mercoledì 6 agosto 2014

Il sabotaggio del South Stream è uno sparo contro se stessi

Il sabotaggio del South Stream è uno sparo contro se stessi

Nell’intervista alla edizione viennese Profil il direttore generale della compagnia OMV, Gerhard Roiss, ha definito i tentativi dell’Unione Europea di arrestare la costruzione del gasdotto South Stream “uno sparo contro se stessi”.
 
La decisione dei dirigenti dell’Ue di introdurre un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia ha riproposto con rinnovata forza la questione dell’adeguatezza delle azioni di questa organizzazione. 

Seguendo ciecamente le richieste ultimative di Washington Bruxelles si avvicina lentamente ma ineluttabilmente alla “linea rossa”, oltre la quale le sue azioni arrecheranno un danno diretto ai propri cittadini. Questa linea passa per la sfera della cooperazione della Russia e dell’Ue nel settore della energia. I tentativi di Bruxelles di sospendere questa cooperazione significheranno un colpo contro la sicurezza energetica dell’Europa, in quanto i paesi dell’Ue dipendono immediatamente dagli idrocarburi russi. La logica qui è semplicissima e non sopporta nessuna speculazione politica, fa notare a “La Voce della Russia” Konstantin Semionov, capo del Fondo russo per la sicurezza energetica nazionale:
Per l’acquirente la sicurezza energetica consiste in possibilità di ottenere idrocarburi in quantità necessarie e senza rischi di transito. Per il venditore la sicurezza energetica consiste in esistenza di nette garanzie dell’acquisto degli idrocarburi e, altresì, in garanzie della sicurezza del transito.
Vladimir Čižov, rappresentante permanente della Russia presso l’Ue, ha fatto ricordare che “in un futuro prevedibile sul mercato dell’Unione Europea non esiste nessuna possibilità di sostituzione del gas russo”. Secondo le sue parole, attualmente soltanto due paesi membri dell’Ue possono in teoria permettersi di non importare idrocarburi. Sono la Danimarca e la Gran Bretagna.

Tuttavia anche la Gran Bretagna già nei prossimi anni può affrontare seri problemi. A partire dal 2000 la propria produzione di gas in questo paese si è ridotta all’incirca di due volte in seguito alla diminuzione delle riserve di gas nel Mare del Nord. Nella sfera dell’energia sono partner tradizionali di Londra la Norvegia e il Qatar, le cui possibilità sono però limitate. Pertanto proprio la Gran Bretagna – chicché ne dica il suo premier David Cameron – è oggettivamente interessata all’approfondimentо della cooperazione con la Russia, ha detto a “La Voce della Russia” Serghej Pikin, direttore del Fondo russo per lo sviluppo energetico:
Si tratta della possibilità potenziale di ridurre il costo abbastanza alto del gas per i consumatori nella stessa Gran Bretagna. Ultimamente questo costo è molto aumentato. Bisogna anche tener conto del fatto che negli ultimi tempi l’estrazione del gas nel Mare del Nord non cresce ma, al contrario, cala.
Considerata la difficile situazione politica ed economica in Europa la compagnia Gazprom adotta misure supplementari per aumentare la sicurezza delle consegne del gas ai mercati europei. Si tratta, in particolare, della realizzazione prioritaria di progetti promettenti come la fornitura di gas naturale liquido (GNL) e lo sviluppo in Europa di una rete di depositi sotterranei di gas. Nell’ambito del primo indirizzo si lavora attivamente al progetto “GNL baltico” che prevede, in particolare, la consegna del gas liquido ai mercati di quei paesi europei dove Gazprom non fornisce gas mediante metanodotti. Questi paesi sono la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda. Il progetto di sviluppo di una rete di depositi sotterranei di gas ha già coinvolto l’Austria, Gran Bretagna, Germania e Serbia. Secondo i dati forniti da Gazprom, attualmente le sue capacità per la conservazione del gas in Europa sono pari a 5 miliardi di metri cubi.

Ed ancora un particolare emblematico. L’Unione Europea ha adottato la linea di escalation del conflitto commerciale ed economico con la Russia nel momento in cui nelle sue proprie file stanno maturando nuovi problemi finanziari. La sera del 3 agosto la Banca Centrale del Portogallo ha annunciato il costo indicativo della salvezza di Banco Espirito Santo SA, una delle maggiori banche del paese. Il costo è di non meno di 4,9 miliardi di euro. Tuttavia nemmeno lo stanziamento urgente di questa somma può salvare i depositanti dai cosiddetti “obblighi debitori non prioritari”. Gli esperti ammoniscono sul pericolo di una nuova ondata di crisi bancaria in tutta la eurozona e sulla crescita della indeterminatezza economica generale. “Agli investitori è difficile interpretare le conseguenze della salvezza delle banche europee”, ha constatato Koichi Kurose, analista capo della Resona Bank Ltd. di Tokyo. Tale indeterminatezza è sempre foriera di rischi, compresi quelli nel settore dell’energia.
 

Petr Iskenderov


Nessun commento:

Posta un commento