lunedì 5 maggio 2014

Il giro del "fumo".

Motivi potentissimi e quasi sempre segreti sono all'origine di mille particolari che compongono la bellezza brulicante dell'universo.
Una singolarità può sembrarci gratuita, ma la sua forza espressiva nasconde sempre delle radici.
Jean Cocteau
Siamo sempre “lì”
c’è qualcosa che non appare, all’origine centrale di ogni fenomeno


L’osservazione della singolarità permette di specializzarsi, nel Tempo, in quel che si studia ma, contemporaneamente, si perde di vista il senso di origine, la fertilità intelligente, intesa ed intrisa nello scenario 3d nel quale si radicano tutte le “cose".
Osservare il particolare senza mantenere la consapevolezza dell’insieme, equivale al perdersi nel dettaglio dell’insieme, oltre che nell'insieme stesso.
Ciò, in un ambito a “circuito chiuso”, come è il vivere sulla Terra 3d attuale, trasforma ogni ricerca, sia nel dettaglio che nell’insieme, come un potente e soporifero cammino in un auto intrattenente vortice…
Circuito nordatlantico; insieme di correnti marine che descrivono complessivamente, nella parte settentrionale dell’Oceano Atlantico, un circuito chiuso, con verso di circolazione orario.
Le correnti che formano il circuito sono: quella del Golfo, quella discendente lungo le coste dell’Europa occidentale e quella equatoriale, diretta verso occidente.
Nell’interno del circuito si trova la zona di calma del Mar dei Sargassi
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All’interno di ogni “ring” (loop) esiste una sorta di “calma piatta e centrale”; una zona di apparente e manifesta “tranquillità”.
L'espressione Mar dei Sargassi si riferisce alla porzione di Oceano Atlantico compresa fra gli arcipelaghi delle Grandi Antille (a ovest) e le Azzorre (a est). È noto per le alghe che vi proliferano (appartenenti al genere Sargassum).
Tali alghe, di colore bruno, affiorano in superficie in grandi quantità, conferendo ad alcune zone del Mar dei Sargassi l'aspetto di una prateria...
Nel Mar dei Sargassi vanno a riprodursi grandi popolazioni di anguille provenienti dalle Americhe, dall'Africa e dall'Europa.
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Il mare calmo e tranquillo che sembra una prateria. La quasi assenza dei venti e delle correnti marine permette l’attecchimento per un certo tipo di Vita che, nel corso della possibilità, trasforma, prepara, adatta ed, unitamente, si trasforma, si prepara, si adatta…

Nel “mezzo” trova spazio la “verità”
 
Gli agenti che partecipano ad un evento si amalgamano in maniera particolare, attorno ad un asse costituito dalla “forza” che sgorga da dimensioni diverse rispetto al piano che si osserva e nel quale “si esplica lo scenario”.
L’esempio più calzante è quello costituito dall’origine apparente dell’azione, ossia… il pensiero.
Se cerchi il pensiero, e tanto più la sua origine, non ne trovi traccia alcuna… se non nei riflessi delle “azioni” che, nel frattempo, si sono attuate.

Il vortice ritaglia uno spazio per sé, delineando uno scenario nello scenario, con al suo centro una zona di “piatta tranquillità”.

Chi vive in un simile centro ha forse idea di cosa avvenga tutt’attorno a sé?
Il frattale è il vivere occidentale alle prese con il fenomeno televisivo, che racconta ciò che accade… dove? Tutt’attorno. 
Esistono taluni luoghi fisici nei quali “non accade mai nulla” o, perlomeno, così sembra. Ciò che si agita sullo sfondo, infatti, è diventato ormai una colonna sonora naturale per tutto ciò che "ci gravita sopra”. 
Un Tg racconta ciò che accade nel Mondo, costituendo una sorta di centro individuale, verso il quale sembra confluire tutto, senza per questo arrecare danno apparente alcuno.
Il "potente terremoto" (se avviene) avviene sempre dall’altra parte del Mondo, dell’italia, della regione o della provincia, etc.
Da te non avviene mai “nulla”:
essendo tu il centro del circuito che ti avvolge.
In realtà, la tua Vita è stracolma di avvenimenti e non puoi proprio crederti “fermo a fare un bel niente”. Il lavoro (o la sua mancanza), i figli, le preoccupazioni, fioccano e vorticano sempre…
Allora, di quale centro si sta scrivendo? A cosa SPS si sta riferendo?
A quella "zona centrale" nella quale "sei", estremamente complessa se analizzata possibilmente nella sua più grande compartecipazione al circuito (Anti)Sistemico di appartenenza; qualcosa costituito da gradi e livelli di intessitura della trama.
"Semplice" o "complesso"... è sempre e solo un termine, una terminologia derivante dal proprio grado di assunzione della “verità”, che scorre a rotoli, a strati, a scie, a bolle, sedimentando, mettendo radici in infiniti modi, permessi dalla “tecnologia” presente in loco ed in extra loco.
Qualcosa che tende a sfuggire, qualora non si sia giustamente attrezzati per una visione di tipo "espansa", che faccia perno sul proprio vero centro e che sappia non smarrirsi mai nel pieno mezzo dell’oceano esistenziale, nel quale si naviga, ormai, a vista... attraverso la convenzione delle Stelle, ritradotta dal linguaggio elettrico della tecnologia auto imperante.
Centri che s’irradiano da altri centri, che derivano da altri centri ancora…
Ciò che sai è quantomeno riduttivo della “capacità” che hai attorno.
Le notizie sono vere? Le notizie che giungono sino a te, sino alla tua “zona di calma”, come se fossero alla deriva ed incocciassero in te... sono "vere"?
In realtà, tu sei come un isola che la corrente raggiunge, non certo casualmente. Le correnti hanno un senso ed esistono come conseguenza di un “senso”. Ciò che “spinge”... ha un senso e determina ogni tipo di corrente; anche quelle che originano da cause certe osservate a livello solare 3d.
Le cause sotterranee sono quasi "ovvie", ormai, ed il genere umano si è persino specializzato a cercare sempre “ciò che c’è dietro”… ma un simile movimento è sempre limitato e controllato, così come una corrente gira sempre in circolo o “a circolo” senza poter "uscire da se stessa e, quindi, dal "tutto apparente coincidente con il tutto fisico"...
L’origine di ogni fatto è sempre ignota e volutamente non perseguita.
Ciò dimostra l’esistenza di una origine, che si oppone alla propria emersione nelle 3d.
Come già precedentemente scritto e sostenuto: siamo sempre “lì”.
L’impianto di ricezione 3d è totale, così come la tua mente ricettiva lo è. Totale in quello che è diventata o è sempre stata: un dispositivo sintonizzato su una certa frequenza di funzionamento per auto ricezione.
Un modo molto elegante e pulito per “tagliare fuori” completamente la stazione di trasmissione che, all’evidenza, è collocata al di là della capacità umana di localizzazione.

Le infrastrutture 3d esistenti nel Mondo 3d servono solo per captare, amplificare e diffondere la “portante”. Il segnale incantesimale che trattiene a sé.
Ora, i centri evidenti 3d, nei quali si auto realizza una certa calma o piattezza… a cosa equivalgono?

A “zone parlanti” un linguaggio convenzionale ma anche frattale, decodificabile in funzione della scala di gradi e livelli, che annuiscono alla compartecipazione raccolta del prezioso carico Planetario, rappresentato dal genere umano…
Che cosa è un umano? O, meglio, cosa rappresenta nell’ambito dell’economia del Globo?
L’umano è come una “muffa” che si sviluppata a causa delle favorevoli condizioni dell’ecosistema in cui “è”? Un organismo che, comunque, si sarebbe sviluppato a prescindere dallo stato ambientale?
Sai che la “temperatura” è importante e regola la gran parte del complesso orogenetico dell’essere…
È in corso d’opera un esperimento, oppure, ciò che meglio (ri)assumi come naturale è... "naturale" (ovvero, avente causa in se stesso)?
Le risposte non giungono mai, vero? Ma, in fondo, sei disposto a digerire qualsiasi tipo di risposta? Oppure ti auguri di non sapere mai quello che “ti fa troppo paura”?
Perché “questo” è molto probabilmente quello che “ti accade”.
Come capire che ciò che vivi è esattamente quello che “vuoi”, anche se "non lo vuoi"?
Difficile a dirsi, perché non si è mai sufficientemente in sé, per percepire con quell’esatto grado di autorevolezza, proveniente da sé, che non richiede necessariamente la “conferma” altrui.

La Massa attende l’arrivo di un “salvatore”. Perché? Perché non si sente in grado di auto salvarsi. Perché non ritiene nemmeno che debba essere salvata. Perché va, tutto sommato, bene anche così. 
Perché non esiste più un “nemico pubblico numero uno (fonte) da combattere”
Senza il nemico, l’individuo non si fa bastare ciò che “rimane”, giudicato troppo poco per continuare a vivere senza “avventura”. Ne “Il signore degli anelli”, dopo la grande corsa verso il monte Fato, quando si ritorna nella Contea, il futuro sembra fatto di noia e di routine sconfortante, soprattutto, quando taluni "partono" ed altri no…
Il Monte Fato si trova a Mordor, nei pressi di Barad-dûr, la Torre Oscura. Al suo interno, nella Voragine del Fato, Sauron forgiò l'Unico Anello...
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Ogni film racconta, molto velocemente, il proprio finale e quello che ne deriva, perché la gente sembra più apprezzare il “viaggio”. E, ciò, è anche il senso spirituale dell’esistenza raccontato in molti testi, appunto... spirituali.
Goditi il viaggio. Sii il viaggio...
Il finale risulta come svuotato dal fatto che il vivere centrale possa essere di una noia senza confini.
A livello inconscio, una simile percezione di quello che potrebbe essere il vivere nell’al di là… crea nella mente delle aree di stanziamento isolate da tutto, nelle quali con grave senso di corrente e magnetismo, si viene come attirati per vivere, infine, di quell’auto isolamento senza cause esterne apparenti che, progressivamente, conduce allo svuotamento interiore ed alla perdita di “memoria”.
Scorrendo nel fluido generazionale, il ricordo si sbiadisce e sembra che la "genetica ed il karma" sappiano riproporre solo quello che permette di "viaggiare" e non di... “mantenersi stabili”.
Nelle 3d, i loop impazzano e disegnano zone ad alta diversità, che risultano come terreni dalle caratteristiche più disparate, entro i quali permettere la crescita del “tessuto umano”, che viene come seminato dalla potente espressione di ciò che non è manifesto.

Viaggio nella fabbrica che trasforma la plastica in petrolio.
Trasformare uno dei materiali più difficili da smaltire, la plastica, nel combustibile meno duraturo, il petrolio. 
Varie aziende negli anni hanno annunciato di essere riuscite a ideare un metodo efficace per realizzare il riciclo perfetto, fra queste c'è l'americana Agilyx che apre le porte della sua azienda. 
Il principio da cui partire è che la base della plastica è il petrolio spiega Kevin DeWhitt direttore tecnico di Agilyx. 
"Noi siamo in grado di estrarlo, riducendo la plastica in piccoli pezzi per farla tornare al suo stato originale". Il processo si chiama pirolisi. I rifiuti vengono sbriciolati e poi bruciati in questa macchina ad una temperatura di oltre 400 gradi. I gas ottenuti dalla combustione vengono raffreddati per ottenere petrolio sintetico.  
Nessun gas tossico viene immesso nell'atmosfera, sostengono dall'azienda
Ogni giorno qui 10 tonnellate di plastica vengono trasformate in 60 barili di petrolio. 
"Noi abbiamo non solo la soluzione ad un problema difficile, lo smaltimento della plastica, ma anche una fonte di energia alternativa per rimpiazzare il greggio", sostiene Chirs Ulum, direttore generale. 
Di certo la materia prima non verrà a mancare tenendo conto che ogni anno negli Stati Uniti vengono gettate in discarica 26 milioni di tonnellate di plastica.
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Il principio da cui partire è che la base della plastica è il petrolio… Nessun gas tossico viene immesso nell'atmosfera…
Ogni giorno qui 10 tonnellate di plastica vengono trasformate in 60 barili di petrolio. 
Di certo la materia prima non verrà a mancare tenendo conto che ogni anno negli Stati Uniti vengono gettate in discarica 26 milioni di tonnellate di plastica…

La “materia prima” cambia di senso, quando la tecnologia cambia di marcia.

Una breve parentesi, prima di riprendere questo ambito.
All’inizio di Aprile, Andrew Haldane, direttore esecutivo del Financial Stability Board della Bank of England, ha puntato il dito contro i fondi a gestione passiva (ovvero quei fondi che si propongono di replicare l’andamento di un indice di mercato) affermando che la loro diffusione potrebbe implicare un incremento del rischio sistemico sui mercati finanziari.
Secondo Haldane infatti, questi strumenti potrebbero favorire un comportamento unidirezionale della massa di risparmiatori (il fenomeno chiamato “herding”) generando delle bolle finanziarie.
È già da un po’ di anni che la BoE si interessa a tali fondi e la ragione è probabilmente la loro  forte espansione:
i fondi a gestione passiva sono passati dal rappresentare il 5% del mercato globale nel 2003, al 13% alla fine del 2012...
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La “gestione passiva” equivale al seguire la corrente. Il seguire la corrente permette la roteazione in orbite in un ordinamento che è a spirale. La spirale ha un centro nel quale si “affonda” (buco nero e baratro atomico di Corbucci).
Cosa avviene una volta giunti al “centro”? Le Galassie sono illuminate al centro, come città terrestri viste al satellite di notte. Segno evidente che “c’è un grande lavoro”
Il lavoro è trasformazione di materie prime, in altro “lavorato” (prodotto).
La “gestione attiva” è molto più pericolosa, perché si prendono i rischi derivanti da una “scomessa”, da un azzardo derivante da qualsivoglia analisi svolta in precedenza.
La gestione attiva per opera del Nucleo Primo è, invece, l’ordinamento che orienta ogni corrente esistente al di sotto: la sua polarizzazione.
Il controllo è attivo e genera attività e passività di secondo grado.
Il continente di plastica.
Al Museo dei Design di Zurigo, la mostra The Plastic Garbage Project racconta come come nel bel mezzo dell'oceano si sta formando un'isola artificiale larga diverse centinaia di chilometri, costituita principalmente da plastica.
Visualizzando le infografiche presenti in mostra al Gestaltung Museum di Zurigo per il Plastic Garbage Project, potremmo giungere alla conclusione che stiamo assistendo alla nascita di un nuovo continente, il continente plastica. 
Perlomeno credo che questa possa essere la conclusione al quale potrebbe giungere un geologo del 3012 d.C. 

Il settimo continente è un galleggiante, che fluttua e pratica una tettonica a zolle accelerata. A quanto pare, infatti, nel bel mezzo dell'oceano si sta formando una specie di isola artificiale larga diverse centinaia di chilometri e spessa diverse decine di metri, costituita principalmente da plastica di vario tipo. Rifiuti che, in un modo o nell'altro, finiscono in mare e che le correnti raccolgono nel bel mezzo degli oceani
La plastica dunque, alla fine del suo ciclo di utilizzo, smette di essere contenitore e comincia ad essere continente: smette di contenere gli oggetti che produciamo e comincia a contenere noi stessi…
"Nella zona industriale troveranno posto prevalentemente quegli impianti che diffondono e irradiano fumo, polvere ed esalazioni dannose alla vita umana e che scaricano nell'acqua sostanze velenose, e che producono vibrazioni e rumori".
Articolo 15 comma 3 del Piano Regolare relativo alle Norme di Attuazione di Aree Industriali, che è stato in vigore a Venezia dal 1962 al 1990…
Compiuto questo viaggio nelle contraddizioni e nei paradossi del quotidiano che ruotano attorno alla plastica, mi ritrovo con più dubbi che certezze.
Suppongo che l'obiettivo sia quello d'informare e di educare. Tuttavia mi chiedo se sia il modo migliore per farlo. Ma soprattutto mi chiedo: 
possibile che nessuno stia lavorando a un materiale che possa sostituire la plastica come la conosciamo oggi?
Confesso che mi sarebbe piaciuto vedere una mostra di soluzioni, anche ipotetiche, e invece esco con una sensazione di poetica disfatta.
Devo produrre meno rifiuti. D'accordo, questa regola vale sempre. Ma come posso vivere, lavorare, che nel mio caso vuole dire anche progettare, senza plastica? Non abbiamo più tempo. Mi sarebbe piaciuto trovare delle risposte, ma ancora una volta mi devo arrangiare e proiettare le mie speranze...
 
Ecologia dell'isola di plastica.
I rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, e in questa zona oceanica quindi si sta accumulando una enorme quantità di materiali non biodegradabili come la plastica e rottami marini. 
Anziché biodegradarsi, la plastica si fotodegrada, disintegrandosi in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono, la cui ulteriore biodegradazione è molto difficile
La fotodegradazione della plastica può produrre inquinamento da Pcb.

Il galleggiamento di tali particelle, che apparentemente assomigliano a zooplancton, inganna le meduse che se ne cibano, causandone l'introduzione nella catena alimentare. In alcuni campioni di acqua marina presi nel 2001 il rapporto tra la quantità di plastica e quella dello zooplancton, la vita animale dominante dell'area, era superiore a sei contro uno.
Ricerche compiute dalla Woods Hole Oceanografic Institution hanno rivelato che il sistema costituisce una nuova nicchia ecologica, informalmente chiamata "platisfera", dove la plastica è colonizzata da circa mille tipi diversi di organismi, eterotrofi, autotrofi, predatori e simbionti, tra cui diatomee, batteri, alcuni dei quali apparentemente in grado di degradare la materia plastica e gli idrocarburi, si ritrovano anche agenti potenzialmente patogeni, come batteri del genere vibrio; la plastica, grazie alla sua superficie idrofobica presenta una maggior resistenza alla degradazione e si presta ad essere ricoperta da biofilm di colonie microbiche…
Altre isole oceaniche di rifiuti.
A seguito di ricerche condotte con una serie ventennale di crociere scientifiche svolte fra il Golfo del Maine e il Mar dei Caraibi, la ricercatrice Kara Lavender Law ha riscontrato anche nell'oceano Atlantico un'elevata concentrazione di frammenti plastici, in una zona compresa fra le latitudini di 22°N e 38°N, corrispondente all'incirca al Mar dei Sargassi. Simulazioni al computer hanno individuato due altre possibili zone di accumulo di rifiuti oceanici nell'emisfero meridionale:
una nell'oceano Pacifico a ovest delle coste del Cile e una seconda allungata tra l'Argentina e il Sud Africa attraverso l'Atlantico.
Purtroppo non si hanno molte notizie:
sia gli scienziati che i pescatori non frequentano abitualmente queste zone, in quanto poco produttive.
La scia di spazzatura è traslucida e non è quindi possibile localizzarla dai satelliti. L'unico modo per studiarla è direttamente da un'imbarcazione.
"La plastica — sottolinea Roberto Danovaro, docente del Dipartimento Scienze del Mare dell'Università Politecnica delle Marche — oltre a causare danni diretti per ingestione a delfini, tartarughe e altri grandi animali, frammentandosi viene ingerita da moltissimi organismi marini filtratori".
Pericolosi composti, come per esempio i policlorobifenili, possono entrare così nella catena alimentare e da qui raggiungere l'uomo...
L'unico modo per diminuire la dimensione delle discariche oceaniche, segnalano gli esperti, è quello di aumentare il riutilizzo di questo materiale…
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  • purtroppo non si hanno molte notizie: sia gli scienziati che i pescatori non frequentano abitualmente queste zone, in quanto poco produttive... 
  • la scia di spazzatura è traslucida e non è quindi possibile localizzarla dai satelliti. L'unico modo per studiarla è direttamente da un'imbarcazione…
Ecco il frattale che indica “quanto sei lontano dalla diretta dei fatti che ti caratterizza”  e “quanto sia limitato l’apporto della tecnologia vs ciò che puoi fare direttamente tu” e “quanto dipendi dall’evocazione di una foto, di un articolo altrui, da una conoscenza altra, da una indiretta presa in carico”.
I "punti di calma" riconducenti ai gorghi delle correnti di routine, raccolgono, chiamano a sè...
Il sesto continente di Charles Moore.
Due storie che s’intrecciano, quella di un miliardario convertito alla causa ambientale e quella dell’oceano trasformato nella discarica più grande del mondo.
Il fondatore di “Algalita Marine Research Foundation” svela uno dei più grandi, e nascosti benché visibili, inquinamenti marini.
Lo ha definito il sesto continente perché parliamo di 2500 chilometri di diametro, suddiviso in due “isole” di rifiuti che si concentrano nei pressi del Giappone e a ovest delle Hawaii, formando un vero e proprio continente delle dimensioni, per concretizzare le cifre, dell’intero territorio del Canada.
È il più grave atto materiale d’inquinamento che la storia marina possa conoscere, e l’Oceano Pacifico è la vittima designata. Un fatto epocale sconosciuto ai più nonostante il lavoro che Moore svolge da più di dieci anni...
Centomila tonnellate, un ammasso di plastiche che il mare ha polverizzato ma che chiaramente non ha metabolizzato, dal diametro di 2.500 chilometri, che galleggia a qualche metro di profondità, che lo rende invisibile ai satelliti. 
La massa dei vari rifiuti, è soggetta ad un continuo mescolamento dovuto al vortice del Nord Pacifico “the Gyre”, una delle più potenti correnti circolari oceaniche, dotata di un particolare movimento a spirale orario che permette alle particelle di rifiuti di aggregarsi fra di loro, formando un cocktail micidiale del quale si nutrono i molluschi, entrando direttamente nella catena alimentare che va dai pesci, delfini, tartarughe, uccelli marini, per arrivare all’uomo. 
In realtà, il “continente di plastica” non è tutt’uno: c’è una massa orientale, a sud-ovest del Giappone e una occidentale, a nord-ovest delle Hawaii. Il “continente”, preso insieme, si spingerebbe dalle coste giapponesi a quelle californiane, ma in verità nessuno è ancora riuscito a determinarne con esattezza i confini, ma si stima che abbia la superficie del Canada. 
In California intanto, sulle spiagge della baia di  San Francisco, il “blob” appare molto spesso, oltrepassando il Golden Gate, e contrastarlo costa giornate di lavoro intense a decine di uomini e mezzi.
Il 10 giugno Charles Moore salperà da Long Beach per un nuovo viaggio che lo porterà ai confini del continente, navigherà sei settimane, concentrandosi sulle Hawaii, dove studierà l’impatto dell’inquinamento da plastica su quest’area e sui suoi abitanti… 
Il fine, non solo quello di denunciare quanto viene scoperto, ma di prevenirne l’ennesimo ampliamento, visto che non si può pensare di eliminare il sesto continente: 
Quello purtroppo non si può più cancellare. Sarebbe come setacciare il deserto del Sahara.
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Centomila tonnellate, un ammasso di plastiche che il mare ha polverizzato ma che chiaramente non ha metabolizzato…
Ciò che sai, che vedi, che conosci, che studi, nel quale vivi, etc. equivale ad una “metabolizzazione” di qualcosa che, evidentemente, non sei tu, né proviene autenticamente da te. pur proveniendo indistintamente dalla Massa...
Tu sei come il “braccio armato” di… qualcosa che “ti ha”.
A "Filtro di Semplificazione" attivo, non solo il Nucleo Primo prende il posto di… “Dio”, ma anche quello della visione spirituale - povera ed auto drenante - equivalente a ciò che non riesci ancora a comprendere e fare tuo.
La visione spirituale è troppo elevata e permette la creazione di “zone piatte o di vuoto” al tuo interno.
Semplifica e giungi direttamente al vertice del vortice, entro quella zona nella quale potrai scomparire per affiorare chissà dove e chissà come.

Al fulcro degli eventi, proprio laddove temi di confluire e proprio dove la corrente ti conduce, lasciandoti infine in balia di te stesso, proprio “sopra al vertice” e senza consapevolezza.
Le zone occidentali di passività si reggono malamente su uno strato di plastica, che le ha ammorbate sequenzialmente. E le città sorgono sopra alle proprie fogne, oltre, che sopra alle proprie origini malavitose (modello Far West).
Origini che trasudano dal terreno e che si “ripuliscono” dando luogo ad “attività”.
Ciò, non fa altro che ritenere il tutto 3d, attuale, come qualcosa che risente della medesima origine (vuoto), unificando la visione prospettica a quella monodirezionale dell’individualità:
una immane visione apparente auto intrattenente, generante ed estraente forza vitale (seme e raccolto).
Un senso di scorrimento principale c’è sempre: tutto è il resto… “segue passivamente, ordinato in una struttura sensibile di gradi e di livelli, all’interno dei quali c’è spazio per ogni ritenuta biodiversità, strategia, azione o reazione”…
La “caverna di Platone”, visto l’effetto narcotizzante ed allucinante agente sul contenuto, è più una “taverna che una caverna”.
L’alcool "riduce"; il “giro del fumo…  raccoglie".
 
Sono guarito perché “Tutto… Dipende da me". 
 
Davide Nebuloni 
SacroProfanoSacro 2014

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