giovedì 14 gennaio 2016

La Comunità come fondamento della sovranità


Succubi, schiavi, prostrati alle dainestocrazie imperanti, schiacciati dal peso della tecnofinanza, quanto è importante tornare ad essere sovrani?

Sovrani all’interno dei confini nazionali e nei confronti delle potenze estere. Quale la soluzione per combattere il dio denaro? La risposta è tanto scontata quanto banale: tornare al nucleo originario e fondamentale. Tornare alla COMUNITÀ, unica forza naturale idonea ad opporsi all’egemonia consumista.

In “Comunità e società”, Ferdinand Tonnies ci offre una chiave di lettura impeccabile; comunità è quell’insieme di individui che si sente unito e coeso, in maniera permanente, da tutti quei fattori che li rendono simili, in cui le disuguaglianze esistono, ma possono svilupparsi solo in maniera circoscritta entro determinati limiti. Quell’insieme che ha senso di esistere poichè si fonda su rapporti reciproci basati sul consensus(comprensione) ed unità di cuore, come in una famiglia, difatti le tre pimitive forme di comunità sono quelle che riguardano il rapporto uomo-bambino, madre-figlio ed infine il rapporto tra fratelli.la comunità è condivisione.

La società è la casa invece dell’individualismo sfrenato, basata sul mero rapporto di scambio in cui tutti siamo venditori e compratori, in cui ognuno persegue il proprio interesse personale, è lo specchio della spersonalizzazione dell’uomo.

Perchè la comunità e dunque le comunità che interagiscono tra di loro, sono legate al concetto di sovranità e di ripresa economica? Perchè seguiamo il principio del “come in piccolo, così in grande”.

Un nativo americano disse “l’economia dovrebbe esistere solo per garantire alle persone ció di cui hanno bisogno”. Ecco allora che è l’uomo ad essere il fulcro del proprio mondo e non il profitto.

Non sono solo parole trasudanti di utopia, portiamo le economie locali a fare sistema, attiviamo dei canali alternativi strutturati appositamente al fine di riuscire a fronteggiare la grande distribuzione organizzata. Deve essere la continuità a guidare questo processo estremamente rivoluzionario di riscoperta e consapevolezza, attraverso il quale sia possibile produrre e distruibuire le merci locali fino alla creazione di un modello stabile, volto a rendere forti le comunità territoriali, in modo da creare un’alternativa funzionale e funzionante. È un progetto ardito che si basa sul ripristino essenziale della sovranità monetaria, da cui discendono tutte le altre sovranità necessarie, da quella politica a quella culturale a quella alimentare, giusto per sviscerare degli esempi.

È un progetto di libertà, autonomia ed indipendenza. È l’ultimo progetto possibile per spezzare le catene invisibili che ci hanno legato salde ai polsi, i signori della speculazione. È l’ultimo progetto prima del fondo del baratro, per cui attraverso la comunità e la consapevolezza, due armi taglienti, gli uomini liberi tornano a fare impresa, tornano a mostrare e a sfruttare il proprio talento, tornano a produrre e si sostentano con cio che producono.

Il magistrato Falcone disse “segui il denaro”, riferendosi alla possibilità di arrivare alla sorgente di ogni male,se seguissimo realmente il denaro, nel nostro piccolo, nella nostra quotidianità, di cosa ci potremmo rendere conto? Una scoperta sconvolgente, siamo noi i primi fautori della crisi, noi stessi che la subiamo, siamo i primi ad alimentarla.

Pensiamo ai soldi che spendiamo nei centri commerciali, soldi che in questo circolo vizioso diamo alle multinazionali e alle catene di franchising, soldi che ,udite, udite, ci tornano indietro sottoforma di debito pubblico. Il problema non è euro si euro no, la battaglia non è quella per uscire dall’euro, vorrebbe dire nascondersi solo dietro un dito e alimentare titoloni sui giornali, la battaglia è quella di costruire un patto di solidarietà ed una reciproca mutua assistenza, che parta dal basso e non sia imposta.

Il dibattito sull’euro è quanto più di fuoriviante possa esistere, di base l’idea di partenza non era vigliacca, si immaginó infatti una moneta unica in grado di facilitare gli scambi tra popoli sovrani. Euro si,euro no… euro forse! la sovranità difatti, dipende in via esclusiva dalla proprietà della moneta, proprietà, che a prescidere dal nome che abbia questa moneta, deve essere popolare: PROPRIETÀ POPOLARE DELLA MONETA.

Nelle lire, i più adulti tra noi, ricorderanno che recavano la dicitura “pagabili a vista al portatore” ció vuol dire che erano di proprietà di chi fisicamente le aveva.

Oggi l’euro è il vincolo attaverso il quale si muove il debito, poichè tale denaro viene addebitato(non si sa sulla base di quale dogma o principio) e mai accreditato allo stato, come dovrebbe in realtà essere, stabilendo a priori, in questa maniera, l’impossibilità di sanare il debito. Ad oggi uno stato europeo, che riceve e quindi si vede addebitata una somma di denaro, deve restituire tale somma con gli interessi. Ma che cosa sono i famigerati interessi? Un artificio. Sono soldi che in realtà non esistono, perchè non sono mai stati stampati dalla banca centrale e mai messi sul mercato e allora sono impossibili da restituire; sono il modo per renderci debitori a vita. Nel nostro Paese, questo bel giochino ha portato alla vendita di tutti gli asset strategici nel 1992, mentre l’opinione pubblica era tutta concentrata su tangentopoli e le stragi mafiose… Ma si sa che a pensar male si fa peccato.

Se la BCE, niente di meno niente di più che una normale copisteria, è in grado di stampare denaro, perchè mai tale prerogativa non viene data anche alle banche nazionali?

È follia in un mondo in cui vige l’ESM, trattato secondo il quale, si veda la Grecia, viene erogata la somma di denaro necessaria a scongiurare il default, sottoforma di prestito ad interesse. Per farla semplice vengono prestati agli stati, gli stessi soldi che gli stati hanno versato, assumendone peró nel momento di difficoltà il controllo politico. Un patto con il diavolo, firmato con il sangue, il nostro, poveri ignari. Ma al peggio non vi è mai limite e allora ci prepariamo ad accogliere festanti l’arrivo anche del TTIP, senza renderci conto che il denaro è solo una merce di scambio e non un simbolo. Il valore dovrebbe appartenere all’utilizzo e non alla materia stessa, come ci insegna il professor Giacinto Auriti.

Ogni volta che la banca centrale stampa denaro cartaceo, gli stati automaticamente si indebitano, mentre il proprietario leggittimo della moneta è solo ed esclusivamente la collettività che ne usufruisce, tant’è che anche lo stesso trattato di Maastricht che da alla banca la possibilità di creare denaro dal nulla, NON GLIENE CONFERISCE LA PROPRIETÀ.

La battaglia del sangue contro l’oro non è ancora conclusa, diffondiamo il virus dell’informazione. Difendiamoci.


Nicole Ledda

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