La definizione più comune che viene data oggi dello scacchiere
geopolitico si poggia sul concetto di mondo unipolare, ovvero
la dominazione globale di una sola super-potenza: gli Stati Uniti
d'America.
Il punto di partenza, nella storia che racconta l'evoluzione della nazione più potente del mondo, è il genocidio compiuto ai danni dei nativi americani. La prima fase, nella creazione di una super-potenza, consiste nella conquista di territori, risorse, sottomissione delle popolazioni indigene e delle eventuali colonie (in questo caso francesi e britanniche).
Una volta assolto questo obbligo storico, l'attenzione viene rivolta nello specifico all'impero Britannico. La conseguenza diretta fu la guerra di indipendenza americana (1775 - 1783). Da un punto di vista egemonico, la vera vittoria fu l'estromissione dell'impero britannico e della sua influenza sul continente.
Tuttavia l'avvenimento più determinante avvenne durante la guerra civile americana. E' in questa fase che gli Stati del nord (Unione) riuscendo a sottomettere il sud (confederati), di fatto supportati dall'Inghilterra, ottennero una vittoria decisiva nell'interrompere le mire Britanniche sulle
Americhe e le loro influenze residue. Dal punto di vista Londinese,
l'obbiettivo da perseverare, simpatizzando per i confederati era
triplice:
- Indebolire ed impedire l'unificazione americana sotto un'unico Governo.
- Rientrare, come forza principale, nel processo decisionale Americano dopo l'indebolimento del suo ruolo, causato dalla guerra di indipendenza.
- Impedire, post conferenza di Vienna ( 1814-1815), le mire espansionistiche delle nazioni Europee in Nord America.
Con il fallimento di questa tattica, gli inglesi perderanno definitivamente il loro ruolo di forza dominatrice in questa zona del mondo.
E' da questo momento in poi, quindi dalla fine della guerra civile, che la politica estera USA cambia radicalmente e
dall'isolazionismo a cui era tendente, si trasforma in una macchina
industriale-bellica con un solo obbiettivo reale e concreto:
- Essere la nazione più temuta nel continente Americano.
La dottrina Monroe fu una naturale conseguenza e venne usata come roadmap per ottenere la supremazia regionale. In tal senso, le successive guerra rientrano tutte in un perseguimento continuo di questa finalità. Elencandole notiamo una certa omogeneità di obbiettivi:
1812-1815 La guerra del 1812 tra Stati Uniti e Gran Bretagna
1813-1814 La guerra "Creek" tra gli Stati Uniti d'America e gli Indiani Creek.
1836 Guerra di indipendenza del Texas, tra lo stato del Texas e il Messico.
1846-1848 Guerra Americana-Messicana tra Stati Uniti e Messico.
1861-1865 Guerra Civile Americana Unione contro Confederati.
1898 Guerra Spagnolo - Americana.
La velocità con cui nel giro di un secolo, Washington è riuscita ad
imporre vittorie decisive su Gran Bretagna, Messico, Francia e Spagna
porta alla conclusione che la dottrina Monroe sia stata sposata in toto da tutti i decision makers Americani. Con la conclusione della guerra ispanico-americana possiamo considerare questo obbiettivo come esaurito. E' dal XX secolo in poi, ovvero da più di 100 anni che nessuna forza è in grado di mettere in discussione il dominio statunitense nel continente americano.
La geopolitica ma soprattutto le geo-strategie cambiano radicalmente con l'inizio del nuovo secolo e le elite americane si rendono conto che per mantenere ben salda la loro posizione di super-potenza, non avrebbero potuto permettersi la nascita di imperi pariteticamente potenti in qualunque altra regione del mondo.
E' il caso del primo intervento nella grande guerra contro l'impero tedesco (1917), la sconfitta e la distruzione dell'impero Giapponese (1945), l'apporto importante nella fine del terzo Reich (1945) e il contrapporsi continuo per 50 anni all'Unione Sovietica (1989). In ognuno di questi casi, l'interesse americano era diretto soprattutto, nel mantenersi come unica forza dominante.
La priorità numero uno consisteva nell'impedire che nazioni come
Germania, Giappone ed Unione Sovietica potessero trasformarsi (anche se
per alcuni periodi lo sono stati, soprattutto l'Unione Sovietica)
padroni della loro regione geografica.
L'importanza di questo obbiettivo.
E' stato dimostrato che fino a quando un paese non raggiunge un livello di sicurezza interno accettabile (rivolte, proteste, rivoluzioni) non può allocare le risorse necessarie per creare le condizioni favorevoli per un dominio incontrastato della propria regione geografica. Nel caso americano questo procedimento è stato conseguito con il genocidio dei nativi americani, la guerra civile USA e la sconfitte delle colonie franco-anglosassoni-ispaniche presenti in America.
Una volta colmato questo gap strategico si diviene potenza
regionale permettendo quindi di focalizzarsi sul percorso che porta ad
una supremazia globale. In sostanza, se non sussistono pericoli nelle
vicinanze del proprio territorio, l'attenzione può essere concentrata
altrove.
Un esempio pratico di questa situazione la possiamo riscontrare durante
la guerra fredda. L'Unione Sovietica divenne una potenza regionale
Eurasiatica . Per controbilanciare questa forza, nacque la NATO,
incentrata proprio sul contenimento dell'espansione sovietica.
L'URSS, grazie alla sua capacità bellica, alla sua numerosa popolazione e
non avendo problemi interni, ebbe modo di concentrarsi sull'espansione
globale grazie alla collaborazione delle nazioni sue alleate. Il motivo
per cui paesi distanti migliaia di chilometri abbiano avuto interessi in
comune con l'URSS, si riflette unicamente nel concetto di bilanciamento dei grandi poteri.
Un paese come gli Stati Uniti d'America possedeva un peso militare ed
economico troppo elevato rispetto ad altre nazioni come Cuba, ad
esempio. Va da se che l'obbiettivo numero uno di tutte le nazioni resti
la sopravvivenza. Risulta molto facile quindi intuire come mai l'Havana
fosse divenuto un pezzo fondamentale della scacchiere Sovietico e perché
Mosca fosse così indispensabile per l'indipendenza di Cuba.
Paradossalmente gli Americani e i Russi si trovarono in una situazione
speculare durante la guerra fredda: dominatori regionali egemonici con
mire espansionistiche sull'altro impero per completare il processo di super-potenza mondiale. Per centrare questo obbiettivo, la tattica risulta immutata da decenni, a prescindere dagli scenari: sfruttare il desiderio di bilanciamento delle piccole nazioni nella regione per danneggiare il paese più potente.
In un certo senso è proprio ciò che accadde con Cuba e la Crisi dei
missili. La costruzione di una base sovietica, con l'impiego di missili
nucleari ed Intelligence a meno di 100km dalla costa americana, era
qualcosa che avrebbe potuto compromettere la dominazione americana nella regione e quindi favorire l'egemonia Russa nel mondo. Da qui l'escalation con la crisi dei missili del 67'.
Accelerando un po', arriviamo al 1989 con il collasso dell'Unione
Sovietica. I motivi per cui si giunge a questo epilogo presentano una
letteratura delle più vaste con argomentazioni di ogni genere.
Sicuramente però non va trascurato l'obbiettivo finale degli Stati Uniti
con la guerra fredda: la dissoluzione dell'URSS. Questo evento genera una conseguenza diretta e facilmente intuibile, la potenza regionale dell'URSS, disintegrandosi, spiana la strada all'espansione dell'unica altra potenza regionale rimasta nel mondo: gli Stati Uniti. Grazie
a tre componenti fondamentali: NATO, Unione Europea e Israele, la forza
e la sfera di influenza Statunitense si spinge e si impone in zone,
fino ad allora combattute e mai del tutto conquistate dallo Zio Sam.
Come riprova, abbiamo la nascita della CEE, l'annessione
successiva delle regioni baltiche a questo progetto (sempre nell'ottica
di controbilanciare una potenza regionale come la Federazione Russa) e
l'espansione della NATO sulle porte della Russia, senza
dimenticare l'influenza Israeliana sulla regione medio orientale con il
supporto diretto di Washington. Molti direbbero che con il crollo
dell'Unione Sovietica, il mondo si sia trasformato in una realtà
unipolare. L'obbiettivo USA muta nuovamente e diventa quindi impedire la
nascita di nuove potenze regionali, ovunque sul pianeta.
I mezzi per sostenere questa tattica sono noti:
- Regime Change (Siria, Libia, Egitto, Tunisia, Yemen )
- Rivoluzioni colorate (Ucraina nel 2004, Iran nel 2009)
- Primavere Arabe ( Egitto, Siria, Libia, Yemen)
- Crisi finanziarie (Crollo finanziario Argentino nel 2001)
- Guerra convenzionali (Jugoslavia ed esempio)
- Ricatti economici (IMF, Banca Mondiale, BRI)
Ciò che tendiamo ad ignorare sono gli obbiettivi perseguiti dalle nazioni che occupano una posizione privilegiata nelle tre regioni considerate di primaria importanza per Washington:
- Il Golfo Persico-Medio Oriente
- L'Asia Settentrionale-Centrale
- L'Europa
Nel Golfo Persico identifichiamo l'Iran, nell'Asia del Nord questo ruolo può essere assegnato alla Cina e in Europa alla Russia.
Queste zone sono sempre state di interesse strategico per gli Americani e
se analizziamo gli eventi, possiamo facilmente ottenere una controprova
storica. Vedasi le valutazioni fatte dagli USA per essere intervenuti
nella prima e nella seconda guerra mondiale (Obbiettivo: Salvare l'Europa),
o ad esempio il colpo di stato in Iran contro Mossadeq, oppure ancora
il sostegno ricevuto dagli USA agli Emirati Arabi e l'assalto alla Cina
durante il periodo 1850-1950, la successiva guerra di Korea ed infine la
politica di contenimento Sovietico prima e della Federazione Russa poi.
Tutte tattiche nate con un unico scopo: impedire la nascita di nuovi
concorrenti per l'egemonia mondiale e quindi, impedirne l'ascesa verso
un dominio regionale.
Le frizione che vediamo maggiormente oggi tra Stati Uniti e il resto del mondo riguardano tre nazioni principalmente:
- La Federazione Russa
- La Repubblica Popolare Cinese
- La Repubblica Islamica Iraniana
Non è casuale che questi paesi rappresentino un potenziale rivale
strategico globale per gli USA, giacché ognuna di queste nazioni è
destinata ad essere o divenire un'egemonia nella sua regione geografica.
Ed è proprio questo che gli Americani si sono imposti di impedire e
perseguire come politica estera. Gli effetti sono facilmente
rintracciabili negli scenari recenti:
- La Guerra in Libia
- La Guerra in Siria
- La Guerra in Ucraina
- La primavera araba Tunisina ed Egiziana
- La rivoluzione colorata tentata in Iran nel 2009
- La tentata rivoluzione colorata in Ucraina nel 2004
- La guerra Jugoslava
- Guerra Georgiana
- Dispute sulle isole Diaoyu tra Cina e Giappone
- Destabilizzazione interna alla Cina con la regione Islamica degli Uiguri
- Espansione della NATO in merito al Pivot Asiatico
Analizzando gli obbiettivi di questi conflitti possiamo arrivare ad uno schema semplificato di Causa - Effetto che riassuma gli effetti della politica estera di Washington:
- Causa -> Azioni di contenimento della Federazione Russa.
- Effetto -> Guerra in Siria, Ucraina, Jugoslavia, Georgia.
- Causa -> Azioni di contenimento della Repubblica Islamica Iraniana.
- Effetto -> Guerra in Siria e rivoluzione Iraniana del 2009.
- Causa -> Azioni di contenimento della Repubblica Popolare Cinese.
- Effetto -> Destabilizzazione interna, dispute sulle Diaoyu con appoggio incondizionato al Giappone, Pivot Asiatico
- Causa -> Azioni di contenimento collaterali.
- Effetto -> Guerra in Libia, Primavera Araba in Egitto e Tunisia
Volendo fare un assessment delle probabilità che uno di questi
tre paesi divenga un leader egemonico della propria regione geografica,
possiamo stilare una graduatoria ipotetica: Cina, Russia, Iran.
Questi paesi sono, da tempo, partner strategici in una moltitudine di
settori. Se poi osserviamo la disposizione di questi 3 colossi, notiamo
come il minimo comun denominatore geografico risulti essere l'Heartland, ovvero il cuore della terra. Fattore da non sottovalutare.
Schema semplificato Heartland e Rimland |
Basandoci sulla teoria delle potenze regionali, possiamo notare come
questi tre paesi abbiano probabilmente deciso di affrontare questa
evoluzione in maniera diversa. Non è difficile quindi intuire la
strategia a lungo termine di questi paesi:
Le caratteristiche in comune di questi paesi in termini di politica estera sono essenzialmente due
- Essere l'unica potenza dominante nella propria regione
- Opporsi ai paesi che ostacolano questo percorso
Altrettanto possiamo dire, in merito alle similitudini, per quanto riguarda gli impedimenti di questo processo:
- Gli Stati Uniti d'America e la volontà di rimanere l'unica super-potenza globale.
Infine si può dibattere a lungo sulla reale efficacia degli USA nel
raggiungere questo obbiettivo: molti farebbero notare come la
maggioranza delle strategie recenti degli USA/NATO siano miseramente
fallite:
- Il Pivot Asiatico
- Le primavere Arabe
- Le Rivoluzioni Colorate
Il Pivot Asiatico ha aumentati di fatto la presenza Statunitense nella regione d'influenza cinese e questo da Pechino è vista come una strategia offensiva,
da Washington è vista come una politica difensiva. La differenza
sostanziale nella valutazione delle strategie geopolitiche dipende dalla
prospettiva da cui si osserva la situazione. Ad esempio, se Pechino
aumenta la spesa militare, a Langley molti interpretano la questione
come un'aggressione all'America. Dal punto di vista Cinese, è
semplicemente una risposta al build-up militare della NATO sull'uscio di casa di Beijing con il Pivot-Asiatico. E' questione di punti di vista.
Ciò che invece risulta chiaro da qualunque punto si osservi, sono le rivoluzioni colorate e le primavere arabe.
Questi fenomeni sono direttamente correlabili ad controllo Americano su
cultura, educazione e narrazione mediatica. Sappiamo delle finalità di
Istituti come NED e Optor!; ciò che sappiamo meno sono le
finalità di questi eventi anche se spesso possiamo intuirli. L'esempio
più evidente, Siria e Ucraina escluse, è la Libia di Gheddafi e la sua
politica di unificazione del continente Africano. Tutto ciò tenendo a
mente che il continente nero non è mai stato di primaria importanza strategica per
gli USA. Ciononostante risulta impossibile per una potenza egemonica
mondiale, accettare l'idea di non avere mezzi per influenzare il decision making delle
moltitudini di stati Africani. Nessuno può sapere le future intenzioni
di un paese, nemmeno dei suoi alleati più fidati. L'ipotesi di
ritrovarsi un continente unito, che appoggi un eventuale terzo attore,
divenuto nel frattempo potenza egemonica regionale (Iran?), è uno
scenario che il Dipartimento di Stato Americano non è mai stato disposto a valutare.
Ognuno di questi 3 continua a subire un'importante zavorra nella propria
definitiva ascesa a potenziale egemonica regionale a causa della
politica estera Americana. Altrettanto probabile è affermare che nel
breve periodo (5-10 anni), nessuna di queste tre nazioni assumerà tale
statura politica e nel medio-lungo, è scontato che sarà la sola Cina a
svolgere questo ruolo in Asia.
Verrebbe da chiedersi quindi come agiranno nel breve periodo le tre
queste nazioni e come agiranno nel lungo periodo Iran e Federazione
Russa. La risposta più scontata è un'alleanza strategica. Un'alleanza
non solo è necessaria ma è addirittura inevitabile. La macchina bellica (non solo militare chiaramente)
di fronte cui si trovano Iran, Cina e Russia è nettamente la più letale
degli ultimi 2 mila anni e mai nessuna nazione prima ad ora era
riuscita ad imporre uno spettro di dominio così vasto come gli Stati
Uniti.
La creazione di partecipazioni inter-nazionali come la SCO e soprattutto i BRICS tendono
a gettare le basi per una tattica che metterà fine all'egemonia
mondiale americana. L'unico modo per combattere la super-potenza
americana è tentare di riunire sotto lo stesso ombrello protettivo tutti
coloro con interessi geostrategici in antitesi con l'America (Il NAM ad
esempio). In tal senso Cina, Russia e Iran hanno in comune l'obbiettivo
di divenire potenze regionali egemoniche e in comune hanno l'ostacolo
Americano.
E' probabile quindi che un'interconnessione tra questi 3 paesi sia la
chiave di volta per interrompere la dominazione attuale. Un'altro
ostacolo sono gli alleati chiave degli Stati Uniti in queste regioni:
- L'Iran si trova a dover lottare con Israele e le petromonarchie, dirette emanazioni Americana.
- La Cina ha come ostacolo principale il Giappone, Filippine, Thailandia, Vietnam, dipendenti dall'America e più recentemente si è aggiunta la questione del Pivot Asiatico.
- La Russia affronta forse il pericolo maggiore: le basi NATO e l'annessione, sull'uscio di casa, di nazioni una volta parte dell'Unione Sovietica.
Cina, Russia e Iran non sono in grado di superare questi ostacoli senza una stretta collaborazione.
L'Iran è sotto il cappello Militare Russo (deterrenza Atomica) ed
Economico Cinese. L'Iran è anche il più debole e quindi necessita di
maggiore protezione, senza dimenticare che i suoi competitori locali
sono decisamente più agguerriti e pericolosi dei bluff della NATO (Pivot Asiatico ed encirclement Russo).
La Russia militarmente è indipendente, ma a causa della situazione
economica sempre più tesa con i partner Europei (Germania esclusa), ha
dovuto rivolgersi ad altri mercati come quello Orientale. L'accordo
strategico con la Cina sugli idrocarburi è un esempio lampante di come
una collaborazione tra due colossi possa superare anche l'egemonia-economica Americana. L'Iran
funge, per la Russia e la Cina, come avamposto dei loro interessi in
Medio-oriente, interessi che nella stragrande maggioranza dei casi
coincidono con Teheran.
La Cina, economicamente indipendente, ha colmato il gap militare
grazie alla ricca collaborazione con la Russia, raggiungendo una quasi
completa egemonia nella regione del nord-centro Asia. Le rivalità
interne restano di piccolo conto, ma comunque non trascurabile come la
popolazione Islamica Cinese, facilmente manipolabile dal Jihadismo
internazionale che fa capo a Washington, Tel Aviv e Riad.
La linea di politica estera comune si basa su un'unione militare (SCO) ed economica (BRICS),
con l'obbiettivo, mai troppo nascosto, di far vacillare la certezza
dell'egemonia Americana in Sud America (Argentina, Brasile, Bolivia,
Venezuela, Cuba).
Da un certo punto di vista, la strategia è limpida: usare il Sud America
come ponte di collegamento con l'Eurasia. Obbligando gli Americani ad
interessarsi unicamente del loro continente, per questioni di priorità,
porterebbe ad una politica estera meno aggressiva in altre zone del
mondo. E' questo il motivo per cui Chavez, Castro, Morales, Kirchner,
Maduro e l'abbandono del sistema finanziario attuale dell'Argentina,
siano visti come fumo negli occhi per Washington. Creano quelle
condizioni per cui nel medio periodo, gli USA potrebbero ritrovarsi a
dover prestare PIU' attenzione alla propria egemonia regionale, perdendo
di vista l'obbiettivo a lungo termine: Contenere Cina, Russia e Iran. Washington vuole continuare ad essere l'unico paese a potersi occupare attivamente di tutto il globo, vuole avere l'esclusiva.
L'Europa in questa situazione dove si colloca ?
Credere che l'UE possa accodarsi, con una politica estera identica per
tutti i membri, è semplicemente ridicolo. Il bilanciamento dei poteri
non funzionerebbe. Basti pensare a nazioni come Germania e Francia in
comparazione con gli stati Baltici come l'Estonia o la Polonia. Il peso
specifico, economico, militare e politico è totalmente diverso. Ciò
detto, risulta facile prevedere che man mano che lo scacchiere
geopolitico si farà più esplicito l'UE perderà sempre di più la sua
centralità rispetto ai paesi che ne compongono l'unione. Nel medio
periodo l'Unione Europea, ma soprattutto i paesi dell'Ex Unione
Sovietica sono funzionali al progetto americano di contenimento
Sovietico e di influenza nella regione del Golfo Persico. Il problema,
per Washington, deriva dalla potenza espansiva della crescita economica
Cinese, dalla vicinanza geografica con la Federazione Russa del paese
perno dell'UE: La Germania. L'altro problema riguarda la dipendenza
energetica, verso la Russia, di un'altra nazione fondante dell'UE:
l'Italia.
Tutti questi ostacoli, dal punto di vista Americano, uniti
all'evoluzione complessiva di Iran, Cina, Russia e ai legami sempre più
forti con il Sud America sono ben più di un campanello d'allarme per i
Think-Tank americani.
Ciò che è nettamente diverso rispetto al passato è il tempo. Se
riflettete sul percorso storico di queste tre nazioni comparato con
quella degli USA capirete che stiamo già transitando verso un mondo
multipolare. A questa considerazioni, aggiungiamo alcune ovvie
conseguenze del tempo che passa: le petromonarchie finiranno il
petrolio e la loro capacità di contenimento dell'Iran diminuirà; gli
Stati Uniti si troveranno a dover riprogrammare la loro strategica
alleanza verso Israele (troppo spesso negli ultimi 15-20 anni, la
politica estera americana è stata dettata da interessi delle lobby
Israeliane) e l'Europa si impoverirà sempre maggiormente divenendo ancor
meno utile al contenimento Russo/Iraniano.
Quale futuro per le relazione Europee ed Americane ?
Ritornando all'assunto iniziale secondo cui vi sono tre zone di primaria
importanza nel mondo e ricordando che la nuova visione geo strategica
impone l'Asia e il golfo persico come zone di primaria importanza, non è difficile intuire che l'Europa, per gli Stati Uniti, si stia trasformando in un asset secondario.
Il pivot asiatico non è altro che il drenaggio delle forze
militari USA/NATO dal vecchio continente verso est. In questo senso
l'Europa ha due opzioni tra cui scegliere:
- Unirsi alla rincorsa americana nel contenimento Asiatico della Cina
- Compiere un cambiamento storico nelle proprie priorità strategiche.
La prima ipotesi è da scartare per alcuni semplice ed ovvi motivi:
- Distanza geografica
- Potenza Economica della Cina
- Crisi economica Europea con taglio dei finanziamenti alla difesa
La strada più semplice si baserà su un'alleanza commerciale con
l'eurasia e quindi con Russia e Cina. I vantaggi sono innumerevoli:
- Vicinanza geografica
- Facilità nei trasporti
- Costruzioni di infrastrutture (Via della Seta)
- Finanziamento dei progetti (Fondi disponibili dalla BRICS Bank)
- Traino economico legato al GNP in crescita di Russia e Cina
- Facilitazione nel raggiungimento di mercati lontani come quello Asiatico
- Cooperazione per l'area Persica-Medio Orientale
Dal punto di vista Americano tutti questi scenari sono altamente intollerabile per essenzialmente 3 ragioni:
- L'Europa è l'alleato più stretto degli Stati Uniti
- L'aiuto diretto a Russia e Cina aumenterà la loro capacità di divenire leader egemoni della propria regione.
- L'Europa aiuterà sempre meno gli Stati Uniti nel garantire il loro ruolo di potenza globale
Europei ed Americani conoscono il destino che li attende e sono
perfettamente consapevoli di ciò li attendoein futuro: il TTIP è infatti
un tentativo USA di avvinghiare economicamente, in una presa mortale,
l'Europa intorno a delle condizioni di commercio che vedano sfavorite
Cina e Russia. Essenzialmente è una mossa per limitare strategicamente
le relazioni Europee con l'eurasia.
Sempre tornando al concetto di sopravvivenza statale come obbiettivo
primario, è sufficiente osservare come si stanno comportando i tre paesi
cardine dell'Ue, ovvero Germania, Francia e Italia.
Nel caso Francese, la collaborazione franco-russa sugli armamenti bellici è in aumento e le commesse pure, l'Italia è sempre più legata alla Russia per le tematiche energetiche, complice la situazione disastrosa in Libia; la Germania è la nazione che più di ogni altra sta costruendo un rapporto stabile e prolifico con Cina e Russia.
Le principale attività di investimento di Pechino riguardano Berlino e
il progetto faraonico ma essenziale per restaurare la vecchia via della
seta e per favorire il commercio, passa dagli accordi siglati da Merkel e Xi nel mese di Giugno.
Discorso a parte resta il deterrente nucleare e l'importanza strategica
nel possedere testate atomiche. L'Europa, Francia esclusa, non possiede
armamenti di questo genere e per la deterrenza si avvale dalla
protezione data dalla NATO. Logica impone che se si compie un pivot, ci
si allontana da qualche parte. In questo caso l'obbiettivo è il
ridimensionamento delle risorse presenti in Europa e la loro
ricollocazione in Oriente. Le conseguenze di questa azione potrebbe
essere uno shift militare di alcuni paesi, Germania in testa. Se a breve
risulta impossibile credere che i tedeschi possano liberarsi delle basi
NATO (Che servono anche per contenere l'avanza Russa - ai tempi
l'avanzata sovietica) in una visione a lungo termini, appare quasi
scontato. L'ostacolo maggiore per una Germania NATO-Free resta la
deterrenza Nucleare, indispensabile per essere una potenza regionale
egemonica. Al contrario però, l'annessione sotto il cappello militare (e
nucleare) del duopolio Russia-Cina garantirebbe a Berlino
quell'autonomia che senza la NATO, in termini geo-strategici,
perderebbe.
Conclusioni
Un mondo multipolare è inevitabile con la crescita economica Cinese degli ultimi 10 anni.
Resta sempre valida l'ipotesi che nel caso di una deflazione
importante, tutti gli scenari descritti muterebbe sostanzialmente.
Per Pechino, Teheran e Mosca la strategia vincente si basa
sull'attesa e l'aspettativa di crescita economica; per gli Stati Uniti
si basa essenzialmente sull'utilizzo del proprio apparato
bellico-mediatico-diplomatico per creare tutte le condizioni necessarie
affinché paesi come Iran, Cina e Russia non siano mai egemoni nella
propria regione. Un ruolo decisivo nel bilanciamento del potere o
nella rivoluzione multipolare è dettato da ciò che faranno i paesi
Europei e Sud Americani. Entrambi si trovano in una situazione simile
con scelte obbligate, pur avendo obbiettivi diversi. In un arco di tempo
di 20-30 anni, entrambi sembrano destinati a recitare un ruolo
secondario rispetto alle altre potenze egemoniche regionali,
nell'immediato invece hanno un'importanza strategica vitale per gli
Stati Uniti e i suoi competitori.
L'avvicinamento Russo-Europeo è il viatico per la partnership regionale basata su un'intesa tra Pechino-Mosca-Berlino-Roma-Parigi che
coinvolga nel commercio e nella creazione di infrastrutture Pechino e
nel campo delle risorse energetiche, Tehran. I progetti South Stream, Nord Stream, la Via della Seta Cinese e
le trattative 5+1 sull'energia Iraniana vanno tutti inquadrati in
questi termini. Allo stesso modo va ponderato il dissenso di Israele
(Paese Nucleare) che vuole evitare ad ogni costo (la sopravvivenza è
l'obbiettivo primario) l'insorgere di un competitore regionale, cosa che
avverrà certamente con l'Iran.
Al contrario per gli Stati uniti la situazione che si profila, in un
arco di tempo relativamente lungo, è un confronto, perdente, con il
colosso economico-bellico Cinese. E' probabile che in futuro le
condizioni le detti Pechino e che imposti la sua strategia di politica
estera su un contenimento USA nell'Ovest, una sorta di Pivot Occidentale
ma in chiave Cinese.
Per la prima volta nella storia, l'Europa e il Sud America potrebbero
recitare il ruolo di notaio e contabile della disfatta Americane. La
sfida è tutta interna al vecchio continente (il potere americano è
radicato storicamente nelle istituzioni e nelle sfere di potere) e da
questo esito, oltre che dalla crescita economica Cinese, dipenderà
essenzialmente tutta l'egemonia globale. Più aumenterà la capacità
regionale di Iran, Russia e Cina e maggiore sarà l'aggressività
Americana nei loro confronti.
Federico Pier
Fractions of Reality
http://fractionsofreality.blogspot.it/2014/08/lascesa-delle-potenze-regionali-in-un.html
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