Confrontando
i dati raccolti nel corso di 40 anni sul flusso di elio neutro che
dallo spazio interstellare entra nell'eliosfera, un gruppo di
ricercatori statunitensi hanno trovato prove che la direzione di quel
vento si stia modificando costantemente. Questo potrebbe essere dovuto a
cambiamenti in corso nell'ambiente galattico che circonda il Sole. Lo
studio su Science.
C’è qualcosa
di nuovo nell’aria (è una licenza poetica, perché di aria lì non ce n’è
proprio) che il Sole, trascinandosi dietro il sistema planetario di cui
anche noi facciamo parte, attraversa nel suo movimento all’interno
della galassia. Confrontando i dati raccolti da diverse missioni nel
corso di 40 anni sul vento interstellare che attraversa l’eliosfera (la
bolla al cui interno si fa sentire il campo magnetico solare), Priscilla
Frisch dell’Università di Chicago e i suoi colleghi si sono convinti
che la direzione di quel vento stia cambiando costantemente, indizio a sua volta di cambiamenti nell’ambiente galattico che il Sole sta attraversando.
La chiave della loro analisi, che raccontano sull’ultimo numero di Science, sono i dati raccolti dal satellite IBEX (Interstellar Boundary Explorer), messa in orbita dalla NASA proprio per raccogliere dati sul flusso di particelle generate dall’interazione tra vento solare e mezzo interstellare. I ricercatori hanno studiato i dati raccolti tra il 2009 e il 2011 da IBEX, e li hanno confrontati con quelli di missioni precedenti in particolare Ulysses (una missione NASA/ESA lanciata nel 1990 per studiare il Sole) ma anche le missioni Mariner 10, SOLRAD 11B e Prognoz 6. Nel complesso, i dati storici coprono i periodi dal 1972 al 1978 e tra il 1992 e il 2002.
Il tutto per cercare differenze nella velocità e nella direzione del “vento” creato dal flusso di gas neutro interstellare che attraversa l’eliosfera mentre essa si muove all’interno della Nube Interstellare Locale, una regione della nostra Galassia che si estende per circa 30 anni luce. Durante i 40 anni trascorsi da quando l’uomo ha iniziato a misurare direzione e velocità di quel vento, il Sole ha attraversato circa l’1 per cento della distanza che lo separa dai confini della Nube Interstellare Locale, e la Terra ha attraversato circa 200 Unità Astronomiche di polvere interstellare e gas neutro.
Il dato più utile da studiare per capire come sia cambiato quel vento in questi 40 anni è il flusso di elio interstellare: l’elio è abbondante, poco influenzato dai fenomeni magnetici che avvengono ai margini dell’eliosfera, e la gravità del Sole tende a concentrarlo in un cono che segue la nostra Stella nel suo movimento lungo la Nube Interstellare Locale. Bene, la direzione del flusso di elio sembra essersi spostata costantemente in questi ultimi 40 anni: più precisamente è cambiata costantemente la sua longitudine eclittica, cioè l’angolazione rispetto al piano dell’eclittica (il percorso apparente del Sole sullo sfondo della sfera celeste). Impossibile indicare una causa, ma se confermati (l’analisti statistica è complicata e presenta ancora diverse incertezze) i dati indicherebbero che sta cambiando qualcosa nel pezzettino di galassia in cui si trova il nostro sistema solare; e qualunque cosa sia, si fa sentire proprio nel vento interstellare che attraversa il Sole e i suoi pianeti.
Immagine: Rappresentazione del movimento del Sole attraverso una serie di nubi interstellari. Durante questo movimento, l’elio è risucchiato dalla gravità solare e diventa un flusso di gas che attraversa il Sistema solare (NASA/Goddard/Adler/University of Chicago/Wesleyan University)
di Nicola Nosengo
La chiave della loro analisi, che raccontano sull’ultimo numero di Science, sono i dati raccolti dal satellite IBEX (Interstellar Boundary Explorer), messa in orbita dalla NASA proprio per raccogliere dati sul flusso di particelle generate dall’interazione tra vento solare e mezzo interstellare. I ricercatori hanno studiato i dati raccolti tra il 2009 e il 2011 da IBEX, e li hanno confrontati con quelli di missioni precedenti in particolare Ulysses (una missione NASA/ESA lanciata nel 1990 per studiare il Sole) ma anche le missioni Mariner 10, SOLRAD 11B e Prognoz 6. Nel complesso, i dati storici coprono i periodi dal 1972 al 1978 e tra il 1992 e il 2002.
Il tutto per cercare differenze nella velocità e nella direzione del “vento” creato dal flusso di gas neutro interstellare che attraversa l’eliosfera mentre essa si muove all’interno della Nube Interstellare Locale, una regione della nostra Galassia che si estende per circa 30 anni luce. Durante i 40 anni trascorsi da quando l’uomo ha iniziato a misurare direzione e velocità di quel vento, il Sole ha attraversato circa l’1 per cento della distanza che lo separa dai confini della Nube Interstellare Locale, e la Terra ha attraversato circa 200 Unità Astronomiche di polvere interstellare e gas neutro.
Il dato più utile da studiare per capire come sia cambiato quel vento in questi 40 anni è il flusso di elio interstellare: l’elio è abbondante, poco influenzato dai fenomeni magnetici che avvengono ai margini dell’eliosfera, e la gravità del Sole tende a concentrarlo in un cono che segue la nostra Stella nel suo movimento lungo la Nube Interstellare Locale. Bene, la direzione del flusso di elio sembra essersi spostata costantemente in questi ultimi 40 anni: più precisamente è cambiata costantemente la sua longitudine eclittica, cioè l’angolazione rispetto al piano dell’eclittica (il percorso apparente del Sole sullo sfondo della sfera celeste). Impossibile indicare una causa, ma se confermati (l’analisti statistica è complicata e presenta ancora diverse incertezze) i dati indicherebbero che sta cambiando qualcosa nel pezzettino di galassia in cui si trova il nostro sistema solare; e qualunque cosa sia, si fa sentire proprio nel vento interstellare che attraversa il Sole e i suoi pianeti.
Immagine: Rappresentazione del movimento del Sole attraverso una serie di nubi interstellari. Durante questo movimento, l’elio è risucchiato dalla gravità solare e diventa un flusso di gas che attraversa il Sistema solare (NASA/Goddard/Adler/University of Chicago/Wesleyan University)
di Nicola Nosengo
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