lunedì 15 aprile 2013

La crisi coreana spiegata a Dennis Rodman

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L’uso di minacce e dell’isolamento ai danni di Iran e Corea del Nord è un modo strano e pericoloso di gestire le relazioni internazionali…Se è offensivo per la Corea del Nord parlare di lanciare un attacco nucleare contro gli Stati Uniti (una vuota minaccia, poiché il paese non ha un sistema per farlo), perché dovrebbe essere meno offensivo che gli Stati Uniti avvertano l’Iran che sarà bombardato se non interrompe la sua ricerca nucleare?…Non vi è alcun ipotizzabile scenario in base al quale il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite autorizzerebbe gli Stati Uniti, per non parlare di Israele, ad intraprendere un’azione militare, anche se l’Iran dovesse cambiare idea sul fatto che le bombe nucleari sono non-islamiche e produrne una. Allora perché Washington prosegue con le sue minacce illegali?… 
 
Cerchiamo anche di far cadere la finzione della “comunità internazionale” che, almeno nella sua attuale definizione occidentale, significa “gli Stati Uniti e i loro amici”. Per lo stesso motivo, cerchiamo di correggere la miopia intorno al concetto di isolamento. Quando i leader di 120 nazioni si recano a Teheran per ratificare la presidenza iraniana del Movimento dei Paesi Non Allineati, com’è successo lo scorso agosto, erano risibili quei funzionari statunitensi che continuavano a parlare dell’Iran come di “uno stato canaglia”.

A Washington e Whitehall può sembrare ovvio che la comunità internazionale debba armare l’opposizione al presidente siriano Assad, ma non è il punto di vista dell’India, del Sudafrica e del Brasile. Quando i loro leader si sono incontrati con Russia e Cina a Durban il mese scorso, hanno “ribadito la nostra contrarietà a qualsiasi ulteriore militarizzazione del conflitto” e hanno invocato una soluzione politica.

Jonathan Steele, Guardian, 9 aprile 2013

Solo ora diventa chiaro perché le Nazioni Unite siano guidate da una larva smidollata, ex ministro degli Esteri SUDCOREANO come Ban Ki-moon il quale, invece di organizzare una missione ONU neutrale che riporti la pace e rilanci le politiche di apertura tra le due coree (“politica del sorriso” – “sunshine policy”) sabotate da Bush, mette il tutto nelle mani degli Stati Uniti – che sono parte in causa e non sono certo una nazione che ama la pace – rischiando di condannare a morte milioni di compatrioti del nord e del sud. 

Alcuni fatti che i media italiani – come sempre schierati inequivocabilmente con quel Bene che ha benedetto con colpi di stato, destabilizzazioni, sanzioni, embarghi, invasioni e guerre di droni Nicaragua, El Salvador, Cile, Cambogia, Cuba, Laos, Vietnam, Panama, Iraq, Afghanistan, Iran, Pachistan, Yemen, ecc. -, non sembrano desiderosi di comunicare o comunque enfatizzare:
  • Le esercitazioni congiunte di USA e Corea del Sud ora includono anche simulazioni di attacchi preventivi alla Corea del Nord con artiglieria, migliaia di soldati americani, sottomarini nucleari, bombardieri nucleari e oltre 40 aerei da combattimento;
  • Nei media sudcoreani si è cominciato a parlare apertamente di cambio di regime e “guerra asimmetrica” con la Corea del Nord;
  • Gli scenari di guerra americani ora includono l’invasione della Corea del Nord;
  • Sono nate nuove basi americane nella regione e sono stati aggiunti nuovi sistemi di difesa missilistica. Nella famosa e bellissima isola di Jeju (Corea del Sud) sorgerà una delle più grandi basi navali degli Stati Uniti in assoluto – Jeju si trova a c. 500 km da Shanghai e oltre 600 km da Pyongyang;
  • Gli USA possiedono centinaia di basi militari in decine di nazioni [http://www.defense.gov/pubs/BSR_2007_Baseline.pdf];
  • Libia ed Iraq sono stati attaccati ed invasi anche dopo aver rinunciato ai loro programmi atomici e dopo essere stati alleati degli USA;
  • L’amministrazione Obama condanna l’aggressività della Corea del Nord ma intanto programma lanci di missili balistici intercontinentali, fa arrivare in Corea del Sud diversi caccia invisibili F-22 e fa sorvolare l’area da bombardieri B-2;
  • La Corea del Sud è stata una dittatura filo-americana fino al 1987;
Se voi foste un Nobel per la Pace intenzionato a pacificare la regione, agireste allo stesso modo?

Non è mai stata siglata una pace tra Stati Uniti, le due coree e la Cina, dopo la guerra del 1950-53. È in vigore un armistizio, come tra Siria e Israele. La Corea del Nord si considera nuovamente in stato di guerra dal 4 aprile 2013. La stampa di lingua inglese non prende la cosa troppo sul serio.

In generale, l’idea è che una parte (Kim Jong-Un) stia usando la tensione per consolidare la sua base di potere e l’altra (Stati Uniti) per rafforzare le sue alleanze nell’estremo Oriente, in caso di conflitto mediorientale (Siria e/o Iran).

Ma ci sono indicazioni che fanno pensare a qualcosa di più serio – magari non nell’immediato, ma tra non molto.

La nuova amministrazione Obama ha recentemente messo sotto pressione – irragionevolmente – la leadership coreana per un lancio satellitare (del tutto legittimo) che non aveva alcuna possibilità di servire come test balistico (sarebbe legittimo anche quello, per le Nazioni Unite). La cosa è servita come pretesto per aggiungere altre sanzioni ad un paese già stremato (si veda anche l’Iran, un altro paese che ha il diritto di sviluppare un programma nucleare, ma è sotto embargo, illegalmente). E così, il 12 febbraio, per ripicca e per protesta, la Corea del Nord ha eseguito il suo terzo test nucleare. In conseguenza di ciò, il 7 marzo del 2013 è arrivata una risoluzione ancora più restrittiva per le operazioni finanziarie internazionali della Corea del Nord, un colpo terribile per il suo sistema bancario, che non potrà più ricevere alcun aiuto da nessuna banca al mondo. Dopodiché l’amministrazione Obama ha seguito la procedura dell’escalation militare e della prova di forza per mostrare che fa sul serio, finché ha valutato che la corda era molto tesa e rischiava di spezzarsi – “voglio la pace ed una soluzione diplomatica”, dichiara oggi Obama.

La cosa più preoccupante è che è stato chiesto alla Cina di partecipare allo strangolamento economico della Corea del Nord per evitare la militarizzazione americana dell’area (pericolosa per la stessa Cina), senza però che ci sia alcuna garanzia che il do-ut-des sia rispettato dagli americani e che la cosa non sia un pretesto per accerchiare ulteriormente la Cina. Si è creato un circolo vizioso per cui più gli Stati Uniti puniscono la Corea del Nord, più forte è la resistenza dei nordcoreani e quindi più dure saranno le sanzioni successive. Gli analisti cinesi suggeriscono che Washington non abbia alcuna intenzione di risolvere la questione nucleare con Pyongyang perché è utile per portare avanti un’escalation nel Pacifico occidentale e per realizzare esercitazioni militari nella regione che fanno parte dei piani di Obama circa un maggiore impegno strategico americano nel Pacifico (intende spostare la maggior parte della flotta nel Pacifico, come dopo Pearl Harbor).


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Ripassiamo la storia recente.

Il 9 ottobre del 2006 la Corea del Nord è diventata la nona potenza atomica mondiale.
Prima di quel test l’amministrazione Bush era divisa tra isolazionisti e diplomatici.

Nel 2003 il Washington Post citava una fonte del Senato che riferiva l’intenzione dell’amministrazione Bush di non ostacolare il programma atomico nordcoreano ["The administration has acquiesced in North Korea becoming a nuclear power"]
perché ciò avrebbe portato all’ulteriore isolamento della Corea del Nord (ma quindi anche alla sua radicalizzazione ed all’effettiva impossibilità di negoziare).

Dopo il test del 2006, Condoleezza Rice si compiaceva del fatto che l’evento aveva spinto la Cina a compiere passi importanti nel contenimento delle aspirazioni nord-coreane
In ogni fase gli Stati Uniti hanno spostato la linea teoricamente invalicabile, quasi sfidando il regime a procedere oltre. Hanno fatto lo stesso con l’Iran. In entrambi i casi nessuno ha denunciato la manipolazione in corso, per ragioni di opportunità, e perché Iran e Corea del Nord godono di pessima fama – in gran parte meritata – e rendono tutto più facile.
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Nello stesso anno, il 2002, Bush menziona la possibilità di un attacco preventivo alla Corea del Nord e il Nuclear Posture Review del 2002 (un rapporto sulla dottrina nucleare americana) conferma che la Corea del Nord era un possibile bersaglio di un attacco atomico statunitense

Cosa fareste se una superpotenza vi mettesse nel suo mirino e sapeste che non si tira indietro quanto si tratta di fare la guerra?

Cerchereste di dotarvi di una difesa poderosa, di un deterrente nucleare.

Tra l’altro, il caso di Saddam Hussein dimostra che anche se uno si libera delle armi di distruzione di massa, verrà attaccato ugualmente. Quindi, tanto vale tenersele.

È esattamente quel che è successo e l’amministrazione Bush non poteva non saperlo: ha adescato i nordcoreani, oppure è responsabile della più stupida e controproducente attività diplomatica dai tempi di Chamberlain. Mike Chinoy, corrispondente della CNN e uno dei massimi esperti di questioni coreane, pensa che sia vera la prima, dato che ogni volta che la Corea del Nord interrompeva il suo programma in cambio di aiuti e pace accadeva qualcosa che la rendeva insicura sulle reali intenzioni americane e la spingeva a rilanciarlo:

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Altrimenti come si spiega la vicenda del Banco Delta Asia?

“Al dialogo dei sei del 19 settembre 2005 venne firmata una dichiarazione di principi sul disarmo nucleare tra Stati Uniti e Repubblica Popolare Democratica della Corea (DPRK)…L’inchiostro si era appena asciugato sul documento quando, immediatamente, gli Stati Uniti violarono uno dei suoi punti principali. Anche se secondo l’accordo gli Stati Uniti erano tenuti a cominciare a normalizzare le relazioni con la Corea del Nord, proprio il giorno seguente annunciarono l’imposizione di sanzioni sui conti nordcoreani depositati nella sede del Banco Delta Asia di Macao, con il pretesto che questa banca fosse usata per mettere in circolazione valuta contraffatta. Se ci fosse o no qualche fondamento all’accusa deve ancora essere dimostrato (anche se c’è più di un motivo di scetticismo). L’esperto di contraffazioni tedesco Klaus Bender crede che, dal momento che la valuta USA è stampata su carta esclusivamente prodotta in Massachusetts, usando inchiostro basato su una formula chimica segreta, “è inimmaginabile” che chiunque altro, oltre agli americani “potrebbe conseguire questi materiali”.

La questione si risolse nel 2007, con lo scongelamento dei fondi nordcoreani:

È assai probabile che il vero obiettivo di queste schermaglie sia la Cina e che una Corea nuclearizzata sia un’ottima schermatura mimetica delle reali intenzioni americane: “non ce l’abbiamo con la Cina, ma con la Corea del Nord!”. Che è poi quello che succede con i missili patriot in Polonia (“non sono contro i Russi, ma contro gli Iraniani!”) e in Turchia (“non sono contro gli Iraniani, ma contro i Siriani!”) o con le difese antimissile israeliani (“non servono per fare la guerra all’Iran, ma per difenderci da Hamas!”).

Il “giochino di prestigio” è un filino stantio, ormai, ma con le opinioni pubbliche semianalfabete dell’Occidente funziona sempre a meraviglia.

Ci troveremo ingolfati in una guerra mondiale e il 90% della gente non avrà capito come diavolo sia successo:

Gli Stati Uniti sembrano aver calcolato che il gioco valeva la candela: la bomba nordcoreana in cambio di un isolamento perpetuo ed una costante spina nel fianco delle tre potenze dell’Estremo Oriente che funga anche da cuneo per dividerle. Con il valore aggiunto della possibilità di mantenere le basi militari americane in Giappone e Corea del Sud nonostante la contrarietà delle due popolazioni.

Una crisi perpetua è quel che ci vuole per rafforzare lo schieramento anti-cinese nell’Estremo Oriente in vista di un possibile scontro, sempre smentito a parole, ovviamente, ma quasi inevitabile, se si considera il mondo una scacchiera:

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Che la situazione sia più complessa di quel che ci è stato fatto credere è testimoniato dal fatto che la Corea del Nord aveva già suggerito (2009) di essere pronta a tradire la Cina, se avesse ricevuto consistenti aiuti dagli Stati Uniti – gli Americani riferirono subito la cosa ai Cinesi, che ora si mostrano più prudenti (era l’occasione giusta per risolvere la questione, invece si è provveduto ad isolare ulteriormente la Corea del Nord):

Dopo la fine della guerra fredda c’erano state diverse opportunità per integrare pacificamente la Corea del Nord in un consorzio nord-asiatico sul modello dell’Unione Europea – progetto che piace a molti statisti, industriali e diplomatici giapponesi, cinesi e coreani, anche se non viene pubblicizzato molto, e che sta decollando in questi anni:
“Ad area di libero scambio ultimata, i tre giganti dell’Asia potranno contare su un livello di efficienza e integrazione tale da eliminare qualsiasi concorrente”

Nei primi anni ’90 c’erano stati degli abboccamenti tra Corea del Nord e Giappone ed il ripristino delle relazioni diplomatiche. La Corea del Nord era disposta ad offrire la pace in cambio di generose compensazioni per il dominio coloniale subito dal Giappone. L’opinione pubblica giapponese era ben disposta, la classe dirigente giapponese sa che la Corea del Nord è l’unico ostacolo ad un corridoio commerciale euroasiatico (con tunnel sottomarini, ferrovie, gasdotti, la PESETO, una mega-autostrada che dovrebbe congiungere Pechino e Tokyo passando per Seoul) che renderebbe il Giappone meno dipendente dall’egemonia americana nel Pacifico.

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Nel 1991 le due Coree avevano siglato un trattato di non aggressione. Ancora nel 2002 ci si sforzava di fare dei passi in avanti in tal senso:

Poi è arrivato il test atomico e così gli aiuti economici disperatamente necessari sono sfumati. Si è data la colpa agli imprevedibili ed inaffidabili nordcoreani, ma perché escludere a priori la possibilità che gli Stati Uniti abbiano un qualche interesse a vedere la nascita di un’Unione dell’Estremo Oriente (prospettiva impensabile finché la Corea del Nord rimarrà una mina vagante) e quindi siano intenzionati a sabotare ogni possibile accordo?

Una Corea del Nord nucleare avvantaggerebbe i piani americani per la conservazione del dominio globale – indispensabile per tenere in vita il dollaro e l’economia statunitense -, in qualità di unica superpotenza, e non è irragionevole notare come le minacce americane di attacco preventivo, le manovre militari congiunte davanti alla coste nordcoreane e le sanzioni abbiano avuto come risultato proprio quello di accelerare il programma atomico coreano (un po’ come avviene in Iran).

Allo stesso modo in cui la Guerra al Terrore è pensata per fallire, in quanto è solo un pretesto per fomentare il terrorismo in popolazioni risentite, giustificando così un perpetuo attivismo bellico americano, la Guerra alla non-proliferazione nucleare è concepita per favorirla e legittimare futuri interventi “pacificatori”. Non è certo la stabilità di un nuovo ordine mondiale l’obiettivo finale, ma un incessante contrapporsi di popoli e nazioni.

In un certo senso, si potrebbe dire che il famoso tema del Nuovo Ordine Mondiale è uno specchietto per le allodole: impedisce di capire che il dominio è già una realtà tangibile e che l’unico rimedio è un’alleanza di popoli che ponga fine ad ogni progetto egemonico di qualunque superpotenza e quindi elevi a parità di status i paesi del Terzo Mondo (che altrimenti resteranno eterne colonie oppure stati canaglia da attaccare al momento opportuno).

Il già citato Nuclear Posture Review del 2002 elencava le nazioni attaccabili: Iraq (fatto), Libia (fatta), Siria (in corso), Iran (a breve), Corea del Nord (a breve?), Russia e Cina. In piena continuità, si badi bene, con l’amministrazione Clinton:
In questo senso Bush mantiene una assoluta continuità con Clinton che, in un Rapporto di cinque anni fa (1997, NdR), rimasto allora segreto, denominato Presidential Decision Directive (PDD-60), prevedeva appunto uno spostamento dell’attenzione strategica dalla Russia alla Cina e introduceva per la prima volta l’indicazione delle cinque rogue nations indicate anche da Bush (Iraq, Iran, Corea del Nord, Libia e Siria) come possibili obiettivi di un attacco americano. […]. In questo modo il Pentagono sconfessa gli accordi internazionali che prevedono che non si usi l’armamento atomico contro paesi che non ne siano a loro volta dotati, e si arroga il diritto di scegliere senza nessun vincolo come garantire la propria sicurezza.

Ripeto: chi non si armerebbe sapendo di essere sulla black list del bullo di turno?
Il ‘Nuclear Posture Review’ di Obama (2010) esclude attacchi a potenze non-nucleari che non cerchino di sviluppare armi atomiche. Il che significa che Iran e Corea del Nord (oltre a Cina e Russia) sono ancora nel mirino.

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Ora il giovane leader nordcoreano Kim Jong-Un l’ha fatta grossa; forse per tenere a bada certi ambienti militari, come sostiene una ex spia nord-coreana (???)

Oppure per arrivare ad una crisi come quella cubana che ponga fine all’escalation una volta per tutte

Credo che Dennis Rodman abbia avuto quella funzione

Se è così potremo constatare se Obama è un nuovo Kennedy, oppure se è un burattino che, volente o nolente, obbedisce a poteri sovrastanti.

Nel primo caso la leadership coreana avrebbe fatto una mossa rischiosa ma eccellente. Nel secondo caso il giovane leader nordcoreano amante del basket avrebbe fatto il gioco degli americani e messo nelle peste i cinesi (e i russi): ora gli Stati Uniti hanno il jolly del nuovo leader incontrollabile da giocarsi con le Nazioni Unite e hanno potuto schierare sistemi di intercettazioni anti-missile che potranno essere usati per bloccare un attacco cinese in risposta ad un’eventuale aggressione americana alla Corea del Nord.  La vittoria sulla Corea del Nord e la riunificazione delle Coree dimostreranno che gli USA sono ancora i numeri 1 nel mondo.

Gli Stati Uniti manterranno uno stato di tensione fino a quando non decideranno che è il momento giusto per attaccare la Cina (per questo serve Obama, l’insospettabile). A quel punto faranno in modo di farsi attaccare dalla Corea del Nord – facendole credere che un loro attacco preventivo è imminente – per coinvolgere la Cina. La Corea diventerà il teatro di un conflitto atomico regionale in cui gli USA sperano forse di potersi prendere la rivincita per lo stallo imposto dai cinesi nel 1953 (nel 1951 il generale Douglas MacArthur aveva ventilato l’ipotesi di un attacco atomico alla Cina ed era stato rimosso dal comando delle forze alleate). Sono lieto di non vivere nei paraggi.

Con l’Iran questa tattica è impossibile, perché Israele non è la Corea del Sud (o il Giappone) e non ha alcuna intenzione di temporeggiare, anche perché è convinto che il suo sistema di difesa anti-missile, testato con Hamas, sia adeguato o lo stia per diventare:
“Il conflitto fra Hamas e Israele, conclusosi con una tregua, è a prima vista l’ ennesimo episodio di una resa dei conti ripetuta a cicli regolari. Eppure, secondo Usa e Israele, c’ è un’ altra chiave di lettura: l’offensiva è servita come prova generale per un eventuale scontro armato con l’Iran”.

Per il resto la situazione è molto simile, con gli USA che parlano di pace ma appoggiano una fazione contro l’altra.

Un precedente storico è lo sguinzagliamento del Giappone contro l’impero russo da parte dell’impero britannico nella guerra del 1904.

Questo è il comportamento delle superpotenze quando non esiste un’alleanza di nazioni del mondo capace di imporre soluzioni diplomatiche.

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A noi piace pensare (narcisisticamente) che i nordcoreani siano selvaggi irrazionali o umanoidi robotizzati guidati da pazzi mitomani, mentre noi siamo cittadini razionali, informati e governati più spesso che no da leader che non farebbero mai certe cose.

In fondo noi incarniamo il Bene, nonostante le varie defaillance, e quindi possiamo prenderci gioco degli altri, umiliarli, ucciderli. Le liste nere di “omicidi mirati con droni” e di “guerre mirate preventive” sono un lavoro sporco che produce “danni collaterali” ma che va portato a termine per garantire un futuro migliore per tutti.

Ogni volta ci caschiamo come degli imbecilli e i guerrafondai non devono neppure sforzarsi di alterare la propaganda – usano gli stessi, identici slogan, cliché, vocaboli:

Anche i tedeschi buoni furono bombardati. Anche quelli contrari alle guerre naziste ma che non riuscirono a fermarle ci lasciarono la pelle.

Tra i sopravvissuti ci sarà chi avrà la coscienza a posto e chi si sentirà in colpa per il resto della sua vita.


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