga – per conto degli Alleati – agenti della Gestapo e delle SS che sarebbero stati utilizzati dagli Usa nella lotta al socialismo (Operazione Condor, Progetto Paperclip, ecc…).
I centri utilizzati furono: Caritas Internationalis, il Collegium Teutonicum di Alois Hudal e poi ci fu la collaborazione di Krunoslav Draganovic consigliere di Ante Pavelic, capo dello Stato nazista croato (1941-1946).
Felix Andrew Morlion, domenicano belga e collaboratore dell’OSS, fondò la Pro Deo i servizi segreti cattolici che, in funzioni anti-comunista, aprirono vari centri strategici non solo negli Usa, ma anche all’interno del Vaticano stesso. Il suo segretario personale fu proprio Giulio Andreotti.
La Pro Deo, come l’Aginter Press di Guerin Serac (nazi-fascisti riciclati dagli Usa, con sede a Lisbona), era strettamente legata alla CIA.
I documenti declassificati escludono la possibilità di un intervento diretto dell’imperialismo Usa, nell’immediato dopoguerra in Italia, però gli esempi su fatti devono essere inseriti nelle, così dette, covert operations propri della direttiva NSC 10/2 del 18 giugno 1948: erano attività che partivano dall’estero e cercavano di creare forti mobilitazioni anti-comuniste nel nostro paese.
Questa stessa direttiva (che prevede oltre alla guerra economica e psicologica le infiltrazioni politiche) rimase in vigore fino al 1954.
In questo contesto abbiamo l’ascesa politica di Napolitano il quale nel 1953 sarà eletto deputato nel PCI e nel 1956 fu favorevole alla repressione dei moti ungheresi.
Più tardi si unirà alla corrente migliorista (interna al PCI) di Giorgio Amendola, su cui è bene che mi soffermi, seppur molto brevemente.
3. Giorgio Amendola era il figlio di Giovanni Amendola, liberale, antifascista e massone. Giovanni conobbe la moglie Eva Kuhn nella sede romana della Società Teosofica, fu frequentatore di Arturo Reghini un devoto di Julius Evola (filosofo che cercò di criticare il fascismo da destra) e venne iniziato alla Loggia Romagnosi di Roma.
Fra i finanziatori del suo giornale, Il Mondo, c’era anche l’industriale Francesco Matarazzo, uomo di punta – poi – della massoneria brasiliana.
Giorgio Amendola si laureò con una tesi sul credito al consumo, fu un liberale di sinistra che aveva un concetto alquanto strano del socialismo. Scrisse addirittura che il socialismo non è il prodotto del conflitto Capitale/Lavoro ma l’idea liberale formulata dal soggetto più efficiente della nostra epoca: il proletariato.
Una ideologia, quella dei miglioristi, profondamente anti-marxista che portò Amendola ed Altiero Spinelli (prima) e Napolitano (poi) a mettersi al servizio di organizzazioni come l’Istituto di Affari Internazionali di Gianni Agnelli e il Council for Foreign Relations di Rockfeller.
Insomma, l’uomo giusto (Napolitano) nel posto giusto (i miglioristi del PCI).
4. Napolitano dal 1960 al 1963 si occupò di questioni riguardanti il lavoro di massa, mentre fino al 1966 è a capo della federazione comunista di Napoli.
Intanto Giorgio Amendola stringe rapporti e si incontra più volte con Brzezinski, uno dei maggiori strateghi del Pentagono.
Fino al 1975 il nostro (Napolitano) si occupa di questioni culturali simpatizzando per l’operaismo italiano nella variante del trio Tronti-Negri-Cacciari.
L’operaismo è una teoria anti-marxista che ritiene superato sia lo studio di Lenin sull’imperialismo e sia la contrapposizione fra le classi o – se si vuole – fra blocchi sociali antagonisti.
Lo stesso Antonio Negri ha ottenuto grossi finanziamenti dalla Fondazione Rockefeller e dalla Fondazione Ford; lo scopo di questo appoggio era quello di iniziare i giovani che si avvicinavano al PCI allo studio di pensatori reazionari come Carl Schmitt, Junger, Evola, ed altri.
Sugli stretti rapporti fra migliorismo ed operaismo anti-comunista vale la testimonianza di Giorgio Napolitano:
‘’Nella seconda metà degli anni ’70, il problema che ci si poneva era quello della funzione che la classe operaia era chiamata ad assolvere dinanzi a una grave crisi dell’economia e dello Stato democratico. Dedicammo a quel problema – avendo io la responsabilità specifica del partito in quel campo – una serie di iniziative, dal convegno di Padova del novembre 1977 su Operaismo e centralità operaia (relatori Mario Tronti, Aris Accornero e Massimo Cacciari), all’iniziativa del febbraio 1978 a Milano su Crisi dell’impresa e partecipazione dei lavoratori, alla VII conferenza operaia nazionale del Pci, che si tenne a Napoli dal 3 al 5 marzo 1978’’ (Giorgio Napolitano, Dal PCI al socialismo europeo, Editore Laterza)Questa operazione di revisionismo culturale, a sinistra, fu condotta inizialmente dalla casa editrice Adelphi di Roberto Calasso.
Quindi, tirando le somme e facendo un brevissimo riassunto, i punti cardine del Napolitano-pensiero a fine anni ’70 sono:
- (1) La fine della autogestione operaia (o controllo operaio della produzione) e, di contro, il confronto fra le esigenze dei capitalisti e le esigenze degli operai; un ruolo importante spetta alle corporazioni sindacali.
- (2) In politica internazionale la lotta antimperialista era finita (secondo Napolitano) e quindi i comunisti avrebbero dovuto attraversare un lungo processo di democratizzazione (che in realtà era americanizzazione).
All’Università di Yale (casa-madre della loggia massonica teschio ed ossa) Napolitano, sollecitato dal neo-conservatore Joseph La Palombara, parla della necessità che il PCI rompa i rapporti con Mosca e si spinge a dire di sentirsi come ‘’una specie di commando’’.
Secondo La Palombara, Napolitano era maturo per partecipare al Council on Foreign Relations; questa organizzazione si occupa di strategie globali per conto di importanti famiglie come i Rockefeller, i Rothschild e i Morgan. 1
In questa sede G.N. fa un atto di fedeltà alla NATO dicendo:
‘’ Il Pci non si oppone più alla Nato come negli anni Sessanta, mentre lo scopo comune è quello di superare la crisi, e creare maggiore stabilità in Italia’’.Il nostro uomo tornò a Roma il 19 aprile 1978 ma il futuro sarebbe stato profondamente diverso, per i comunisti (dentro e fuori il PCI) e per tutta l’Italia.
Facciamo ora un passo indietro ed andiamo al famoso compromesso storico fra il PCI berlingueriano e la DC morotea, ripercorrendo le posizioni dei principali esponenti degli imperialismi americano, inglese ed italiano.
6. Spadolini in una conversazione privata con Millard, ambasciatore Usa, rilascia queste dichiarazioni:
‘’La polizia è insoddisfatta e il quaranta per cento degli agenti sarebbe pronto a partecipare a un colpo di stato di sinistra. I carabinieri invece sono molto più affidabili’’.
Millard replica:
‘’Si percepisce un clima di profonda depressione, quasi di disperazione, per non dire panico’’.A Londra Henri Kissinger discutendo la situazione italiana con il nuovo Ministro degli Esteri inglese Antony Crosland fa delle rivelazioni sconvolgenti:
‘’La questione dell’obbedienza del PCI a Mosca è secondaria. Per la coesione dell’occidente – è ora la tesi di Kissinger – i comunisti come Berlinguer sono più pericolosi del portoghese Cunhal’’.
Crosland risponde:
“Il PCI non avrebbe il prestigio di cui gode se gli altri partiti italiani non fossero messi così male. Ma vi sono segni di decadenza anche tra i comunisti, corruzione, come nel caso di Parma’’.
E Kissinger ancora:
‘’Sembrano tutti ipnotizzati dai successi del PCI, senza avere idea di cosa fare per bloccarne l’ascesa’’.
Il 13 aprile il Western European Department del Foreign Offiche elabora una strategia anticomunista per l’Italia. La seconda parte del documento elenca delle misure per ordine di gravità:
- (1) Primo livello: continuare le relazioni come se nulla fosse cambiato.
- (2) Secondo livello: misure pratico-amministrative per ‘’salvaguardare i segreti e i processi decisionali dell’Alleanza Atlantica’’.
- (3) Terzo livello: persuasione di tipo economico attraverso il Fondo Monetario Internazionale ed ancora si legge ‘’occorre comunque precisare che tali misure cesserebbero se il PCI abbandonasse il governo’’.
- (4) L’ultima opzione prevedeva l’espulsione dell’Italia dalla NATO e la chiusura di tutte le basi, però il rischio sarebbe stato l’ingresso del paese nel Movimento dei Non Allineati.
7. Nel 1980 lo stratega Duane Clarridge dà inizio all’Operazione chiamata ‘’soluzione finale’’ e da lui definita ‘’una delle operazione più azzardate della sua carriera: un accordo segreto tra la CIA e il PCI’’.
Napolitano ritorna in gioco e con lui tutta la corrente migliorista.
Il 14 ottobre la marcia dei 40.000 dà un duro colpo al sindacalismo italiano con la complicità di Luciano Lama, cavallo di Troia di Napolitano (e degli Usa) nella CGIL.
Il 15 ottobre viene pubblicato sull’Unità un articolo anonimo intitolato: ‘’Laburismo, parola di Grande Maestro’’ e sotto si legge: ‘’Capo massone parla di lotta al PCI e di fratelli in parlamento e nei partiti’’.
Gli Usa, allora, si appoggiarono alla Fabian Society, la sinistra del Rotary Club, massoneria internazionale analizzata da Gramsci nel Quaderno su ‘’Americanismo e fordismo’’.
Nell’ottobre del 1980 si arriva alla fine di un lungo e doloroso processo iniziato nel 1963.
L’Operazione soluzione finale diventò l’atto conclusivo dell’Operazione Chaos, elaborata dal generale William Westmoreland, che prevedeva la creazione di False Flag (False bandiere) per disorientare i movimenti rivoluzionari e i Partiti anti-Usa, in Europa ed altrove.
Nel 1970 il generale americano aveva firmato il Field Manual ont-family: mceinline che conteneva la direttiva di frenare l’avanzata del PCI ‘’usando azioni violente o non violente, a seconda del caso’’.
Il punto di arrivo del 1980 è eloquente: sono bastate le azioni non violente come – ad esempio –la creazione di una equipe di tecnici neo-liberisti all’interno di un partito che io definirei (almeno fino al 1980) come ‘’non allineato’’ (con le esigenze congiunturali e strutturali del capitalismo).
Enrico Berlinguer morì nel giugno 1984 in circostanze ancora poco chiare.
Alla segreteria del PCI il filo-sovietico Cossutta, all’ora, propose Napolitano. Sembrerà una cosa paranoica ma, andando più a fondo, si scopre che Cossutta aveva intimi rapporti proprio con la componente interna al PCUS che faceva capo a Yakovlev.
Questo gruppo di burocrati del tardo PC si proponeva di riformare il ‘’socialismo reale’’ introducendo al suo interno l’economia liberista. Non è un caso che Yakovlev era considerato in Urss quello che Napolitano era nel PCI: un ‘’americano’’.
Il cerchio così si è finalmente chiuso, come segretario venne letto Natta ma Napolitano, forte della protezione degli Usa, da lì a poco avrebbe dato il colpo di grazia al partito.
8. Nel maggio 1989 Napolitano ed Occhetto fecero un viaggio a Washington e New York dove incontrarono il presidente della World Jewish Congress, l’ebreo-sionista Edgard M.Bronfman che ci tenne a dire che il loro dialogo era stato ‘’un dialogo amichevole, costruttivo e caloroso con mutui benefici’’.
Qualche mese dopo ci fu quello che Lucio Magri definì nel suo libro ‘’Il sarto di Ulm’’ un colpo di mani all’insaputa di tutti, altrimenti – come disse Magri – lo scioglimento del PCI (al di là di che cosa era il PCI stando a Lenin e Gramsci) avrebbe rischiato di non passare.
Nulla da dire: Washington ha disposto e Napolitano ha eseguito.
9. Cosa c’è ancora da dire? La recente storia politica di Napolitano è ben conosciuta quindi non è il caso di disquisire su ciò che avviene alla luce del giorno.
In conclusione vorrei mutuare il titolo che Thierry Meyssan ha dato al saggio in cui ha smascherato Sarcozy in quanto agente della CIA (Operazione Sarcozy: come la CIA ha piazzato uno dei suoi agenti alla Presidenza della Repubblica Francese) e quindi porrei questa epigrafe tombale: Operazione Napolitano: come la CIA ha piazzato uno dei suoi agenti alla Presidenza della Repubblica Italiana.
di Stefano Zanichelli
Fonte: ☛ zecchinellistefano.blogspot.it
http://guardforangels.altervista.org/blog/operazione-napolitano-la-cia-ha-piazzato-dei-agenti-alla-presidenza-della-repubblica/
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