mercoledì 4 settembre 2013

La fabbrica dei falsi della propaganda USA e dei media allineati


Strage falsa in Siria
Un altro clamoroso falso “fabbricato” dall’intelligence USA
  
Il segretario di stato USA, John Kerry, per dimostrare che l’attacco chimico sarebbe avvenuto in Siria per opera delle truppe di Assad, ha prodotto una vecchia foto che di 10 anni prima, il 23 maggio del 2003, presa durante la guerra in Iraq da un fotografo italiano, Marco Di Lauro.  La foto mostra un gruppo di cadaveri  che furono trovati a Al Musayyib e che furono trasportati all’interno di una scuola di Bagdad dove si vede un bambino che salta tra i corpi avvolti nei teli bianchi.

Questa fotografia è stata presentata  dal segretario  di stato USA Kerry  alla stampa per dimostrare l’avvenuto attacco con armi chimiche in Siria, in realtà non è stata  scattata   in questo paese ma si riferisce alle vittime della  guerra di aggressione fatta dagli USA dieci anni prima in Iraq.

La stessa fotografia è stata utilizzata anche dalla TV britannica BBC ma era stata utilizzata già prima per illustrare il massacro di Houla in Siria che era avvenuto nel maggio dell’anno passato.
Questa foto risulta essere stata  utilizzata anche dalla TV Al-Jazeera per documentare un reportage sulla strage di civili avvenuta a Deir Baalbeh, nella provincia di Homs in Siria.

Una volta ancora e senza alcuno scrupolo il governo degli USA ed i media occidentali  ricorrono alle menzogne ed all’inganno per manipolare l’opinione pubblica e per giustificare le sue aggressioni, in questo caso contro il popolo della Siria.

Commento:
Da notare che nella “fabbricazione” dei falsi si distinguono in particolare la  rete USA CNN, con montature create in studio di falsi teatri di guerra, la BBC, Al Jazeera ed Al Arabyia (le TV finanziate dalle petromonarchie del Golfo), in Italia Repubblica, Il Corriere della Sera e La Stampa, Le reti RAI ed in particolare RAI 3 che riprende sistematicamente tutti i falsi e li argomenta come “prove inoppugnabili”.

Tutto questo fa parte della guerra di propaganda mediatica che accompagna ogni campagna di aggressione contro nazioni sovrane predisposta dagli USA e dai suoi alleati ove si segue uno schema caratteristico: prima fase  nel denunciare l’utilizzo di armi di “distruzione di massa” (nel caso dell’Iraq di saddam Hussein), “genocidi di massa” prodotti da un sanguinario dittatore (Gheddafi, nel caso della guerra contro la Libia), adesso in Siria l’uso di armi chimiche da parte del regime di al Assad, senza considerare le prove che inchiodano  le milizie ribelli armate e finanziate da USA ed Arabia Saudita.

Nella seconda fase demonizzare come il “nuovo Hitler”  i dittatore di turno che il governo USA si accinge a “punire” per le sue malefatte, un “pericolo per il mondo intero”;  la terza fase è quella dell’intervento che secondo gli USA sarebbe “limitato ma risolutivo” in realtà in alcuni casi (Iraq e Afghanistan) dura ancora oggi dopo 12 anni con destabilizzazione completa dei paesi e centinaia di migliaia di vittime civili (danni collaterali).

Quasi superfluo sottolineare che, nonostante le massicce campagne di propaganda, la credibilità ed il prestigio del governo  USA mai come oggi sono caduti così in basso e nel mondo ci si chiede, oggi  tocca alla Siria, vedremo come andrà a finire  ma quale nazione  sarà poi il prossimo obiettivo?

Si potrebbe prevedere il prossimo intervento USA guardando bene la caratteristica comune dei paesi che diventano “target” nel mirino del Pentagono: deve trattarsi di “paesi canaglia”, secondo la terminologia della loro propaganda ma sicuramente c’è un altro elemento  in comune che è quello di essere paesi che non aderiscono al circuito della finanza internazionale e non sono quindi paesi che utilizzano i “generosi” finanziamenti del FMI e della Banca Mondiale e di altre entità finanziarie, paesi che hanno una propria banca centrale che emette moneta di Stato ed a volte non ammettono le grandi multinazionali (come Esso, Chevron, BP)  nello sfruttamento delle loro risorse e  si rifiutano persino di utilizzare il dollaro come moneta di scambio
Sarà forse questa una semplice  coincidenza?

di Luciano Lago


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