Mentre le grandi navi d’assalto anfibio delle Flotte del Mar Nero e del Baltico Novocherkask e Minsk, si uniscono alla squadra navale russa nel Mediterraneo, il ministero della Difesa russo dichiarava che “una volta che le navi arriveranno nella zona designata del Mar Mediterraneo, assumeranno i compiti assegnati dal comando operativo”, il 2 settembre si posizionava “presso le coste della Siria la nave dell’intelligence russa Azov, che svolgerà le operazioni di raccolta informazioni in caso di escalation del conflitto.”
Nel frattempo, Mosca trasferisce nel Mediterraneo orientale anche l’incrociatore lanciamissili Moskva, affiancando un cacciatorpediniere della Flotta del Baltico e una fregata della Flotta del Mar Nero. “L’incrociatore Moskva si dirige verso lo stretto di Gibilterra. Entro 10 giorni sarà nel Mediterraneo orientale, dove assumerà il comando della task force navale russa” affermava il Ministero della Difesa russo. Il dispositivo navale russo sarà pronto entro l’inizio dei colloqui tra Obama e Putin a San Pietroburgo. Anche la Cina avrebbe inviato delle navi verso le coste della Siria. Infatti, almeno una nave da assalto anfibio Tipo 071 (la 999), in grado di trasportare hovercraft d’assalto, si dirigerebbe in direzione del canale di Suez. Dei media cinesi affermano che “l’invio della squadra navale a monitorare le operazioni della NATO è stata presa due settimane prima.”
Il 3 settembre, alle 10.16, il radar OTH Voronezh-DM di Armavir, nella Russia meridionale, registrava il lancio di due missili balistici nel Mar Mediterraneo, diretti verso la Siria. I missili sono poi caduti in mare a 300 km dalle coste. Israele poco dopo dichiarava che si trattava di un’esercitazione. Probabilmente gli Stati Uniti avevano condotto un test per valutare le difese aeree siriane. Ma tale lancio di missili balistici, nella regione mediterraneo-mediorientale, era in contrasto con gli accordi internazionali, i lanci di prova vanno sempre comunicati settimane in anticipo. In effetti, gli USA avrebbero testato la difesa aerea siriana, e solo dopo che i missili erano precipitati in mare, Israele si è assunta la responsabilità del loro lancio. Secondo le informazioni fornite dal ministero della Difesa russo, gli oggetti erano stati lanciati “dal centro del Mediterraneo” verso le coste mediterranee orientali. Il ministro della Difesa aveva informato il Presidente Putin dell’intercettazione.
Gli Stati Uniti negavano di aver lanciato dei missili, ma alla fine il ministero della Difesa israeliano ammetteva di aver effettuato un test del proprio sistema di difesa missilistica Arrow, che avrebbe coinvolto il lancio di un missile-bersaglio Silver Sparrow. Tale missile avrebbe simulato il profilo di volo del missile iraniano Shahab-3, dalla gittata di 2.000 km. Lo scopo del test era inseguire il bersaglio tramite un radar Super Green Pine e trasferirne le informazioni al Sistema di Controllo e Gestione in combattimento Citron Tree. Anche la Missile Defense Agency statunitense aveva partecipato alla preparazione del test. I punti di lancio ed impatto del test missilistico rientrano nell’area coperta dal radar di Armavir, che ha inseguito il missile che volava fino a una quota di 200 km. Secondo l’esperto Pavel Podvig, “tutto fa pensare che i militari controllassero la situazione e che i russi sapessero esattamente ciò che accadeva.” Anatolij Antonov, il viceministro della Difesa, aveva dichiarato che il lancio aveva allertato i centri di comando dello Stato Maggiore e delle Forze di Difesa aerospaziale russi.
Nel frattempo, secondo fonti diplomatiche occidentali, le forze di sicurezza siriane schiacciavano un’operazione degli Stati Uniti volta ad infiltrare centinaia di terroristi addestrati in Giordania, per riconquistare una importante città meridionale siriana. Le fonti affermano che una forza del filo-occidentale esercito libero siriano era penetrata per 10 chilometri in Siria, prima che venisse individuata e attaccata dall’Esercito arabo siriano. Si trattava di una forza di 600 terroristi egiziani e sauditi, ben addestrati ed equipaggiati con missili antiaerei e anticarro, nonché con sistemi per la visione notturna. L’unità era destinata a raggiungere i sobborghi di Damasco, ma una volta attraversato il confine con la Giordania, veniva sbaragliata rapidamente. Il 17 agosto, due altre unità dell’ELS avevano attraversato il confine con la Giordania dirette verso la vicina città di Daara. Ma i terroristi dell’ELS vennero immediatamente circondati dalle milizie druse e beduine, ostili ad al-Qaida.
Quindi, entro poche ore unità dell’esercito siriano giungevano e ricacciavano i terroristi verso le alture del Golan e la frontiera con Israele. Le unità dell’ELS sbandavano e alcuni terroristi cercarono di aggredire la forza delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace nel Golan, nel tentativo di farne il proprio scudo umano. Ma entro il 20 agosto, tutte le unità dell’ELS venivano spazzate via, mettendo fine alle speranze degli Stati Uniti di utilizzare la Giordania come base per una rapida avanzata dei ribelli sul fianco meridionale siriano. Tale strategia di Washington si basa su quella utilizzata nel golpe contro Muammar Gheddafi in Libia, nel 2011, quando la NATO utilizzò Bengasi come trampolino di lancio per gli attacchi aerei alla Jamahiriya. “Gli statunitensi hanno portato avanti questa strategia in stile Bengasi per più di un anno, nonostante il fatto che la Siria non sia la Libia, Assad non sia certamente Gheddafi, e che Damasco abbia potenti alleati che si battono per salvare il regime. Ma vi è la sensazione, tra gli alleati, che gli USA non lo comprendano.”
A rimarcare il senso di tale osservazione, giungeva una dichiarazione del leader nordcoreano Kim Jong-un, in cui ribadiva, incontrando una delegazione siriana guidata dal segretario generale Abdullah al-Ahmar, “la solidarietà assoluta del proprio Paese alla Siria nella sua lotta contro l’imperialismo“, aggiungendo che “Stati Uniti, Israele e i loro alleati non potranno mai sconfiggere la Siria e scoraggiarne la resistenza“. Kim Jong-un ha condannato “ogni forma di ingerenza negli affari interni della Siria da parte dell’imperialismo globale” e ha messo in guardia contro “l’aggressione continua contro la Siria, in quanto può causare in Medio Oriente un conflitto dalle conseguenze tali da minacciare la pace e la sicurezza internazionale”. Aveva sottolineato “l’assoluta fiducia della Corea democratica nella Siria”, aggiungendo che “sarà vittoriosa grazie alla coesione del popolo e dell’esercito siriano sotto la guida del Presidente Bashar al-Assad.” Da parte sua, al-Ahmar aveva dichiarato “che gli eventi vissuti in Siria, sono dovuti ai complotti degli Stati Uniti, dell’occidente, e anche di alcuni Paesi arabi, per minare l’unità, la sicurezza e la stabilità della Siria“, aggiungendo che “la consapevolezza del popolo siriano nel rispetto per l’unità e la volontà nazionale, oltre alla volontà di combattere con l’esercito, hanno contribuito a sventare il complotto e ad infliggere una schiacciante sconfitta agli oppressori.”
Gli Stati Uniti, afferma da parte sua l’analista russo Nikolaj Starikov, “si comportano come un gorilla. Prima dell’attacco, il primate si batte il petto e lancia forti urla, in modo che il nemico possa… scappare. Da più di una settimana si discute del potenziale attacco degli Stati Uniti alla Siria. Ma non succede niente. Perché fare una dichiarazione bellicosa e poi starsene fermi? Pensate a un gorilla, che fa così quando non vuole combattere”. Quindi? Quindi Obama si preparerebbe a negoziare con Putin, ma con il supporto dei congressisti statunitensi. Tuttavia, la Casa Bianca non può ancora essere sicura del sostegno dei repubblicani nel voto contro la Siria. “Eravamo d’accordo su molte cose, ma il diavolo è nei dettagli“, ha commentato i risultati della riunione con il presidente Obama il senatore guerrafondaio McCain. Nel frattempo la Russia rastrella risultati positivi sul piano diplomatico-economico; il presidente armeno Serzh Sarghisjan ha dichiarato la decisione del suo Paese di aderire all’Unione doganale eurasiatica, durante l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin a Mosca, il 3 settembre.
Secondo Sarghisjan, il suo Paese “è pronto a prendere a tal fine le necessarie misure pratiche e, in futuro, a partecipare alla creazione dell’Unione economica eurasiatica“. Inoltre, Russia e Cina hanno deciso il vertice per annunciare la creazione di una nuova “unione monetaria”, un fondo sovrano che dovrebbe avere la capacità di emettere titoli e la possibilità di finanziare a basso tasso di interesse i progetti congiunti russo-cinesi, estensibili anche alle aziende che opereranno sul loro suolo. Tale mossa costringe gli USA, che affrontano una grave crisi finanziaria interna, a sfidare seriamente la Federazione Russa e la Repubblica Popolare di Cina, per sabotare il loro programma di “unione monetaria”. Da ciò la ragione dell’”improvvisa” escalation della situazione in Siria, dove degli Stati Uniti indeboliti, minacciano e agitano i pugni, ma senza colpire, per prepararsi a contrattare la salvaguardia del loro rapporto privilegiato con l’Arabia Saudita, primo finanziatore sia del terrorismo islamista che del sistema economico statunitense.
Fonti:
Jerusalem Post
Al-Manar
Counterpsyops
Russian Forces
N.Starikov
3MV
http://aurorasito.wordpress.com/2013/09/05/il-grande-gioco-sulla-siria/
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