La decisione dei dirigenti dell’Ue di introdurre un
nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia ha riproposto con rinnovata
forza la questione dell’adeguatezza delle azioni di questa
organizzazione.
Seguendo ciecamente le richieste ultimative di
Washington Bruxelles si avvicina lentamente ma ineluttabilmente alla
“linea rossa”, oltre la quale le sue azioni arrecheranno un danno
diretto ai propri cittadini. Questa linea passa per la sfera della
cooperazione della Russia e dell’Ue nel settore della energia. I
tentativi di Bruxelles di sospendere questa cooperazione significheranno
un colpo contro la sicurezza energetica dell’Europa, in quanto i paesi
dell’Ue dipendono immediatamente dagli idrocarburi russi. La logica qui è
semplicissima e non sopporta nessuna speculazione politica, fa notare a
“La Voce della Russia” Konstantin Semionov, capo del Fondo russo per la
sicurezza energetica nazionale:
Per l’acquirente la sicurezza energetica consiste in possibilità di ottenere idrocarburi in quantità necessarie e senza rischi di transito. Per il venditore la sicurezza energetica consiste in esistenza di nette garanzie dell’acquisto degli idrocarburi e, altresì, in garanzie della sicurezza del transito.
Vladimir Čižov,
rappresentante permanente della Russia presso l’Ue, ha fatto ricordare
che “in un futuro prevedibile sul mercato dell’Unione Europea non esiste
nessuna possibilità di sostituzione del gas russo”. Secondo le sue
parole, attualmente soltanto due paesi membri dell’Ue possono in teoria
permettersi di non importare idrocarburi. Sono la Danimarca e la Gran
Bretagna.
Tuttavia anche la Gran Bretagna già nei
prossimi anni può affrontare seri problemi. A partire dal 2000 la
propria produzione di gas in questo paese si è ridotta all’incirca di
due volte in seguito alla diminuzione delle riserve di gas nel Mare del
Nord. Nella sfera dell’energia sono partner tradizionali di Londra la
Norvegia e il Qatar, le cui possibilità sono però limitate. Pertanto
proprio la Gran Bretagna – chicché ne dica il suo premier David Cameron –
è oggettivamente interessata all’approfondimentо della cooperazione con
la Russia, ha detto a “La Voce della Russia” Serghej Pikin, direttore
del Fondo russo per lo sviluppo energetico:
Si tratta della possibilità potenziale di ridurre il costo abbastanza alto del gas per i consumatori nella stessa Gran Bretagna. Ultimamente questo costo è molto aumentato. Bisogna anche tener conto del fatto che negli ultimi tempi l’estrazione del gas nel Mare del Nord non cresce ma, al contrario, cala.
Considerata la difficile
situazione politica ed economica in Europa la compagnia Gazprom adotta
misure supplementari per aumentare la sicurezza delle consegne del gas
ai mercati europei. Si tratta, in particolare, della realizzazione
prioritaria di progetti promettenti come la fornitura di gas naturale
liquido (GNL) e lo sviluppo in Europa di una rete di depositi
sotterranei di gas. Nell’ambito del primo indirizzo si lavora
attivamente al progetto “GNL baltico” che prevede, in particolare, la
consegna del gas liquido ai mercati di quei paesi europei dove Gazprom
non fornisce gas mediante metanodotti. Questi paesi sono la Spagna, il
Portogallo e l’Irlanda. Il progetto di sviluppo di una rete di depositi
sotterranei di gas ha già coinvolto l’Austria, Gran Bretagna, Germania e
Serbia. Secondo i dati forniti da Gazprom, attualmente le sue capacità
per la conservazione del gas in Europa sono pari a 5 miliardi di metri
cubi.
Ed ancora un particolare emblematico. L’Unione
Europea ha adottato la linea di escalation del conflitto commerciale ed
economico con la Russia nel momento in cui nelle sue proprie file stanno
maturando nuovi problemi finanziari. La sera del 3 agosto la Banca
Centrale del Portogallo ha annunciato il costo indicativo della salvezza
di Banco Espirito Santo SA, una delle maggiori banche del paese. Il
costo è di non meno di 4,9 miliardi di euro. Tuttavia nemmeno lo
stanziamento urgente di questa somma può salvare i depositanti dai
cosiddetti “obblighi debitori non prioritari”. Gli esperti ammoniscono
sul pericolo di una nuova ondata di crisi bancaria in tutta la eurozona e
sulla crescita della indeterminatezza economica generale. “Agli
investitori è difficile interpretare le conseguenze della salvezza delle
banche europee”, ha constatato Koichi Kurose, analista capo della Resona Bank Ltd. di Tokyo. Tale indeterminatezza è sempre foriera di rischi, compresi quelli nel settore dell’energia.
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