giovedì 19 settembre 2013

Figli del sangue reale

“Figli del sangue reale – I segreti della dinastia merovingia” è un saggio di Carlos Cagigal ed Alfredo Ros. Entrambi storiografi e spagnoli, gli autori, stimolati dalle leggende sul Graal e persino dalla frode congegnata da Plantard, cui si deve il Priorato di Sion, hanno deciso di indagare circa la sopravvivenza sino ai giorni nostri della stirpe merovingia.

L’esoterismo per la massa (Dan Brown e stanchi epigoni) trova non pochi riscontri nelle rigorose ricerche degli storici iberici che, consultata una mole impressionante di documenti medievali (fonti storiografiche, letterarie, alberi genealogici, monumenti…), hanno potuto stabilire una scomoda verità: la Chiesa di Roma congiurò per detronizzare i Merovingi e consegnare il trono dei Franchi ai Pipinidi. E’ quanto, in modo indipendente, affermiamo da anni.

Quali furono le ragioni dell’usurpazione? In breve, la dinastia merovingia davvero riteneva di discendere dal Messia di David: la Chiesa di Roma, fondata sulla bugia petrina, non poteva tollerare una concorrenza tanto prestigiosa. Era vitale per la sopravvivenza del papato e del suo illegittimo potere non solo esautorare i “re fannulloni”, ma soprattutto eliminare fisicamente tutti i loro discendenti. Non vi riuscì.

Sino a non molto tempo fa, si pensava che i Merovingi si fossero estinti nel 755 d.C., laddove altre casate medievali (i Guglielmidi, il lignaggio di Tolosa, quello di Trencavel) ne perpetuarono l’eredità genetica e spirituale. I discendenti dei Merovingi vivono ancora oggi in Francia, sebbene come anonimi cittadini che non intendono rivendicare alcuna corona.

Il Santo Graal è dunque il “sangue reale”, con buona pace di bigotti e di “storici” schifiltosi. Certo, i nostri autori non sembrano voler tirare le somme delle loro sorprendenti scoperte: non accennano al fatto che i Sicambri, uno fra i rami dei Franchi, erano (o asserivano orgogliosamente di essere) di ascendenza ebraica. Eppure questo è un tema cruciale che ci permetterebbe di gettare un po’ di luce persino sul motivo per cui Adolf Hitler, forse di origine giudea, perseguitò, fra gli altri, gli Ebrei.

Inoltre Cagigal e Ros non collegano l’usurpazione perpetrata dai Pipinidi alle condizioni attuali. Se, infatti, al giorno d’oggi persiste una fazione nefanda delle élites, essa non discende dai Merovingi, quanto dai Carolingi - Capetingi - Borbone. [1]

Comunque il lavoro in esame è istruttivo: opera una tabula rasa di vieti pregiudizi, additando nella Chiesa di Roma la responsabile di un pericoloso tornante storico che, dalla detronizzazione dei Merovingi, con la “provvidenziale” e coeva “donazione di Costantino”, si inerpica sino alla persecuzione dei Catari. La feroce crociata contro gli Albigesi sancì pure la fine della splendida cultura occitanica, con i suoi trovatori, i musici, i sublimi ideali della cavalleria.

Non sono conclusioni di poco momento. Sull’humus medievale crescono le piante moderne e, se non le vediamo, è perché siamo riluttanti ad accettare che sovente la storia è storia di intrighi. Ancora oggi molti “intellettuali” senza intelletto ed araldi del regime non vedono (o fingono?) alcuna trama governativa dietro l’inside job noto come “11 settembre”. Figuriamoci se sono capaci di compiere un’indagine ben più difficile sui secoli passati.

Per gente come Alain de Benoist o Massimo Cacciari, sedicenti filosofi, per la cricca di scribacchini repubblichini, la verità è la voce del padrone.

[1] Dante, circa cinque secoli dopo la deposizione di Childerico III, ultimo sovrano merovingio, celebra nel Cielo di Giove (Par. XVIII, 46) Guglielmo d’Orange, di schiatta merovingia, dimostrandosi consapevole di una veneranda tradizione. Nel contempo il sommo poeta in Purg. XX ha parole di fuoco contro i Capetingi… forse non solo perché dinastia esecranda per la sua cupidigia.

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