L’uso di minacce e
dell’isolamento ai danni di Iran e Corea del Nord è un modo strano e
pericoloso di gestire le relazioni internazionali…Se è offensivo per la
Corea del Nord parlare di lanciare un attacco nucleare contro gli Stati
Uniti (una vuota minaccia, poiché il paese non ha un sistema per farlo),
perché dovrebbe essere meno offensivo che gli Stati Uniti avvertano
l’Iran che sarà bombardato se non interrompe la sua ricerca
nucleare?…Non vi è alcun ipotizzabile scenario in base al quale il
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite autorizzerebbe gli Stati
Uniti, per non parlare di Israele, ad intraprendere un’azione militare,
anche se l’Iran dovesse cambiare idea sul fatto che le bombe nucleari
sono non-islamiche e produrne una. Allora perché Washington prosegue con
le sue minacce illegali?…
Cerchiamo anche di far cadere la finzione
della “comunità internazionale” che, almeno nella sua attuale
definizione occidentale, significa “gli Stati Uniti e i loro amici”. Per
lo stesso motivo, cerchiamo di correggere la miopia intorno al concetto
di isolamento. Quando i leader di 120 nazioni si recano a Teheran per
ratificare la presidenza iraniana del Movimento dei Paesi Non Allineati,
com’è successo lo scorso agosto, erano risibili quei funzionari
statunitensi che continuavano a parlare dell’Iran come di “uno stato
canaglia”.
A Washington e Whitehall può
sembrare ovvio che la comunità internazionale debba armare l’opposizione
al presidente siriano Assad, ma non è il punto di vista dell’India, del
Sudafrica e del Brasile. Quando i loro leader si sono incontrati con
Russia e Cina a Durban il mese scorso, hanno “ribadito la nostra
contrarietà a qualsiasi ulteriore militarizzazione del conflitto” e
hanno invocato una soluzione politica.
Jonathan Steele, Guardian, 9 aprile 2013
Solo ora diventa chiaro perché le Nazioni Unite siano guidate da una larva smidollata, ex ministro degli Esteri SUDCOREANO come Ban Ki-moon
il quale, invece di organizzare una missione ONU neutrale che riporti
la pace e rilanci le politiche di apertura tra le due coree (“politica
del sorriso” – “sunshine policy”) sabotate da Bush, mette il tutto nelle
mani degli Stati Uniti – che sono parte in causa e non sono certo una
nazione che ama la pace – rischiando di condannare a morte milioni di
compatrioti del nord e del sud.
Alcuni fatti che i media italiani – come
sempre schierati inequivocabilmente con quel Bene che ha benedetto con
colpi di stato, destabilizzazioni, sanzioni, embarghi, invasioni e
guerre di droni Nicaragua, El Salvador, Cile, Cambogia, Cuba, Laos,
Vietnam, Panama, Iraq, Afghanistan, Iran, Pachistan, Yemen, ecc. -, non
sembrano desiderosi di comunicare o comunque enfatizzare:
- Le esercitazioni congiunte di USA e Corea del Sud ora includono anche simulazioni di attacchi preventivi alla Corea del Nord con artiglieria, migliaia di soldati americani, sottomarini nucleari, bombardieri nucleari e oltre 40 aerei da combattimento;
- Nei media sudcoreani si è cominciato a parlare apertamente di cambio di regime e “guerra asimmetrica” con la Corea del Nord;
- Gli scenari di guerra americani ora includono l’invasione della Corea del Nord;
- Sono nate nuove basi americane nella regione e sono stati aggiunti nuovi sistemi di difesa missilistica. Nella famosa e bellissima isola di Jeju (Corea del Sud) sorgerà una delle più grandi basi navali degli Stati Uniti in assoluto – Jeju si trova a c. 500 km da Shanghai e oltre 600 km da Pyongyang;
- Gli USA possiedono centinaia di basi militari in decine di nazioni [http://www.defense.gov/pubs/BSR_2007_Baseline.pdf];
- Libia ed Iraq sono stati attaccati ed invasi anche dopo aver rinunciato ai loro programmi atomici e dopo essere stati alleati degli USA;
- L’amministrazione Obama condanna l’aggressività della Corea del Nord ma intanto programma lanci di missili balistici intercontinentali, fa arrivare in Corea del Sud diversi caccia invisibili F-22 e fa sorvolare l’area da bombardieri B-2;
- La Corea del Sud è stata una dittatura filo-americana fino al 1987;
Se voi foste un Nobel per la Pace intenzionato a pacificare la regione, agireste allo stesso modo?
Non è mai stata siglata una pace tra
Stati Uniti, le due coree e la Cina, dopo la guerra del 1950-53. È in
vigore un armistizio, come tra Siria e Israele. La Corea del Nord si
considera nuovamente in stato di guerra dal 4 aprile 2013. La stampa di
lingua inglese non prende la cosa troppo sul serio.
In generale, l’idea è che una parte (Kim
Jong-Un) stia usando la tensione per consolidare la sua base di potere e
l’altra (Stati Uniti) per rafforzare le sue alleanze nell’estremo
Oriente, in caso di conflitto mediorientale (Siria e/o Iran).
Ma ci sono indicazioni che fanno pensare a qualcosa di più serio – magari non nell’immediato, ma tra non molto.
La nuova amministrazione Obama ha
recentemente messo sotto pressione – irragionevolmente – la leadership
coreana per un lancio satellitare (del tutto legittimo) che non aveva
alcuna possibilità di servire come test balistico (sarebbe legittimo
anche quello, per le Nazioni Unite). La cosa è servita come pretesto per
aggiungere altre sanzioni ad un paese già stremato (si veda anche
l’Iran, un altro paese che ha il diritto di sviluppare un programma
nucleare, ma è sotto embargo, illegalmente). E così, il 12 febbraio, per
ripicca e per protesta, la Corea del Nord ha eseguito il suo terzo test
nucleare. In conseguenza di ciò, il 7 marzo del 2013 è arrivata una
risoluzione ancora più restrittiva per le operazioni finanziarie
internazionali della Corea del Nord, un colpo terribile per il suo
sistema bancario, che non potrà più ricevere alcun aiuto da nessuna
banca al mondo. Dopodiché l’amministrazione Obama ha seguito la
procedura dell’escalation militare e della prova di forza per mostrare
che fa sul serio, finché ha valutato che la corda era molto tesa e
rischiava di spezzarsi – “voglio la pace ed una soluzione diplomatica”,
dichiara oggi Obama.
La cosa più preoccupante è che è stato
chiesto alla Cina di partecipare allo strangolamento economico della
Corea del Nord per evitare la militarizzazione americana dell’area
(pericolosa per la stessa Cina), senza però che ci sia alcuna garanzia
che il do-ut-des sia rispettato dagli americani e che la cosa non sia un
pretesto per accerchiare ulteriormente la Cina. Si è creato un circolo
vizioso per cui più gli Stati Uniti puniscono la Corea del Nord, più
forte è la resistenza dei nordcoreani e quindi più dure saranno le
sanzioni successive. Gli analisti cinesi suggeriscono che Washington non
abbia alcuna intenzione di risolvere la questione nucleare con
Pyongyang perché è utile per portare avanti un’escalation nel Pacifico
occidentale e per realizzare esercitazioni militari nella regione che
fanno parte dei piani di Obama circa un maggiore impegno strategico
americano nel Pacifico (intende spostare la maggior parte della flotta nel Pacifico, come dopo Pearl Harbor).
Ripassiamo la storia recente.
Il 9 ottobre del 2006 la Corea del Nord è diventata la nona potenza atomica mondiale.
Prima di quel test l’amministrazione Bush era divisa tra isolazionisti e diplomatici.
Nel 2003 il Washington Post citava una
fonte del Senato che riferiva l’intenzione dell’amministrazione Bush di
non ostacolare il programma atomico nordcoreano ["The administration has
acquiesced in North Korea becoming a nuclear power"]
perché ciò avrebbe portato all’ulteriore
isolamento della Corea del Nord (ma quindi anche alla sua
radicalizzazione ed all’effettiva impossibilità di negoziare).
Dopo il test del 2006, Condoleezza Rice
si compiaceva del fatto che l’evento aveva spinto la Cina a compiere
passi importanti nel contenimento delle aspirazioni nord-coreane
In ogni fase gli Stati Uniti hanno
spostato la linea teoricamente invalicabile, quasi sfidando il regime a
procedere oltre. Hanno fatto lo stesso con l’Iran. In entrambi i casi
nessuno ha denunciato la manipolazione in corso, per ragioni di
opportunità, e perché Iran e Corea del Nord godono di pessima fama – in
gran parte meritata – e rendono tutto più facile.
Nello stesso anno, il 2002, Bush menziona
la possibilità di un attacco preventivo alla Corea del Nord e il
Nuclear Posture Review del 2002 (un rapporto sulla dottrina nucleare
americana) conferma che la Corea del Nord era un possibile bersaglio di
un attacco atomico statunitense
Cosa fareste se una superpotenza vi
mettesse nel suo mirino e sapeste che non si tira indietro quanto si
tratta di fare la guerra?
Cerchereste di dotarvi di una difesa poderosa, di un deterrente nucleare.
Tra l’altro, il caso di Saddam
Hussein dimostra che anche se uno si libera delle armi di distruzione di
massa, verrà attaccato ugualmente. Quindi, tanto vale tenersele.
È esattamente quel che è successo e
l’amministrazione Bush non poteva non saperlo: ha adescato i
nordcoreani, oppure è responsabile della più stupida e controproducente
attività diplomatica dai tempi di Chamberlain. Mike Chinoy,
corrispondente della CNN e uno dei massimi esperti di questioni coreane,
pensa che sia vera la prima, dato che ogni volta che la Corea del Nord
interrompeva il suo programma in cambio di aiuti e pace accadeva
qualcosa che la rendeva insicura sulle reali intenzioni americane e la
spingeva a rilanciarlo:
Altrimenti come si spiega la vicenda del Banco Delta Asia?
“Al dialogo dei sei del
19 settembre 2005 venne firmata una dichiarazione di principi sul
disarmo nucleare tra Stati Uniti e Repubblica Popolare Democratica della
Corea (DPRK)…L’inchiostro si era appena asciugato sul documento quando,
immediatamente, gli Stati Uniti violarono uno dei suoi punti
principali. Anche se secondo l’accordo gli Stati Uniti erano tenuti a
cominciare a normalizzare le relazioni con la Corea del Nord, proprio il
giorno seguente annunciarono l’imposizione di sanzioni sui conti
nordcoreani depositati nella sede del Banco Delta Asia di Macao, con il
pretesto che questa banca fosse usata per mettere in circolazione valuta
contraffatta. Se ci fosse o no qualche fondamento all’accusa deve
ancora essere dimostrato (anche se c’è più di un motivo di scetticismo).
L’esperto di contraffazioni tedesco Klaus Bender crede che, dal momento
che la valuta USA è stampata su carta esclusivamente prodotta in
Massachusetts, usando inchiostro basato su una formula chimica segreta,
“è inimmaginabile” che chiunque altro, oltre agli americani “potrebbe
conseguire questi materiali”.
La questione si risolse nel 2007, con lo scongelamento dei fondi nordcoreani:
È assai probabile che il
vero obiettivo di queste schermaglie sia la Cina e che una Corea
nuclearizzata sia un’ottima schermatura mimetica delle reali intenzioni
americane: “non ce l’abbiamo con la Cina, ma con la Corea del Nord!”.
Che è poi quello che succede con i missili patriot in Polonia (“non sono
contro i Russi, ma contro gli Iraniani!”) e in Turchia (“non sono
contro gli Iraniani, ma contro i Siriani!”) o con le difese antimissile
israeliani (“non servono per fare la guerra all’Iran, ma per difenderci
da Hamas!”).
Il “giochino di prestigio” è un filino
stantio, ormai, ma con le opinioni pubbliche semianalfabete
dell’Occidente funziona sempre a meraviglia.
Ci troveremo ingolfati in una guerra mondiale e il 90% della gente non avrà capito come diavolo sia successo:
Gli Stati Uniti sembrano aver calcolato
che il gioco valeva la candela: la bomba nordcoreana in cambio di un
isolamento perpetuo ed una
costante spina nel fianco delle tre potenze dell’Estremo Oriente che
funga anche da cuneo per dividerle. Con il valore aggiunto della
possibilità di mantenere le basi militari americane in Giappone e Corea
del Sud nonostante la contrarietà delle due popolazioni.
Una crisi perpetua è quel che ci vuole
per rafforzare lo schieramento anti-cinese nell’Estremo Oriente in vista
di un possibile scontro, sempre smentito a parole, ovviamente, ma quasi
inevitabile, se si considera il mondo una scacchiera:
Che la situazione sia più complessa di
quel che ci è stato fatto credere è testimoniato dal fatto che la Corea
del Nord aveva già suggerito (2009) di essere pronta a tradire la Cina,
se avesse ricevuto consistenti aiuti dagli Stati Uniti – gli Americani
riferirono subito la cosa ai Cinesi, che ora si mostrano più prudenti
(era l’occasione giusta per risolvere la questione, invece si è
provveduto ad isolare ulteriormente la Corea del Nord):
Dopo la fine della guerra fredda c’erano
state diverse opportunità per integrare pacificamente la Corea del Nord
in un consorzio nord-asiatico sul modello dell’Unione Europea –
progetto che piace a molti statisti, industriali e diplomatici
giapponesi, cinesi e coreani, anche se non viene pubblicizzato molto, e
che sta decollando in questi anni:
“Ad
area di libero scambio ultimata, i tre giganti dell’Asia potranno
contare su un livello di efficienza e integrazione tale da eliminare
qualsiasi concorrente”
Nei primi anni ’90 c’erano stati degli
abboccamenti tra Corea del Nord e Giappone ed il ripristino delle
relazioni diplomatiche. La Corea del Nord era disposta ad offrire la
pace in cambio di generose compensazioni per il dominio coloniale subito
dal Giappone. L’opinione pubblica giapponese era ben disposta, la
classe dirigente giapponese sa che la Corea del Nord è l’unico ostacolo
ad un corridoio commerciale euroasiatico (con tunnel
sottomarini, ferrovie, gasdotti, la PESETO, una mega-autostrada che
dovrebbe congiungere Pechino e Tokyo passando per Seoul) che renderebbe il Giappone meno dipendente dall’egemonia americana nel Pacifico.
Nel 1991 le due Coree avevano siglato un
trattato di non aggressione. Ancora nel 2002 ci si sforzava di fare dei
passi in avanti in tal senso:
Poi è arrivato il test atomico e così gli
aiuti economici disperatamente necessari sono sfumati. Si è data la
colpa agli imprevedibili ed inaffidabili nordcoreani, ma perché
escludere a priori la possibilità che gli Stati Uniti abbiano un qualche
interesse a vedere la nascita di un’Unione dell’Estremo Oriente
(prospettiva impensabile finché la Corea del Nord rimarrà una mina
vagante) e quindi siano intenzionati a sabotare ogni possibile accordo?
Una Corea del Nord nucleare
avvantaggerebbe i piani americani per la conservazione del dominio
globale – indispensabile per tenere in vita il dollaro e l’economia
statunitense -, in qualità di unica superpotenza, e non è irragionevole
notare come le minacce americane di attacco preventivo, le manovre
militari congiunte davanti alla coste nordcoreane e le sanzioni abbiano
avuto come risultato proprio quello di accelerare il programma atomico
coreano (un po’ come avviene in Iran).
Allo
stesso modo in cui la Guerra al Terrore è pensata per fallire, in
quanto è solo un pretesto per fomentare il terrorismo in popolazioni
risentite, giustificando così un perpetuo attivismo bellico americano,
la Guerra alla non-proliferazione nucleare è concepita per favorirla e
legittimare futuri interventi “pacificatori”. Non è certo la stabilità
di un nuovo ordine mondiale l’obiettivo finale, ma un incessante
contrapporsi di popoli e nazioni.
In un certo senso, si potrebbe dire che
il famoso tema del Nuovo Ordine Mondiale è uno specchietto per le
allodole: impedisce di capire che il dominio è già una realtà tangibile e
che l’unico rimedio è un’alleanza di popoli che ponga fine ad ogni
progetto egemonico di qualunque superpotenza e quindi elevi a parità di
status i paesi del Terzo Mondo (che altrimenti resteranno eterne colonie
oppure stati canaglia da attaccare al momento opportuno).
Il
già citato Nuclear Posture Review del 2002 elencava le nazioni
attaccabili: Iraq (fatto), Libia (fatta), Siria (in corso), Iran (a
breve), Corea del Nord (a breve?), Russia e Cina. In piena continuità, si badi bene, con l’amministrazione Clinton:
In questo senso Bush mantiene una assoluta continuità con Clinton che, in un Rapporto di cinque anni fa (1997, NdR), rimasto allora segreto, denominato Presidential Decision Directive (PDD-60),
prevedeva appunto uno spostamento dell’attenzione strategica dalla
Russia alla Cina e introduceva per la prima volta l’indicazione delle cinque rogue nations indicate anche da Bush (Iraq, Iran, Corea del Nord, Libia e Siria) come possibili obiettivi di un attacco americano. […]. In questo modo il
Pentagono sconfessa gli accordi internazionali che prevedono che non si
usi l’armamento atomico contro paesi che non ne siano a loro volta
dotati, e si arroga il diritto di scegliere senza nessun vincolo come
garantire la propria sicurezza.
Ripeto: chi non si armerebbe sapendo di essere sulla black list del bullo di turno?
Il ‘Nuclear Posture Review’ di Obama
(2010) esclude attacchi a potenze non-nucleari che non cerchino di
sviluppare armi atomiche. Il che significa che Iran e Corea del Nord
(oltre a Cina e Russia) sono ancora nel mirino.
Ora il giovane leader nordcoreano Kim
Jong-Un l’ha fatta grossa; forse per tenere a bada certi ambienti
militari, come sostiene una ex spia nord-coreana (???)
Oppure per arrivare ad una crisi come quella cubana che ponga fine all’escalation una volta per tutte
Credo che Dennis Rodman abbia avuto quella funzione
Se è così potremo constatare se Obama è un nuovo Kennedy, oppure se è un burattino che, volente o nolente, obbedisce a poteri sovrastanti.
Nel primo caso la leadership
coreana avrebbe fatto una mossa rischiosa ma eccellente. Nel secondo
caso il giovane leader nordcoreano amante del basket avrebbe fatto il
gioco degli americani e messo nelle peste i cinesi (e i russi): ora
gli Stati Uniti hanno il jolly del nuovo leader incontrollabile da
giocarsi con le Nazioni Unite e hanno potuto schierare sistemi di
intercettazioni anti-missile che potranno essere usati per bloccare un
attacco cinese in risposta ad un’eventuale aggressione americana alla
Corea del Nord. La vittoria sulla Corea del Nord e la riunificazione
delle Coree dimostreranno che gli USA sono ancora i numeri 1 nel mondo.
Gli
Stati Uniti manterranno uno stato di tensione fino a quando non
decideranno che è il momento giusto per attaccare la Cina (per questo
serve Obama, l’insospettabile). A quel punto faranno in modo di farsi
attaccare dalla Corea del Nord – facendole credere che un loro attacco
preventivo è imminente – per coinvolgere la Cina. La Corea diventerà il
teatro di un conflitto atomico regionale in cui gli USA sperano forse di
potersi prendere la rivincita per lo stallo imposto dai cinesi nel 1953
(nel 1951 il generale Douglas MacArthur aveva ventilato l’ipotesi di un
attacco atomico alla Cina ed era stato rimosso dal comando delle forze
alleate). Sono lieto di non vivere nei paraggi.
Con l’Iran questa tattica è impossibile,
perché Israele non è la Corea del Sud (o il Giappone) e non ha alcuna
intenzione di temporeggiare, anche perché è convinto che il suo sistema
di difesa anti-missile, testato con Hamas, sia adeguato o lo stia per
diventare:
“Il conflitto fra Hamas
e Israele, conclusosi con una tregua, è a prima vista l’ ennesimo
episodio di una resa dei conti ripetuta a cicli regolari. Eppure,
secondo Usa e Israele, c’ è un’ altra chiave di lettura: l’offensiva è
servita come prova generale per un eventuale scontro armato con l’Iran”.
Per il resto la situazione è molto simile, con gli USA che parlano di pace ma appoggiano una fazione contro l’altra.
Un precedente storico è lo
sguinzagliamento del Giappone contro l’impero russo da parte dell’impero
britannico nella guerra del 1904.
Questo è il comportamento delle
superpotenze quando non esiste un’alleanza di nazioni del mondo capace
di imporre soluzioni diplomatiche.
*****
A noi piace pensare (narcisisticamente) che i nordcoreani siano selvaggi
irrazionali o umanoidi robotizzati guidati da pazzi mitomani, mentre
noi siamo cittadini razionali, informati e governati più spesso che no
da leader che non farebbero mai certe cose.
In fondo noi incarniamo il Bene,
nonostante le varie defaillance, e quindi possiamo prenderci gioco degli
altri, umiliarli, ucciderli. Le liste nere di “omicidi mirati con
droni” e di “guerre mirate preventive” sono un lavoro sporco che produce
“danni collaterali” ma che va portato a termine per garantire un futuro
migliore per tutti.
Ogni
volta ci caschiamo come degli imbecilli e i guerrafondai non devono
neppure sforzarsi di alterare la propaganda – usano gli stessi, identici
slogan, cliché, vocaboli:
Tra i sopravvissuti ci sarà chi avrà la coscienza a posto e chi si sentirà in colpa per il resto della sua vita.
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