martedì 5 agosto 2014

La sovranità americana regna sull’Europa “libera”

La sovranità americana regna sull’Europa “libera”

Gli imprenditori dell’Armenia sono in grado di decidere da soli con chi lavorare e non hanno bisogno di suggerimenti. Tale è stata la reazione dell’ambasciata russa a Erevan dopo le “raccomandazioni” dei diplomatici USA che hanno consigliato agli armeni di non lavorare con le società russe incluse nella lista delle sanzioni americane.
 
Ultimamente, sempre più spesso Washington cerca di imporre a Stati sovrani una linea politica che faccia comodo agli USA.

Giorni fa l’ambasciata USA in Armenia ha “avvertito” gli enti statali e le aziende della Repubblica che la cooperazione con le società russe incluse nella lista delle sanzioni, varate a causa della crisi ucraina, “non è gradita”. Attualmente sul mercato finanziaro dell’Armenia operano la banca VTB e la Areximbank, consociata della russa Gazprombank (sia VTB che Gazpombank sono incluse nella lista degli USA). 

Diverse aziende russe hanno investito anche in vari progetti infrastrutturali dell’Armenia, nonché nei settori dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni. Mosca è il più grande partner commerciale di Erevan.

Per Armenia accettare le “raccomandazioni” di Washington è praticamente impossibile, tuttavia, ormai, gli USA non possono fare a meno di ultimatum, pertanto non soprende che anche all’Armenia abbiano cercato di indicare il suo posto.

L’attacco di megalomania ha coplito gli USA la settimana scorsa. Dopo l’incontro con il ministro degli Esteri dell’Ucraina, il Segretario di Stato John Kerry ha dichiarato: Kiev è pronta a cessare il fuoco da subito. Qualcuno ne è rimasto sorpreso, perché non è usuale sentire il capo della diplomazia americana fare delle dichiarazioni a nome dell’Ucraina “indipendente”, ma per la maggioranza è stata una nuova conferma di quello che già sapevano: in Ucraina Washington sta facendo quel che le pare e pare che gli americani abbiano deciso che i convenevoli non servono più, ha rilevato il deputato della Rada ucraina Aleksandr Golub.
L’Ucraina è in amministrazione controllata. Oggi a tutto il mondo è chiaro chi ha questo controllo: il vero capo del governo di Kiev si trova a Washington. Ogni volta che l’operazione nel Sud-Est prendeva una svolta sanguinosa, è stato in concomitanza con la visita di un funzionario americano che dava l’ordine.
C’è anche un altro motivo perché gli americani parlano a nome delle autorità di Kiev, fa notare il politologo Rostislav Ishchenko.
Nessuno ha mai avuto grandi illusioni circa il ruolo che gli USA svolgono in Ucraina. Da quello di mi risulta, i dirigenti di Kiev, in misura sempre maggiore, cominciano a trovarsi in isolamento internazionale, nessuno vuole parlare con loro, perché politicamente sono già morti. Pertanto gli USA sono costretti a trattare a nome di Kiev.
L’Ucraina è l’esempio più emblematico, ma ultimamente non solo Kiev si trova in regime di “controllo manuale”. Tra tutti gli Stati indipendenti dell’Europa soltanto la Svizzera ha avuto il coraggio di conraddire gli americani. Berna si è rifiutata di introdurre sanzioni contro la Russia, riconoscendo che ciò avrebbe comportato un “effetto domino” e quindi avrebbe fatto male all’economia svizzera. Tutti gli altri si sottomettono umilmente alla volontà dell’alleato d’oltreoceano. Ma questo comportamento non sorprende. Ogni giorno Washington intercetta le telefonate e legge le mail degli europei. Una protesta formale contro questo spionaggio c’è stata, ma giusto per salvare la faccia. Tuttavia, salvata la faccia, ora questo inchinarsi di fronte a Washington potrebbe comportare delle perdite molto più ingenti.

 
Igor Siletskij 



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