Mentre si attende la preparazione di un report dal villaggio di Fukushima, sono rimasto scioccato nello scoprire centinaia di carcasse di balene morte, che si trovava lungo la spiaggia delle coste giapponesi, davanti a Fukushima al mattino presto. E ora ci sono anche di più, si sono diffuse su e giù per la costa, per quanto ho potuto vedere. Una vera strage di balene e delfini si sta consumando giorno dopo giorno e i rifiuti radioattivi versati in mare faranno una strage a breve tempo. Intervenire sarà impossibile, anche perchè questi rifiuti viaggeranno per tutto l’Oceano seminando morte e dolore, anche tra gli abitanti delle Isole che sopravvivono alla pesca.
Il governo giapponese e gli altri governi mondiali ignorano la situazione abbastanza seria e grave. Due scienziati giapponesi intervenuti sulla spiaggia dove si trovavano le balene morte, hanno detto che il governo è stato in silenzio perché nessuno mai non si poteva nemmeno immaginare le conseguenze e l’impatto della crisi in atto a livello locale e globale. Gli stessi scienziati riconoscono che ciò che sta accadendo ora è molto importante e grave, ma anche loro possono solo intuire cosa accadrà domani.
Quindi cosa potrà mai fare l’essere Umano davanti ad una tragedia annunciata? Si spera solo in un intervento divino!
Redazione Segnidalcielo http://www.segnidalcielo.it
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Marra: Fukushima, ecco perché, ad oggi, 5.9.2013, non la fermano, e perché costituisce la ‘grande sveglia’ che sta per cambiare il mondo..
Perché — ad oggi 5.9.2013 — ancora continuano a non fermare il disastro di Fukushima?
Ebbene, il motivo non è certo che si preoccupano delle centinaia di miliardi di euro o di dollari che occorrono per fermarlo, visto che, anzi, ogni volta che qualcuno spende c’è qualcun altro che incassa, e questo piacerebbe molto a tutti perché sarebbe un modo di incrementare il business.
Il motivo è invece che le enormi cifre e la mobilitazione planetaria che occorreranno per fermarlo provocheranno un sommovimento e un terrore tali che implicheranno la fine, in un momento, non solo delle centrali atomiche, ma delle concezioni consumistiche di cui esse sono espressione, per cui comincerà l’era umanistica.
Quella cioè basata sulla fine dello strategismo e l’inizio dell’era dell’intelligenza intesa come capacità di svilupparsi passando attraverso lo sviluppo degli altri. Un passaggio culturale senza il quale l’umanità non si può più salvare.
La ‘grande sveglia’ sta insomma per suonare, e inizierà a suonare entro qualche settimana o qualche mese: l’umanità sta per accorgersi nel modo più drammatico di avere leso il pianeta, e le dinastie bancarie e gli gnomi massoni che lavorano al loro servizio stanno per rendersi conto che nemmeno loro hanno un pianeta di riserva sul quale rifugiarsi..
L’allarme scatterà in America, perché gli americani hanno sì gli occhi coperti dalle loro stupide bistecche, ma — ora che il Pacifico, e poi la Florida, non sarà più praticabile (nel senso di non balneabile, non navigabile ecc.) per le radiazioni, che poi pervaderanno anche le palme di Miami e pian piano tutta l’America (del resto del mondo gli importa poco) — capiranno d’un tratto che non li può salvare né Iron Manné nessun altro degli eroi dei film e delle serie televisive in cui vivono alienati e su cui si basa la loro cultura..
Questo non certo per parlar bene dei governanti, politici e giornalisti italiani, che sono così presi dalle loro beghe che se i tre noccioli atomici che sono spofondati non si sa dove senza che nessuno dica una parola a riguardo emergono nello spiazzo dinanzi all’ingresso del Parlamento non se ne accorgono nemmeno finché non gli incendia i vestiti.
In ogni modo, ora che alle cisterne di acqua fresca con le quali questi dissociati mentali della Tepco e del governo giapponese hanno cercato di spegnere il mostro atomico dovranno sostitursi chissà quali incredibili tecnologie, si sveglieranno tutti.
C’è solo da sperare — una volta contati i danni — che resti abbastanza per poter andare avanti e la lezione sia sufficiente, perché la follia sociale è al punto che potrebbe anche non bastare..
Alfonso Luigi Marra
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