mercoledì 20 marzo 2019

Cambiare vita, il Transurfing che non funziona e la curiosità


Tra le illusioni che la letteratura new age, fra legge di attrazione e altre trovate, ha inculcato nella testa delle persone ce n'è una che mi ha colpito per la sua difficoltà ad essere riconosciuta. Il fatto che cambiare la realtà e cambiare i pensieri sia una roba semplice, da fast food.

Considerando che esistono scienze come lo yoga e la meditazione che cercano di insegnarti a gestire la mente con anni di esercizi, non mi sono mai capacitato di come certi autori possano aver avuto il coraggio o la sprovvedutezza di veicolare il messaggio che cambiare la propria mente e quindi la propria vita sia un gioco da ragazzi.

Fu molto più onesto Hew Len a dirci tanti anni fa che fare questo lavoro di pulizia 'it's hard and tedious, and you'll be quitting it many many times' (è duro e noioso e lo abbandonerai molte, molte volte).

E questa credenza che debba essere tutto facile, che debba essere tutto amore e sorrisi, è una di quelle che porta la gente a convincersi di fare un lavoro (che non sta facendo) e a smettere di lavorare su se stessa per cambiare la propria vita quando le cose non vanno come loro vorrebbero (che sarebbe proprio il momento in cui dovrebbero lavorare e applicare i cosiddetti princìpi)... sono quelli che ti dicono con sorrisetto sardonico 'io ci ho provato ma non funziona...'.

E' quel genere di persone che ha provato ad attrarre la macchina, il lavoro o addirittura una somma di denaro facendo qualche visualizzazioncina, un po' di affermazioni, due o tre Ho'oponopono a colazione pensando di aver creato chissà quale spostamento sulla linea di vita.

Giorni fa mi confrontavo con un collega su quanto certi princìpi siano saldi e quanto invece alcuni abbiano dimostrato la loro fallacia, mentre commentavamo un testo irreperibile in Italia dal titolo 'A Course in Materialization', nel quale l'autore (anonimo) raccoglie 700 pagine di scritti della vecchia generazione di autori di metafisica realizzativa e ne sottolinea l'approccio nettamente differente e più integro rispetto alla quasi totalità di quelli moderni.

Solo per l'introduzione di questo testo varrebbe la pena imparare l'inglese per poterla leggere. In essa l'autore dice chiaramente che alcune leggende della nuova generazione di autori  (tipo che l'inconscio non senta il 'non' oppure che bisogna spendere per dimostrare di non essere attaccati ai soldi) sono vere e proprie stupidaggini e che uno dei principali motivi per cui le persone spesso non riescono a far funzionare i princìpi è che non si applicano abbastanza, o abbastanza a fondo, o abbastanza a lungo; che ci sono persone più motivate a farlo e altre meno, e che materializzare è né più né meno che un'arte, e come tale va padroneggiata con esercizi, disciplina e pratica.

Gli autori 'antichi' (parlo di gente come Prentice Mulford,  Throward, Geevieve Behrend etc. molti dei quali depredati per 'the secret') sottolineavano questo aspetto di disciplina molto più dei sorridenti venditori di oggi, ti mettevano a fronte del fatto che è come imparare un nuovo sport e c'è da faticare, e tanto. E così è, in effetti.

Lo stesso concetto lo si ritrova nel Transurfing quando Zeland spiega che spesso le cose sono davvero semplici, ma bisogna insistere a volte anche per anni finché la cosa non inizi a funzionare e che molti, troppi si stancano prima del tempo, e abbandonano per pigrizia.

Poi, esiste questa spinosissima questione del 'non so quel che voglio'...questa piaga psicologica costituisce una delle scuse con le quali spesso e volentieri giustifichiamo il nostro permanere in una situazione stagnante, pesante e pur tuttavia in qualche modo comoda.

Anche qui devo ahimè sottolineare un aspetto di semplice pigrizia delle persone che si fregiano del titolo di 'coloro che non sanno ciò che vogliono'. E il fatto è che se non sai quello che vuoi l'unica soluzione è rimboccarti le maniche e cominciare ad esplorare il tuo mondo e a vedere quello che ti piace e quello che non ti piace.

Ti tocca uscire, muoverti, esplorare, allargarti e provare a fare. Quando non sai cosa vuoi è perché ti mancano dei dati nel subconscio e quei dati non possono venirti che dall'esperienza perciò 'alzati e cammina' e cerca nel mondo quello che ti ispira, quello che ti fa stare bene, quello che ti entusiasma...quel qualcosa non verrà mai a cercarti di sua spontanea volontà.

A mio parere il miglior antidoto a questi mali è la curiosità, una curiosità estrema insaziabile, una attenzione per il reale e il presente che può essere sviluppata e sostenuta solo da chi ha realmente a cuore di vivere una vita intensa. E la curiosità, incidentalmente è anche un rimedio risolutivo per una serie di paure, piccole medie e grandi, dalle quali siamo infestati.

Per cambiare mente e cambiare vita devi introdurre continuamente cose nuove, devi crescere, in ogni senso e modo possibile, e soprattutto devi lavorare duro al tuo interno per rettificare i miliardi di storture a cui vai incontro giornalmente ma anche una o due volte l'ora...e prima di dirmi che il Transurfing non funziona chiediti, ad esempio, quanto sono riuscito a non odiare la mia realtà oggi?

Quanto sono riuscito ad amarla ancor prima che a volerla cambiare?
 Quanto sono riuscito a rimanere imperturbabile?

E quanto il mio osservatore è stato attivo in 24 ore?

Vedrai che le risposte a queste domande saranno abbastanza sconfortanti... ecco perché il Transurfing non ti funziona!



Andrea Panatta 



fonte: http://quantum73.blogspot.com/2014/08/cambiare-vita-il-transurfing-che-non.html

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