La storia del pensiero umano è davvero bizzarra. Sono infatti migliaia di anni che, invano, alcuni lucidi
filologi e pensatori di ogni dove sentono l’esigenza di avvertire i loro simili della mistificazione presente nell’interpretazione corrente del testo biblico. Che la
bibbia altro non sia che una collezione di annali storici narranti l’interazione tra un gruppo di popoli nomadi pastorali e uno
dei numerosi elohim che millenni orsono insistevano su lembi di terra con intenti predatori ed egemonici, non v'è dubbio.
‘La Bibbia non è un Libro Sacro’ avverte Mauro
Biglino ma millenni fa gli anonimi autori gnostici scrivevano le stesse riflessioni, definendo il dio biblico come uno degli arconti inviato a
terra per mantenere il controllo sul genere umano. Così è stato e lo è stato anche e soprattutto considerando i miliardi di fedeli delle principali religioni monoteistiche
che continuano a rivolgere le loro preghiere a quella figura specifica di elohim, ‘il Dio delle Guerre’, di nome Yahweh.
La chiesa cattolica ed apostolica
romana furbescamente ha sottratto l’analisi biblica al popolino, mantenuto per secoli con ogni mezzo (anche cruento) nell’ignoranza più abietta, porgendo solo
all’attenzione dei fedeli il testo evangelico. Oggi possiamo tracciare liberamente paralleli e divergenze tra i due corposi testi evidenziandone subito una: come è avvenuto per la bibbia, anche il figlio di dio evangelico probabilmente è il frutto di una libera fusione di due o più figure
di predicatori/autorità locali che avevano a cuore l’indipendenza del popolo ebraico, gran parte del quale era giunto infatti a patti
fruttuosi ma ritenuti ‘impuri’ con l’impero romano ed i suoi emissari.
Anche nei Libri biblici la difficile operazione di riunificazione delle azioni e dei pensieri dei tanti elohim
in uno solo ha creato non poche incongruenze e ‘schizofrenie’ comportamentali. Nel testo evangelico il ‘porgitore dell’altra guancia’ non esita ad esortare i suoi adepti all’uso della
spada se necessario, evidente frutto incongruente di riunificazione forzata di caratteristiche incompatibili e
divergenti.
Il messaggio evangelico è diretto quindi ai soli ebrei di quei
tempi, da una figura multipla ebraica di quei tempi per la salvezza e la purezza del solo popolo ebraico di quei tempi.
Su questo assunto convergono oggi molti critici
contemporanei anche di fede cristiana. Perché quindi il messaggio
evangelico si è diffuso ed è stato percepito come valido da miliardi di
persone nel mondo e nella storia?
Gran parte dell’opera ha fatto seguito agli editti di Costantino e Teodosio
che hanno consegnato alla figura pagana del
Pontefice le chiavi delle spoglie dell’impero romano, assieme a tutte le
sue poderose reliquie infrastrutturali e culturali a patto di
preservarne un’unità sostanziale, utilizzando la forza attrattiva
(per quei tempi) del messaggio evangelico.
Dobbiamo certo ricordare l’opera incessante e misteriosa di un intellettuale romano/ebraico, Saul Paolo,
che l’impero aveva inviato in palestina come ‘agente
segreto/provocatore’ per sedare dall’interno la rivolta delle sette
oltranziste ebraiche
contro l’impero romano in espansione ad oriente. La sua corposa opera letteraria di altissimo pregio ha dato un decisivo supporto allo sdoganamento prettamente ebraico del pensiero espresso nei vangeli nei confronti dell’intero mondo pagano.
Le analogie imbarazzanti tra la figura del Cristo e quelle di altre divinità
contemporanee, come quella di Mitra ad esempio, sono il frutto evidente di una volontà sincretica ed unificante che abbiamo già evidenziato nel testo
biblico.
Allorquando il Pontifex, una figura amministrativa
nel campo dei culti e dei credi, cominciò la sua azione divulgativa ed esecutiva della sua potestà terrena (usurpata dagli atti della falsa donazione di Costantino) il credo evangelico si diffuse all’unisono con le attitudini
predatorie della nascente chiesa di Roma, il cui appetito di anime (e bieca materia) non si è mai purtroppo saziato, sino ad oggi.
Se l’attuale mediatore pagano del cattolicesimo romano fosse davvero un sincero rinnovatore in senso pauperistico
dell’istituzione millenaria che comanda, pagherebbe perlomeno le tasse
comunali dell’immenso
patrimonio immobiliare della curia romana e donerebbe gran parte
delle immense riserve auree in suo possesso ai bisognosi ma così non è.
Ricordiamo che il Papa, o meglio il ‘Vescovo di Roma’ come ama definirsi Bergoglio, è il capo assoluto, dotato di poteri giudiziari ed esecutivi, della chiesa di Roma. Sono quindi da ritenersi infondate le voci che lo danno in minoranza rispetto alla sua presunta volontà innovatrice. L’elezione dell’attuale pontifex quindi appare solo come una miserrima operazione di bassa propaganda, in grado di attrarre a se i più sprovveduti, dimentichi di tanta ingordigia passata e presente.
'La figura del Cristo è uno specchio parabolico in cui ognuno alla fine non scopre
altri che se stesso.'
E’ una figura talmente stratificata
da ritenere impossibile verificarne
la consistenza storica. Sulla figura evangelica del Cristo è stato
poi edificato un impero temporale che si è protratto nei secoli sino ad
oggi, ed è normale quindi che ogni lettura quantomeno critica ed obiettiva delle vicende narrate nei vangeli sia stata vista con sospetto e, spesso, soffocata letteralmente nel sangue. Di tale attività criminosa giunge eco sino ai nostri giorni
tant’è che risulta quasi impossibile parlare liberamente di Gesù o di
Yahweh senza incorrere nelle facili
ironie dei sedicenti benpensanti o nelle censure stizzite dei
bigotti. Un dogma è un dogma ma a parlarne male non si fa peccato, anzi.
Che
sia vissuto un personaggio (o più personaggi) carismatico attorno
all’anno zero in Palestina credo non ci
siano dubbi. Che sia stato definito figlio di dio invece, ha
suscitato (e suscita ancora) serie rimostranze. Di tutto il bailamme
esegetico sui vangeli compiuto nei millenni, solo un aspetto
dovrebbe quindi interessarci: esiste una parte del messaggio
cristico in grado di elevarci spiritualmente qui, ora ed oggi? In altre
parole, essendo impossibile delinearne i contorni storici, c’è
una parte del contenuto evangelico in grado di contribuire alla
comprensione reciproca, all’innalzamento felice e consapevole delle
nostre esistenze che non siano istanze legate alla
mortificazione?
Anche su questi aspetti credo sia unanime il riconoscimento di alcune peculiarità nel messaggio
cristico capaci di attraversare i secoli e donare speranza e forza anche oggi a chi sia nelle possibilità di comprenderne il senso ultimo. Le attività terrene del mediatore dei
cieli fanno un po’ sorridere anche se rilette in chiave
allegorica. Non sono invece prive di interesse le sue brevissime
dissertazioni sul senso della vita, sul riscatto futuro extraterreno
e sulla necessità di tenere un comportamento altruistico e
lungimirante nel rapporto con il prossimo.
Purtroppo l’eccessivo inquinamento di informazioni, negazioni ed interpretazioni
ha definitivamente alterato la possibilità di leggere il messaggio evangelico con cuore puro e sereno.
Troppe sono state le guerre
materiali ed ideali spese in nome di quel predicatore, troppe le
censure e le torture commesse in suo nome, decisamente troppo poche le
opere di bene, capaci di elevare il livello coscienziale di
tutta l’umanità.
Nelle
parole del Cristo riecheggiano accenti gnostici, precristiani
ovviamente, ed infiltrazioni del più
profondo pensiero orientale. Una miscela di luminosa intuizione si
mescola quindi con alcuni aspetti oscuri delle vicende narrate,
soprattutto relative alla misteriosa fine materiale del
protagonista del racconto evangelico, un mistero irrisolto per la
storiografia e per la fede.
Occorre quindi sospendere il giudizio per ‘eccesso di prove’. Una traccia storica troppo inquinata è definitivamente perduta nei recessi delle fedi profonde di ognuno di noi. Capisco però l’assunto ‘perché non possiamo dirci cristiani’ di alcune dispute recenti. La nostra storia è scandita da temi dal grande impatto emozionale. Il ritorno
di Odisseo, le tenzoni di Achille, ancor prima le avventure di Gilgamesh, le conquiste di Alessandro il grande e le parole del
Cristo. Ogni aspetto della nostra storia segna un punto a favore dello sviluppo coscienziale umano ed uno a sfavore. Un gesto compiuto resta un enigma irrisolto, di
un fatto non condiviso. Legato non ad ognuno di noi ma al culto della personalità tipicamente pre-moderno e dire,
anzi, quasi preistorico.
L’interesse
odierno dovrebbe ricadere solo su ciò che risuona con la parte migliore
di noi stessi. Abbandonare
i dogmi equivale a rischiare la propria stabilità esistenziale per
molti di noi. Eppure rielaborare le informazioni dona una gioia sottile.
Mettere in dubbio tutti gli assunti
contribuisce a diradare le nebbie che in molti si sono prodigati di
diffondere per impedire ai più un esame lucido e sereno del nostro
passato condiviso.
Anche l’oggi risponde alle stesse esigenze e muove i suoi passi
ufficiali con le stesse procedure. Inquinare le informazioni è indispensabile al potere per continuare la sua azione di dominio e controllo. La verità però
possiede una forza sua propria che tutto travalica. Nemica della verità è innanzitutto la nostra paura. (...segue)
fonte: http://freeskies.over-blog.com/article-le-mistificazioni-spirituali-1-125082254.html
http://freeskies.over-blog.com/article-le-mistificazioni-spirituali-2-125085968.html
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