Nel 2008 mi
occupai del caso Pantani sostenendo la tesi si trattasse di un
omicidio. Oggi compaiono titoloni su ogni giornale, dal Corriere della
Sera ai quotidiani sportivi: “scoperta l’acqua calda, Pantani fu
ucciso”.
“Notizia destinata a fare il giro del mondo” titola oggi la Gazzetta dello sport.
Molti mi domandano allora se finalmente si riuscirà ad avere giustizia,
se forse non è il momento storico che certe verità vengano a galla, se,
se, se, se…
In verità non c’è nessun se e nessuna domanda nuova da formulare, tutto è
sempre come prima e nulla cambierà non solo per Pantani, ma anche per
altri casi simili. Spieghiamo in dettaglio la cosa.
Anzitutto, che quello di Pantani fosse un omicidio, il primo a dirlo fu
il giornalista Philippe Brunel. Per il mio articolo, in cui sostenevo
che la morte di Marco fosse in realtà un omicidio, mi basai
prevalentemente sul suo libro “Gli ultimi giorni di Marco Pantani”
aggiungendo solo i particolari esoterici e alcuni dettagli che una
persona inesperta di esoterismo non poteva cogliere.
Secondariamente, qualsiasi individuo non solo di media ma anche di
scarsa intelligenza, qualora avesse analizzato il fatto così come era
prospettato dai giornali, si sarebbe accorto che qualcosa non quadrava.
Pantani infatti, secondo la ricostruzione ufficiale, avrebbe ingerito
decine di dosi di cocaina (metodo quantomeno anomalo), suicidandosi in
un albergo a poca distanza da casa sua (perché non a casa sua o in un
albergo più adatto alle sue possibilità economiche?), dopo aver
soggiornato diversi giorni in quell’albergo; aggiungiamo che l’indagine
fu effettuata con modalità a dir poco singolari, trascurando di
approfondire una serie di particolari importanti (Di chi era la cena
cinese rinvenuta nel cestino della spazzatura? Come mai la prima volante
della polizia che intervenne sul posto non compilò alcun verbale sulla
morte? Come mai il medico legale incaricato dalla procura di effettuare
l’autopsia si portò il cuore di Marco a casa?).
No, decisamente una modalità troppo strana, e idonea a richiedere un
supplemento di indagine e di autopsia, senza contare tutte le altre
stranezze che già avevo elencato nell’articolo scritto a suo tempo.
L'omicidio massonico parte 2. Il caso Pantani e il caso Fois.
L'omicidio massonico parte 2. Il caso Pantani e il caso Fois.
In terzo luogo, avendo potuto parlare a lungo con diverse persone che a
vario titolo sapevano qualcosa della vicenda, per quanto mi riguarda non
c’è nessun “mistero” sulla morte di Marco, ma diverse certezze che non
ho potuto mai comunicare a nessuno per il semplice fatto che nessuno si è
mai interessato davvero alla vicenda. E se il mistero non c’è per me,
non credo proprio possa esserci neanche per una procura o un apparato di
polizia, dotato di ben altri mezzi e ben altre informazioni rispetto a
quelle - modeste - di cui posso disporre io.
Non c’è nessun mistero quindi, su chi siano i responsabili, per chi conosca le dinamiche di queste vicende.
Quindi questo clamore improvviso dei giornali è perlomeno sospetto.
Come si concluderà allora questa vicenda? Finalmente si saprà la verità?
Certamente no. La verità dietro al caso Pantani è troppo grave perché
possa essere risaputa, e portarla alla luce significherebbe far emergere
alcune realtà occulte legate al mondo dello sport, del doping e delle
sponsorizzazioni, per non parlare delle collusioni e dei depistaggi a
suo tempo effettuati.
Pantani inoltre è un personaggio troppo famoso e ancora amato e, se
davvero si dovesse scoprire la verità, troppe persone in Italia
potrebbero iniziare a farsi domande su altri personaggi morti in
occasioni simili e con modalità analoghe. E questo è un risultato che
chi gestisce l’immenso potere che deriva dallo sport, dal doping, dalle
sponsorizzazioni, non si può permettere.
E’ facile quindi prevedere che il caso Pantani si concluderà con un
nulla di fatto e con un’archiviazione, o al massimo con l’individuazione
di un capro espiatorio che poi inevitabilmente si suiciderà in carcere
in modo che si possa mettere una pietra tombale sulla vicenda.
Lo scopo di questa notizia è un altro, ed è sempre lo stesso scopo di
tutte le notizie di questo tipo, da decenni: da una parte si devono
ricattare i veri mandanti, che da questo momento in poi tremeranno,
capiranno che stanno per essere detronizzati e quindi saranno
suscettibili di essere eliminati/ricattati/avvertiti di qualcosa;
dall’altra bisogna creare delle notizie che facciano parlare e discutere
la gente nei bar, la sera a cena, o sotto l’ombrellone, per distogliere
l’attenzione dalla situazione di sfacelo politico in cui stiamo
precipitando.
Lo sport, si sa, ha sempre fatto parlare di sé ed è sempre stato utilizzato dal potere come arma di distrazione di massa.
Marco Pantani ha attirato su di sé l’attenzione di molti italiani quando era in vita.
E continua ad essere utilizzato dal potere, per gli stessi scopi di prima.
Ricevo ancora lettere di persone che testimoniano l’amore per Marco, in
cu mi spiegano come si sono interessati al ciclismo, diventando sportivi
grazie a lui - qualcuno mi ha addirittura scritto di come sia uscito da
un pessimo periodo vincendo la sua depressione o un momento difficile
grazie al suo esempio - e lo ricordano ancora commossi. Una lettrice,
Assunta, mi ha inviato un suo quadro, che ritrae Marco in bicicletta,
dipinto con amore e per amore di questo personaggio che riusciva a farsi
amare perché usciva dai cliché del personaggio famoso.
Ora si catalizza l’amore per Marco per deviare l’attenzione da altri
problemi, creati dal governo Renzi e dagli organi sovranazionali da cui
dipendiamo e che ci stanno immergendo in un abisso economico senza
ritorno.
Tutto è cambiato, quindi, affinché nulla cambi.
Una non notizia, per distogliere dalle notizie.
Paolo Franceschetti
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