Ultimamente, sempre più spesso Washington cerca di imporre a Stati sovrani una linea politica che faccia comodo agli USA.
Giorni
fa l’ambasciata USA in Armenia ha “avvertito” gli enti statali e le
aziende della Repubblica che la cooperazione con le società russe
incluse nella lista delle sanzioni, varate a causa della crisi ucraina,
“non è gradita”. Attualmente sul mercato finanziaro dell’Armenia operano
la banca VTB e la Areximbank, consociata della russa Gazprombank (sia
VTB che Gazpombank sono incluse nella lista degli USA).
Diverse aziende
russe hanno investito anche in vari progetti infrastrutturali
dell’Armenia, nonché nei settori dei trasporti, dell’energia e delle
telecomunicazioni. Mosca è il più grande partner commerciale di Erevan.
Per
Armenia accettare le “raccomandazioni” di Washington è praticamente
impossibile, tuttavia, ormai, gli USA non possono fare a meno di
ultimatum, pertanto non soprende che anche all’Armenia abbiano cercato
di indicare il suo posto.
L’attacco di megalomania ha
coplito gli USA la settimana scorsa. Dopo l’incontro con il ministro
degli Esteri dell’Ucraina, il Segretario di Stato John Kerry ha
dichiarato: Kiev è pronta a cessare il fuoco da subito. Qualcuno ne è
rimasto sorpreso, perché non è usuale sentire il capo della diplomazia
americana fare delle dichiarazioni a nome dell’Ucraina “indipendente”,
ma per la maggioranza è stata una nuova conferma di quello che già
sapevano: in Ucraina Washington sta facendo quel che le pare e pare che
gli americani abbiano deciso che i convenevoli non servono più, ha
rilevato il deputato della Rada ucraina Aleksandr Golub.
L’Ucraina è in amministrazione controllata. Oggi a tutto il mondo è chiaro chi ha questo controllo: il vero capo del governo di Kiev si trova a Washington. Ogni volta che l’operazione nel Sud-Est prendeva una svolta sanguinosa, è stato in concomitanza con la visita di un funzionario americano che dava l’ordine.
C’è anche un altro
motivo perché gli americani parlano a nome delle autorità di Kiev, fa
notare il politologo Rostislav Ishchenko.
Nessuno ha mai avuto grandi illusioni circa il ruolo che gli USA svolgono in Ucraina. Da quello di mi risulta, i dirigenti di Kiev, in misura sempre maggiore, cominciano a trovarsi in isolamento internazionale, nessuno vuole parlare con loro, perché politicamente sono già morti. Pertanto gli USA sono costretti a trattare a nome di Kiev.
L’Ucraina
è l’esempio più emblematico, ma ultimamente non solo Kiev si trova in
regime di “controllo manuale”. Tra tutti gli Stati indipendenti
dell’Europa soltanto la Svizzera ha avuto il coraggio di conraddire gli
americani. Berna si è rifiutata di introdurre sanzioni contro la Russia,
riconoscendo che ciò avrebbe comportato un “effetto domino” e quindi
avrebbe fatto male all’economia svizzera. Tutti gli altri si
sottomettono umilmente alla volontà dell’alleato d’oltreoceano. Ma
questo comportamento non sorprende. Ogni giorno Washington intercetta le
telefonate e legge le mail degli europei. Una protesta formale contro
questo spionaggio c’è stata, ma giusto per salvare la faccia. Tuttavia,
salvata la faccia, ora questo inchinarsi di fronte a Washington potrebbe
comportare delle perdite molto più ingenti.
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