Esselstyn si dichiara disilluso dal modello seguito dalla medicina statunitense nel trattamento di cancro e malattia cardiaca perché gli interventi chirurgici e medici si sono occupati di trattare solo i sintomi delle malattie, mentre ciò che è fondamentale è un diverso approccio per risolvere il problema.
IN CHE COSA CONSISTE LA CARDIOPATIA?
Uno dei componenti chiave è la placca aterosclerotica, che è uno strato untuoso costituito da proteine, grassi (colesterolo incluso), cellule del sistema immunitario e altri componenti che si accumulano nella pareti interne delle arterie coronarie. Se vi è placca nelle arterie coronarie, si è affetti, in misura minore o maggiore, da cardiopatia.
Se la placca si accumula nel corso degli anni, il sangue troverà nuovi passaggi “collaterali” per raggiungere il cuore, anche se troppa placca può causare una grave restrizione del flusso e provocare angina pectoris (è un dolore acuto che si localizza al torace, provocato dall’insufficiente ossigenazione del muscolo cardiaco).
Ma questo incremento progressivo solo raramente causa infarto. In realtà quello che spesso lo provoca è un accumulo meno grave di placca, che blocchi meno del 50% dell’arteria. Vediamo perché.
COS’È LA PLACCA ATEROSCLEROTICA
La placca è costituita da due elementi: un nucleo centrale formato da una raccolta di colesterolo, e un rivestimento chiamato “cappuccio fibroso”, formato da materiale inerte, come collagene.
Quindi il cappuccio fibroso separa il nucleo della placca dal sangue che scorre.
Nelle placche pericolose, il cappuccio è debole e sottile e quindi il sangue, scorrendo impetuoso, può corrodere il cappuccio finché a romperlo.
A questo punto:
1. Il contenuto del nucleo della placca si mescola col sangue.
2. Il sangue comincia a coagularsi, formando un blocco, intorno al luogo della rottura.
3. Il grumo cresce e può bloccare velocemente l’intera arteria senza che il sangue, in così poco tempo, riesca a trovare un percorso collaterale.
4. Poiché il flusso sanguigno risulta gravemente ridotto, i muscoli del cuore non ricevono l’ossigeno di cui hanno bisogno.
5. Le cellule del muscolo cardiaco cominciano a morire e il meccanismo di pompaggio del cuore inizia a essere insufficiente.
6. La persona può avvertire un dolore acuto al petto, o lungo il braccio e verso il collo e la mandibola.
7. La persona comincia a morire.
UNA DIETA A BASE DI PRODOTTI INTEGRALI E VEGETALI
Marco Urbisci, nel suo libro DEA (dieta energia alta) spiega come Esselstyn fosse deciso a testare gli effetti di una dieta a base di alimenti vegetali integrali, quindi privi di colesterolo, su persone con comprovate malattie coronariche e intraprese i suoi esperimenti nel 1985, ottenendo in seguito i più spettacolari risultati mai registrati nel trattamento della malattia cardiaca.
I partecipanti, ai quali venne permessa solo una piccola dose di medicinali per abbassare il colesterolo, dovettero sottoporsi ad una dieta vegetale, a basso contenuto di grassi, evitando qualsiasi olio, tutti i tipi di carne, pesce e prodotti caseari.
I diciotto pazienti (erano ventitré all’inizio, ma cinque si ritirarono durante i primi due anni), nel corso degli ultimi otto anni precedenti l’inizio dell’esperimento, avevano sofferto per un totale di quarantanove eventi coronarici, inclusi angina, interventi di bypass, attacchi di cuore, infarti cerebrali e angioplastica. Ovviamente erano persone la cui motivazione a sottoporsi all’esperimento era la paura di morte prematura.
DRASTICA DIMINUZIONE DEL COLESTEROLO
All’inizio dello studio il livello di colesterolo medio dei pazienti era di 246 mg/dL. Durante il corso dello studio il livello era sceso a 145mg/dL, ben al di sotto dell’obbiettivo di 150 mg/dL, che Esselstyn si era posto all’inizio.
La cosa più spettacolare non fu però il livello di colesterolo ottenuto, bensì che negli undici anni di studio, ci fu soltanto un UNICO evento coronarico, tra i diciotto pazienti, relativo a uno di essi che aveva abbandonato per due anni la dieta prescritta. Dopo aver ripreso la sana dieta a base vegetale, quest’ultimo si riprese dall’angina, di cui era stato vittima e non ha, da allora, più subìto altri eventi del genere.
Non solo la malattia è stata bloccata in questi pazienti, ma è stata anche invertita. Il settantacinque per cento di questi pazienti ha sperimentato una riapertura delle loro arterie ostruite, dell’ordine del 7%. Ora, sebbene tale riduzione dell’ostruzione possa sembrare un piccolo risultato, in realtà essa permette il passaggio di un volume di sangue del 30% maggiore e, fatto ancora più importante, ciò rappresenta la differenza tra la presenza di dolore (angina) e l’assenza di dolore, in altre parole tra la vita e la morte.
FORTUNA O UNA REALE RISPOSTA ALLA CARDIOPATIA?
È possibile che Esselstyn si sia imbattuto in un gruppo di pazienti fortunati? La risposta è che pazienti affetti da malattie cardiache di solito non guariscono da soli. In più c’è da notare che i cinque pazienti che all’inizio del programma si erano ritirati per avvalersi nuovamente delle cure standard, dopo dieci anni, quindi nel 1995, avevano nuovamente subito dieci nuovi eventi coronarici.
Nel 2003, a diciassette anni dall’inizio dell’esperimento, Esselstyn osserva che tutti i pazienti che si erano sottoposti all’esperimento sono ancora vivi, in età compresa tra i settanta e i novant’anni.
Il Dr. Esselstyn ha fatto quello che la “Grande Scienza” ha cercato di fare, senza successo, per oltre cinquantacinque anni: ha sconfitto la malattia cardiaca.
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