Sostiene Draco Daatson che non è importante il significato del trauma né la sua antica causa, bensì solo il fatto che nel presente (che è tutto ciò che esiste) dobbiamo fare i conti con un’interferenza, un blocco, un disturbo, una dissonanza... che vogliamo risolvere. Ma se smettiamo di fare riferimento al passato e al futuro, in quanto inesistenti, allora l’unico momento utile alla guarigione resta il presente. - S. Brizzi, Guerrieri Metropolitani
Nella sua teoria dell’Individuo Assoluto Julius Evola
prefigura l’avvento d’un individuo ultra-umano, inteso secondo la traduzione
esatta del termine utilizzato da Nietzsche nella sua opera Così parlò Zarathustra, übermensch(oltreuomo, appunto, o “al di sopra dell’uomo” e non superuomo, come invece ti
spiega il professore di filosofia al liceo; infatti la nota espressione Deutschland Über Alles viene
tradotta: “la Germania al di sopra di tutto” e non “la superGermania”). Tale genere
di individuo si colloca al di là delle opposizioni, opera in-mediatamente (=senza
la mediazione della mente), ossia fuori dal ragionamento causale; è
onnicomprensivo poiché ha ri-assunto in sé tutta la realtà. Egli ha ottenuto la
buddhità, è un risvegliato, un “liberato in vita”, un immortale; è “uno con il
Padre”, un “resuscitato”. Niente prima di sé, niente dopo di sé, niente fuori
di sé.
Il punto è che una tale filosofia, per quanto esatta e coraggiosa, espone il fianco a un grande fraintendimento: io, pur restando una personalità identificata con la mente, posso diventare un superuomo, dotato di poteri sovrannaturali e capace di dominare/domare il mondo intorno a me. Non può essere attribuito al caso il fatto che già la traduzione del termine dal tedesco (superuomo anziché oltreuomo) risulti “sporcata” da questo fraintendimento, che invece di vedere un santo/guerriero illuminato, vede un uomo dal livello di coscienza comune, ma dotato di grande volontà, che cerca di farsi strada sgomitando in un mondo di suoi pari.
Anche se la questione fosse rivolta unicamente alle ristrette cerchie della filosofia e dell’esoterismo il danno sarebbe comunque grave. Le speranze, gli atteggiamenti verso la vita, le religioni, le scienze, le abitudini e le morali del genere umano vengono tutti influenzati dalle filosofie che caratterizzano una determinata epoca. Non è infatti necessario che il popolo legga materialmente i libri di filosofia, perché le idee filosofiche usano le penne dei pensatori per diffondersi dentro le civiltà nell’aria, come virus. La filosofia del superuomo (che già di per sé è un fraintendimento) ha defecato, passando per via traverse, la filosofia del “pensiero positivo”, che è uscita dagli ambienti intellettuali per finire nelle teste – accoglienti in quanto totalmente vuote – delle masse newageiste moderne.
“Noi siamo coscienza divina.”
“Noi creiamo la nostra realtà.”
“Noi trasformiamo la nostra vita cambiando modo di pensare.”
“Noi creiamo la nostra realtà.”
“Noi trasformiamo la nostra vita cambiando modo di pensare.”
Il risultato sono milioni di persone che credono di poter
ottenere un lavoro migliore o un partner che le ama se solo lo pensano intensamente
e per un periodo sufficientemente lungo.
La prima minchiata è questa: è vero che noi siamo coscienza
divina, ma questo può affermarlo chi ha realizzato quello stato di coscienza
con tutti gli attributi che tale stato comporta. Insomma… è diverso pensare di
essere Dio ed essere Dio. Però l’ambiente new age è stracolmo di persone che quando
ti vedono un po’ depresso ti si avvicinano di soppiatto sussurrandoti in un
orecchio: “Tu puoi tutto. Tu sei coscienza divina!”
Ma se io fossi coscienza divina non sarei depresso, e il fatto che me lo faccia notare tu non equivale a un biglietto omaggio per l’ingresso nella coscienza divina.
Ma se io fossi coscienza divina non sarei depresso, e il fatto che me lo faccia notare tu non equivale a un biglietto omaggio per l’ingresso nella coscienza divina.
Passiamo alla seconda minchiata: il fatto che siamo noi a
creare la nostra realtà è anch’essa una profonda verità, ma non tiene conto di
un aspetto fondamentale, che viene quasi sistematicamente ignorato negli
ambienti del Lavoro su di sé: l’inconscio. È il nostro inconscio a creare la
realtà che ci circonda e non certo il nostro pensiero cosciente. Me ne vado in
giro a gridare ai quattro venti che noi creiamo la nostra realtà ma poi sorrido
meccanicamente come una demente al primo uomo che mi fa un complimento perché
mio padre non me li faceva mai. Oppure affermo e difendo il mio essere
omosessuale chiamando in causa “la libertà sessuale” quando sarebbe bastata
qualche carezza in più da parte di mio padre per farmi diventare una persona
differente “amante du pilu” come diceva mio nonno siciliano (pussy addicted, come si direbbe oggi).
Tutti vogliono diventare illuminati, ma in fondo tutti vogliono
rimanere ciò che sono, e che è frutto del materiale accumulato nel loro inconscio,
un abisso dove nessuno vuole guardare proprio per paura di cambiare troppo e non
riconoscersi più.
È chiaro che dovrò agire andando a guarire le mie ferite
emozionali inconsce oppure identificarmi con la mia anima o con la mia coscienza
divina. Alkimia Inferior o Alkimia Superior. Dovrò cioè indagare e trasformare (personalità
inconscia) o realizzare (anima, coscienza divina) ciò che di me ancora non
conosco e che tuttavia è causa del mio modo di pensare la vita, quello che ho
adesso e quello che avrò in futuro.
Allora non si diviene un superuomo pensando “positivamente” di
essere un superuomo e di poter dominare la realtà, ma trasformandosi in
qualcosa di realmente superiore, al di sopra di tutto, un übermensch. Scopriremo allora che per divenire padroni della
propria vita non occorre una maggiore quantità di volontà, ma l’assenza totale di
volontà e un affidarsi totale alla Volontà Divina.
Salvatore Brizzi
(occupazione: domatore di fiumi)
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