venerdì 9 maggio 2014

BioDistopia: la Biologia Sintetica

‘La Biologia Sintetica è l’ingegnerizzazione di componenti biologiche e di sistemi che non esistono in natura e la re-ingegnerizzazione di elementi biologici esistenti. Il suo scopo è quello di progettare intenzionalmente sistemi biologici artificiali, oltre a comprendere il funzionamento della biologia naturale.’   (synbiologyproject)

Quella che segue è la traduzione dell’appello della FOE sui pericoli della Biologia Sintetica. Forte è però il sospetto che i nefasti prodotti di questa nuova disciplina, non siano rimasti confinati in laboratori supersicuri, ma che siano già da decenni attivi sulla superficie del Pianeta. La Biologia Sintetica rappresenta una minaccia per l’umanità più elevata addirittura rispetto a quella della genetica applicata. Un ambiente fisicamente e chimicamente modificato, com’è ormai purtroppo quello in cui viviamo, potrebbe rappresentare il substrato ideale per queste nuove forme di vita, divenendo allo stesso tempo un grosso problema per le forme di vita naturali attuali? Ci stiamo incamminando verso questo scenario da incubo? Se si, chi lo alimenta e perché? Che ruolo hanno le ormai tristemente note operazioni di geoingegneria clandestina in questa prospettiva? L’appello:  
 
La biologia sintetica è una forma estrema di ingegneria genetica, una tecnologia emergente che si sta sviluppando rapidamente ma è in gran parte non regolamentata. Con la biologia sintetica, invece di scambiare geni da una specie all'altra, come nell’ingegneria genetica ‘tradizionale’, gli scienziati creano un codice genetico completamente nuovo su di un computer, lo ‘producono’ e poi lo inseriscono negli organismi esistenti o, addirittura, cercano con esso di creare vita da zero. La biologia sintetica potrebbe avere gravi ripercussioni sulla salute delle persone e degli ecosistemi, sulla biodiversità del nostro pianeta e per le comunità che vivono nelle zone su cui insistono i piani delle corporazioni per implementare nuove tecnologie e nuovi organismi a scopo di lucro. [...] Il governo degli Stati Uniti, insieme con le principali compagnie petrolifere, agroalimentari e chimiche, è uno dei più grandi finanziatori della ricerca sulla biologia sintetica, fornendo centinaia di milioni di dollari per le start-up che si occupano di questa disciplina. I sostenitori sperano che questo settore emergente possa creare una nuova "bioeconomia", in cui ogni e qualsiasi tipo di materia vegetale possa nutrire organismi sintetici che saranno delle "fabbriche viventi" che produrranno combustibili, prodotti chimici industriali, bio-plastiche, medicinali e anche cibo. Questa spinta sulla biomassa per alimentare gli organismi sintetici potrebbe avere importanti ripercussioni in materia di accesso alla terra, all'acqua ed ai fertilizzanti - che sono tutti scarsi per la produzione di cibo- e può esacerbare la corsa attuale per sottrarre terra alle comunità del Sud del Mondo per la produzione di prodotti destinati alle nazioni ricche. I modi in cui gli organismi sintetici interagiranno con l'ambiente naturale sono imprevedibili e potenzialmente devastanti nonché permanenti. Mentre altri tipi di inquinamento possono essere ripuliti e comunque non dilagano, le creazioni della biologia sintetica sono progettate per auto-replicarsi e, una volta rilasciate nell'ambiente, saranno impossibili da recuperare. Un organismo sintetico progettato per un compito specifico, come disgregare l'olio greggio proveniente dalle fuoriuscite di petrolio in mare, potrebbe scambiare i suoi geni con gli organismi presenti in natura e li modificherebbe, compromettendo potenzialmente interi ecosistemi, sottoforma di una nuova classe di specie invasive. Questi potenziali minacce sottolineano la necessità di un approccio precauzionale. Come primo passo, stiamo spingendo per una moratoria sul rilascio e l'uso commerciale di organismi sintetici finché non ci sarà una migliore comprensione dei rischi e dei regolamenti adeguati sono in atto.
 

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