Da alcuna parte l’amministrazione Obama
ha fatto più danni agli Stati Uniti che in Medio Oriente, lasciando un
grande vuoto da colmare, in gran parte da Cina, attore silenzioso, e
Russia, il cui prode esercito tiene gli Stati Uniti a bada. Potrebbe
essere questa la fine dell’egemonia incontrastata di cui gli Stati Uniti
godevano dalla fine della Seconda Guerra Mondiale?
Mentre la Russia
contrasta efficacemente gli Stati Uniti militarmente, la ‘Fascia e Via’
(OBOR) della Cina, che si distende nel Medio Oriente verso l’Europa,
emerge quale fattore che trasformerà l’attuale panorama geopolitico del
Medio Oriente. In alcun luogo ciò è più evidente che in Israele partner
sempre più importante della Cina.
Con Israele che acquisisce una
posizione centrale per la Cina in Medio Oriente, i rapporti con Israele
di altri Paesi, in particolare quelli che cercano di attingere dai piani
economici della Cina, potrebbero mutare in modo molto significativo.
Con l’emergere della Cina a principale motore geo-economico, la rivalità
politica verrebbe sostituita dalla necessità del partenariato
economico. Questo già avviene lasciando un’impronta. Un esempio molto
evidente è l’enfasi sulla soluzione dei due Stati nella questione
palestinese.
Indipendentemente dal fatto che le relazioni d’Israele con
numerosi Stati regionali rimangano piuttosto ostili, per la Cina Israele
è politicamente ed economicamente il luogo più stabile e va integrato
nella sua cintura economica. Quindi, ecco il coinvolgimento della Cina
nei conflitti regionali e loro risoluzione. Negli ultimi anni la Cina ha
cercato di entrare nel conflitto israelo-palestinese, agendo da
mediatore nei colloqui di pace e commentando senza molto entusiasmo i
mutamenti del confronto.
“La Cina accoglie e sostiene tutti gli sforzi favorevoli ad allentare le tensioni tra Israele e Palestina e la realizzazione in tempi rapidi della soluzione dei due Stati”,
affermava il Ministro degli Esteri della Cina Wang Yi alla conferenza
ministeriale sull’iniziativa di pace in Medio Oriente, tenutasi l’anno
scorso a Parigi. Allo stesso modo, mentre l’Iran occupa la posizione
geografica chiave nell’OBOR della Cina che si estende in Asia
occidentale, i cinesi, per trarre il massimo vantaggio, vorrebbero far
entrare nel progetto Ashdod e Eilat, i due porti strategici d’Israele.
Se la Cina guarda al Mar Rosso per le sue rotte marittime (SLOC), Eilat,
unico porto d’Israele sul Mar Rosso, potrebbe rientrarvi
immediatamente. Se è così, la domanda è: la Cina potrà dirigere senza
problemi l’OBOR senza neutralizzare efficacemente la rivalità
Israele-Iran? Non vi sarebbe altro modo per la Cina d’attuare il proprio
piano operativo e garantirlo dai conflitti regionali.
Ciò che può e molto probabilmente potrà consentire alla Cina di raggiungere questo obiettivo non è altro che il denaro che versa in quei Paesi. Le esercitazioni navali congiunte condotte nel Mediterraneo da Cina ed Egitto danno nuova luce su come la Cina trasformi le dinamiche regionali. Ciò che probabilmente avverrà, sarà l’ulteriore rafforzamento dei legami militari tra Cina ed Egitto. Senza dimenticare i 45 miliardi di dollari di investimenti cinesi in Egitto, per la nuova capitale dell’Egitto, pianificata ultimamente. La Cina ha anche piani per l’Iran. L’accordo commerciale da 600 miliardi di dollari tra Cina e Iran guarda al futuro. E’ interessante vedere come la Cina integra questi Paesi, individualmente, nell’OBOR, segnando il primo passo verso la collaborazione regionale tra i rivali di un tempo.
Secondo questo
contesto, la questione se alla Palestina si possa ancora permettere di
non riconoscere Israele diventa importante. Mentre Israele esiste ed
esisterà anche senza il riconoscimento dalla Palestina, la Palestina
potrebbe restare esclusa dal boom economico che la Cina potrebbe portare
nella regione se continua a mantenere la posizione tradizionale nei
confronti d’Israele. Israele non sarà turbato da tali preoccupazioni,
perché non è solo nella posizione migliore, molto più sviluppata e
stabile, ma è anche un centro industriale e tecnico regionale. In altre
parole, è abbastanza attraente per la Cina e ha già ricevuto notevole
attenzione.
Il ‘fattore Cina’, senza dubbio, può obbligare gli Stati a cercare soluzioni pacifiche. La Cina può riunire la regione, e non vorrebbe, o addirittura permetterebbe, che l’Iran ingaggia una qualsiasi disavventura contro Israele. Inoltre, farebbe in modo di evitare qualsiasi aggressione israeliana all’Iran. Motivata dai propri interessi economici, la Cina cerca di fare in modo che la rotta commerciale meridionale dell’OBOR, che collega queste potenze regionali, diventi operativa e centro di gravità per i tutti i rivali.
Anche se può
sembrare idealistico aspettarsi che le rivalità scompaiano di colpo,
difficilmente si può contestare che la Cina si prepari a un impegno
maggiore nella regione. Questo impegno non può essere redditizio per
tutti i Paesi, a meno che i conflitti regionali non siano risolti. Sarà
interessante vedere quali misure la Cina presenterà per la risoluzione
dei conflitti in Medio Oriente. Risoluzione dei conflitti e mitigazione
delle rivalità saranno importanti per il successo del progetto OBOR
stesso.
Salman Rafi Sheikh, New Eastern Outlook 22/1/2017
Salman Rafi Sheikh, analista delle relazioni internazionali e affari esteri e nazionali del Pakistan, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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