Al di là delle tante chiacchiere e balbettii, il Vertice Nato di Varsavia dell’8 e 9 luglio ha, come ovvio, accolto in pieno le richieste di Washington: prosecuzione dell’impegno afghano fino al 2020, rafforzamento della militarizzazione dell’Est Europa, totale supporto alla politica Usa in Medio Oriente e nel Mediterraneo. L’Italia è coinvolta in pieno in tutte queste operazioni.
L’Italia, responsabile del settore
Ovest, manterrà il suo impegno e probabilmente dovrà incrementarlo per
far fronte al ritiro spagnolo; in parole povere, sulla scia della
dichiarazione fatta nell’ottobre scorso, Renzi ha detto che i 950
soldati del contingente italiano rimarranno laggiù. Se non dovranno
essere aumentati.
L’area afghano-pakistana (l’Af-Pak come
si dice), diviene sempre più cruciale per i riflessi sul subcontinente
indiano e il Bangladesh, oltre che sull’Asia centrale, con i suoi
incroci di interessi cinesi, russi ed iraniani; di qui la necessità Usa
di mantenere un focolaio di destabilizzazione che permetta il permanere
di forze militari nell’area, ed impedisca che una normalizzazione faccia
emergere equilibri da cui rischia forte d’essere esclusa; è il caos che
gli permette d’interagire con le dinamiche interne di quei Paesi.
Per quanto attiene ai confini orientali,
è stata presa ufficialmente la decisione di continuare la
militarizzazione dell’Est Europa, per rassicurare quegli Stati che più
d’ogni altro si sono fatti strumento della crescente contrapposizione
con la Russia: 4 Battle Groups (battaglioni rinforzati) saranno
schierati in Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Con ridicola
ipocrisia, per non venir meno ai trattati ancora vigenti (che fanno
divieto di schieramenti permanenti di truppe), i contingenti ruoteranno
mantenendo comunque sempre 4 reparti nell’area. L’Italia parteciperà con
150 militari in Lettonia, all’interno del Battle Group che verrà
guidato dal Canada.
Tuttavia, al di là delle isteriche
richieste degli Stati Baltici e della Polonia, qualcosa si sta muovendo
nei confronti della Russia; lo stesso Stoltenberg ha dichiarato
testualmente che: ”la Russia è il più importante vicino con cui possiamo
costruire un rapporto costruttivo. Mosca gioca un ruolo importante per
la sicurezza dentro e fuori la Ue: non deve e non può essere isolata”.
Impossibile non intravedere dietro queste parole, impensabili fino a
poco tempo fa, il peso crescente (ed ineludibile) acquisito dalla Russia
in Medio Oriente e nel Mediterraneo; quel peso politico e diplomatico
che ora può divenire moneta di scambio per un progressivo
riposizionamento, e per un accomodamento della crisi ucraina.
Nell’incontro a sei tenutosi a margine
del Vertice, fra Obama, Merkel, Hollande, Cameron, Renzi e Poroshenko, a
parte le consuete dichiarazioni di rito nell’esortare Mosca a
rispettare gli impegni presi negli accordi di Minsk, non sono mancati
questa volta gli inviti a Kiev a fare finalmente la sua parte per il
loro adempimento. Una parte che Poroshenko, come tutti sanno, non è
assolutamente in grado di fare, stretto com’è fra gli interessi degli
oligarchi (e propri) e quelli dei partiti nazionalisti che ormai dettano
legge nella Rada (il Parlamento ucraino).
In realtà, sarà solo questione di tempo
(e neanche tanto) prima che l’Ucraina imploda, mostrando tutta la
falsità e l’ipocrisia di accordi che non ha né voglia, né la capacità di
osservare.
A parte questi due dossier principali,
nell’ultimo viaggio in Europa prima della fine del mandato, Obama ha
dettato agli alleati/sudditi le sue volontà: coinvolgimento crescente in
Iraq, centri di Intelligence in Tunisia e Giordania, programmi
d’intervento in Libia, utilizzo degli Awacs (destinati normalmente in
Atlantico) per monitorare l’area siro-irachena, potenziamento della
presenza navale nel Mediterraneo per bilanciare l’attivismo russo.
Nell’elenco che Stoltengerg ha
annunciato c’è tutta la politica estera Usa e i suoi obiettivi, che una
Nato s’accolla affiancando e sostituendo Washington, seguendone
puntualmente le direttive ed addossandosene le spese. Nulla di nuovo,
certo, ma raramente così smaccatamente.
In tutto questo l’Italia si distingue
per zelo, sia mantenendo i suoi soldati in Afghanistan (in un teatro
remoto per i suoi interessi) per puntellare un regime marcio; sia
mandando truppe (sia pur limitate) in Lituania, a provocare una Russia
con cui abbiamo tutto l’interesse a collaborare; sia dando la piena
disponibilità per altri teatri, mettendosi al servizio di politiche
scellerate quanto estranee.
Patetiche le dichiarazioni di Renzi, a
cui la Brexit ha spalancato le porte dei salotti riservati, con le quali
tenta di fare distinguo fra deterrenza nei confronti di Mosca e ritorno
alla Guerra Fredda (peraltro esclusa, almeno a parole, da tutti).
Il Vertice di Varsavia sancisce, ancora
una volta e più che mai, la servitù d’un intero Continente agli
interessi d’Oltre Oceano. Anche quando sono totalmente estranei. Anche
quando sono autolesionistici. Come ancora e sempre da settant’anni.
Salvo Ardizzone
fonte: http://www.ilfarosulmondo.it/il-vertice-nato-sancisce-la-servitu-delleuropa-agli-interessi-americani/
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