Poi quando tutto è andato a memoria, quando tutta la 'tecnica' è assorbita, allora inizia il Qigong e non prima. Prima facevi ginnastica, prima eri uno studentello alle prese con delle nozioni. E' solo dopo, quando lo sai a memoria, che inizi a sperimentare il Wu-wei.
Diceva un insegnante di Qigong una volta che solo quando non fai stai facendo davvero. E io non capivo, non vedevo e non sentivo la profondità di quello che mi sembrava solo un assurdo paradosso Zen.
Poi è capitato: dapprima per brevi istanti poi sempre più profondamente. Quando smetti di cercare di muovere l'energia, quando smetti di cercare di guarirti, di cambiare le cose dentro e intorno, quando smetti di cercare di meditare, il wu-wei semplicemente ti accade.
Ti accade perché ti sei arreso al fatto che tu non controlli proprio niente e che è il Qi a muovere te e non il contrario. E accade qualcosa di meraviglioso e terribile: sai che più ti dai importanza e più cerchi di fare qualcosa meno sei reale. Sai che quando smetti di farlo quando per un attimo sei 'vuoto' e 'fermo' sei reale.
Quando sei reale non c'è niente a parte l'adesso.
Il Qigong diventa fluidità, scorrevolezza, flusso... sai che sei come l'acqua, che il fluire è tutto, e cercare di solidificare qualunque piccola parte del tuo essere ti porterebbe fuori da questo infinito senso di bellissima precarietà nel quale ti sei immerso per un momento.
Tutto semplicemente è.
E poi finisce... e torni a sentire le tue energie, a combattere con i tuoi dolori, con la pesantezza del corpo fisico e ti struggi la mente cercando di capire come fare a portare il Wu-wei nella tua vita.
E non stai più facendo Qigong, ma sei diventato nuovamente uno studentello pieno di opinioni.
Andrea Panatta
fonte: http://quantum73.blogspot.com/2014/02/qigong-e-wu-wei-larte-di-fare-senza-fare.html
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