Nell’era dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)
E'
la tarda mattinata del 25 aprile 2013: le televisioni nazionali stanno
trasmettendo la diretta del giuramento per opera dei ministri del nuovo governo del Presidente.
E’ un governo nato secondo il Diktat di organismi sovranazionali che
controllano questo paese, ormai da tempo esautorato di qualsivoglia
potere da Stato sovrano. Questo 25 aprile rappresenta, per coloro che
hanno deciso l'ennesimo golpe, un punto di svolta decisivo che, però,
necessita di un'ulteriore legittimazione agli occhi dei cittadini e
soprattutto esige un nuovo casus belli, al fine di restringere
ulteriormente le libertà dei singoli, con l’introduzione di nuove norme
coercitive atte a vietare assembramenti e manifestazioni in luoghi
“sensibili”.
E' il giorno migliore per un "attentato in diretta
televisiva", per cui qualcuno, negli apparati, decide di architettare e
mettere in atto una scena da Far West, con tanto di vittime sacrificali
in divisa, mentre l'attentatore deve risultare un cittadino esasperato,
perché disoccupato e bramoso di eliminare fisicamente qualche politico.
Così, mentre i principali networks mostrano le immagini in diretta
dell'insediamento del nuovo esecutivo, emuli della cinematografia false
flag statunitense, ecco che il collegamento con la Sala di Montecitorio
viene interrotto per dare immediatamente spazio ad una... "diretta"
della sparatoria in corso proprio dinnanzi al Palazzo.
Sono le 11:40 e RAI News 24 trasmette le confuse e traballanti immagini
di un attentatore sconosciuto che apre il fuoco contro i Carabinieri di
servizio in Piazza Colonna, a Roma. Per la verità si comprende ben poco
di quanto sta avvenendo, poiché l'operatore, nonostante la sua supposta
professionalità, porta la sua telecamera da un obiettivo all'altro,
zooma avanti ed indietro, punta in alto, punta a terra... Insomma, si
tratta delle peggiori riprese eseguite da un cameraman RAI in tutta la
storia della televisione di Stato. Questo elemento subito suscita dei
dubbi su quanto sta accadendo in quegli istanti e le perplessità
aumentano nel momento in cui si menzionano tre feriti: due Carabinieri
ed una donna incinta. Dei due militari – si riferisce – uno è gravemente
ferito al collo, mentre l'altro ad una gamba. L'attentatore sembra aver
esploso ben 7 colpi dalla sua Beretta calibro 7,65, senza che i militari abbiano risposto al fuoco con uno solo proiettile! Davvero strano...
Le stranezze, però, aumentano, giacché dei due feriti meno gravi non si
vede alcuna traccia sulla scena, mentre lo sconosciuto è già a terra, ai
piedi del blindato dei Carabinieri, oltre le barriere di protezione.
L'inviata di RAI News 24, con tono da attrice poco convincente, descrive
al direttore del TG, una scena "terrificante" che non corrisponde
assolutamente a quanto evidenziano le poche riprese trasmesse nella...
diretta. Le sequenze mostrano un uomo in pantaloni corti e maglietta
intento a far cenno a qualcuno di spostarsi un po' più a destra (è il
regista?), mentre, tra le urla ed il fuggi fuggi generale dei pochi
turisti presenti, alcuni fotoreporters (uno con camera a spalla, altri
due con macchina fotografica tradizionale, ma delle loro riprese non si
trova neanche un fotogramma) con estrema tranquillità si avvicinano a
pochissimi metri dalla scena del crimine ed eseguono le loro riprese,
ben eretti e stabili, come se tutto quel trambusto intorno non li
riguardasse. Questo atteggiamento è in netto contrasto con quello
manifestato dall'operatore RAI che, pur essendo distante decine di
metri, trema a guisa di una foglia, come se, in realtà, la sua
intenzione fosse proprio quella di non mostrare alcunché di quanto
avviene in quegli istanti cruciali.
Lo scopo desiderato è presto ottenuto ed immediatamente il Governo
appena insediatosi, ripristina la scorta a chi non l'aveva e rafforza
quella dei politici che già ne avevano diritto.
Analizzando il filmato di RAI News 24 ci si avvede che alcuni fotogrammi sono stati sottoposti a manipolazione. Casualmente sono i pochi istanti in cui si può osservare il volto del Carabiniere, Giuseppe Giangrande, ma il viso è stato in modo maldestro oscurato in post-produzione.
E’ un oscuramento che, malauguratamente per chi ha operato per
nasconderci qualcosa, occupa anche parte del palo che si trova davanti
al viso del militare. Poco prima che il cameraman sposti ancora con
movimento repentino l'obiettivo dal Carabiniere "ferito", si può notare
che egli non mostra tracce di sangue sul collo.
Abbiamo
accennato alla post-produzione... Come è possibile, se le immagini, da
quanto a noi raccontato, erano in diretta? Evidentemente non lo erano e
ciò è dimostrato dall'ora mostrata da un agente che, di lì a poco, pare
soccorrere il Giangrande a terra. Il suo orologio da polso mostra le 11:30,
mentre la diretta del TG di RAI News 24 (come anche quella del TGCOM24)
segna a schermo le 11:40. Dieci minuti sono più che sufficienti per
preparare una finta diretta, così come avvenne il giorno 11 settembre
2001, durante l'”attacco” alle Torri gemelle.
Inoltre un nostro testimone, esperto di armi, presente casualmente
durante il parapiglia, non solo conferma che potevano essere le 11:30
circa, ma ricorda che le deflagrazioni degli spari esplosi apparivano
essere originati da cartucce a salve!
E' interessante notare che, il video in questione, riproposto sul canale You-Tube della testata "Il fatto quotidiano", è stato subito rimosso, pochi minuti dopo la nostra segnalazione, su Face book, di dette anomalie. Per quale motivo?
Un secondo filmato,
proposto sempre da RAI News 24 e realizzato qualche minuto dopo, in
prossimità del militare a terra, colpito al collo, contiene una serie di
tracce audio sovrapposte. Si sentono le sirene, sullo sfondo, mentre al
secondo 10 ed al secondo 24 (sul video originale) si odono due persone
gridare: "Dio!" e "Che stamo a scherza’?" ed un'altra voce sembra dire:
"Che... non vedi?". Poi l'audio risulta troncato e si sente l'inviata
ansimare, mentre un agente della sicurezza intima a tutti di
allontanarsi.
Che
cosa intende dire quel personaggio che esclama: "Che stamo a scherza’?"
Forse si è reso conto che si tratta di una pantomima? Una messa in
scena? In modo incauto il regista che ha sovrapposto le sequenze audio,
con l'intenzione di inserire l'esclamazione "Dio!", ha pure introdotto
due volte "Che stamo a scherza?"... il che dimostra che la traccia audio
è stata manipolata.
Quindi, riepilogando, abbiamo due filmati trasmessi come "diretta TV" che, invece, non lo sono.
Non possono esserlo, giacché sia parti di sequenze video sia tracce
audio sono state contraffatte. Ciò porta ad una sola conclusione e cioé
che quella diretta televisiva è una montatura che rientra nella
strategia della tensione. Quale migliore occasione di un attentato in
diretta, mentre il Governo Letta (del gruppo Bilderberg) si insedia?
Questo aspetto chiarisce, senza ombra di dubbio, che il false flag
all'italiana è stato messo in atto con la piena complicità dei
principali networks italiani, come accadde con l'inganno del 9 11,
allorquando le poche sequenze in grafica 3D, realizzate per mostrare il
secondo aereo che si schiantava sulla torre Sud (secondo la versione
ufficiale), furono distribuite, con qualche modifica, a tutti i canali
televisivi statunitensi e nel mondo e ritrasmesse come fatto reale.
Proseguiamo. Anche TG-COM trasmette la sua “diretta” da Palazzo Chigi ed
interrompe il collegamento dalla Sala del giuramento per collegarsi...
in diretta, con la piazza dell'attentato, salvo poi scoprire che, anche
in questo caso, si trattava di riprese video mandate in play con qualche
minuto di ritardo. Infatti, non solo anche qui l'ora a video mostra che
sono le 11:40, ma, per qualche frazione di secondo, appaiono a schermo le icone della telecamera Panasonic
che le ha inviate alla redazione. Quelle stesse sequenze video, dopo la
breve interruzione che mostra le icone della Panasonic, ricominciano
dal principio, sempre spacciate per diretta televisiva, dopo un
improvvido fermo immagine. Curiosa è l'esitazione dell'inviata che
ripete tre volte la sua introduzione, dopo aver notato che le immagini
si erano fermate e che quindi la farsa della diretta era saltata.
Oltretutto, si nota benissimo che i video disponibili sui fatti di
Piazza Colonna sono almeno sei o sette! Ripetiamo: anche questa non è
una diretta, se confrontata con l'ora indicata (le 11:30) da uno dei Carabinieri che soccorrono Giangrande a terra in una pozza di sangue. Già... il sangue.
Osserviamo le chiare incongruenze presenti negli scatti pubblicati in Rete e sui media nazionali.
Stando
alla versione ufficiale l'attentatore, Luigi Preiti, ha sparato al
Carabiniere Giuseppe Giangrande da distanza ravvicinata (meno di mezzo
metro), puntando l'arma alla testa del multare, mentre questo si trovava
in piedi di fronte a lui in prossimità della garitta. In tale frangente
le anomalie sono tante, ma ne elenchiamo solo alcune.
a) L'agente ferito al collo, sul lato sinistro, è stato colpito mentre
era in piedi, di conseguenza la linea di sangue sarebbe dovuta colare
verso il petto. Nelle foto il rivolo scende solo a lato del collo.
b) Nelle sequenze trasmesse da RAI News 24 si intravvede chiaramente il
volto di Giangrande, senza sangue, mentre a fianco della sua mano destra
si scorge un cilindro, dal quale scorre un liquido rosso.
c) Normalmente in una ferita al collo il sangue schizza copiosamente, ma
non si vedono tracce di sangue sulla divisa né sotto al mento ed
intorno al collo del Giangrande.
d) Non ci sono tracce di polvere da sparo, tipiche delle ferite subite
da distanza ravvicinata ed inoltre il foro di entrata è minuscolo ed
incompatibile con quello procurato da un calibro 7,65 da distanza
ravvicinata.
e) Il militare a terra si trova a circa dieci metri di distanza dalla
posizione in cui si trovava, secondo la versione ufficiale, quando è
stato colpito dal Preiti.
f) Il bollettino medico diramato dai chirurghi che avrebbero operato
d'urgenza il Giangrande menziona un proiettile che, entrando dal lato sx
del collo, si è poi conficcato nella scapola, passando attraverso la
colonna vertebrale. Ciò implicherebbe una traiettoria curvilinea nonché dall'alto verso il basso (una finestra...) e non ad altezza uomo!
g) I medici descrivono difficoltà respiratorie, ma il militare a terra, a
giudicare dalle foto e dalle seppur confuse riprese video, non appare
boccheggiante e non gli è stata procurata, dai soccorritori, alcuna
tracheotomia per aiutarlo a respirare. Se davvero il Giangrande avesse
subìto i danni dichiarati dai chirurghi, sarebbe comunque morto per
asfissia, in quelle condizioni, giacché, stando sempre alla versione
ufficiale, la prima ambulanza è sopraggiunta ben dieci (10) minuti dopo
il fatto.
h) A proposito delle ambulanze, non si comprende da dove provenissero le
sirene presenti nell'audio del servizio RAI, se, come dichiarato, i
primi soccorsi sono giunti diversi minuti dopo.
Tra l'altro tutti gli agenti intorno al Giangrande sembrano più voler
oscurare la vista a cameramen e fotografi non autorizzati a riprendere
la fiction, piuttosto che agire per soccorrere il loro collega. In
effetti in nessun fotogramma si scorge un paramedico intorno al
Carabiniere apparentemente ferito e disteso a terra. Uno degli agenti in
borghese sembra operare con una flebo, ma questa, dalle foto
successive, rilasciate a giornali ed emittenti televisive, non risulta
inserita in un braccio ed anzi, durante le riprese del TGCOM, l'uomo in
borghese alza per un attimo il flacone (ad uso delle telecamere), poi,
pochi istanti dopo, coperto dai colleghi, lo riappoggia a terra.
Ovviamente nessuna flebo può operare correttamente se non posta in alto e
soprattutto se questa non ha l'ago presente in vena!
Inoltre... dove sono il militare ferito ad una gamba e la donna incinta?
Nessuna sequenza video o fotografia ne mostra la presenza sulla scena
del delitto... o meglio... sul set cinematografico.
Occupiamoci
ora dell'attentatore. Costui arriva in Piazza Colonna in giacca e
cravatta, con abito firmato e scarpe da 150 euro. Ha l'aspetto ben
curato e non sembra di certo un muratore disoccupato da tempo. Sembra un
sicario, piuttosto che un povero disperato. L'attentatore voleva
colpire i politici, tuttavia nessun politico era presente al momento
della sparatoria. Al Preiti sarebbe bastato attendere una manciata di
minuti ed avrebbe potuto perpetrare una strage di parassiti, invece...
Passiamo in rassegna alcuni punti degni di nota.
1) L'attentatore "squilibrato" presenta capelli corti semi rasati: è il
classico taglio delle forze dell'ordine o dei militari. Inoltre è
perfettamente sbarbato.
2) Il completo che indossa il Preiti è identico a quelli usati dagli addetti alla sicurezza delle sedi istituzionali.
3) Dalle sequenze di RAINews 24, l’uomo si intravede già dai primi
momenti dietro le transenne ed in pochi istanti appare placcato ed
atterrato. Strano, visto che la versione ufficiale lo colloca a poca
distanza dalla garitta, ma dall'altra parte della piazzetta a circa 6
metri dalla camionetta e dalle barriere. Un qualsiasi deficiente che
volesse scappare dopo aver sparato, non si getterebbe tra le braccia dei
Carabinieri, scavalcando le transenne di protezione ed infilandosi tra
queste ed il blindato dei militari.
4) La pistola ed il caricatore dell'attentatore sono state posate a terra con precisione (si veda la foto
del quotidiano “La Repubblica”), nonostante nessuno potesse toccare
l'arma prima dell'arrivo della polizia scientifica e l'attentatore,
lasciandole cadere a terra, non avrebbe mai potuto allineare pistola e
caricatore cosi vicini tra loro. Inoltre la Beretta 7,65, una volta
esplosi tutti i colpi si blocca e rimane come nella foto sopra.
5) Il Preiti, immortalato nelle fotografie, mentre esce dalla questura,
pur essendo stato ferito al capo durante la colluttazione con gli
agenti, non ha alcuna ferita né tumefazione né cerotto o benda sulla
testa.
6) Il giallo della punta di trapano che il Preiti aveva in una borsa.
Oltre ai proiettili (una cinquantina) che l’attentatore portava con sé,
gli inquirenti hanno trovato - così viene riportato - nella sua borsa
anche la punta di trapano: a che cosa serviva? Perché l’ha portata con
sé? La prima ipotesi è che abbia adoperato l’utensile per cancellare il
numero di matricola dalla pistola che ha usato per sparare ai due
Carabinieri. Il fatto è che il Preiti ha riferito ai magistrati di aver
acquistato l’arma già con la matricola abrasa, al mercato clandestino di
Genova, quattro anni addietro.
7) Poco chiara è anche la ricostruzione degli spostamenti del Preiti.
L’attentatore sarebbe partito da Gioia Tauro alle 9.35 di sabato.
All’altezza di Praia a Mare la Polizia ferroviaria gli chiede una
verifica dei documenti. È un controllo di routine, l’uomo non si
scompone. Ha probabilmente l’arma nella borsa, però non ha precedenti
penali ed è difficile che possa subire una perquisizione. Arriva alla
stazione Termini alle 15.00. Poco dopo entra all’Hotel Concorde, appena
dietro piazza dei Cinquecento. Prende l’ultima stanza disponibile. Esce
dopo poco. Racconta il portiere dell’albergo: “È uscito verso le 17.00.
Tra le 18.00 e le 19.00 è entrato nella stanza, senza uscirne più”.
8) Quando viene fermato dopo la sparatoria, il Preiti ha con sé una
borsa. Dentro, oltre alla punta del trapano, viene trovata una cartina
di Roma, segnata in più punti, non solo su Palazzo Chigi dove ha appena
compiuto il suo folle gesto. Il dubbio è il seguente: è stato lui a
segnare la cartina, indicando il percorso che l’avrebbe condotto fino a
Palazzo Chigi, o qualcuno l’ha fatto per lui? Infatti non è ancora
perspicuo come abbia agito il Preiti nel lasso di tempo che intercorre
tra l’uscita dall’albergo e la sparatoria.
9) I vestiti. Il Preiti indossa un abito identico a quelli portati dagli
addetti alla sicurezza di Palazzo Chigi e delle altri sedi
istituzionali della politica. E’ un elemento che spinge a pensare che
l’attentatore non abbia affatto agito d’impeto, perché disperato. La sua
azione è stata meditata, lucida, organizzata. Senza contare che il
Preiti, secondo la versione ufficiale, ha sparato con precisione
millimetrica, cercando di colpire dove i Carabinieri non erano protetti
dal giubbotto antiproiettile.
10) Sempre dalle sequenze RAI si scorge il Giangrande distendersi a
terra, (più che stramazzare) a dieci metri dal blindato dei Carabinieri,
dietro le transenne e distante almeno sette metri dal punto dove,
secondo la versione ufficiale, sarebbe stato colpito dal Preiti.
Riassumendo,
dal momento dell'unico sparo udito nelle riprese RAI, si vedono due o
tre militari chinarsi con calma a terra, di fronte al furgone blindato e
dietro le barriere, insieme con il presunto attentatore, già a terra.
Contemporaneamente, dal lato opposto, il Carabiniere Giuseppe Giangrande
si adagia sul selciato, sempre dietro le transenne di protezione. La
posizione dei protagonisti di questa messa in scena è del tutto
incongruente con le dichiarazioni di media ed istituzioni
e già solo questo aspetto metterebbe in seria discussione l'autenticità
di quanto verificatosi, ma l'enorme mole di dati sin qui raccolti,
senza nemmeno approfondirli tutti, dimostra chiaramente che siamo al
cospetto di un false flag in piena regola, attuato con la piena
collaborazione e complicità di mezzi di comunicazione, sanitari,
magistratura inquirente etc. Non è un caso se, come negli episodi del
9-11-2001, i testimoni oculari sentiti sono quasi sempre giornalisti.
E' alquanto curioso il fatto che la nota enciclopedia Wikipedia, dopo
aver, in un primo momento, creato una pagina ad hoc per raccontare la
versione del regime, ora abbia sottoposto a blocco quella stessa pagina,
rimuovendo inoltre tutto il precedente contenuto e non rendendolo
disponibile nemmeno attraverso la cache di Google. Chi ha la coscienza
sporca e perché?
Infine qualche indizio “esoterico”. Il presunto attentatore è originario di Rosarno. La firma dei Rosacroce deviati?
L'ex moglie di Luigi Preiti si chiama Ivana Dan. Dan è un raro cognome di origine ebraica
e si richiama ad una delle tribù perdute d'Israele, di solito evocata
in riti ed in trame occulte. Il figlio di Preiti e della consorte... ha
undici (11) anni. Il numero 11 è, per gli "illuminati", il numero
dell'inganno, ricorrente in auto-attentati nel mondo.
La giornalista conduttrice al TG2: "Il governo si è appena insediato con pieni poteri di sparatoria". Un lapsus freudiano di grande importanza.
I tre filmati in esame sono visionabili qui, qui e qui. Se per qualche motivo non riusciste a visionare i filmati in esame, è possibile accedere a questa pagina, nella quale i tre video sono riuniti assieme.
Rosario Marcianò - TUTTI I DIRITTI RISERVATI
http://straker-61.blogspot.it/2013/05/attentato-davanti-palazzo-chigi-un.html
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