Girando per la rete e per i social network
capita sempre più spesso di imbattersi in visioni radicalmente opposte
nei confronti della diffusione di contenuti spirituali. E fin qui nulla
di strano, la molteplicità di punti di vista è in generale sintomo di
libero pensiero; il problema è che purtroppo sovente i sostenitori di
queste opposte interpretazioni, invece di dialogare, si barricano dietro
posizioni intransigenti - quando non integraliste - che in primo luogo
fanno torto esattamente a quanto essi pretendono di difendere: lo
Spirito.
Già, perché
ciascuno reclama di essere nel giusto e considera l’altro un avversario,
un traditore, un mistificatore. Un po’ come la Chiesa che, bruciando
eretici o organizzando crociate e pogrom pretendeva di realizzare sulla
terra la parola di un Dio d’amore. Così – a voler sintetizzare - ci
troviamo stretti tra due visioni contrapposte; quella che chiameremo dei
‘custodi’ e quella dei ‘divulgatori’ di contenuti spirituali. I primi
impegnati nella difesa a spada tratta del fortino della conoscenza
spirituale destinata a pochi e scelti fruitori, i secondi dediti alla
diffusione - a volte compulsiva - di contenuti di ogni genere. Cosa c’è
di buono in queste due posizioni, ma soprattutto, è possibile trovare un
modo di farle convivere?Prima di tutto bisogna fare un po’ di chiarezza
sul concetto stesso di contenuto spirituale e di diffusione del
medesimo.
LA COMUNICAZIONE DI CONTENUTI SPIRITUALI
Vediamo
come si è evoluta nel tempo la comunicazione di contenuti spirituali,
tanto per capire meglio come siamo arrivati dove ci troviamo oggi. Nel
mondo antico la diffusione delle tradizioni intellettuali e spirituali
era esclusivamente orale; avveniva rigorosamente tra Maestro e discepolo
e solo quando quest’ultimo si era dimostrato capace di accoglierne – e
sopportarne – il significato. Nella Grecia antica, ad esempio, era
piuttosto comune sapere a memoria tutta l’Iliade omerica. La memoria
veniva dunque sviluppata sino a livelli oggi del tutto inimmaginabili.
Le autentiche tradizioni spirituali venivano coltivate e serbate presso
le sedi dei Misteri. Misteri orfici, eleusini, dionisiaci, di
Samotracia, etc.
Nelle
scuole dei Misteri era fatto divieto assoluto di diffondere le verità
che si venivano a conoscere nel discepolato occulto. Di questa tendenza
rimangono ancora oggi tracce ad esempio nelle fratellanze massoniche,
con la differenza sostanziale che determinate conoscenze - che un tempo
dovevano trasformarsi in evoluzione morale - oggi vengono messe al
servizio del tornaconto del singolo e della confraternita. Nelle età
successive s’iniziò a scrivere dei testi, che però erano in qualche modo
‘criptati’, in modo da alludere a certe verità solo allegoricamente,
verità che potevano pertanto venir realmente comprese solo da chi
conosceva le esperienze spirituali cui tali fatti o Entità facevano
riferimento. Nessuna verità inoltre poteva venir trasmessa al discepolo
se questo non possedeva un livello morale tale da poter accogliere e
utilizzare in modo adeguato tale verità. Questo era l’elemento
caratterizzante del rapporto tra verità e sua comunicazione.
Con
il fiorire della filosofia in Grecia gli echi di quanto si svolgeva nei
Misteri cominciarono a venir fissati nella parola scritta. Iniziavano a
sorgere descrizioni scritte delle esperienze del dopo-morte o dei
segreti di come gli Esseri spirituali tessevano e guidavano la
dimensione fisica. I greci indicarono nel secondo Dionysos – nato dal
cuore del primo Dionysos fatto a pezzi dai Titani - l’iniziatore di una
più ampia diffusione di certe conoscenze; Dionysos che dalla Grecia
viaggia in Arabia, in Egitto, fino in India, portando i segreti delle
scienze, dell’agricoltura, della cultura. Più tardi Platone incarnò
l’esperienza dionisiaca in un tempo in cui i Misteri iniziavano a non
essere più disponibili per l’umanità, trasformando in pensieri – poi
trascritti – quelle esperienze spirituali dirette che non potevano più
essere vissute nel mondo antico. Ma la prima vera sistematizzazione
delle comunicazioni spirituali venne realizzata da un discepolo
dell’apostolo Paolo, Dionigi l’Areopagita; essa, tuttavia, fu messa per
iscritto solo nel sesto secolo dopo Cristo. Dionigi originariamente era
vissuto ad Atene ed era stato iniziato da Paolo, dal quale aveva
ricevuto l’incarico di descrivere le Gerarchie spirituali e di
comunicare queste conoscenze a un certo numero di Iniziati.
Com’è cambiato da allora il rapporto con la conoscenza spirituale?
Prima
con gli amanuensi che copiavano a mano i testi sacri o sapienziali e,
più recentemente, con l’introduzione della stampa, un numero sempre
maggiore di persone ha avuto accesso a certi contenuti, che hanno
iniziato a perdere sempre di più quella sorta di ‘crittografia’ che ne
proteggeva il significato più profondo. Gradualmente, nel corso dei
secoli, non è stato più il livello morale della persona che riceve
determinate comunicazioni a fare la differenza. Erano le comunicazioni
stesse a dover possedere in sé la forza di far emergere l’elemento
morale dalla loro verità. A differenza della scienza della materia, per
la quale è del tutto indifferente la dicotomia buono/cattivo, la
conoscenza spirituale ha come obiettivo quello di far emergere
l’elemento morale in chi la riceve. Con la Teosofia e soprattutto con
l’Antroposofia di Rudolf Steiner la conoscenza spirituale più esoterica
ha iniziato a diffondersi liberamente nel mondo occidentale, apportando
progressivamente delle sottili trasformazioni nel modo di pensare di
schiere sempre più larghe di persone.
Rudolf Steiner rappresenta
un punto di svolta radicale in questa trasformazione: non solo la
qualità delle comunicazioni diviene estremamente esoterica, ma la
diffusione quantitativa diventa un elemento determinante.
I NUOVI MISTERI
È,
infatti, proprio Rudolf Steiner, nel secolo scorso, a indicare
apertamente questo radicale cambio di programma: non più celata nelle
Scuole dei Misteri, la conoscenza spirituale deve circolare liberamente.
Rispetto all’evoluzione dell’umanità moderna le conoscenze spirituali
non devono più rimanere segrete perché, in tal caso, diversamente dal
passato, diverrebbero un ostacolo allo sviluppo dell’umanità.
“Diffondere la scienza spirituale - scriveRudolf Steiner sulla rivista Luzifer-Gnosis – è un’esigenza. La diffusione dell’insegnamento occulto scientifico-spirituale è oggi necessaria per promuovere il progresso dell'umanità. E
quelle persone che lo comprendono e ne sono capaci devono contribuire a
tale diffusione con il loro apporto. Essi devono vedere questo come un
compito imposto dalle caratteristiche di questo tempo. Se all’interno di
una comunità scientifico-spirituale la maggioranza dei membri fosse
contraria a provvedere conoscenze scientifico-spirituali occulte, si
renderebbe necessario cercare altri mezzi per renderle accessibili ai
contemporanei”. (Rudolf Steiner, Luzifer-Gnosis, 1906/1907, Nr. 32-34)
Dunque
sembra che la cosa sia chiarissima: cadute le proibizioni e i divieti
delle Scuole esoteriche antiche, tutto dev’essere a disposizione di chi
cerca un Sentiero di conoscenza.
D’accordo per libri e articoli, ma conferenze e comunicazioni più riservate?
Anche quelle.
Era il 1923 e Steiner disse: "Questi
cicli [di conferenze] sono dapprima apparsi quando si credeva di
poterli conservare in una certa cerchia di persone: essi sono stati
pubblicati per gli appartenenti alla Società Antroposofica. (…) sorse
per me già da anni, vorrei dire, la domanda: che cosa si deve veramente
fare con i cicli? E oggi non c’è nessun’altra possibilità che quella di
elevare quel muro di confine, che finora si voleva elevare fisicamente, e
che dappertutto è stato sfondato, di elevarlo moralmente. […] I cicli devono quindi nel futuro essere venduti al pubblico, tutti, senza eccezioni, proprio come altri libri." (Rudolf Steiner, Il Convegno di Natale, Dornach 1924)
Ma,
si potrebbe obiettare, ci sono comunque vincoli legali relativi a
diritti di proprietà quando certe opere siano già state pubblicate.
È ancora Steiner a venirci in aiuto con alcune parole pronunciate a Stoccarda nel 1919:
Riguardo
alla proprietà intellettuale, vedete, la gente la pensa ancora un po’
in maniera sana. […] Perché uno amministra la sua cosiddetta proprietà
intellettuale? Per il semplice fatto che è lui a crearla. Il fatto di
crearla dimostra che dispone in quel campo di talenti migliori degli
altri. Fino a quando disporrà di questi talenti migliori, sarà in grado
di amministrare per il bene di tutti il suo patrimonio spirituale. Ora
gli uomini hanno finalmente capito che questa proprietà intellettuale
non è ereditabile all’infinito; trent’anni dopo la morte dell’individuo
il suo patrimonio spirituale appartiene all’umanità intera. Una
volta trascorsi trent’anni dalla mia morte chiunque potrà stampare
tutto ciò che io ho prodotto, lo si potrà utilizzare come si vuole, ed è giusto così...
...L’unica
cosa che giustifica l’amministrazione di un certo patrimonio spirituale
è che, essendo in grado di produrlo, si è anche dotati di talenti
migliori". (Rudolf Steiner, Il coraggio della libertà nella vita sociale - Stoccarda 25 aprile 1919)
Neppure i diritti d’autore sembrano dunque costituire un argine alla diffusione di contenuti esoterici.
Tuttavia,
come si diceva all’inizio di queste considerazioni, ci avvediamo che i
‘custodi’ si oppongono strenuamente a tali evidenti indicazioni. E con
le motivazioni più varie, che vanno dalla difesa dei contenuti stessi
alla difesa delle persone che vi accederebbero impreparate.
Un’opposizione comunque – nella maggior parte dei casi – in piena buona fede.
TESEO E IL LABIRINTO
Di
fronte alle comunicazioni spirituali – sembrerebbero ammonirci i
‘custodi’ - siamo come Teseo di fronte al Labirinto. L’unica speranza di
salvarci dal Minotauro della ‘conoscenza annientatrice’ è di possedere
un filo di Arianna in grado di non farci fulminare dalle esperienze
spirituali, consentendoci al tempo stesso di ritornare alla nostra
esistenza terrestre senza danni.
E quale può essere il filo di Arianna in grado di proteggerci e di non farci perdere il contatto con la Terra?
Nella
nostra epoca – ci dice Steiner - il filo di Arianna sono proprio quei
concetti che noi ci facciamo sul Mondo spirituale nel nostro animo. Sono
le conoscenze spirituali che ci vengono offerte dalla Scienza dello
Spirito affinché noi possiamo penetrare con sicurezza nei Mondi
spirituali. Le conoscenze spirituali sono dunque ciò che può difenderci
da ogni confusione o smarrimento che ci può afferrare entrando
impreparati nel Mondo spirituale.
E allora? Se è proprio la
conoscenza spirituale diffusa da iniziati come Rudolf Steiner o come
Massimo Scaligero a salvarci, a cosa si oppongono i ‘custodi’?
Se
sono le nostre letture, le nostre raffigurazioni del Mondo spirituale
durante la vita, che ci permettono di raccapezzarci nel corso delle
nostre esperienze spirituali senza smarrire la strada della ragione e
della coscienza?
Eppure c’è qualcosa di vero anche nei caveat dei ‘custodi’.
Forse non tanto sul trasmettere le comunicazioni ma sul come trasmetterle.
BULIMIA SPIRITUALE
Mi spiego.
La
diffusione del web e il facile accesso a una molteplicità sempre più
imponente di fonti ha sovente come effetto una vera e propria ricerca
compulsiva da parte di tutti coloro che - insoddisfatti o sfiduciati dal
modo esteriore o materialista o semplicemente da come i media
interpretano il mondo - ripongono nel web le proprie speranze di
crescita interiore. Il problema non è questa ingenuità – che il
proseguimento del sentiero può certamente correggere - ma il modo con
cui molti si ‘gettano’ nella rete. Seguono tutto di tutto, dallo Yoga
allo Zen, dal Sufismo all’Antroposofia, troppo di tutto. Dal momento in
cui scoprono che esiste qualcosa oltre il consueto orizzonte, con
l’entusiasmo dei neofiti iniziano a caricare e scaricare di tutto:
messaggi, fotografie, libri, testi, canti, citazioni, prendendo parte a
discussioni su blog e forum, corsi iniziatici, chattando all’infinito.
Siamo di fronte ad una nuova patologia: la bulimia spirituale.
La
cosa è particolarmente evidente nei social network che, per loro stessa
struttura, sono superficiali, aforismatici, continuamente mutevoli.
Dal
digiuno – o anoressia – spirituale si passa, senza soluzione di
continuità, alla bulimia. E come accade nella bulimia fisica, anche per
quella spirituale, quando la si contrae ci si ingozza di tutto, senza
distinguere tra cibo sano e junk food.
E, come nella bulimia
fisica non assimiliamo quanto ingurgitiamo, ma lo espelliamo, così
quanto leggiamo avidamente esce altrettanto rapidamente di come entra.
Leggiamo decine di libri, migliaia di conferenze, assistiamo a infiniti
dibattiti ma con un’ansia compulsiva, di accumulare sempre più
conoscenze, sempre più nozioni.
Rigorosamente di seconda o terza mano.
Tutto
questo raramente ci stimola a chiudere il libro o la conferenza di
turno per approfondire i contenuti facendoli diventare un’esperienza e
non una nozione ma c’è di peggio.
Come ci ammonisce Steiner: Se
[le cose] vengono descritte solo teoreticamente, allora questo è del
tutto insensato, perché porta a nient’altro se non ad appropriarsi dei
contenuti spirituali come fossero ricette di un libro di cucina. La
differenza tra i testi di Scienza dello Spirito e gli altri libri non
consiste nel fatto che essa tratta di cose diverse, ma soprattutto nel
come esse vengono portate alle persone. Da questo potrete comprendere
che alla base delle opere scientifico-spirituali deve esserci il fatto
che in esse le cose vengano tratte da determinate profondità, e che,
come è compito del nostro tempo, i processi di pensiero da esse
stimolati a loro volta possano infiammare i sentimenti. (Rudolf Steiner, Vienna 23 Marzo 1910)
Intendo
dire che la bulimia spirituale – vera e propria patologia compulsiva –
in molti casi fornisce a chi ne è affetto un alibi per sentirsi
‘spiritualmente a posto’, anzi a scambiare l’attività divulgativa e
partecipativa per attività spirituale. L’autoreferenzialità di tale
attività diviene a sua volta un doppio mostruoso dell’Io, in cui vediamo
in realtà lo specchio deformato di come il nostro ego viene percepito
dagli altri. Cerchiamo conferme esteriori invece di trovarle
interiormente, ci nutriamo di plausi esteriori per mettere a tacere il
rombo della nostra anima che ci inciterebbe a leggere magari una frase
per farla diventare ‘carne e sangue’ invece che mille libri senza
fermarci a viverne il significato, non in assoluto, ma per noi.
LA VITA REALE
Allo
stesso modo tutto diviene frenetico anche nella vita reale, che sempre
più tende ad assomigliare – e non viceversa come dovrebbe essere – a
quella virtuale.
Una recente ricerca realizzata da CiscoSystems, rivela come “una giornata online duri 36 ore”. Vale a dire che “calcolando le operazioni compiute simultaneamente, il tempo della Rete risulta sensibilmente più lungo di quello reale”.
E se in termini di tempo la nostra giornata viene moltiplicata per due o
per tre, a livello di notizie e di conoscenze cui attingere, il
moltiplicatore diventa esponenziale. Ma se per poter portare a termine
il lavoro – ammesso di avercelo il lavoro – ci volevano otto ore ed ora
grazie alla tecnologia ce ne mettiamo solo sei, il punto è: come
utilizziamo queste due ore che abbiamo risparmiato?
Se le usiamo
per migliorare la qualità della nostra vita, alimentando tutto ciò che
non sviluppiamo tramite la realtà virtuale, vale a dire i rapporti
umani, gli affetti, l’attenzione per Madre Terra, la meditazione e
l’impegno verso una reale crescita interiore, beh, allora abbiamo
meritato quel risparmio di tempo. Se, invece, crediamo che la
ipercineticità sia movimento lineare - mentre troppo spesso è solo
circolare - e ritorniamo sempre allo stesso punto senza prenderne
coscienza, assordandoci con le nostre attività pseudo-spirituali, allora
la nostra bulimia spirituale diviene un serio impedimento al nostro
cammino. Sia che leggiamo senza sosta o che diffondiamo contenuti a
raffica, ecco che la nostra bulimia cinetica ingoia tutto, è attivismo
più che attività, lettura compulsiva più che comprensione, ricerca di
visibilità più che partecipazione, alimentando una condizione di
malessere che prima o poi non può che presentarci il conto, in termini
fisici o psichici.
Sappiamo bene, infatti, che nessuna ‘ricetta’
esteriore preconfezionata può risolvere realmente la nostra condizione
di malessere. Non sperimentiamo la verità leggendola in un libro, così
come non proviamo la felicità se ce la descrive un saggio. Quello che
conta è l’esperienza personale, l’incessante e impervio sentiero verso
la trasformazione di se stessi; Sentiero, percorso, Guru, Via, sono mere
parole se non costituiscono lo stimolo, la scintilla per l’azione
interiore effettiva.
“Scienza dello
spirito non vuol dire mera acquisizione di conoscenze, scienza
spirituale implica un’educazione al più alto grado, un’auto-educazione
della nostra anima”. (Rudolf Steiner, Helsingfors, 3 Aprile 1912)
Potrebbe
bastare un solo libro, un solo pensiero per risvegliare in noi l’azione
magica che ci consente di lacerare il velo di Maya che ci occulta la
vera realtà. Invece la bulimia spirituale al massimo contagia solo la
parte emozionale-animica, trasformandosi in un’ingordigia di emozioni.
Questo produce un ulteriore danno; il fraintendimento tra il ‘sentire’
animico e lo sperimentare interiore che, per definizione, non può che
essere esperienza voluta coscientemente.
A
questo punto se, come abbiamo visto, sia ‘custodi’ che ‘divulgatori’
hanno la propria parte di verità, ora sta a noi trovare la nostra.
Piero Cammerinesi
http://www.liberopensare.com/articoli/item/465-tra-custodi-e-divulgatori-di-spiritualita
http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.8527
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