giovedì 27 febbraio 2014

Morsi di Coscienza


Fissi alle eterne costellazioni, bisogna imparare nella sofferenza di ogni uomo il senso dell’apparire, il dolore di entrare e di uscire dalla scena. (G. Barbiellini Amidei)

Ormai molti ne sono convinti: è la Coscienza a proiettare questa allucinazione splendida e feroce che chiamiamo “realtà”. Per una ragione che resta inestricabile la Coscienza decide di mordere il mondo. Appena lo morde, però, ne è morsa. L’universo pare ritorcersi contro chi l’ha generato come un figlio matricida. E’ separazione, distacco, dimenticanza.

Nel suo recente libro, intitolato giustappunto “Coscienza”, Corrado Malanga scrive: 
Quando l’essere umano vede le cose che si spostano, deve sapere che non sono le cose che si spostano, poiché è la coscienza che offre questo tipo di impressione. In verità tutto è fermo”.
Questo discorso varrà anche per gli eventi: il cosmo e l’insieme di tutti i fatti che accaddero, accadono ed accadranno, sono congelati nell’istante senza tempo, impietriti nel volto impenetrabile di una Sfinge. Il libero arbitrio è poco più di un’illusione percettiva.


Viene in mente l’esperimento denominato “coscienza globale” con cui si cerca di comprendere in che modo la coscienza collettiva reagisca agli accadimenti, se essa riesca a presagirli. Se riesce a presagirli, significa che gli avvenimenti sono già lì in attesa di essere captati?

Vengono in mente quelle singolari teorie secondo cui la realtà si forma, non appena è osservata. Osservata da chi? Da occhi superiori? Prima che il reale sia percepito, si estende solo un interminato, profondissimo nulla.

La Coscienza è simile ad un serpente raggomitolato su sé stesso. Assomiglia ad un serpente che, uccidendo il suo vecchio io, rinasce. E’ così: death and life, side by side.

Alla fine sembra che la Coscienza si estruda fuor di sé stessa, condannandosi alla lacerazione ed alla sofferenza. Attraverso il dolore più acuto, il suo sguardo diventa acuto in modo eccezionale… salvo poi accorgersi che non c’è niente da guardare.



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