Di
cosa ha parlato l’ungherese Viktor Orban per sei ore con il più potente
politico della Polonia, il leader del Partito Diritto e Giustizia (PiS)
Jaroslaw Kaczynski?
Il giorno dell’Epifania, in uno degli alberghi di Nidzica, nel sud della Polonia, s’incontrarono il premier ungherese Viktor Orban e il presidente del PiS Jaroslaw Kaczynski, oggi considerato l’uomo più potente in Polonia. Orban era in visita privata. I colloqui con Kaczynski erano durati 6 ore, e sembra che tale durata non fosse prevista. Il servizio radio estero polacco ha citato un politico del PiS, Joachim Brudzinski, che ha scritto sul suo blog che “nessuno di noi si aspettava la mattina che l’incontro sarebbe finito solo ora”. Dato che l’incontro non era ufficiale, i servizi di stampa non hanno commentato la riunione o accennato ai colloqui.
La segretezza ha
sconvolto la stampa polacca, ungherese ed europea. Si parla ora di
cospirazione e complotti nelle migliori tradizioni della buona vecchia
Europa d’inizio 20.mo secolo, e cos’altro devono fare i media durante le
vacanze? L’aria di intrigo veniva intensificata da Orban che rispose a
una domanda sul tema delle discussioni con Kaczynski così:
“Se si guarda alle nostre biografie, è chiaro che il capo del partito di governo della Polonia e io siamo dei combattenti per la libertà di un certo tipo. Quindi si potrebbe dire che siamo vecchi amici e sono molto felice d’incontrare il mio amico“.
Orban non può essere accusato di
mancanza di sarcasmo. Sia lui che il suo “vecchio amico” polacco sono
ora nel mirino delle “forze democratiche” nei loro Paesi e in Europa.
Orban, naturalmente, se ne occupa da molto più tempo. È accusato da
molti anni di autoritarismo e repressione della “libertà” in Ungheria,
di non essere critico verso la Russia, indignando la Polonia già nei
primi mesi del 2015. IA Regnum scrisse nel febbraio 2015 di come, alla
vigilia della visita a Varsavia, il premier ungherese avesse detto che
l’Unione europea fosse profondamente divisa sulla Russia. Da una parte
ci sono Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Austria:
“noi crediamo che non potremo raggiungere i nostri obiettivi senza la cooperazione con la Russia”. E dall’altra ci sono Paesi baltici, Polonia e Stati Uniti: “La Russia dev’essere espulsa dai piani di cooperazione con l’Unione europea“.
Orban ha anche criticato il pupillo di Angela Merkel, il presidente
Consiglio europeo Donald Tusk. Allo stesso tempo, il PiS accusava il
“vecchio amico” Orban di “agire contro l’unità dell’UE con le sue relazioni con la Russia“.
Il
fronte principale di Varsavia allora era in Oriente. Ma oggi il nuovo
governo polacco si trova a doversi difendere dagli attacchi provenienti
da ovest. Berlino fa sul serio e intende attaccare il PiS non solo a
Bruxelles. Deutsche Presse-Agentur riporta che la coalizione di governo
al Bundestag valuta l’introduzione di sanzioni contro il “governo
conservatore” della Polonia, che “viola il principio dello Stato di diritto, la separazione dei poteri e la libertà di stampa“.
Il capo della coalizione parlamentare e “braccio destro” di Merkel, Volker Kauder, annunciava che, in caso di “violazione dei valori europei, gli Stati membri dell’UE dovrebbero avere il coraggio d’introdurre le sanzioni“.
Orban è strenuamente contrario a una cosa del genere. Il premier
d’Ungheria ha dichiarato pubblicamente che Budapest non permetterà mai
all’UE di punire la Polonia. Non è un semplice gesto, ma una
dimostrazione del corso politico adottato da Budapest. Il giornale
austriaco Der Standard osserva che Orban è a capo di “un asse di Stati nazionali dell’UE“.
E’ convinto che i governi di Polonia, Ungheria e Gran Bretagna cerchino
di rallentare l’integrazione europea. Budapest con la Polonia e gli
altri due Paesi del Gruppo di Vyshegrad, Repubblica Ceca e Slovacchia,
forma una forte alleanza che vuole rafforzare la “politica nazionale”
nell’UE. E il principale avversario è Berlino. E’ il momento di
ammettere l’ovvio: c’è bisogno di una Germania diversa e di tedeschi
diversi.
La cancelliera Merkel dimostra,
purtroppo, che Berlino ha difficoltà a perseguire costantemente una via
moderata. La Germania o scivola nel nazismo o nella volgarità su
libertà e tolleranza. L’Europa e il mondo hanno bisogno di tedeschi più
sensibili, più accomodanti, ma allo stesso tempo capaci di proteggere i
valori cristiani dell’Europa e gli interessi dei cittadini dell’Unione
europea. Questi altri Germania e tedeschi potrebbero diventare come
l’Austria. La storia dimostra che l’impero austriaco, poi
austro-ungarico, eccelleva nella realizzazione delle riforme,
perseguendo una magistrale (e allo stesso tempo rigorosa) politica
etnica e religiosa, e sapeva cosa l’impero ottomano fosse. Vienna oggi è
straordinariamente sensibile, spingendo i Paesi dell’Europa centrale e
orientale a volgersi nella sua direzione.
Nei primi mesi del 2015, nel
castello di Slavkov, in Boemia, i primi ministri di Austria, Repubblica
Ceca e Slovacchia firmarono la dichiarazione che annunciava
l’istituzione del Triangolo di Slavkov, il cui obiettivo è promuovere la
cooperazione sui trasporti e dimensione sociale dell’integrazione
europea e dei Paesi confinanti con l’UE. Dariusz Kawan, esperto
dell’Istituto di Affari Internazionali polacco notava al momento che
l’Austria persegue una politica coerente “costruendo ponti” tra UE e
Russia. Vienna ha partecipato attivamente ai lavori sul South Stream,
che avrebbe permesso di aumentare l’importanza del nodo gasifero di
Baumgarten, e considerava le sanzioni contro la Russia inutili.
Fin quando la Polonia del precedente governo aderiva a una rigorosa retorica anti-russa, creava problemi nel Gruppo di Vyshegrad e nelle relazioni con i Paesi che non vogliono provocare lo scontro con Mosca. Sarebbe una coincidenza, ma c’è una sfumatura più interessante sulla situazione. Se si considera la religione dominante, i Paesi cattolici europei sono più favorevoli verso la Russia rispetto a quelli protestanti. Finora Varsavia era l’unica eccezione e anomalia. Ora la Polonia ha la possibilità di occupare una posizione degna nell'”asse degli Stati nazionali dell’UE”. Avrà bisogno dell’aiuto dell’Ungheria di Orban. Lo sviluppo delle relazioni con Vienna dimostra anche che i polacchi possono accordarsi con i tedeschi, non importa ciò che pensa Berlino.
Stanislav Stremidlovskij, IA Regnum – South Front
La Polonia si allontana dal dominio tedesco sull’Europa centrale e minaccia il lascito di Merkel
Il
presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, un socialdemocratico e
quindi rappresentante della coalizione del governo di Angela Merkel, è
noto per la lunga lingua contro gli avversari politici. Nelle
dichiarazioni sul governo della Polonia e le nuove leggi sulla stampa
citate dal quotidiano Frankfurter Allgemeine il 9 gennaio, Schulz non delude. Tradisce il suo vocabolario russofobo quando insulta Varsavia, lanciando questa bomba:
“Il governo polacco considera la sua vittoria elettorale un mandato per subordinare il benessere dello Stato agli interessi dei vincitori, anche personali. Questa è la democrazia controllata nello stile di Putin, una pericolosa Putinizzazione (Putinisierung) della politica europea“.
Il contesto immediato di tale brutale rimprovero sono le nuove leggi
controverse che permettono al governo di Varsavia di nominare i
direttori dei servizi televisivi e radiofonici pubblici, nonché del
servizio civile. Questo presunto attacco all’indipendenza della Corte
costituzionale sarà oggetto di un dibattito sullo Stato di diritto in
Polonia, che si terrà presso la Commissione europea il 13 gennaio. Se si
decidesse che la Polonia realmente viola il diritto europeo, la pena
potrebbe essere la sospensione del diritto di voto al Consiglio europeo,
una svolta particolarmente scomoda, dato che l’ex-premier Donald Tusk,
del partito di opposizione, è il presidente del Consiglio. Che la
Polonia sotto il controllo del Partito Diritto e Giustizia di Jaroslaw
Kaczynski abbia raggiunto rapidamente l’Ungheria di Viktor Orbán tra i
‘cattivi’ dell’Unione europea era scontata date le ben note posizioni
euroscettiche e nazionaliste del partito.
Nelle ultime settimane la
Polonia si è distinta come una dei principali oppositori alle pretese di
Bruxelles di condividere gli oneri dell’ondata di profughi da Siria e
Grande Medio Oriente. Le critiche polacche alla politica delle frontiere
aperte sostenuta da Angela Merkel sono state pungenti. Un paio di
ragioni oggettive supportano la veemenza polacca sui rifugiati. In primo
luogo, dal punto di vista della popolazione, la Polonia è già invasa da
rifugiati e immigrati economici provenienti dall’Ucraina.
Le
statistiche ufficiali ne indicavano circa 400000 nel maggio 2015; si
stima siano più di un milione oggi. Indubbiamente premono sul mercato
del lavoro locale, quando vi è ancora un deflusso netto di polacchi
all’estero in cerca di un lavoro meglio retribuito. In secondo luogo,
ammettendo musulmani il nuovo governo andrebbe contro l’accento nella
protezione e tutela dei valori religiosi cattolici tradizionali. In
effetti, la Polonia non ha tardato a dire un ‘ve l’avevamo detto’ sulle
violenze massicce alla vigilia di Capodanno e le aggressioni sessuali
perpetrate da giovani provenienti da Nord Africa e Medio Oriente,
compresi richiedenti asilo, presso la stazione ferroviaria principale di
Colonia.
I portavoce del governo di Varsavia si sono affrettati a chiedersi pubblicamente se eventuali signore polacche siano state aggredite a Colonia. E i media polacchi hanno utilizzato il blackout di 5 giorni in Germania delle notizie sulle violenze alla vigilia di Capodanno, per mettere in discussione autonomia e responsabilità sociale del giornalismo tedesco. Ma i risentimenti sottostanti e la sfiducia espresse dalla veemenza dei commenti di Martin Schulz sono diretti tra Germania e Polonia, anche se l’attuale arena del conflitto sono le istituzioni europee controllate dai tedeschi a Bruxelles. I fondatori del Partito Diritto e Giustizia, Jaroslaw e suo fratello Lech, il presidente morto nell’incidente aereo a Smolensk nel 2010, erano noti per gli aspri sentimenti verso la Germania, e le relazioni con Berlino ne erano piene.
Il loro partito è tornato al potere nel 2015, con una
campagna che promette di liberare l’economia polacca dagli stranieri,
cioè dal dominio tedesco. Il risultato netto delle crescenti tensioni
pubbliche potrebbe sabotare uno dei principali successi della politica
estera dei 10 anni al potere di Merkel, l’atteso consolidamento del suo
Paese sula Mitteleuropa.G. Doctorow è coordinatore europeo del Comitato americano per l’Accordo Est-Ovest, Ltd. Il suo ultimo libro La Russia ha un futuro? È stata pubblicata nell’agosto 2015.
Il
Ministro della Giustizia polacco, Zbigniew Ziobro, rispondeva alle
dichiarazioni dell’Unione europea sull’adozione delle modifiche sulla
legge sui mass media di Varsavia, accusando Bruxelles di usare metodi
“da Seconda guerra mondiale”. Nella lettera del ministro della Giustizia
della Polonia al Commissario europeo per l’economia digitale e la
società dell’informazione, Günther Oettinger, Ziobro, riferendosi
all’affermazione del commissario europeo sulla necessità di una
“supervisione” sulla Polonia dopo le modifiche alla legge sui mass
media, affermava
“è il modo peggiore per far associare i polacchi. Io sono nipote di un ufficiale polacco che, durante la seconda guerra mondiale ha combattuto nell’esercito clandestino polacco contro la ‘Supervisione tedesca’”, s
ottolineando che in Europa ci sono
questioni più importanti che gli emendamenti alla legge sui mass media
in Polonia che, però, Bruxelles deliberatamente sopprime. Ad esempio, i
risultati delle indagini sul terrorismo sessuale a Colonia e altre città
tedesche a capodanno. Il Ministro della Giustizia precisava che i media
parlarono delle aggressioni solo alcuni giorni dopo.
Gilbert Doctorow, Russia Insider 11/1/2016
Fonte: Fort Russ
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2016/01/11/la-trama-polacco-ungherese-e-la-nascita-di-una-germania-alternativa/
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