La campagna Alltrials si batte per la pubblicazione di tutti i risultati della sperimentazione clinica di un farmaco, anche e soprattutto di quelli negativi che evidenziano scarsa efficacia o pericoli per la salute
Potremmo accettare una ricerca medica che, pur di dimostrare
l’efficacia di un farmaco, renda pubbliche solo le sperimentazioni
(trial) che mostrano dati a favore, nascondendo quelle che evidenziano scarsa
efficacia e gravi conseguenze per la salute delle persone?
Un’eventualità del genere non
sarebbe tollerata da nessuno. Anzi sarebbe duramente condannata, viste le
conseguenze negative che potrebbe avere sulla salute di ognuno di noi.
Purtroppo non si tratta di una malaugurata ipotesi ma di
un’inquietante realtà di cui si parla raramente sui mezzi di informazione.
A diventarne consapevoli, sono stati proprio gli esperti indipendenti della
ricerca medica che hanno definito la parziale pubblicazione delle
sperimentazioni cliniche con il termine di under-reporting; un fenomeno che rappresenta
una grave negligenza nella conduzione della ricerca, e che porta a sovrastimare
l’efficacia e a sottostimare gli effetti avversi dei trattamenti. Tutto ciò
espone i pazienti a rischi inutili, determina uno spreco di risorse destinate
all’assistenza sanitaria e danneggia la fiducia riposta nella medicina. Finora
i provvedimenti presi per cercare di arginare l’under-reporting hanno avuto
solo un effetto parziale e non hanno risolto il problema alla radice. Ricerche
indipendenti hanno evidenziato che ancora oggi il 50% delle sperimentazioni
cliniche non è stato pubblicato.
In
Francia due rinomati medici, Philippe Even e Bernard Debré, in un libro accusa che ha fatto tanto scalpore, sono
riusciti a dare un’idea delle gravi
conseguenze che l’occultamento delle sperimentazioni cliniche produce. La
loro ricerca ha evidenziato che la metà dei prodotti sul
mercato è inutile, il 20 per cento è scarsamente tollerato dai malati e il 5
per cento è addirittura potenzialmente pericoloso per la salute.
È
un problema di una gravità inaudita. Non è
ammissibile che le aziende farmaceutiche (che conducono la stragrande
maggioranza delle sperimentazioni sui farmaci), le università e i centri di
ricerca tendano ad occultare sistematicamente gli studi che potrebbero
pregiudicare l’autorizzazione di un farmaco o le posizioni
di prestigio acquisite nell’ambito della ricerca medica. Purtroppo, tra tutti
questi soggetti si crea una perversa convergenza di conflitti d’interessi, sia
economici che personali, che produce le pesanti distorsioni citate in
precedenza.
A pregiudicare ulteriormente l’accesso a tutte le evidenze scientifiche in ambito medico, c’è un altro fenomeno, definito con il termine di publication bias, che riguarda la pubblicazione degli studi sulle riviste medico scientifiche che tendono a dare spazio soprattutto alle ricerche che presentano prevalentemente dati positivi. In un quadro del genere diventa sempre più difficile prendere decisioni mediche informate, efficaci e il più possibile sicure. Il prezzo più alto viene pagato soprattutto da chi è meno consapevole dell’esistenza di questo fenomeno, le persone comuni sottoposte ai trattamenti medici.
Fortunatamente,
esistono centri di ricerca indipendenti (come la Cochrane Collaboration*,
il Centre for Evidence
Based Medicine*) e importanti riviste scientifiche, che già da tempo hanno
preso una posizione netta e si sono impegnate per portare all’attenzione
dell’opinione pubblica questo grave problema. Ad esempio, il British Medical Journal non
accetta di pubblicare ricerche per cui non ci sia una completa diffusione dei
dati per consentire un riesame indipendente e ha lanciato la campagna OPEN DATA, per la
completa trasparenza dei dati delle sperimentazioni cliniche.
Uno
degli ultimi atti in tale direzione, ha visto ancora il British Medical
Journal, insieme a tanti altri organismi indipendenti, lanciare la petizione internazionale
ALLTRIALS, per richiedere che qualsiasi sperimentazione clinica sia registrata
presso un ente pubblico indipendente e che ci sia l’obbligo di pubblicazione di
tutti i risultati, il tutto nella completa trasparenza. L’iniziativa
sta creando un grosso clamore, soprattutto in Gran Bretagna, dove si è
guadagnata la presenza sulle pagine dei maggiori quotidiani britannici (The Guardian, The Indipendent, The Times, Reuters) dopo che il gigante farmaceutico GlaxoSmithKline
ha dichiarato pubblicamente il suo supporto alla campagna ALLTRIALS,
impegnandosi alla pubblicazione di tutti gli studi clinici relativi ai suoi
farmaci.
La
richiesta della campagna Alltrials va dritta al cuore del problema che ha
minato la base della credibilità della medicina ufficiale. Non è possibile parlare di
responsabilità sociale dei giganti dell’industria farmaceutica o dell’etica
della ricerca medica se non si pone alla base la completa trasparenza dei dati
e dei metodi usati per condurre le sperimentazioni farmaceutiche. Solo
in questo modo chi deve decidere se un farmaco deve essere autorizzato o meno,
ha a disposizione tutte le informazioni per valutare efficacia e sicurezza
dello stesso. Se una cosa simile accadesse ne beneficeremmo tutti: cittadini,
medici, ricercatori onesti, enti regolatori pubblici e anche quelle aziende farmaceutiche
animate da un minimo di etica.
In un contesto del genere, diventa un dovere civico di ogni
cittadino impegnarsi in prima persona per la salvaguardia della propria salute,
informandosi e sostenendo iniziative come la campagna Alltrials.
È possibile firmare la petizione Alltrials su www.alltrials.net e avere notizie e aggiornamenti in italiano sugli sviluppi della iniziativa sul blog alltrialsitalia.blogspot.it
È possibile firmare la petizione Alltrials su www.alltrials.net e avere notizie e aggiornamenti in italiano sugli sviluppi della iniziativa sul blog alltrialsitalia.blogspot.it
*Si tratta di importanti realtà della ricerca medica indipendente, attivamente impegnate nella revisione critica delle sperimentazioni cliniche disponibili per fornire la migliore evidenza scientifica a chi deve prendere decisioni mediche.
Giulio Cesare Senatore
fonti:
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