lunedì 5 maggio 2014

Una porta aperta sull’Aldilà

Cosa pensano oggi le persone che sentono parlare di Aldilà? La maggior parte di esse non crede nell’esistenza di una vita ultraterrena; altre non si pongono il problema; altre invece si avvicinano e coltivano questo tema, scoprendo quotidianamente quanto esso sia collegato con le nostre vite e con la Vita in generale.

Una porta aperta sull'aldilà
Esistono oggi, e sono esistite in passato, persone eccezionali pronte a sacrificare il proprio tempo libero e i propri risparmi nella sperimentazione della Metafonia (chiamata anche Psicofonia), una tecnica che permette la captazione, mediante l’uso di un registratore o di una radio, di parole e frasi di senso compiuto, non provenienti dall’ambiente circostante o dalla nostra “dimensione”, ma da una dimensione ultraterrena. Il pioniere di questa tecnica, chiamata anche “Transcomunicazione Strumentale”, fu Friedrich Jurgenson.

Ma prima di addentrarci nei meandri di tale fenomeno, è opportuno specificare il rapporto che intercorre tra l’uomo e il mondo “ultraterreno”. Molte infatti sono le culture che hanno descritto questa diversa dimensione immateriale, che l’hanno descritta o identificata in luoghi precisi. Vediamone alcune:


I Celti: questo popolo raffigurava l’aldilà come un luogo senza morte e senza inverno. In Galles tale luogo veniva indicato col nome di “annwn” (che significa “non mondo”), mentre i Celti Irlandesi identificavano il loro aldilà “paradisiaco” in un’isola di “beati”, chiamata con il nome di Avalon (in latino medievale Insula Avallonis). Isola nella quale i defunti avrebbero conosciuto una nuova vita, dominata dalla luce e dai colori, caratterizzata da musiche, danze, lauti banchetti e piaceri sensuali.

I Greci : secondo la religione greca, il mondo era concepito in 3 regni: Cielo e terra, mare, e mondo sotterraneo. Il primo era governato da Zeus, il secondo da Poseidone e il Terzo da Ade. Il Regno di Ade era circondato da mura di ferro con portali fatti anch’essi di ferro, attraverso i quali Hermes, con l’aiuto della sua verga d’oro, aveva il compito di accompagnare i defunti. Per poter entrare nel regno di Ade, i morti dovevano essere stati sepolti, perché in caso contrario le loro anime sarebbero state costrette a vagare senza pace per 100 anni. Superate le porte degli inferi, i defunti dovevano varcare le acque dello Stige, il fiume dell’Oltretomba. Questo fiume sfociava nel Cocito (fiume dei lamenti) che formava il lago Acheronte. Qui si trovava un vecchio barcaiolo di nome Caronte che aveva il compito di traghettare le anime dei defunti (che avevano ricevuto degna sepoltura, ricordiamolo) dall’altra parte. Era uso comune infatti porre sotto la lingua del defunto una moneta di bronzo, nota appunto come “obolo di Caronte”, che sarebbe servita all’anima del trapassato per pagare il trasporto attraverso il fiume infernale.

Arrivati sull’altra riva i defunti trovavano Cerbero, il cane infernale a tre teste, che aveva il compito di sorvegliare il regno dei morti, facendovi entrare i nuovi arrivati e impedendo a chiunque di uscirvi. Secondo l’Orfismo (una corrente mistica e ascetica), oltrepassato l’Acheronte le anime venivano sottoposte al giudizio di una sorta di Tribunale dei morti, presieduto dallo stesso Ade, il quale con una sentenza imparziale, assegnava un diverso “destino” a seconda del comportamento che si era tenuto in vita. Coloro che venivano giudicati giusti potevano accedere all’Elisio, circondato da acque argentee e dal fiume Lete. Quelli che invece erano ritenuti empi dai giudici dell’Ade, venivano precipitati nel Tartaro, una voragine oscura circondata da un triplice muro, attorno al quale scorreva il Flagetonte, un fiume di fuoco. In questo luogo le anime dei dannati subivano pene spaventose.

Gli Egizi : l’aldilà secondo la cultura egizia era strettamente connessa al corpo del defunto; infatti la massima cura veniva riservata alla conservazione e sistemazione della salma. Come testimoniato dal culto di Osiride, simbolo della continuazione della vita dopo il trapasso, ogni defunto sperava in una rinascita. E questa speranza si consolidava in forme di rituali, in particolare per quanto riguardava i re, nelle pratiche di sepoltura che coincidevano proprio con la cerimonia di incoronazione per l’aldilà. Poiché il soffio vitale, definito dagli antichi egizi “ka”, restava unito all’uomo finché il suo corpo non scompariva, la conservazione del cadavere intero era predisposta con la massima attenzione. Secondo alcuni rigidi cerimoniali, al defunto venivano asportati cuore e viscere; successivamente il corpo veniva avvolto da bende di lino. Le mummie venivano chiuse in casse di legno o di pietra e sopra il coperchio venivano dipinti una porta e degli occhi, in modo che il defunto potesse uscire e vedere il sole. Nella bara erano collocate tutte le cose appartenute al defunto, perché potesse usarle anche nella sua “nuova vita” nel “paese dell’Ovest”.

Il cuore umano, reputato “cattivo” dagli antichi egizi, veniva sostituito con uno scarabeo di pietra (chepre, “il grande”), per aiutare il defunto in sede di giudizio. A volte sullo scarabeo venivano incise queste parole: “O cuore, che sei parte del mio corpo, non prendere posizione contro di me”.  Oltre al cuore, dal cadavere del defunto venivano tolte le interiora, posizionate in quattro vasi rotondi, detti Canopi (nell’epoca del Nuovo Impero, i quattro canopi assumevano l’aspetto di 4 divinità protettrici, ritenute figli di Horus: Amset (raffigurato come un uomo), Hapi (raffigurato come una scimmia), Kebehsenut (falco) e Duamutet (cane).

Ma la cosa più grandiosa della cultura “ultraterrena” degli Egizi era la famosa scena, chiamata Psicostasia, nella quale il defunto, prima di procedere nel regno dell’aldilà, doveva subire la pesatura del suo cuore. A presiedere il “tribunale divino” era il dio Osiride (a volte il dio Rà); davanti a lui, si trovano 42 giudici (di solito rappresentati dal dio Anubi). Il cuore del defunto veniva collocato sopra ad un piatto della grande bilancia, posta al centro della scena; sull’altro piatto invece, veniva collocata una piuma (a volte al posto della piuma era presente la stessa dea Maat). A questo punto, il defunto doveva affermare di non aver commesso determinati peccati durante il corso della sua vita; in seguito, la stessa anima doveva rivolgersi a ciascuno dei 42 giudici. Se il peso dei peccati (cuore) prevaleva su quello della giustizia (piuma), l’anima del trapassato veniva distrutta dalla Divoratrice (un essere mostruoso con la testa di coccodrillo, la parte anteriore del corpo di un leone e la posteriore da un ippopotamo); oppure, se le sue confessioni erano giuste, il trapassato poteva accedere ai paradisi dell’aldilà.

In queste culture, il rapporto “uomo” – “morte” era molto forte, intenso, tanto che il confine che divideva il mondo “materiale” da quello “spirituale” era minimo. Una domanda allora sorge spontanea: come abbiamo potuto dimenticare questo rapporto antico che c’era tra i due mondi? Forse nessuno potrà affermare con assoluta certezza che esiste un’aldilà, ma di certo non possiamo escludere la possibilità della sua esistenza.

Le sorelle Fox
Molti dicono che il moderno “spiritismo” nasce dopo la pubblicazione del lavoro di due sorelle, Margaret e Kate Fox. Queste due sorelle, intorno alla metà del 1800, iniziarono a sentire nella loro casa di Hydesville degli inspiegabili rumori. Rispondendo a tali colpi (un colpo voleva dire di SI, e due NO) scoprirono in seguito che quei rumori misteriosi erano originati dall’anima di un bottegaio assassinato e sepolto proprio nella cantina della loro casa. Risolto l’enigma però, i fenomeni non cessarono, anzi, aumentarono, costringendo la famiglia Fox a cambiare abitazione. Questi fenomeni tuttavia continuarono a seguire le due sorelle, in ogni luogo, facendo iniziare ad entrambe un cammino di ricerca e approfondimento sull’altra dimensione. Purtroppo però, come nella maggior parte dei casi, sfruttarono questo loro “dono” per fini strettamente “materiali”, perdendolo definitivamente.

Allan KardecIn seguito, sull’altra sponda dell’Oceano, in Francia, Allan Kardec, considerato da molti il padre fondatore dello spiritismo francese, coniò il termine “scrittura automatica”. La scrittura automatica è un metodo con il quale il “medium” può trascrivere frasi che non derivano dal pensiero umano, ma da un’altra dimensione. Essa può avvenire in stato di trance, oppure anche in maniera cosciente, senza avere la minima consapevolezza di quello che si sta scrivendo. Lo stesso Allan Kardec riteneva questo “metodo” il mezzo più semplice e completo per stabilire un contatto con gli spiriti. Successivamente, intorno al 1890, su idea dell’inventore Elijah J.Bond nacque la Oui-ja Board, comunemente conosciuta con il nome di “Tavola degli Spiriti”. Ma non tutti sanno che questa tavola era già presente in passato, precisamente in epoca romana (un modello un po’ arcaico, ma funzionante). La tavola è ancora oggi commercializzata, soprattutto nel Regno Unito e classificata come “giocattolo”, ma gli acquirenti odierni ignorano il pericolo che si cela in essa. A mio parere, uno dei “mezzi” più pericolosi per contattare il regno dell’aldilà.

Friedrich JurgensonAnche se molti scienziati nel corso della storia hanno poi classificato questi metodi come semplici automatismi della persona, la ricerca e l’approfondimento dell’altra dimensione non cessarono. Infatti, nel 1959 a Stoccolma (Svezia), Friedrich Jurgenson, regista cinematografico di genere documentaristico (che fu anche cantante lirico oltre che pittore e diresse inoltre come archeologo scavi a Pompei e nel sottosuolo della Basilica di San Pietro) scoprì casualmente che i “defunti”, utilizzando la radio, potevano mettersi in contatto con lui.
In seguito a questa scoperta, lo stesso Jurgenson, per comprendere meglio quei messaggi (a volte troppo veloci o troppo bassi), iniziò ad usare un registratore (con il cambio di velocità). Ben presto capì che non solo la radio poteva essere un ponte sull’altra dimensione, ma che anche i rumori dell’ambiente circostante potevano essere “usati” dalle entità a tal fine. Jurgenson aprì una vera porta sull’aldilà, non solo per tutti gli appassionati di tale fenomeno, ma anche per la scienza, che ora aveva l’occasione di studiare questo fenomeno; quella stessa scienza che in passato aveva giudicato tutti questi fenomeni come semplici truffe.

Un altro dei pionieri di questa tecnica (Psicofonia o Metafonia, come preferite chiamarla) è Marcello Bacci. Nato a Grosseto nel 1927, inizia le sue ricerche in questo campo con diverse metodologie. Iniziò i suoi esperimenti, con il magnetofono, apparecchio per registrare e riprodurre i suoni utilizzando supporti magnetici; in seguito, su consiglio dei suoi “amici invisibili”, iniziò ad usare la radio (le vecchie radio a Valvole). Il metodo che Bacci usa per captare le voci dei suoi “amici invisibili” è il seguente: sintonizza la radio su una frequenza a onde corte, cercando una banda silenziosa senza alcuna trasmissione; dopo un’attesa che può essere molto breve o protrarsi anche per più di mezzora, la portante subisce una modifica, si attenuano e spariscono i rumori di fondo e subentra nella sintonia un caratteristico segnale acustico. Potremo paragonarlo ad un vortice di vento in avvicinamento, che viene ripetuto varie volte a brevi intervalli. Dopo i segnali la sintonia risulta silenziosa ed eliminati i rumori di fondo le Voci paranormali iniziano a parlare instaurando un vero e proprio dialogo, intervallato da pause durante le quali gli sperimentatori o le persone presenti come ospiti possono interloquire e porre domande.

I contatti hanno mediamente una durata di circa 25/30 minuti ma si sono registrati interventi protrattisi per circa un’ora. I dialoghi si concludono spesso con cori solenni che talvolta sembrano emergere da una lontananza che progressivamente va amplificandosi, suscitando negli ascoltatori una sorta di rapimento emozionale, difficile da tradurre in parole, come spesso si può constatare ascoltando i commenti delle persone presenti all’esperimento. Le stesse voci hanno più volte ribadito che questo contatto è mirato ad alleviare le sofferenze delle persone colpite dalla morte di un loro congiunto. Hanno anche ribadito che questo “ponte” è mirato a fini prettamente “spirituali”. Sia Jurgenson che Bacci hanno spesso affermato che i “defunti”, oltre a identificarsi con il proprio nome e cognome, usano lo stesso timbro di voce.

Oggi questa sperimentazione non si è arrestata, anzi continua sempre con lo stesso slancio iniziale. Molte infatti sono le persone che sperimentano questa tecnica. Ho avuto l’occasione di conoscere e di far visita a due persone gentilissime, che sperimentano ormai da anni il mondo della Metafonia, Virgilio e Danila Desideri. Due persone splendide che dedicano il loro tempo libero a questo mondo. Il metodo usato, solitamente, dai coniugi Desideri è quello del nastro rovesciato, che consiste nel riascoltare un nastro che viene magnetizzato con frasi pronunciate dai presenti o tratte da qualsiasi altra fonte e poi rovesciato dal lato interno, al fine di farlo scorrere al contrario. Se tale sperimentazione riesce, invece di udire il rovescio delle nostre parole si possono sentire frasi di senso compiuto, in modo più o meno chiaro. Questo metodo permette di ottenere comunicazioni più lunghe, rispetto a quelle che si possono ottenere con il nastro vergine, perché le Entità utilizzano, in parte, le sillabe che sono presenti nella “base” precedentemente fatta, risparmiando, in questo modo, molta energia. Come Bacci e Jurgenson, anche i coniugi Desideri perseguono solo il fine “spirituale” e non quello “materiale”.

La “porta sull’aldilà”, secondo il mio parere, non si è mai chiusa completamente. Forse abbiamo smarrito, durante il corso dei secoli, quel legame che le antiche civiltà avevano trovato; o forse abbiamo smarrito il vero significato della parola “morte”. Se analizziamo bene ogni tassello delle antiche credenze, se ci soffermiamo almeno un attimo a riflettere, ci accorgeremo che tutte le antiche culture di questo mondo sono collegate l’una all’altra. Di certo, tutte avevano compreso il ruolo centrale che ricopre la “morte” nella vita; o forse avevano capito che la “morte” non è altro che un’invenzione umana.



Articolo di Axuria Von Lionel

Fonte: http://www.ilportaledelmistero.net/Vedetta/cartiglio_porta_aldila.html

Rivisto da Fisicaquantistica.it
http://www.fisicaquantistica.it/paranormale/una-porta-aperta-sullaldila 

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