Gli esperti dicono che questa decisione potrà soltanto
procurare a Mosca dei benefici economici e politici. Intanto il
ministero degli Esteri della Federazione Russa, commentando l’ondata di
allarmismo che si è levata tra i partner occidentali, ha dichiarato che
tutte le domande devono essere indirzzate a Bruxelles.
Il
gasdotto “South Stream” doveva passare sul fondo del mar Nero e poi
attraversare Bulgaria, Serbia, Ungheria, Austria e Grecia. Il principale
scopo del progetto era quello di garantire l’indipendenza dell’Europa
meridionale dal transito attraverso l’Ucraina. In un primo momento il
progetto ha avuto l’approvazione dei paesi europei, ma in seguito la
Commissione europea ha comincato a frenarlo. Dopo l’inizio della crisi
ucraina il tutto si è bloccato.
Se l’Europa ritiene che
“South Stream” sia superfluo, Mosca non insisterà. In queste condizioni
la Russia non intende continuare il progetto, ha dichiarato Vladimir
Putin nel corso della sua conferenza stampa ad Ankara.
Per quanto riguarda il “South Stream”, la posizione della Commissione europea non era costruttiva. In sostanza, non ha favorito il progetto, anzi, vediamo che la sua realizzazione viene ostacolata. Se all’Europa non serve, signfica che non sarà realizzato. Riorienteremo i flussi delle nostre risorse energetiche verso altre regioni del mondo, in particolare accelerando i progetti nel campo della liquefazione del gas naturale. Andremo verso altri mercati.
Vladimir
Putin ha informato che la Russia aumenterà le forniture alla Turchia a
prezzi scontati del 6%, e non ha escluso la costruzione di un hub del
gas per l’Europa del sud. Come, esattamente, saranno riorientate le
esportazioni della Russia, l’abbiamo saputo letteralmente alcuni minuti
dopo la dichiarazione del presidente della Russia. Il CEO di Gazprom,
Aleksej Miller, ha comunicato che un tronco di gasdotto di pari portata
collegherà la Russia con la Turchia dalla quale, in seguito, il gasdotto
potrà essere prolungato fino la confine dell’Unione Europea. Gazprom e
la turca Botas hanno già firmato un protocollo d’intesa per costuire
attraverso il mar Nero un gasdotto verso la Turchia che potrà
trasportare 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno, di cui 14
miliardi saranno consumati dalla Turchia stessa e il resto sarà portato
al confine con la Grecia.
Si potrebbe pensare che questa
soluzione sia priva di logica, perché così la Russia perde quello che
ha già investito nel progetto. Tuttavia, secondo l’analista della
società “Zerih Capital Management”, Nikolay Podlevskikh, una buona parte
delle risorse investite potrà essere recuperata grazie al nuovo canale
di transito.
L’Europa voleva che il gasdotto “South Stream” fosse costruito alle sue condizoni. Adesso però è stata presa la decisione politica, il gas transiterà attraverso la Turchia e non più attraverso la Bulgaria. Questa soluzione presenta sia dei vantaggi che dei difetti. Chi perde a causa del cambiamento della rotta di transito è certamente la Bulgaria. Solo col transito avrebbe potuto guadagnare 400 milioni di euro all’anno. Per un paese povero non è poco. Anche Gazprom dovrà rassegnarsi a determinate perdite, ma i soldi che già ha investito nella costruzione del corridoio meridionale potranno essere recuperati, perché la stessa rotta sarà usata per le forniture verso la Turchia.
È
significativo che Putin ha fatto la sua dichiarazione mentre era in
Turchia. In sostanza, ha invitato Ankara ad essere il nuovo corridoio di
transito verso l’Europa. Secondo Anna Glazova, esperto dell’Istituto di
studi strategici, ciò è dovuto al fatto che da un po’ di anni le
relazioni economiche tra Mosca e Ankara vengono sviluppate “in un
contesto politico”.
Nel caso di Russia e Turchia è giusto ritenere che ci sia un legame tra i rapporti politici e quelli economici. Proprio la cooperazione economico-commerciale è diventata la base del dialogo politico che viene sviluppato tra i due paesi negli ultimi decenni. I progetti che vengono realizzati in cooperazione con la Turchia – in primo luogo, quelli che riguardano il settore energetico, a partire da Blue Stream, realizzato ancora nel 2003 - non sono di natura puramente economica, ma assumono una dimensione geopolitica.
Anche il direttore
del Dipartimento analitico della società “Alpari”, Aleksandr Razuvaev,
ritiene giusta la decisione di chiudere il progetto “South Stream”. Non
crede però che il transito attraverso la Turchia possa assumere per la
Russia un’importanza prioritaria. “Dobbiamo partire da quello che è
stato detto da Putin e quello che egli ha fatto per riorientare i flussi
verso l’Asia. Questa scelta è corretta, perché le risorse devono essere
indirizzate verso i mercati in crescita. Quelli dell’Asia, a differneza
dell’Europa, cresceranno abbastanza rapidamente”, - ha spiegato
l’economista.
Gli esperti sono unanimi: la rinuncia al
“South Stream” non presenta per la Russia alcun rischio. Il progetto
doveva minimizzare i rischi ai quali sono esposti i clienti in Europa
che già hanno avuto delle difficoltà in seguito ai problemi di transito
attraverso l’Ucraina. Pertanto la reazione dei paesi europei - quelli
che erano davvero interessati al progetto - era prevedibile. Il primo
ministro serbo, Aleksandar Vucic, ha detto che per Serbia la decisione
della Russia è una “brutta notizia”. Il presidente della Repubblica
Serba di Bosnia ed Erzegovina, Milorad Dodik, ha dichiarato che la
notizia è “drammatica”, perché l’Europa lascia i serbi bosniaci nella
situazione in cui devono pagare le società occidentali per il transito
di gas.
Un commento interessante giunge da parte degli
imprenditori degli USA che hanno rilevato che rinunciando a “South
Stream”, Mosca ha chiuso il problema della politicizzazione delle
forniture. La decisione della Russia toglie il terreno da sotto ai piedi
a chi cercava di accusarla di pressione politica.
Nessun commento:
Posta un commento