- G.C.- -6 maggio 2013- In questi giorni si parla molto dell'imminente scioglimento dell'Arma dei carabinieri
e sono in tanti a domandarsi dove potranno finire dunque tutti coloro
che hanno dedicato la propria vita alla forza militare italiana.
Ebbene,
la risposta è: polizia o Eurogendfor.
La Polizia non ha certo bisogno di presentazioni. La seconda, invece, sì, se non altro per il silenzio che su essa regna.
L'Eurogendfor altro non è che l'European Gendarmerie Force, una sorta di esercito sovranazionale dotato di poteri straordinari, formato da 800 militari sempre pronti a intervenire in ogni luogo del pianeta e una riserva di di circa 2000 uomini attivabili entro trenta giorni.
Questa gendarmeria nacque nel 2004 su iniziativa di cinque Paesi Membri dell'Ue: Francia, Italia, Portogallo, Spagna e Paesi Bassi.
Proprio quelli che, il 18 ottobre 2007 , firmarono a Noordwijk il
Trattato di Velsen, il quale, formato da appena 42 articoli, ne
disciplina compiti e poteri. Nel 2008, poi, ai cinque stati “padri” si
aggiunse anche la Romania.
L'Egf, che ha sede a Vicenza, presso la caserma Chinotto, è a disposizione dell'Unione Europea, della Nato, dell'Onu e dell'Ocse, eppure non risponde a nessuno di essi, ma solo al Cimin (Comitato
Interministeriale di Alto Livello), ossia a quel gruppo di ufficiali e
rappresentanti del Ministero Esteri e Ministero Difesa.
Rapidamente
schierabile, composta da forze di polizia con status militare,
interviene in scenari di crisi per riportare l'ordine pubblico.
Dalla sua nascita, ha -ufficialmente- operato in almeno tre scenari: in Bosnia Erzegovina dal 2007 al 2010, nell'ambito della Missione Eufo "Althea"; ad Haiti, nel 2010, a seguito del terremoto, rispondendo alla richiesta dell'Onu; in Afghanistan,
sotto l'egida della Nato, dove tutt'ora addestra la Polizia locale.
Eppure non sono in pochi a ritenere che sia stata schierata anche in
altre località e contesti, come in Grecia durante le rivolte anti-austerity.
La cosa più preoccupante in assoluto di questa milizia, attualmente posta sotto il comando del colonello olandese Cornelis Kuijs, è la sua totale autonomia. L'Eurogendfor, infatti, non deve rispondere né ai Parlamenti
delle nazioni che l'hanno creata, né, tanto meno, a quello europeo di
Strasburgo. Soprattutto, parrebbe che i membri dell'Efg possano godere
di una “totale immunità giudiziaria”.
Nel Trattato di Velsen, il documento firmato dai
ministri dei paesi che l'hanno costituita, si possono trovare infatti
elencati i diversi “super poteri” che questa milizia europea si è vista
riconoscere. Nell'articolo 21, per esempio, si cita l'inviolabilità dei locali, degli edifici e degli archivi della gendarmeria.
In quello successivo, ecco comparire l'immunità delle proprietà e dei capitali dell'Egf da provvedimenti esecutivi dell’autorità giudiziaria dei singoli Stati. E ancora: l'articolo 23 prevede che tutte le comunicazioni degli ufficiali della forza in questione non possano essere intercettate da nessuna autorità giudiziaria, mentre il ventinovesimo, il più illuminante di tutti, spiega come il personale EGF non
possa essere soggetto a “procedimenti di esecuzione di giudizi a loro
carico relativi a situazioni derivanti dallo svolgimento dei loro
compiti ufficiali emessi dello Stato ospite o di destinazione.”
Una carta bianca che permette ai super militari di far quello che
preferiscono, appena mitigata dall'articolo 13, che sottolinea come il
personale EGF debba "rispettare la legge in vigore nel
Paese ospite o nel Paese di destinazione”. Inoltre, nell'articolo 28 del
Trattato si chiarisce che i paesi aderenti rinunciano a chiedere indennizzi per eventuali danni procurati dalla milizia.
Una lunga serie di protezioni, dunque, che, assieme al silenzio che
regna su di essa, andrebbe a coprire la forza di polizia internazionale,
la quale può operare in tutte le fasi di gestione di una crisi: quella
iniziale, “attraverso la stabilizzazione e il ripristino delle
condizioni di ordine, sicurezza pubblica, sostituendo o rafforzando le
forze di polizia locali deboli o inesistenti”; quella di
transizione, “continuando a svolgere la sua missione come parte della
componente militare, facilitando il coordinamento e la cooperazione con
unità di polizia locali o internazionali”; e nel disimpegno, “agevolando
il trasferimento delle responsabilità dai militari alla catena di
comando civile.”
Il Trattato di Velsen, inoltre, affida ad Eurogendfor una serie di
impegni e compiti che sollevano numerose incognite. Oltre al garantire
la pubblica sicurezza e svolgere attività di polizia giudiziaria, l'Egf
può controllare, sostituirsi o istruire le polizie locali, dirigere la pubblica sorveglianza, operare alle frontiere, acquisire ogni genere di informazione e, infine, svolgere operazioni d'intelligence.
Ed è proprio quest'ultimo punto, quello che preoccupa i più: una
superforza che tutto può, con la benedizione di stati e organizzazioni,
una struttura militare sovranazionale in grado di operare in qualsiasi
angolo del globo senza dover render conto a nessuno, che si configura
anche come organo di spionaggio interno ed esterno. In
poche parole, una bomba innescata in mano ai potenti, i quali, secondo
alcuni, l'avrebbero già utilizzata a proprio piacimento per placare
proteste e rivolte.
E' il caso, appunto, della Grecia. In questa
direzione, non sono in pochi a domandarsi quanto tempo debba trascorrere
prima che i supermilitari intervengano anche in Italia,
considerata la crisi sia governativa che finanziaria in cui il nostro
paese riversa e che lo spinge perennemente sull'orlo del baratro. Oltre
il quale, ci sono pochi dubbi, ci attendono i manganelli dell'Egf.
http://www.articolotre.com/2013/05/eurogendfor-la-super-polizia-europea-su-cui-regna-lomerta/167045
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