Un eccesso di ricoveri per patologie respiratorie
tra i bambini, dai neonati ai 14enni, residenti a Taranto nei quartieri
Tamburi [+24%] e Paolo VI [+26%]. Un aumento esponenziale di malattie neurologiche e cardiache, dei tumori a polmoni, stomaco e reni. Gravidanze “con esito abortivo” e casi di cancro alla mammella e alla cute tra le donne.
Secondo uno studio epidemiologico commissionato dalla Regione Puglia per “valutare l’effetto delle sostanze tossiche emesse dall’ILVA“,
è questa la situazione contro cui combattono dal 1965 oltre 321mila
abitanti del capoluogo ionico e dei comuni limitrofi Massafra e Statte,
seguiti fino al 2014. Nell’indagine si evidenzia che non solo esiste una
“forte relazione” tra “emissioni industriali e danno sanitario“, ma che “l’andamento della mortalità ha seguito in modo speculare quello della produttività e dell’inquinamento“.
Lo studio rileva che
il 15% di potenziali diagnosi cliniche osservato nel campione esaminato, basato per definizione su soggetti supposti sani, indica l’opportunità di ulteriori approfondimenti diagnostici ed epidemiologici. Si tratta comunque di un risultato in linea con i dati epidemiologici mondiali sulle patologie del neurosviluppo comprendenti autismo, Adhd, disturbi dell’apprendimento e del comportamento, che interessano il 10-15% delle nascite.
I disturbi osservati sono maggiormente
evidenti nelle aree in prossimità delle emissioni industriali
considerate ed in funzione inversa rispetto alla distanza dalle
sorgenti, calcolata in riferimento ai camini di emissione dell’ILVA
nelle cui adiacenze insistono anche una raffineria ed un cementificio.
Gli effetti neuropsicologici, come
peraltro atteso, sono associati soprattutto al piombo, anche se le
concentrazioni interne di questo metallo e degli altri studiati
risultano, globalmente, minori o dello stesso tenore di altri studi e
non sono indicativi di sorgenti di esposizione specifiche, non
risultando distribuiti diversamente in funzione delle zone di residenza
né della distanza dalle sorgenti emissive.
Il ruolo dell’esposizione ad agenti
neurotossici risulta pertanto uno dei determinanti degli effetti
osservati nell’area di Taranto, assieme allo stato socioeconomico. Data
la natura trasversale delle osservazioni – si osserva inspiegabilmente che
– non è possibile attribuire un ruolo di causalità, considerando la non
disponibilità di dati di monitoraggio ambientale in prossimità delle
scuole prese in considerazione che non ha permesso di identificare con
precisione le sorgenti di esposizione.
Nelle conclusioni si ritiene comunque opportuno evidenziare alcune
limitazioni dello studio che risiedono fondamentalmente nella
dimensione campionaria e nella non disponibilità di dati di monitoraggio
biologico relativi ad epoche pregresse, caratterizzate da prevedibili
livelli più elevati di emissioni industriali, relative soprattutto
all’epoca prenatale e postnatale dei soggetti esaminati in cui si
realizza una maggiore vulnerabilità durante lo sviluppo delle funzioni
nervose.
È l’ennesimo dossier su Taranto che
conferma l’emergenza ambientale che persiste nella città pugliese,
nonostante la causa, l’acciaieria ILVA, sia ormai nota e denunciata da
decenni.
Le responsabilità sono tutte politiche e i medici non si sono mai tirati indietro:
sono anni che lavorano sul problema ambientale e sanitario di Taranto e
nel 2013 la Federazione Nazionale dei Medici [Fnomceo] ha dedicato a
questo un intero convegno.
La questione si gioca a livello nazionale e negli ultimi quattro anni ci sono stai ben dieci decreti legge “salva-Ilva”,
che sono stati scritti in maniera assolutamente indipendente dalla
tutela ambientale e sanitaria, privilegiando di fatto la produzione
dell’acciaio su qualunque altro diritto, soprattutto quello alla salute.
Ed ora, questi decreti sono finiti nel mirino della Corte per i diritti umani di Strasburgo.
E’ triste a scriversi ma si è creato un
modello di salute pubblica in cui ci si limita a quantificare
periodicamente i danni prodotti dagli inquinanti ambientali,
dimenticando completamente qualunque possibilità di prevenzione
primaria: in questo caso non si tratta di fare diagnosi o terapia, ma di
prevenzione; occorre rimuovere le cause note degli eccessi di patologie
che colpiscono gli abitanti di Taranto, dall’età intrauterina in poi.
Ormai è chiaro che in questa situazione
non importa più la salute: “bisogna salvare i posti di lavoro!” E qui
tutti i politici possono scatenarsi senza far mancare i colpi di genio
e, pur avendole sparate grosse fino ad oggi, arrivano anche ad
intensificare le campagne vaccinali per salvare due business in un colpo
solo!
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fonte: https://autismovaccini.org/2016/12/08/ilva-boom-di-malattie-nei-bambini-ma-per-il-ministero-della-salute-e-tutto-normale/
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