L'Italia invia due navi: l'Andrea Doria (cacciatorpediniere lanciamissili) e la Maestrale (Fregata missilistica) di fronte alle coste del libano per 'proteggere le truppe Italiane in Libano'. Proteggerle ?
In poche parole ci stanno dicendo che se la situazione dovesse degenerare, dopo l'aggressione Americana ad un paese sovrano qual è la Siria, l'Italia sarebbe subito pronta a 'proteggere' i suoi militari in Libano, per paura delle legittime ritorsioni di Hezbollah. Con due navi Lancia Missili. Come si fa a proteggere il proprio contingente a terra, con due navi del genere ? Non abbiamo mandato la Cavour per evacuare il contingente in poche ore con elicotteri.
La verità è che sono li pronte a colpire il Libano. Il sospetto è forte visto anche gli armamenti sulla Doria con missili Aster 15 e 30 con gittate che variano dai 30 ai 120km. Ideali per colpire un paese prevalentemente sulla costa, non servono i Tomahawk con gittate fino a 2500km degli Americani, bastano le "nostre" di navi con quel tipo di armamenti per attaccare un paese alleato della Siria.
A questo punto, con una notizia praticamente oscurata sui media main stream o tremendamente sminuita, l'Italia entra pienamente nello scacchiere bellico mediterraneo. L'invio e la a presenza delle due navi, comunque lo si interpreti, è una forma di pressione verso un alleato chiave di Damasco. Succubi di Usa ed Israele, siamo sempre più una succursale a stelle e strisce.
Adattato da post di Federico Pier
http://campagnadisobbedienzaciviledimassa.blogspot.it/2013/09/litalia-in-guerra.html
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Siria, navi da guerra italiane verso il Libano
5 sett 2013 -
Due navi militari italiane sono state inviate verso le coste libanesi a
protezione dei Caschi blu della missione Unifil in caso di un attacco
militare in Siria da parte dell'Occidente.
Il cacciatorpediniere Andrea Doria è già salpato dalla base di Taranto e giungerà in un paio di giorni.
L’altra nave,
la fregata Maestrale, è invece "in approntamento" e salperà nelle
prossime ore. Il timore che i venti di guerra investano anche il Libano è
stato paventato in questi giorni da più parti e molti, anche in
Parlamento, hanno chiesto al governo di adottare "ogni misura" a tutela
dei circa mille militari italiani della missione Onu, comandata dal
generale di divisione Paolo Serra. Così l'Italia ha deciso di mobilitare
le due navi sia per la protezione da attacchi dal cielo, sia per una
eventuale evacuazione, grazie anche agli elicotteri imbarcati.
Il caccia
Andrea Doria è una nave moderna (varata nel 2005), già schierata nel
canale di Sicilia in occasione della crisi libica per proteggere il
territorio italiano e le altre unità presenti in zona da eventuali
attacchi aerei o missilistici da parte della Libia. È sostanzialmente lo
stesso scopo, come detto, per la quale è stata inviata al largo delle
coste libanesi. Si tratta infatti di un cacciatorpediniere da difesa
aerea di nuova generazione, dotato di un sistema missilistico ’Paams’
per lancio di missili Aster 15 e Aster 30. È anche dotata di due
lanciarazzi e due lanciasiluri. Ha un elicottero imbarcato e 195 uomini
di equipaggio.
Insieme al
Doria salperà verso il Libano anche la fregata Maestrale, una nave più
vecchia (il varo è del 1981), ma oggetto di una recente azione di
ricondizionamento delle capacità operative. È anch’essa una unità
missilistica, che ha partecipato a numerosi missioni, di recente
soprattutto sul versante anti-pirateria. Ha due elicotteri imbarcati e
225 uomini di equipaggio.
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Navi da guerra italiane verso la Siria ma per proteggere i caschi blu in Libano
Nessuna notizia in proposito è stata fornita dal ministro della Difesa, Mario Mauro, mentre secondo quanto riferito da sito Tiscali.it il viceministro degli affari Esteri, Lapo Pistelli, da Israele ha detto di non saperne nulla. «Sono decisioni che competono al ministero della Difesa», tuttavia ha aggiunto di ritenere che «Doria e Maestrale siano salpate perché impegnate in esercitazioni».
Il vice presidente della Commissione Difesa Massimo Artini (M5S) e il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano (Pdl) hanno invece chiesto "tempo" per acquisire informazioni in proposito.
Possibile che nel governo nessuno sapesse dell'invio di due navi italiane in zona di guerra? Da quanto appreso da "Il Sole 24 Ore" la Marina Militare è stata invece impegnata in una complessa operazione per predisporre alla partenza Doria e Maestrale, salpate il 2 settembre, per le quali non era prevista nessuna attività tanto meno addestrativa. L'ipotesi poi di effettuare esercitazioni in un'area che sta per essere interessata da operazioni belliche, non è credibile.
L'invio delle due navi non sembra però indicare un coinvolgimento dell'Italia nell'attacco a Damasco, anche alla luce della posizione assunta dal governo, ma la volontà di proteggere da eventuali rappresaglie siriane il contingente di caschi blu italiani schierato nel Libano meridionale e privo di armi pesanti, antiaeree e antimissile. Il cacciatorpediniere Andrea Doria è infatti una nave concepita soprattutto per la difesa aerea grazie al suo radar multifunzionale a lungo raggio Empar e all'imbarco di missili Aster 15 e Aster 30 del sistema PAAMS.
A bordo delle due unità vi sarebbero quasi 500 militari, 425 appartenenti agli equipaggi normalmente previsti più numerosi tecnici e specialisti (forse anche distaccamenti di incursori e subacquei del Comsubin) la cui presenza potrebbe risultare necessaria a seconda di come evolverà la situazione.
Il 29 agosto era salpata dal porto di Tolone il cacciatorpediniere della Marina francese Chevalier Paul, gemello dell'italiano Doria ed è probabile che le due navi abbiano il compito di garantire congiuntamente l'ombrello protettivo contro rappresaglie effettuate con aerei o missili siriani nei confronti del quasi 1.200 caschi blu italiani e 866 francesi dislocati nel Libano meridionale. Le forze di Parigi assegnate alla missione Unifil sono più esposte ad eventuali attacchi rispetto ai reparti italiani (appartenenti per lo più alla brigata Pozzuolo del Friuli) dal momento che la Francia è in prima linea nel voler attaccare Damasco.
Una differenza sostanziale tra Parigi e Roma riguarda invece la comunicazione. I francesi hanno reso noto subito l'invio della loro nave verso le coste siriane, da Roma invece silenzio assoluto. E pensare che il Ministero della Difesa aveva reso pubblica pochi giorni or sono la a Direttiva per la comunicazione strategica.
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