giovedì 4 dicembre 2014

Il gas di scisto e la mania delle spie occidentali

Il gas di scisto e la mania delle spie occidentali

Il quotidiano londinese The Financial Times ha trovato la "mano di Mosca", nel cuore dell'Unione Europea.
 
Secondo il quotidiano, le manifestazioni di massa contro lo sviluppo in Europa del gas di scisto, imperversate nei Paesi dell'Europa centrale e orientale nel periodo 2012-2013, sono state finanziate dalla Russia e in particolare dalla società russa "Gazprom". Dichiarazioni simili sono state rese dal quotidiano americano The New York Times. Gli autori di questi articoli fanno anche riferimento ad importi specifici presumibilmente spesi dalla parte russa, ma riconoscono che nessuna prova è stata trovata dai servizi di intelligence dei Paesi UE.

I media occidentali hanno ricevuto dimostrazioni di attenzione che ha costretto, nello specifico, la società statunitense Chevron a chiudere le proprie attività in Bulgaria, Romania e Lituania. Queste proteste erano davvero diffuse ed hanno costretto i governi di Bulgaria e Romania a rompere i contratti con la compagnia petrolifera statunitense per sviluppare i giacimenti di scisti bituminosi. In Lituania, la situazione si è evoluta in modo diverso. Ci esperti di Chevron hanno rifiutato di corrispondere i requisiti fiscali alla parte lituana, nonché finanziare lo sviluppo delle aree in cui lo svolgimento di attività pericolose potevano compromettere l'ambiente.

Ancor prima in Polonia la società statunitense ExxonMobil aveva abbandonato tutti i rispettivi progetti di scisto a causa della loro inefficienza. I progetti finanziari di insolvenza oltre alla minaccia ambientale per la regione, sono i veri motivi che realmente hanno portato a tali disastrosi risultati per la parte americana in questi Paesi. Tenete a mente che i progetti stessi di scisto differiscono per incertezza e imprevedibilità. Anche le riserve già accertate di gas di scisto in pratica non possono essere cospicue o troppo difficili da sviluppare, ha detto a "Rossija Segodnia" il Capo del settore "Mercati Energetici" del Dipartimento per l’Energia dell'Istituto russo per l'Energia e Finanza Nikolaj Ivanov:
Non c'è nulla da prevedere in anticipo. L'incertezza insita nel gas di scisto è che esso è distribuito nella roccia. In questo caso, non si può nemmeno parlare della presenza di alcuni giacimenti tradizionali.
Il risentimento e la frustrazione di Chevron e dei suoi omologhi ci permettono di capire che stiamo parlando della perdita di un segmento importante di mercato. Tuttavia, l'Occidente ha costruito un’intera struttura di spie che copre quasi tutta l'Europa centrale e orientale. Le proteste contro i progetti di scisto in Bulgaria sono opera dei media filo-russi finanziati da Mosca. Hanno anche organizzato le dimissioni nel 2013 del gabinetto bulgaro Boyko Borisov e per questo hanno finanziato il partito di estrema destra ATAKA. Tuttavia, la causa specifica dei manifestanti anti-governativi, è stato l'aumento delle bollette. A questo punto, anche l’aumento delle bollette sarà stato pagato dalla Russia? L'importo totale dei pagamenti ricevuti in Bulgaria, secondo i media occidentali, è almeno pari a 20 milioni di dollari.

Anche in Romania non è mancata la "mano di Mosca", Secondo il New York Times, la "sorprendentemente ben finanziata e organizzata protesta" contro i progetti di scisto in quel Paese è stata finanziata con il diretto coinvolgimento della russa "Gazprom". Tuttavia, anche nei servizi segreti rumeni si riconosce che non hanno alcun documento per provare il coinvolgimento della parte russa nelle proteste "anti scisto". Neanche la commissione parlamentare rumena per l'industria ha alcun documento a riguardo. Questo comitato ha detto che "Gazprom" presumibilmente ha speso 82 milioni dollari per l’organizzazione della campagna contro la "rivoluzione shale" in Europa, ma il come sia stato fatto tutto ciò, non si è in grado di chiarirlo.

Non è sorprendente che gli stessi "destinatari" dei milioni russi respingono categoricamente tali accuse. L’organizzazione bulgara ATAKA sottolinea che è completamente finanziato da sussidi governativi ai sensi della normativa nazionale. Per quanto riguarda i leader delle proteste “anti scisto”, poi vedono in ciò che sta accadendo, il promuovere ad ogni costo gli interessi americani screditando gli avversari ai progetti di scisto.

Le caratteristiche: le proteste in Bulgaria, Romania e Lituania sono state sviluppate nel 2012-2013, ma della "mano di Mosca" se ne parla ora, al culmine delle discussioni sulla nuova sicurezza energetica europea e sul destino dei nostri progetti di scisto. Esso diventa ancor meno redditizio a causa della caduta dei prezzi del petrolio. Questo ha rafforzato i dubbi circa la capacità del gas di scisto statunitense di sostituire le risorse energetiche russe in Europa. Dopo tutto, la situazione negli Stati Uniti e nell'Unione Europea in questo senso è diversa, ha detto a “Rossiya Segodnya” l’esperta dell’Istituto di Ricerca sull’Energia Svetlana Melnikova:
In Europa, fino a poco tempo fa, non sono stati effettuati interventi particolari di intelligence sul gas di scisto. E qui ci sono alcune importanti differenze tecnologiche. L’esplorazione dello Shale gas è molto diversa da quella per gli idrocarburi tradizionali. Negli Stati Uniti, il lavoro relativo è stato avviato in precedenza ed era molto più intensa. Ma, sostanzialmente, non vi sono certezze.
Anche negli Stati Uniti va rafforzandosi la posizione degli avversari della cosiddetta "rivoluzione shale". 

Come sottolineato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, “uno dei risultati più notevoli” della campagna elettorale americana ai primi di novembre, è un referendum svolto a Denton in Texas sul gas di scisto dal fracking ossia ottenuto dalla fratturazione idraulica con sostanze chimiche che le aziende americane vorrebbero imporre in Europa. La maggior parte dei partecipanti, il 59%, ha votato per vietare questo metodo che causa notevoli danni all'ambiente. Denton si trova a soli 45 minuti dagli uffici della più grande compagnia petrolifera statunitense ExxonMobil. Questo è il più grande deposito di gas shale della zona USA Barnett Shale, dove nel 1981 è iniziata la "rivoluzione shale". Ci sono 280 pozzi attivi. Quindi, gli "anti shale" hanno un precedente molto forte. Con la logica del Financial Times e del New York Times, gli oppositori del gas di scisto in Texas, ovviamente, sono stati anch’essi finanziati dalla Russia.

Petr Iskenderov 


Nessun commento:

Posta un commento