Il declino degli Stati Uniti sta ormai galoppando, anche se i media raccontano che l’America avrebbe ritrovato salute economica e fiorente mercato del lavoro. Dicono anche che gli Usa si siano dotati di un futuro energetico veramente roseo e che continuino a essere un modello per l’Europa e per il mondo. Certo, gli indici di Borsa sono alle stelle, ma questo non significa che una società e un’economia siano uscite dalla crisi: il record, si legge su “Leap 2020”, è l’effetto della politica
monetaria dei “soldi facili” praticata dalla Fed, mentre gli
investitori «non trovano altri investimenti che non siano quelli sui
sopravvalutati titoli azionari e sull’ingannevole finanza
innovativa». L’America? E’ in bilico: «La smisurata arroganza di una
nazione che considera se stessa “il paese di Dio”, la “numero uno” su
tutte le cose di questo mondo, l’araldo di tutti i valori dell’umanità,
sta spingendo gli Stati Uniti verso un abisso». Lo conferma la
geopolitica: caos totale in Medio Oriente, dopo 13 anni di impegno
militare diretto. Per non parlare della folla sfida lanciata alla Russia
in Ucraina.
La crisi ucraina, continua “Leap 2020”, ha le sue radici nella politica americana basata sul “contenimento della Russia”, che risale al celebre “Long Telegram”
inviato da George Kennan, ambasciatore a Mosca, il 22 febbraio 1946.
Kennan esprimeva la convinzione che, sul lungo termine, la pace con la
Russia sarebbe stata impossibile, perché quel paese stava ancora
cercando di ampliare la sua sfera d’influenza. Ora, «sarebbe
profondamente preoccupante se chi è al potere
a Washington non fosse in grado di cogliere la differenza tra l’Unione
Sovietica sotto Stalin e la Russia di oggi sotto Putin», sopravvissuta
al crollo dell’Urss e alle amputazioni territoriali, strategiche e
demografiche. Inoltre, l’economia
di Mosca «fu notevolmente compromessa dal programma “riformatore” del
Fmi ispirato dagli Stati Uniti, che le fece perdere gran parte della sua
ricchezza nazionale, con le famigerate privatizzazioni riservate alla
nascente “classe degli oligarchi”». Oggi la Russia è circondata, «sia
dall’alleanza militare avversa (la Nato, che si era fortemente ampliata)
che dal blocco economico europeo, presente finanche all’interno del suo
stesso ex territorio, il Baltico».
L’obiettivo del “contenimento” in versione 2014 è legato
essenzialmente a motivazioni di tipo economico: «L’aspirazione dei
funzionari americani è quella di aprire l’Ucraina ai prodotti americani,
di impossessarsi del suo immenso patrimonio agricolo (la speculazione
si sta gettando sul settore alimentare) e delle sue grandi società, e di
aprire infine il mercato energetico europeo al gas ed al petrolio di
scisto americano». Ma gli Usa,
sostiene “Leap 2020”, non dispongono neppure dei mezzi militari per un
confronto con Putin. E scontano ancora tutti i fallimenti a catena degli
ultimi 13 anni: «L’Afghanistan continua a essere destabilizzato ed è
ancora il primo produttore di oppio al mondo, in Iraq l’autorità del
governo centrale è implosa, mentre in Siria la lotta contro il dittatore
Assad (che è ancora al potere)
ha generato un nemico ancor più feroce, l’Isis». Morale: «Tutto ciò a
cui i funzionari americani hanno dato inizio, negli ultimi tredici anni,
si è trasformato in un disastro». E il conto è salato: da 4 a 6
miliardi di dollari, secondo gli analisti di Harvard, solo nel 2014.
«Ormai da molti anni gli Stati Uniti non sono più la superpotenza in
grado di risolvere qualsiasi problema attraverso una campagna militare»,
sostiene “Leap 2020”. «La causa è da ricercare innanzitutto nello
squilibrio tra ambizione e sforzo, e subito dopo nella mancanza di
risorse: e visto che il potere globale degli Stati Uniti è stato costruito sul potere
militare, questo paese è ormai solo l’ombra di quello che era stato».
Non è sorprendente, quindi, che il governo americano abbia riscoperto
l’utilità della Nato per muovere le sue pedine in Ucraina: «Ha messo in
atto un’enorme pressione sui governi dei paesi membri, perché essi
aumentino il loro budget militare, ma l’esito è stato abbastanza
incerto». L’obiettivo di effettuare nuove spese militari per un importo
pari al 2% del Pil di ogni singolo paese, in effetti, è stato spalmato
su un periodo che arriva fino al 2024. La Germania, inoltre, ha
ulteriormente ridimensionato il proprio impegno. E la decisione di
creare una forza d’attacco rapido, composta da 3.000-5.000 soldati,
«impallidisce davanti ad un esercito russo pari a 1,15 milioni di
soldati e a 2 milioni di riservisti
pronti a combattere». La forza Nato, inoltre, avrebbe solo un
equipaggiamento leggero, «in ossequio all’idea, veramente geniale, che
tutto ciò permetterà ai soldati di schivare più facilmente i 6.500 carri
armati russi».
Nel confronto con la Russia, secondo “Leap 2020” la Nato «è come
un’ape davanti a un orso», prova del fatto che «i funzionari americani
hanno perso qualsiasi senso della realtà». Così, «il “colpo di stato”
orchestrato dall’Occidente ha fatto perdere legittimità al governo
centrale ucraino nei riguardi della popolazione di lingua russa, e ha
quindi aperto la strada all’acquisizione dell’Ucraina Orientale da parte
della Russia, probabilmente sotto forma di un’ampia autonomia
all’interno di uno Stato Federale Ucraino, sottoposto ad una forte
influenza russa». Analogamente a quanto già avvenuto in Medio Oriente,
la politica
e il comportamento del governo degli Stati Uniti, «basati
sull’infallibilità delle strategie e sull’onnipotenza dell’America»,
hanno gettato nel caos un’intera regione, rafforzando in fin dei conti
«le forze che si opponevano agli Stati Uniti».
fonte: http://www.libreidee.org/2014/10/ciao-america-in-13-anni-da-washington-soltanto-disastri/
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