Gli shock e la paura sono da molto tempo impiegati per far digerire
ai cittadini misure altamente impopolari.
La paura e il terrore sono
ottime armi mentali per piegare le persone. Il panico ci fa perdere di
lucidità e reagire spesso in maniera assurda.
C'è uno video in rete di un esperimento fatto con dei topi in una
gabbia alla quale viene fornita una scossa elettrica, sul fondo. Se
nella gabbia c'è un solo topo, questo cerca disperatamente di uscire, di
fuggire. Se però nella gabbia viene messo un altro topo, al passaggio
della scarica elettrica, i topolini non cercano di fuggire, ma
cominciano ad attaccarsi l'un l'altro. Questo è quello che il sistema fa
con noi. Ci tiene divisi, così passiamo il tempo a litigare e ad
azzannarci reciprocamente, mentre il sistema impone provvedimenti
letali, che subiamo tutti.
A proposito di provvedimenti letali, voglio qui riproporre la
situazione greca in ambito sanitario.
Per le analisi e le visite per
patologie anche rilevanti, la popolazione deve pagare il 25% del costo
della prestazione o del servizio. Alcuni accertamenti addirittura sono
integralmente a carico del paziente. Ad esempio, se una persona anziana
cade e si rompe il femore, dovrà sostenere l'intero costo dei raggi
necessari ad accertare la frattura ossea. Una sorte simile è toccata
anche alle analisi del sangue e alle patologie croniche, come asma e
diabete, per le quali da un contributo (ticket) del 10% si è rapidamente
passati a un 25% del costo a carico del malato.
Il nuovo pacchetto di
misure imposte dalla troika poche settimane fa in Grecia prevede inoltre
che i cittadini paghino di più di tasca propria per ospedalizzazione,
farmaci e persino prescrizioni.
Il decreto legge approvato in Parlamento
introduce un ticket di 25 euro a carico del paziente per l'ammissione
in un ospedale statale a partire dal 2014 ed il pagamento di un euro in
più per ogni prescrizione rilasciata dal sistema sanitario nazionale.
E
già oggi ci sono oltre un milione e duecentomila greci (su un totale di
circa 11 milioni di abitanti) che non possono più permettersi di pagare
le cure e che quindi fanno lunghe code per essere assistiti dalle
Organizzazioni Non Governative.
Perché ho voluto portare questo esempio greco? Semplice. Monti ha
recentemente dichiarato che "La sostenibilità futura dei sistemi
sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri potrebbe non
essere garantita se non si individueranno nuove modalità di
finanziamento per servizi e prestazioni”.
Capito bene?
Sono sue testuali
parole: "La sostenibilità futura del Servizio sanitario nazionale
potrebbe non essere garantita".
E a poco è valso il comunicato ufficiale
di Palazzo Chigi, per smussare gli angoli: "Contrariamente a quanto
riportato dai media, il Presidente ha voluto attirare l'attenzione sulle
sfide cui devono far fronte i sistemi sanitari per contrastare
l'impatto della crisi.” o ancora: “Il Presidente non ha messo in
questione il finanziamento pubblico del sistema sanitario nazionale,
bensì, riferendosi alla sostenibilità futura, ha posto l'interrogativo
sull'opportunità di affiancare al finanziamento a carico della fiscalità
generale forme di finanziamento integrativo.”
E cioè? Nuove forme di
finanziamento integrativo, cosa significa? Nuove tasse? Sanità a
pagamento? Assicurazione per poter accedere alle cure mediche? Passaggio
di mano ai privati per le cure più “redditizie”?
Non è dato sapere.
Ma quel che sarebbe giusto sapessimo è che non si tratta per
l'ennesima volta di un provvedimento partorito da una mente italica. Eh
sì, anche questa volta il concepimento dell'idea non è avvenuto nel
nostro paese; proprio come per l'innalzamento dell'età pensionabile, le
privatizzazioni, l'aumento dell'IVA e l'introduzione del pareggio di
bilancio (qualche libero economista preferisce la definizione
“equilibrio di bilancio”, quasi come se facesse meno male... ma tanto la
sostanza non cambia).
Già nella primavera del 2011, infatti, il Fondo
Monetario Internazionale avvertiva dei rischi relativi ai costi per la
salute nelle cosiddette “economie avanzate”.
Aggiungendo: “Una maggiore
competitività fra le compagnie di assicurazione potrebbe essere una
proposta, anche se non l'unica. Bisognerebbe aumentare l'efficienza del
management pubblico e fissare dei limiti di budget.” Mi sa che questa
l'abbiamo già sentita...
Pochi mesi fa, ad aprile, il FMI ha pubblicato la propria posizione
sull'argomento, indicando che “la riforma dei sistemi sanitari dovrebbe
essere fra le principali priorità dei governi che sono già alle prese
con i tagli del debito”.
Sul documento dell'FMI si legge inoltre che “in
molti paesi, il settore privato gioca un ruolo fondamentale nella
salute, ricoprendo l'intero spettro dei servizi di cura, come ospedali,
cure primarie e farmaci.”.
Ma non basta... dal momento che il Fondo
sostiene anche che “se un paese opta per un approccio più egualitario
per quanto riguarda la sanità, garantendo un pieno accesso alle cure per
tutti, indipendentemente dallo stato economico e sociale, allora il
governo dovrà affrontare maggiori sforzi.... e in questo caso le
assicurazioni private non garantiscono un ruolo efficace".
Quindi, quando sentiamo Monti parlare della non sostenibilità
dell'attuale sistema sanitario italiano, sappiamo chi c'è dietro.
In
sostanza, l'avvoltoio è un pappagallo. Sì, un pappagallo che ripete ciò
che arriva dal Fondo Monetario Internazionale. Ne siamo consapevoli.
E
quando conosciamo una cosa, non dobbiamo temerla. E' il sistema, questo
sistema, che deve temere noi!
Monia Benini
http://www.testelibere.it/blog/chi-decide-sulla-nostra-salute
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