Kim
Jong Un, massimo leader della Repubblica democratica popolare di Corea
(Corea del Nord), si è congratulato con i comandanti militari del Paese
per quello che ha definito riuscito test della prima Bomba H di
Pyongyang, riferiva l’agenzia di stampa ufficiale KCNA. La prova della
Bomba H
“è un passo dell’autodifesa e della difesa affidabile della pace nella penisola coreana e della sicurezza regionale dal pericolo di una guerra nucleare causata dagli imperialisti guidati dagli USA“, ha detto Kim agli ufficiali durante la visita al Ministero della Forze Armate popolari. “E’ un legittimo diritto di uno Stato sovrano e giusta azione che nessuno può criticare“,
avrebbe detto Kim. Kim ha detto che l’esercito deve condurre “una lotta
ad alta intensità” per affrontare i problemi scientifici e tecnologici
del rafforzamento della difesa e del completamento della preparazione al
combattimento, così come
“compiere molte conquiste tecnologiche ultramoderne favorevoli alla costruzione della potenza economica e per migliorare i mezzi di sussistenza del popolo“.
Ha nuovamente
sottolineato la necessità per i militari di potenziare le capacità
offensive e difensive e di prontezza al combattimento per “contrastare risolutamente eventuali sfide da forze ostili“.
I commenti sono stati i primi del massimo leader della RPDC dopo
l’annuncio che il Paese aveva effettuato con successo il primo test
della sua bomba all’idrogeno, o suo quarto test nucleare. Mentre molti
esprimono sospetti sulla capacità della Corea democratica nel sviluppare
con successo la Bomba H, l’annuncio ha scatenato la condanna
internazionale.
Xinhua 10/01/2016
La Corea democratica ha bisogno di armi nucleari per dissuadere gli USA?
Ecco il quiz sulla politica estera degli Stati Uniti del giorno:
Domanda 1- Quanti governi gli Stati Uniti hanno rovesciato o tentato di rovesciare dalla seconda guerra mondiale?
Risposta: 57 (Vedasi William Blum)
Domanda 2 – Quanti di quei governi avevano armi nucleari?
Risposta – 0
Vuol dire che la Corea democratica ha bisogno di armi nucleari per
dissuadere dall’aggressione gli statunitensi? Sì e no. Sì, le armi
nucleari sono un deterrente credibile ma no, non è per questo che la
Corea democratica ha fatto esplodere una bomba all’idrogeno.
La ragione
per cui la Corea democratica ha fatto esplodere la bomba era costringere
l’amministrazione Obama a sedersi e prendere nota. Questo è tutto. Il
leader supremo della Corea democratica, Kim Jong Un, vuole che gli Stati
Uniti sappiano che pagherebbero caro evitare negoziati diretti. In
altre parole, Kim cerca di spingere Obama di nuovo al tavolo delle
trattative. Purtroppo, Washington non ascolta. Vede la RPDC quale
minaccia alla sicurezza regionale e ha deciso che sanzioni e isolamento
ulteriori siano i rimedi migliori.
L’amministrazione Obama pensa di
avere l’intera questione sotto controllo e di non dover essere
flessibile o di compromettersi optando per i bastoni invece che le
carote. In realtà, Obama ha rifiutato qualsiasi colloquio bilaterale con
la RPDC, a meno che non s’impegni subito ad abbandonare i programmi
nucleari e lasciare gli ispettori esaminare tutti gli impianti nucleari.
Questo non interessa alla Corea democratica, vedendo nel programma
delle armi nucleari il suo “asso nella manica”, l’unica possibilità di
porre fine alla persistente ostilità statunitense.
Ora, se separiamo
l’incidente della “bomba all’idrogeno” dalla storia della Guerra di
Corea, è possibile distorcere i fatti in modo da far apparire la RPDC
come il “cattivo”, ma non è proprio così. In effetti, la ragione per cui
il mondo affronta tali problemi, oggi, fu l’avventurismo degli USA nel
passato. Proprio come lo SIIL apparve dalle braci della guerra in Iraq,
così la proliferazione nucleare nella penisola coreana è il risultato
diretto della fallita politica estera degli USA degli anni ’50. Il
coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra di Corea preclude una
soluzione definitiva, il che significa che la guerra non è mai veramente
finita. Un armistizio fu firmato il 27 luglio 1953, concludendo le
ostilità, ma un “accordo pacifico finale” non fu mai raggiunto, così la
nazione resta divisa.
La ragione che pesa sono gli Stati Uniti che hanno
ancora 15 basi militari in Corea del Sud, 28000 truppe e abbastanza
artiglieria e missili da far saltare l’intero Paese in mille pezzi. La
presenza statunitense in Corea democratica impedisce efficacemente la
riunificazione del Paese e la conclusione definitiva della guerra,
almeno nei termini di Washington. La linea di fondo è che anche se i
cannoni hanno smesso di sparare, la guerra si trascina, grazie
all’attuale occupazione statunitense. Come la RPDC può normalizzare le
relazioni con gli Stati Uniti se Washington non gli parla e allo stesso
tempo insiste sul fatto che debba abbandonare il programma delle armi
nucleari, sua unica leva?
Forse dovrebbe fare dietro-front, soddisfare
le richieste di Washington e sperare che, estendendo il ramo d’ulivo,
migliorino gradualmente. Ma come può funzionare se, dopo tutto,
Washington vuole un cambio di regime per installare un fantoccio degli
Stati Uniti che serva a creare un’altra distopia capitalista per le
aziende amiche. Non è forse così che gli interventi degli Stati Uniti di
solito si rivelano? Non è un compromesso, è un suicidio. E c’è un’altra
cosa: la leadership di Pyongyang sa con chi ha a che fare, motivo per
cui adotta la linea dura. Sa che gli Stati Uniti non rispondono alla
debolezza, ma solo alla forza. È per questo che non può rottamare il
programma nucleare. E’ l’unica speranza. O gli Stati Uniti si piegano
facendo concessioni o lo stallo continua. Questi sono gli unici due
possibili esiti.
Va notato che prima di Siria, Libia, Iraq, Nicaragua, El Salvador, Vietnam e decenni di stragi degli USA, ci fu la guerra di Corea. Gli statunitensi l’hanno nascosto, ma tutta la Corea, Nord e Sud, sa cosa successe e come finì. Ecco un breve ripasso che spiega il motivo per cui la RPDC ancora diffida degli Stati Uniti, a 63 anni dalla firma dell’armistizio. Il brano è tratto da un articolo intitolato
“Gli statunitensi hanno dimenticato cosa fecero alla Corea del Nord”, dal Vox World: “Nei primi anni ’50, durante la guerra di Corea, gli Stati Uniti sganciarono più bombe sulla Corea del Nord di quelle sganciate in tutto il teatro del Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale. Tale bombardamento a tappeto, comprendente 32000 tonnellate di napalm, spesso deliberatamente colpiva obiettivi civili e militari, devastando il Paese assai oltre il necessario per combattere la guerra. Intere città furono distrutte, con molte migliaia di civili inermi uccisi e molti altri rimasti senzatetto e affamati… Secondo il giornalista statunitense Blaine Harden… “In tre anni circa uccidemmo il 20 per cento della popolazione”, disse il Generale dell’USAF Curtis LeMay, responsabile del Strategic Air Command durante la guerra di Corea, all’Ufficio storico dell’Aeronautica nel 1984. Dean Rusk, sostenitore della guerra e poi segretario di Stato, disse che gli Stati Uniti bombardarono “tutto ciò che si muoveva in Corea del Nord, ogni mattone rimasto in piedi”. Rimasti a corto di obiettivi urbani, i bombardieri statunitensi distrussero dighe idroelettriche e per l’irrigazione nelle fasi successive della guerra, inondando terreni agricoli e distruggendo colture…
Si possono intravedere le conseguenze umanitarie e politiche in un dispaccio diplomatico allarmato che il ministro degli Esteri della Corea democratica inviò alle Nazioni Unite… nel gennaio 1951: “Il 3 gennaio alle 10:30 una flotta di 82 fortezze volanti sganciò centinaia di carichi mortali sulla città di Pyongyang… tonnellate di bombe e composti incendiari furono sganciate contemporaneamente sulla città, annientando con gli incendi; i barbari atlantisti bombardarono la città con bombe ad alto esplosivo ad azione ritardata, che esplosero ad intervalli per un giorno intero, rendendo impossibile alla popolazione uscire di casa. L’intera città bruciò, avvolta dalle fiamme, per due giorni. Il secondo giorno, 7812 case erano bruciate. Gli statunitensi erano ben consapevoli che non c’erano più obiettivi militari a Pyongyang… Il numero di abitanti di Pyongyang uccisi dalle schegge delle bombe, bruciati vivi e soffocati dal fumo è incalcolabile… Circa 50000 abitanti restarono nella città, prima della guerra aveva una popolazione di 500000 abitanti“. (“Gli statunitensi hanno dimenticato cosa fecero alla Corea del Nord“, Vox World)
Avete capito? Quando fu chiaro che gli Stati Uniti non avrebbero vinto
la guerra decisero di dare a “questi marci comunisti” una lezione che
non avrebbero mai dimenticato. Ridussero tutto il Nord in macerie
fumanti, condannando il popolo a decenni di fame e povertà. Ecco come
Washington combatte le sue guerre: “Uccidili tutti e lascia che al resto
ci pensi Dio”. Questo è il motivo per cui la RPDC costruisce bombe
atomiche invece di cedere; ecco perché Washington è incastrata tra
vittoria o annientamento.
Quindi, cosa vuole la Corea democratica dagli Stati Uniti?
La RPDC vuole ciò che ha sempre voluto. Vuole che gli Stati Uniti la finiscano con le operazioni di cambio di regime, onorino i loro obblighi ai sensi dell’accordo quadro del 1994 e firmino un patto di non aggressione. Questo è tutto quello che vuole, la fine delle continue intimidazioni ed interferenze. È chiedere troppo? Ecco come Jimmy Carter riassunse ciò sul Washington Post (24 novembre 2010):
La RPDC vuole ciò che ha sempre voluto. Vuole che gli Stati Uniti la finiscano con le operazioni di cambio di regime, onorino i loro obblighi ai sensi dell’accordo quadro del 1994 e firmino un patto di non aggressione. Questo è tutto quello che vuole, la fine delle continue intimidazioni ed interferenze. È chiedere troppo? Ecco come Jimmy Carter riassunse ciò sul Washington Post (24 novembre 2010):
“Pyongyang ha inviato un messaggio coerente nei colloqui diretti con gli Stati Uniti, secondo cui è pronta a concludere un accordo per porre fine ai propri programmi nucleari, metterli sotto il controllo dell’AIEA e concludere un trattato di pace permanente sostituendo il ‘provvisorio’ cessate il fuoco del 1953. Si dovrebbe prendere in considerazione una risposta a questa offerta. La sfortunata alternativa per i nordcoreani sarebbe adottare le azioni che ritengono necessarie per difendersi da ciò che dicono di temere di più: un attacco militare dagli Stati Uniti, insieme agli sforzi per cambiare il regime politico”. (“Messaggio coerente della Corea democratica agli Stati Uniti.“,
Presidente Jimmy Carter, Washington Post) Vi è bianco e nero. Gli Stati
Uniti possono porre fine al conflitto, oggi, semplicemente adempiendo
agli obblighi dell’accordo quadro e accettando di non attaccare la Corea
democratica in futuro. Il cammino verso il disarmo nucleare non è mai
stato così facile, ma le probabilità di Obama di prendere questa strada
sono esigue, al meglio.
Mike Whitney, Global Research, 10 gennaio 2016
Gli Stati Uniti mostrano i muscoli contro la Corea democratica
Pochi
giorni dopo il test della bomba nucleare (presumibilmente all’idrogeno)
della Corea democratica, Stati Uniti e Corea del Sud conducevano una
dimostrazione di forza con bombardieri B-52 che volavano sull’Osan Air
Base, in Corea del Sud, 70 km a sud del confine tra le due Coree. Il
test ha fatto arrabbiare tutte le potenze mondiali, tra cui Russia e
Cina. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato unanime
accettando d’implementare nuove misure per punire il Paese che ha
sfidato le Nazioni Unite. Il 10 gennaio, un bombardiere statunitense
B-52 è tornato nella base sull’isola di Guam, nel Pacifico, dopo aver
sorvolato la Corea del Sud dopo il test nucleare della Corea
democratica. L’aereo è stato raggiunto da caccia F-16 sud-coreani ed
F-15 statunitensi per la dimostrazione di forza. I voli dei B-52 sono
parte del programma del Comando nel Pacifico statunitense chiamato
Continuous Bomber Presence. Gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto la
possibilità dell’attacco nucleare come opzione e hanno minacciato la
Corea democratica più di nove volte.
Lo schieramento è la seconda
contromisura della Corea del Sud dal quando la RPDC aveva annunciato il
test della bomba H del 6 gennaio. La prima sono le trasmissioni degli
altoparlanti contro la RPDC, riprese lungo il confine tra le due Coree
quattro mesi dopo esser state fermate. La Corea democratica ritiene che
le trasmissioni della Corea del Sud equivalgano a un atto di guerra.
Quando Seoul riprese brevemente le trasmissioni di propaganda, ad
agosto, dopo una pausa di 11 anni, le due Coree si scambiarono tiri di
artiglieria. L’Ammiraglio Harry B. Harris Jr., comandante dell’US Pacific Command, ha detto:
“Questa è una dimostrazione del solido impegno degli Stati Uniti con i nostri alleati Corea del Sud e Giappone, e per la difesa della patria americana”.
Il B-52 Stratofortress è un bombardiere strategico a lungo raggio
propulso da otto motori. Può trasportare circa 30000 kg di munizioni.
L’ultima volta che un tale volo fu reso pubblico, avvenne nel 2013, dopo
che la Corea democratica effettuò il terzo test nucleare, nettamente
condannato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con Stati
Uniti e Russia uniti nel voto. Il Pentagono ha più di 75000 soldati in
Giappone e Corea del Sud. La Corea del Sud ne ospita 28000 mentre le due
Coree tecnicamente rimangono in guerra perché la guerra del 1950-53 si è
conclusa con un armistizio invece di un trattato di pace. Gli Stati
Uniti prendono in considerazione lo schieramento di una portaerei presso
la penisola coreana, il mese prossimo, secondo Yonhap News Agency
del 10 gennaio.
Fonti hanno indicato che i piani possono includere
ulteriori schieramenti della portaerei a propulsione nucleare USS Ronald Reagan,
attualmente a Yokosuka, Giappone, di un sottomarino nucleare e dei
caccia tattici stealth F-22 Raptor in Corea del Sud. Corea del Sud e
Stati Uniti programmano di effettuare la componente navale
dell’esercitazione Foal Eagle a marzo, ma pensano di anticiparla. Stati
Uniti e Corea del Sud effettuano le annuali manovre provocatorie
denominate “Resolve Key” e “Foal Eagle” coi B-52 partiti da Guam, di solito a marzo, e “Ulchi Freedom Guardian”
ad agosto. Queste “esercitazioni” durano mesi e coinvolgono decine di
migliaia di soldati statunitensi di stanza in Corea del Sud e dispiegati
dagli Stati Uniti, così come centinaia di migliaia di controparti
sudcoreane.
Lo stanziamento di mezzi strategici degli Stati Uniti sulla
penisola è un’importante amplificazione delle capacità di primo attacco.
Gli Stati Uniti sono impegnati a schierare il 60% delle proprie forze
aeree e navali in Asia e Pacifico per rafforzare la cosiddetta dottrina
dell’Air-Sea Battle. In accordo con i Paesi della politica del
“perno” di Obama, le basi degli USA in Corea del Sud, Giappone, Okinawa,
Hawaii e Guam sono sempre più importanti. Inoltre, l’amministrazione
lavora intensamente per aprire le basi che gli USA precedentemente
chiusero in nazioni geo-strategicamente vitali come Vietnam e Filippine.
Vi è una prova indiretta a sostegno della tesi che l’azione militare è un’opzione prevista. Dopo l’ultimo test della Corea democratica, l’US Air Force Times riferiva che il dipartimento della Difesa ha un piano per mettere al sicuro famigliari dei militari e civili del DoD. Si chiama evacuazione di non combattenti, o NEO, che enuncia i passi necessari affinché famiglie dei militari, civili e persino animali domestici siano ritirati dalle zone del fallout radioattivo. Il piano è sottoposto annualmente, l’ultimo a novembre (quando il piano statunitense-sudcoreano fu concordato e sottoscritto).
“La linea di fondo è che quando una crisi s’inasprisce, non si ha tempo per tornare indietro e prepararsi, così ciò che potete fare in anticipo accelererà l’evacuazione”,
dice il Maggiore James Leidenberg, pianificatore della 501.ma Brigata
d’intelligence militare dell’8.va Armata. Le attività descritte
ricordano gli eventi che si svolsero alla fine del 2015. Lo scorso
novembre Stati Uniti e Corea del Sud elaborarono nuove linee guida per
affrontare le minacce missilistiche nordcoreane, anche individuarle
attivamente e distruggerle in caso di emergenza. Le parti hanno deciso
piani di attacco preventivo contro i siti nucleari della Corea
democratica.
Ora collaborano per attuare sistematicamente nuove
indicazioni operative per una strategia globale antimissile. Il
“Concetto Operativo 4D” (determinare, deviare, distruggere e difendere)
richiede risposte più attive in caso di emergenza, lasciando Washington e
Seoul attaccare siti di lancio dei missili balistici o dei missili
lanciati da sottomarini, senza attendere il primo colpo di Pyongyang. Il
ministro della Difesa sudcoreano Han Min-koo e il segretario della
Difesa Ashton Carter aggiunsero che ci sarebbe stata particolare
attenzione su ricognizione e droni ad alta quota nell’ambito dei nuovi
piani. Il piano si basa su scenari concettuali su un attacco della Corea
democratica, sottolineando l’urgenza crescente tra i funzionari di USA e
Corea del Sud nel prepararsi al caso che la Corea democratica abbia la
possibilità di armare i missili con testate nucleari.
La Corea del Sud
ha confermato i piani per adottare il proprio sistema di difesa
missilistica verso la metà degli anni 2020, migliorando la difesa. “Ho abbastanza fiducia che potremo abbattere tutto ciò che lancerebbero”,
aveva detto l’Ammiraglio Bill Gortney, che dirige il Comando Nord degli
Stati Uniti e il Comando della Difesa Aerospaziale del Nord America,
riferendosi a un possibile attacco prima della firma del piano. Bill
Gortney aveva detto ai giornalisti che, secondo la valutazione del
Pentagono, la Corea democratica ha ora la possibilità d’inserire testate
nucleari miniaturizzate sul suo ultimo missile balistico
intercontinentale (ICBM) KN-08. Pyongyang ha “la capacità di mettere un ordigno nucleare su un KN-08 e spararlo in patria”,
notava l’ammiraglio.
L’evento mi ricorda le memorie che ho finito di
leggere un paio di giorni fa. L’ex-segretario della Difesa statunitense
William J, Perry racconta il lavoro della sua vita ne Il Mio viaggio
sull’orlo nucleare. Questo nuovo libro, pubblicato nel dicembre 2015, è
un resoconto del suo servizio. Perry scrive che i piani per un attacco
chirurgico contro la produzione nucleare della Corea democratica furono
preparati nel 1994, dopo che Pyongyang rifiutò di far entrare gli
ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. In quei
giorni c’era l’opinione diffusa che l’attacco non avrebbe causato
vittime tra gli statunitensi e non vi era alcun rischio di radiazioni
per i piloti nei raid aerei. L’attacco fu poi escluso come opzione.
L’allora presidente Bill Clinton non ne fu mai informato.
Per molti anni la Corea democratica ha chiesto un trattato di non aggressione con gli Stati Uniti e un accordo di libero scambio, ma gli Stati Uniti hanno sempre rifiutato di porre fine alla guerra con la Corea democratica. Nel 1950-1953 gli Stati Uniti sganciarono 635000 tonnellate di bombe sulla Corea democratica, tra cui 32557 tonnellate di napalm. Tale quantitativo è maggiore di quello sganciato nell’intera campagna del Pacifico della Seconda guerra mondiale e più del napalm usato nella guerra del Vietnam. Giornalisti e prigionieri di guerra statunitensi riferirono che quasi tutta la Corea del Nord fu ridotta in macerie. Nel novembre 1950, il bombardamento aveva decimato gli edifici così gravemente che il governo nordcoreano consigliò ai cittadini di scavare per ripararsi. In realtà, è la più lunga guerra della storia degli Stati Uniti.
La politica nucleare della Corea democratica è
ampiamente condannata dalla comunità internazionale. La sfida plateale
non è accettata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma
chiede una forma collettiva, non unilaterale, di azioni. I colloqui a
sei vanno ancora rianimati, i membri del Consiglio di sicurezza devono
continuare a coordinare le attività. Le posizioni di occidente, Stati
Uniti, Russia e Cina in generale coincidono. Questo è il momento in cui
Stati Uniti e Russia potrebbero avviare un’iniziativa comune sulla
questione o, almeno, consultazioni immediate per fare esattamente ciò
che possono fare insieme. Questo è il problema che unisce, non divide,
le grandi potenze. Il coordinamento potrebbe portare a un altro
importante successo della politica estera dopo l’accordo nucleare
iraniano raggiunto insieme, non importa quante cose dividano.
Andrei Akulov Strategic Culture Foundation 10/01/2016
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2016/01/11/la-corea-democratica-ha-bisogno-di-armi-nucleari-per-dissuadere-gli-usa/
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