Quattro milioni e 68.250 persone, in Italia, costrette a chiedere
aiuto per mangiare nel 2013, con un aumento del 10% cento sull’anno
precedente. Lo ha calcolato la Coldiretti, sulla base della relazione
che riguarda il “Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti”
realizzato dall’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, in
riferimento ai dati Istat sulle famiglie senza redditi da lavoro. Numero
approssimato per difetto: tiene conto soltanto di chi ha chiesto aiuto
attraverso canali più o meno ufficiali, trascurando chi si è rivolto a
famiglie, genitori e amici. «Se mettessimo in fila quelle persone, dando
a ciascuna soltanto mezzo metro di spazio, si formerebbe una fila che
parte da Reggio Calabria e finisce a Bruxelles», scrive “
Come Don Chisciotte”.
Bruxelles, cioè la città «in cui ha sede il meccanismo di dominazione
tirannica basato sullo smantellamento delle istituzioni democratiche e
sull’impoverimento generalizzato che si definisce Unione Europea».

«Facciamo ora uno sforzo più grande, e immaginiamo di prendere non
solo gli italiani che grazie ai destini magnifici e progressivi dell’
Europa reale hanno dovuto
calpestare la propria dignità per avere un piatto di minestra, ma
quelli di tutti i paesi che aderiscono all’Ue, ridotti in miseria dalla
moneta unica. A quel punto – continua il blog – il continente che un
tempo possedeva il più avanzato e inclusivo sistema di
welfare,
e per questo era universalmente stimato e rispettato come quello in cui
la sua civiltà millenaria si esprimeva al livello più alto, si vedrebbe
attraversato in ogni direzione da file di diseredati, lunghe migliaia e
migliaia di chilometri». Se i progetti grandiosi della Ue, come i
cosiddetti corridoi ferroviari trans-europei ad alta velocità che
avrebbero dovuto attraversare il continente sono rimasti in gran parte
sulla sulla carta, in compenso «l’
Europa
reale ha realizzato file ancora più lunghe di poveri, disoccupati e
affamati». Statistica: «Solo la più sanguinosa delle guerre, quella
combattuta dal 1939 al 1945, è stata capace di produrre qualcosa di
simile. Malgrado le armi convenzionali non siano finora entrate in
gioco, le conseguenze della moneta unica sono di entità simile a quelle
proprie di un evento bellico di tale portata».
Come ormai sostengono diverse fonti autorevoli, negli Stati che
dovrebbero essere affratellati dai trattati di unione si sta
effettivamente combattendo una
guerra, anche se non con i mezzi corazzati, ma con gli strumenti della
finanza.
«Che sono forse più micidiali, essendo capaci di produrre danni ancora
maggiori». Tutto questo per che cosa? «Per dare soddisfazione alla
patologia di accumulazione compulsiva di un branco di oligarchi, e il
doveroso compenso ai politici non eletti da nessuno al loro servizio», e
anche «per il prestigio politico da essi speso nella realizzazione del
più micidiale strumento di devastazione sociale e istituzionale oggi
conosciuto, quello che risponde al nome di Euro». Di fronte a un
disastro simile, «causato deliberatamente», il capo del terzo “governo
fantoccio” che si succede in Italia in poco più di due anni, Matteo
Renzi, «non trova di meglio che rispondere con l’elemosina degli
80 euro», che dovranno essere ripagati «mediante misure più costose e
permanenti, come al solito a spese dei redditi medio-bassi».

“L’elemosina” va comunque a chi ha già una busta paga, per quanto
misera: viceversa, «chi non ha niente, ovvero il milione e più di
famiglie che non percepiscono reddito da lavoro alcuno, sempre
certificato dall’Istat, niente avrà». Questo, «in base alla logica
consolidata negli anni che prevede di abbandonare al proprio destino la
fascia dei più bisognosi, di giorno in giorno più ampia: se non si ha
nulla, nulla si ha da pretendere e tantomeno da offrire». E’ la
politica
sociale «dei partiti di falsa sinistra, da decenni intenta alla
spoliazione e all’impoverimento generalizzato dei ceti subalterni». Quei
partiti, secondo “Come Don Chisciotte”, «hanno definitivamente sancito
l’assenza di qualunque volontà di porre un benché minimo rimedio alle
conseguenze delle loro politiche scellerate», ossia «l’essersi messi al
servizio delle élite per eseguire le politiche più oltranziste della
destra finanziaria», il capitalismo assoluto. «Si perviene così a una
forma di dissociazione dalla realtà in base a ordini superiori, quelli
provenienti dai vertici del partito, che a prima vista potrebbe apparire
patetica ma in realtà è ignobile e vergognosa», perché «se si agisce in
modo tale da favorire l’aggravarsi delle condizioni generali,
oltretutto su mandato di poteri esterni al proprio paese», allora «ci si
assumono responsabilità enormi». .
“Come Don Chisciotte” traccia un parallelo tra «l’attività ademocratica e antisociale della
politica
attuale» e il comportamento dei magnate degli inizi del secolo scorso,
come Rockefeller: «Per il loro arricchimento personale, e migliorare la
competitività della propria impresa, non hanno esitato a ordinare che
donne e bambini fossero trucidati: erano le famiglie dei lavoratori
impiegati nelle miniere del Colorado che chiedevano condizioni di vita
meno disumane». Gli autori della restaurazione iper-capitalistica e
della conseguente macelleria sociale oggi in atto sono «come nazisti e
moderni Mengele». “Nazista” è parola assurta a sinonimo universale della
crudeltà peggiore e della negazione per il valore e l’intangibilità
della vita umana: nel mondo occidentale, si viene ammaestrati fin dalla
più tenera età a riconoscere il nazismo come il male assoluto per
definizione. Ma i “nazisti” di oggi si riparano dietro al “frame” della
persuasione occulta: il sangue non si vede, la strage non viene
percepita subito. Perfino gli esiti quotidiani del disastro-
Europa «diventano controversi e di interpretazione incerta, malgrado
ciascuno si ritrovi con meno soldi in tasca e un potere d’acquisto
ridotto ai minimi termini», la prole disoccupata o precaria.

La potente manipolazione mediatica rende gli individui incapaci di
stabilire «persino il più elementare legame di causa ed effetto».
Eppure, il «massacro sociale odierno» va oltre il nazismo, secondo “Come
Don Chisciotte”: «Infatti il nazismo, come tutte le altre dittature
dello scorso secolo, in primo luogo agiva in nome e per conto del
proprio Stato o parte di esso, sia pure con metodi condannevoli. La
classe
politica
di oggi, invece, opera su mandato di poteri esterni, dei quali si è
fatta collaborazionista, o meglio fantoccio». Soprattutto, «il nazismo
riconosceva la propria natura e non aveva problemi a palesarla».
Viceversa, «i moderni sgherri dell’assolutismo iper-capitalista si
mascherano vilmente dietro le loro teorie deliranti», palesemente
insostenibili ma «ripetute fino a renderle i dogmi su cui si basa il
lavaggio del cervello di massa». E questo avviene «dietro la facciata
delle istituzioni democratiche che nel frattempo hanno provveduto a
sovvertire, svuotandole del loro contenuto originario, con lo scopo di
trasformarle negli strumenti atti a giungere agli obiettivi di
dominazione assoluta che si sono prefissi».
Si adotta questo modello, oggi, grazie alla consapevolezza «che
proprio l’essersi palesate in quanto tali è stato il primo punto debole
di quelle dittature», all’epoca «finanziate molto generosamente dalle
banche
controllate da chi oggi persegue il disegno di dominazione globale».
Proprio «la necessità di tenere nascosto quel disegno, per non renderlo
riconoscibile fino al suo compimento definitivo, sta a testimoniare il
valore che chi lo ha attuato è il primo ad attribuirgli: il che equivale
a una piena e inappellabile confessione di colpevolezza». In più, le
guerre di allora erano dichiarate e combatture alla luce del sole. «I
tiranni di oggi invece muovono guerre invisibili ma ancora più
micidiali, che sovente hanno per vittima il loro stesso Stato». Se e
quando il popolo se ne accorge, «è troppo tardi per rimediare». Per di
più, «la tirannide attuale ritiene di poter fare a meno di una qualsiasi
base di consenso che non sia quella dell’1%, cosa che le permette di
colpire indiscriminatamente qualunque ceto sociale e di porsi come
obiettivo la distruzione totale di tutto ciò che possa essere assimilato
a una qualche forma di
welfare». Al contrario, «le dittature storiche ricercavano comunque un consenso, il che le portava a realizzare opere di valore sociale, sia pure per motivi demagogici e inserite nel contesto delle loro politiche totalitarie».

Per “Come Come Don Chisciotte”, dunque, «definire nazisti gli autori
dell’odierno massacro sociale è fuorviante, ma soprattutto riduttivo».
Il perché ce lo spiega George Orwell, nel suo capolavoro “1984”, in cui
denuncia i problemi di percezione indotti dalla manipolazione
linguistica, un deficit cognitivo che porta al blackout mentale e
all’incapacità di articolare un’autodifesa fondata sul pensiero critico.
«Assieme alla negazione sistematica della realtà e alla riscrittura
altrettanto sistematica del passato, proprio questo va a costituire
l’architrave dell’ordinamento tirannico descritto dallo scrittore
inglese, cui non a caso la realtà di oggi rassomiglia in maniera sempre
più evidente». E’ urgente che «qualche intellettuale di buona volontà si
sforzi per coniare un neologismo», un termine «che condensi in sé tutta
l’enorme e inedita carica di vile malvagità insita nel disegno
restaurativo dell’assolutismo capitalista e dei suoi esecutori», in modo
da incidere nell’immaginario comune. «Fino ad allora non sarà possibile
far sì che l’opinione pubblica si renda conto fino in fondo di quanto
sta avvenendo».
fonte:
http://www.libreidee.org/2014/10/massacro-sociale-europeo-i-nazisti-erano-meno-subdoli/
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