Quanti egiziani sono stati uccisi da quando, nel gennaio 2011, è iniziata la rivolta? La mia ricerca per delle cifre esatte si è rivelata inutile. Varie fonti suggeriscono ogni sorta di numeri, alcuni distorti in modo tale da essere sfruttati politicamente. E' come se la vita dell'egiziano medio non avesse importanza di per sé, come valore assoluto che deve essere difeso al di là qualsiasi considerazione politica. Se ha una qualche importanza, è soltanto in un contesto più ampio per dimostrare semplicemente una posizione politica.
Ma i morti sono certamente nell'ordine delle migliaia, con molti altri mutilati e feriti. Il solo 14 agosto - uno dei giorni più sanguinosi della storia egiziana moderna - centinaia di persone furono uccise, e altre migliaia furono ferite in un giro di vite delle forze di sicurezza verso le proteste anti-colpo di stato nelle piazze di Rabia Al-Adawiya e al-Nahda, nelle altre aree del Cairo e nel resto del paese.
E' stato un bagno di sangue secondo qualsiasi definizione; le immagini, i filmati, le storie e le speranze infrante. Ma altrettanto straziante è stato il fatto che non vi era consenso sul fatto che l'uccisione di centinaia di manifestanti era sbagliato perché violava ogni valore umano condiviso.
Anche questi momenti terribili erano appena sufficienti per la maggior parte le persone per mettere da parte la loro ideologia, le preferenze religiose, le affiliazioni settarie o di identità politica e semplicemente hanno per un breve momento, solo un momento, le vite preziose finite prima del loro tempo.
Il britannico Guardian ha riportato il 19 agosto che "più di 800 persone, per lo più sostenitori della Fratellanza, sono stati uccisi la scorsa settimana nella peggiore violenza da quando il presidente Mohamed Morsi fu deposto ai primi di luglio."
Qual è stato lo scopo di aver ucciso 38 presunti prigionieri politici pro-Fratellanza mentre venivano portati nel carcere di Abu Zaabal nel nord dell'Egitto il 18 agosto?
E quale risultato ha portato l'uccisione di 25 soldati egiziani nel Sinai settentrionale la mattina dopo? È la vita dei poveri egiziani così a buon mercato da essere usata come foraggio politico in cambio di poche di frasi a effetto sui media?
Cosa sta accadendo in Egitto?
Come può ciò che è percepito come un male diventare virtuoso nel giro di due anni? E come possono, coloro che hanno versato molte lacrime per il pestaggio a morte di Khaled Saeed per mano della polizia egiziana nel giugno 2010, giustificare con ferocia avvilente l'uccisione e il ferimento di migliaia di saeeds Khaled nell'agosto 2013?
"La morte di un uomo è una tragedia. La morte di milioni è statistica", ha detto una volta Joseph Stalin, il leader comunista dell'Unione Sovietica. In un'altra versione, si dice che "... quando muoiono in migliaia sono statistiche".
In entrambi i casi, sembra che ci sia un numero di soglia dopo il quale una tragedia sembra meno tragica.
Secondo il Centro palestinese per i diritti umani, 1417 palestinesi sono stati uccisi durante la guerra israeliana del 2008-09 a Gaza, di cui 926 erano civili, tra cui 313 bambini . Il gruppo israeliano per i diritti B'Tselem ha fissato il numero a 1385, tranne che è più alta la stima dei minori e dei bambini uccisi, che sale a 318.
Nonostante l' indignazione per l'azione israeliana e il modo infastidito in cui i politici israeliani hanno giustificato la loro guerra, da allora molti palestinesi sono stati uccisi con la stessa impunità, ma i numeri non sono così elevati. E con ogni nuova vittima, sembra che ci sia un po' meno indignazione e un minor numero di richieste di azione internazionale.
Quando il ventiduenne Mohammad Anis Lahlouh è stato ucciso dalle forze di occupazione israeliane a Jenin il 20 agosto, la storia non ha avuto molto eco, neanche sui media palestinesi locali. E' stato a malapena segnalato. Quanti Mohammed sono stati uccisi in quel giorno in Siria, in Iraq e in tutto il Medio Oriente?
La vita umana può essere svalutata come una moneta?
Per mesi, se non anni, dopo le invasioni degli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq, c'è stata poca informazione su quanti civili sono stati uccisi dalle forze USA e dai loro alleati. In realtà, non lo sapremo mai perché sono tutte stime, alcune delle quali si basano su ritagli di giornale e simili.
E' scandaloso, ma l'indignazione diventa meno sconvolgente con il tempo.
In Afghanistan, è ancora impossibile dare dei numeri con un'esattezza plausibile, semplicemente perché ci sono state troppe vittime, e poco tempo e risorse sono stati investiti per sapere quanti. E, naturalmente, c'è molta politica, in quanto, le fonti dei media americani fanno qualsiasi cosa per stimare le vittime del terrorismo, ma poco per stimare vittime delle guerre promosse dal loro governo.
Il Los Angeles Times ha stimato che fino a 1.201 civili sono stati uccisi tra ottobre 2001 e febbraio 2002 (riportato il 02 giugno 2002). Il britannico Guardian ha stimato che fino a 20.000 afghani sono morti come risultato indiretto del primo raid aereo degli Stati Uniti e dell'invasione di terra (segnalato il 20 Maggio 2002).
Per quanto riguarda l'Iraq, iCasualties.org, fondata nel maggio 2003, non si preoccupò di contare le vittime civili irachene fino a quasi due anni dopo. E 'stato poi rinominato Iraq Coalition Casualty Count e fino ad ora il suo obiettivo principale non è stato certamente di calcolare le centinaia di migliaia di morti per mano della coalizione militare. Secondo il sito Iraq Body Count, alla data in cui scrivo questo articolo, tra 114.164 e 125.081 civili sono stati uccisi, e "ulteriori analisi dei documenti sulla guerra in Iraq di Wikileaks possono aggiungere altri 11.000 morti civili."
Ma, naturalmente, i numeri sono molto più alti e continuano a crescere, dato che gli Stati Uniti hanno creato un clima politico che pone le basi per un lungo conflitto. Il 1° agosto, la missione delle Nazioni Unite a Baghdad ha comunicato nuovi dati sulle vittime: almeno 4.137 civili sono stati uccisi e 9.865 feriti finora quest'anno, e 1.057 iracheni sono stati uccisi nel solo mese di luglio, secondo la BBC. Da allora, ne sono stati uccisi centinaia di più.
La guerra civile in Siria ha fatto più di quanto fosse necessario per svalutare ulteriormente la vita umana. Le Nazioni Unite e altri gruppi calcolano il costo in vite umane a seguito del brutale combattimento a circa 100.000. La vista di cadaveri ammucchiati uno sopra l' altro è diventato un punto fermo nelle notizie dei media. Ora le accuse da entrambe le parti per quanto riguarda l' uso di armi chimiche sono l'aggiunta di un altro tocco alla cruenta realtà siriana. Eppure, c'è poco consenso che, indipendentemente dalla religione, setta, o posizione politica delle vittime, il massacro di una famiglia in qualche tranquillo villaggio sia un atto riprovevole che deve essere condannato con indignazione e senza riserve.
È vero, la vita umana non è mai stata trattata con molto rispetto nel Medio Oriente, con i dittatori che governano con il pugno di ferro, e con le guerre portate avanti da israeliani e Stati Uniti con una prevedibile successione. Ma le recenti guerre e rivolte hanno svalutato la vita umana ancora di più perchè ora alcuni festeggiano le sofferenze di altri il cui massacro viene condiviso su YouTube e social media, con commenti banali, similitudini e indifferenza spesso totale.
Ramzy Baroud
Fonte: http://dissidentvoice.org
Link: http://dissidentvoice.org/2013/08/the-politics-of-death/
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12261
Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di REMULAZZ
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