1. Premessa.
2. L'amore Cristiano.
3. L'amore per la Chiesa cattolica.
4. L'amore Dantesco e dei Fedeli d'Amore.
5. L'amore moderno.
6. L'amore satanico e l'amore per le società segrete che operano il sacrificio umano.
7. Letture consigliate.
1. Premessa.
Questo articolo è non solo lungo,
ma anche abbastanza complicato, e presuppone la lettura (e l’assimilazione) di
due articoli precedenti: quello sulla magia, e quello sul vero messaggio cristiano. Presuppone anche la conoscenza dei principali punti della storia dei Rosacroce, della massoneria e della Chiesa cattolica.
Diversamente ne è sconsigliata la
lettura perché risulterebbe un articolo astratto e privo di senso razionale.
Nel precedente articolo sul vero
messaggio cristiano avevamo spiegato la manipolazione spirituale della società,
di come questa sia avvenuta sottraendo l’amore dalla società ad opera della
Chiesa, e di come questo sistema sia stato nei secoli combattuto dalle società
segrete.
Questa volta approfondiremo
il concetto di amore.
Spiegheremo dapprima il concetto
di amore che Cristo divulgava col suo insegnamento, per vedere come esso venne
stravolto e manipolato dalla Chiesa cattolica al fine di distruggerlo ed
estirparlo dalla società.
Accenneremo poi a come l’amore venne
concepito da Dante e dalla organizzazione cui egli apparteneva (i
Fedeli d’Amore), concezione che è poi la stessa dei Rosacroce: proseguiremo con
il concetto di amore moderno, ripreso dalla New Age e da molti altri movimenti,
cristiani o non, per finire con il concetto di amore che hanno i satanisti e
chi si dedica al male.
Questo articolo quindi si salda
con il precedente.
2. L’amore Cristiano.
Il messaggio fondamentale di Cristo è l’amore. Per amore però non deve intendersi un generico e smielato “voler bene” al prossimo, ma un concetto molto più ampio.
L’amore deve essere inteso come
forza attrattiva, forza vitale, ciò che muove ogni cosa. Per intenderci: è solo
grazie all’amore che nascono i figli; è grazie all’amore per un certo lavoro
che nascono idee nuove, concetti nuovi, prodotti nuovi.
Quindi in primo luogo l’amore è
la forza che ha generato il mondo e gli esseri umani, ma anche tutto il resto.
Lì dove non c’è amore, c’è la
distruzione.
Il termine amore non a caso può essere visto come a-mors,
senza morte. L’amore è infatti il contrario della morte, perché solo dove c’è
amore c’è vita; dove c’è morte, non c’è amore, ma c’è la distruzione, l’odio, o
il nulla.
Quando una persona non si ama, o
non ama la vita, entra in depressione, e muore. Se tutti gli esseri umani
venissero privati della forza vitale e della voglia di vivere, cesserebbero anche
di lavorare, amare, darsi da fare; e il mondo cesserebbe di esistere.
Ecco perché la creazione, si dice,
è il frutto dell’amore di Dio: perché amore e creazione vanno di pari passo.
La creazione dell’universo,
quindi, è frutto di un atto di amore.
Molti sostengono che esistano due
soli sentimenti: amore e paura, che non sono l’uno l’opposto dell’altro, ma
sono la stessa realtà su due piani diversi dell’essere. La paura è l’amore
degradato, l’amore è la paura sublimata. Avere paura, infatti, significa avere
la morte dentro; all’opposto, l’eroe, cioè l’uomo senza paura, è colui che ha
sublimato la paura e che è vivo dentro. Eroe, non a caso, richiama il termine
greco eros, che significa, infatti, amore (D’Anna).
Un’altra definizione dell’amore è
che esso sia quel sentimento che mi spinge a dare la vita per ciò che suscita.
Se amo tanto una cosa o una persona, posso dare la mia vita per quella cosa o
quella persona.
Anche in questo senso si può
parlare di amore.
In secondo luogo, essendo noi
figli di Dio, creati ad immagine e somiglianza di Dio, e quindi parti di Dio,
simili a lui, abbiamo la sua stessa forza creativa e vitale.
L’amore per Cristo, quindi, è tutto
ciò che ci muove, e deve essere inteso
in vari sensi:
- - amore per l’altro (“ama il prossimo tuo…”)
- - amore per se stessi (“…come te stesso”)
- - amore per le cose che facciamo (la parabola dei talenti, ad esempio)
- - amore per Dio (il Padre Nostro; “come il Padre ha amato me, io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” Gv 15,6)
- - amore per la vita (le beatitudini, l’atteggiamento di Gesù con i bambini, la parabola del convito nuziale, ecc.).
Il tutto, prendendo lui come
esempio: amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi, da questo
riconosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli
altri (Gv 13,35 e 13,12 e 13,17; si tratta cioè di un comandamento ripetuto
addirittura tre volte nel Vangelo di Giovanni, il che indica che la sua
importanza è al di sopra di ogni altro concetto).
Essenziale per lo sviluppo
dell’amore (sia verso se stessi sia verso l’altro) è la forza di volontà: “la
tua fede ti ha salvato”, dice Gesù alla donna che era convinta di poter essere
guarita toccando il suo mantello; come dire: la tua fede (non io, non Dio) ti
ha salvato.
In un altro passo esplicitamente
si dice: e tutto quello che chiederete con fede nella preghiera lo otterrete (Mt
21,21).
Forza di volontà e amore vanno di
pari passo, perché solo l’amore può spingerci a fare cose altrimenti
impossibili.
Una cosa fatta con amore riuscirà
sempre bene; una cosa fatta senza amore spesso è priva di vita, brutta, senza
energia.
Non si tratta di concetti complicati;
si tratta solo di concetti difficili da applicare nella realtà, ma esistono
metodi e tecniche per sviluppare l’amore in noi stessi.
Tali metodi e tecniche non sono
indicate nei Vangeli, ma erano ben conosciute e praticate dalla comunità essena
da cui Gesù proveniva e in seno alla quale era stato istruito.
C’è un punto poi della dottrina
cristiana che è chiarissimo leggendo i Vangeli, ma che è spesso trascurato negli
studi sulla figura di Cristo: quello dei miracoli.
Cristo faceva grandissimi miracoli
(la moltiplicazione dei pani e dei pesci, guarigioni, risuscitava i morti) e
poteva farli in virtù del suo amore per Dio e per il prossimo.
Lo sviluppo della facoltà di
amare al massimo livello porta alla possibilità di operare miracoli e chiunque
può operarli. Cristo infatti invitava gli altri ad imitarlo, credendo possibile
che una persona potesse imitarlo in tutto, compresa la sua capacità di operare
miracoli.
Ovviamente molti storici della
figura di Cristo, essendo atei (ma sarebbe più corretto dire che tale
atteggiamento deriva da ottusità mentale, potendo ben esistere atei aperti di
mente), devono negare i miracoli operati da Gesù spiegandoli come superstizioni
di fedeli che ne volevano mitizzare la figura (come dice Bart Ehrman nel suo
recente “Gesù è davvero esistito”); oppure li spiegano adducendo che essendo Gesù
figlio di Dio era in grado di operare cose straordinarie, in tal modo creando
una frattura tra Cristo, che diventa un Dio irraggiungibile, e gli esseri umani
normali, e così troncando alla radice ogni tentativo di prendere la figura di
Cristo come modello da seguire per la propria vita.
3. L’amore per la Chiesa cattolica.
La Chiesa cattolica ha operato una grandiosa operazione per distruggere in radice il messaggio cristiano.
In primo luogo non ha predicato
l’amore assoluto, ad ogni costo, ma solo un amore condizionato al rispetto
delle regole dettate dalla Chiesa, con l’odio e la giustificazione
dell’omicidio per gli eretici, i non cattolici, i nemici in genere.
In linea di massima la Chiesa Cattolica, nel farsi
unica portatrice dell’autentico messaggio di Cristo ha seguito questo
protocollo:
-
Ha omesso di spiegare in cosa dovrebbe consistere
l’amore di cui parla Cristo.
-
Ha spostato l’attenzione su temi assolutamente non
centrali del pensiero di Cristo, se non addirittura inventati di sana pianta,
come la trinità, la verginità della Madonna, l’ascesa al cielo, ecc., sì che
per secoli non ci si poteva neanche proclamare “cristiani” se si metteva in
dubbio la morte in croce o la resurrezione, cioè aspetti assolutamente non
fondamentali per “portare il regno di Dio sulla terra” o per rendere felice un
individuo, e appagato nel suo rapporto con Dio.
-
Ha tolto l’amore dalla maggior parte delle
manifestazioni della vita sociale e spirituale, spingendo le persone a
preoccuparsi di seguire una serie di regole, ma senza amore o passione per
queste regole.
-
Ha evitato accuratamente di insegnare come sviluppare
l’amore e la forza di volontà; anzi, ha cercato addirittura di distruggere la
forza di volontà dell’individuo, e di soffocarne l’amore.
-
Ha elevato Cristo al rango di un Dio. Non a caso, nonostante
Cristo non fosse venuto per creare una nuova religione, nacque il
“Cristianesimo”, al fine – come abbiamo spiegato – di distruggere la portata
eversiva e rivoluzionaria del suo messaggio; Cristo in realtà era venuto per
precisare le parole di Mosè da una parte (Gv 5,46: se infatti credeste a Mosè
credereste anche a me), e non aveva una sua dottrina: “la mia dottrina non è
mia, ma di colui che mi ha mandato” (Gv 7,16); altrove si legge: “chi crede in
me non crede in me, ma in colui che mi ha mandato, e colui che vede me, vede
colui che mi ha mandato” (Gv 12,45).
-
Ha fatto credere che i miracoli potesse compierli solo
Cristo, in quanto figlio di Dio, o eccezionalmente, dei Santi particolarmente
in comunione con Dio (e quando sono comparsi sulla scena personaggi
particolarmente santi in grado di fare miracoli, ha fatto di tutto per
distruggerne l’immagine, come è successo ad esempio per Padre Pio; se poi i
miracoli provengono da uno yogi o da un monaco buddhista, questi non vengono
minimamente presi in considerazione).
-
Ha, in poche parole, spostato l’attenzione dal messaggio
al messaggero, cosicché l’essenza del cristianesimo non è stato più l’amore con
i suoi corollari, ma il “credere in Cristo”. Scrive Hans Kung che la sostanza
della fede Cristiana è il “credere in Cristo”; non c’è religione cristiana
senza la dichiarazione “Gesù è il messia, il Signore, il figlio di Dio”. E chi
prova a parlare di amore, e di messaggio cristiano, viene tacciato
spregiativamente di essere un “seguace della new age”.
Per capire come sia stata
effettuata una sistematica e voluta manipolazione del messaggio di Cristo, basta
pensare – come ho già notato in altre sedi – che la maggior parte dei testi sul
cristianesimo non ha, spesso neanche nell’indice analitico, il termine “amore”,
il che è un po’ come se in un’enciclopedia dell’automobile non ci fosse la voce
“motore”. Il che non vale, ovviamente, per quei teologi dissidenti come Hans
Kung che però si contano sulle punte delle dita e, soprattutto, per i loro
insegnamenti “eretici” sono stati messi al bando dalla comunità cattolica.
La voce “amore” è completamente
assente anche nei dizionari delle religioni.
Al fine di capire il concetto di
amore cattolico, voglio riportare per intero la definizione (che trascrivo testualmente)
di un prete, don Floriano Abrahamowicz, famoso per aver celebrato una messa in suffragio di Erich Priebke,
con cui ho avuto un’interessante confronto durante un programma su Radio Ryar.
Essendomi stupito di come il
prete giustificasse eventi come l’eccidio dei Catari o lo sterminio dei
Nativi Americani, gli ho fatto notare che Cristo aveva predicato
l’amore, e quindi a
quel punto chiesi a quale concetto di amore lui facesse riferimento. La
sua definizione
è stata questa:
Non esiste amore senza conoscenza.
L’amore cristiano è quello che risulta dalla conoscenza di Dio, attraverso la fede, che è conoscenza, e in seguito a quello io vivo nei comandamenti e nei consigli del Vangelo, e così io amo Dio. Ma l’amore è una parola passepartout. Il vero amore è il potenziamento totale della nostra più nobile facoltà, che è la volontà, che attinge e desidera attraverso azioni, un Dio che si è rivelato, attraverso Gesù Cristo.
E’ questo l’amore, l’amore in Gesù Cristo. Ma questo amore è stato distrutto ed è stato rimpiazzato da un vago termine di amore.
Ora, a parte il dubbio accostamento tra fede e conoscenza, la
cosa che colpisce è come l’amore, per costui, sia solo l’amore per Gesù; il che
permetterebbe guerre, omicidi, ecc., se commessi per difendere la propria fede
o per eliminare eresie. Tutto ciò, tra l’altro in palese contrasto col fatto
che Gesù stesso parlò di “amare il proprio nemico”(Mt 5,43) e disse
esplicitamente “se uno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo
condanno; non sono venuto infatti per condannare il mondo, ma per salvarlo” (Mt
12,47).
La messa per Priebke, quindi, non è stata officiata da padre
Abrahamowicz per i motivi che uno potrebbe pensare, cioè l’idea che chiunque,
anche l’assassino, è un figlio di Dio, e che tutti sono strumenti di Dio; il
motivo è invece molto più banale, ed è rintracciabile solo nel fatto che
Priebke era un bravo cattolico.
Non c’è da meravigliarsi se con un simile concetto di amore,
nei secoli, siano stati sterminati milioni di esseri umani.
Dal punto di vista simbolico, si può notare che Roma, che
dichiarò il cristianesimo religione ufficiale e da cui nacque la Chiesa cattolica, ha nel suo
nome proprio il contrario dell’amore cristiano; leggendo il sostantivo Roma al
contrario, infatti, si legge amoR.
Roma cioè conteneva, anche nel nome, il contrario del
messaggio cristiano. E non a caso la Chiesa cattolica si chiama
anche Chiesa cattolica e apostolica “Romana”, eleggendo in Roma la sua sede.
Chiunque sia esperto di esoterismo e di simbolismo capisce
immediatamente la portata di questa osservazione.
Sempre non per caso, la Chiesa cattolica scelse come
simbolo elettivo del cristianesimo l’immagine di Cristo in croce. Non scelse,
cioè, l’immagine di Cristo che predica, di Cristo che è figlio di Dio, o di
Cristo che risorge, ma l’immagine di Cristo torturato e sofferente. Sceglie,
cioè, dei trentatré anni ufficiali in cui Cristo visse, proprio l’immagine
riferentesi al momento in cui Gesù è risultato soccombente – sia pure per poco
– alle forze del male.
4. L’amore Dantesco e dei Fedeli d’Amore.
I Fedeli d’Amore si chiamavano così non perché cantavano l’amor cortese, come ci tramanda la letteratura ufficiale, ma perché erano fedeli a quell’amore che costituiva la vera essenza dell’amore cristiano.
Questo concetto è ben espresso nell’ultimo
verso della Divina Commedia, ove si dice”l’amor che move il sole e l’altre
stelle”.
In questo verso è chiarissimo il
concetto di amore cui fa riferimento Dante e cui, a maggior ragione, non
potevano non fare riferimento i Fedeli d’Amore.
Non quindi l’amore per la donna
angelicata, umano e smielato, al limite del demenziale, che ci è stato
insegnato a scuola, ma l’amore divino, di cui l’uomo ne costituisce una
scintilla; l’amore come forza creativa, come forza di attrazione verso qualcosa
o qualcuno.
Si spiega quindi, alla luce di
questi concetti, anche il vero significato del simbolo dei Rosacroce (o
perlomeno uno dei tanti).
La Rosa, che è simbolo d’amore,
sta al centro della croce perché i Rosacroce vogliono riportare al centro del
massaggio cristiano, non la morte in croce di Cristo, ma il suo messaggio, che
è l’amore.
I cattolici, ponendo come
principale oggetto di culto il crocifisso con la rappresentazione della morte
di Cristo, hanno utilizzato un’immagine di morte.
I Rosacroce, volendo riportare
alla luce il vero messaggio cristiano, pongono al centro della loro dottrina la Rosa, cioè l’amore.
Sostituiscono quindi l’immagine di Cristo sofferente con l’immagine della rosa;
la vittoria della morte e di Satana con un’immagine di vita e di amore.
Si può così capire anche il
significato della Candida Rosa dei beati che Dante, arrivando in Paradiso,
trova proprio al culmine del suo cammino: in pratica l’autore vuol dire che,
alla fine del suo viaggio, egli si immerge nella Rosa, cioè nell’amore divino.
La Candida Rosa è costituita dai
beati, perché essendo ogni uomo il riflesso e l’immagine di Dio, essendo cioè
ciascun uomo una “particella di Dio”, Dio stesso può essere rappresentato come
la somma di tutte le anime che hanno raggiunto un grado di elevazione
spirituale tale da essersi ricongiunte alla fonte originaria di tutte le cose,
cioè, appunto, Dio.
Si può a questo punto capire
perché i Rosacroce praticavano la magia (e perché la Chiesa cattolica cercasse in
tutti i modi di proibirla, anche oggi).
La magia, che potrebbe essere
anche definita come l’arte di produrre miracoli, è possibile quando l’uomo ha
realizzato se stesso e potenziato le sue
facoltà, e riesce ad agire in accordo con la volontà di Dio. A quel punto il
mago opera veri e propri “miracoli” sia nella sua vita che in quella altrui.
I Rosacroce quindi insegnavano (e
insegnano) tecniche di meditazione, concentrazione, sviluppo della mente e
dello spirito, idonei poi a produrre veri e propri miracoli nella propria vita
soprattutto, ma anche in quella altrui.
Da questo punto di vista si può
ben capire perché la Chiesa
perseguitasse chi praticava la magia, che è stata quindi da sempre praticata in
segreto, protetta dal silenzio iniziatico richiesto agli affiliati.
5. L’amore moderno.
In epoca moderna, dopo duemila anni, la Chiesa cattolica ha fallito nel suo intento di distruggere il messaggio di Cristo, perché l’amore, in altre forme e per altre vie, è comunque penetrato.
Quanto alla figura di Cristo,
nonostante il continuo tentativo di distruggerne la vitalità, essa è più viva
che mai; basti pensare che mediamente esce, nel mondo, un nuovo libro al giorno
basato sulla sua figura, e molti di questi libri sono idonei, per il loro
contenuto, a far scoprire il vero messaggio iniziatico da questi trasmesso.
Da questo punto di vista, quindi,
sia il messaggio che la figura di Cristo sono più vivi che mai, specie nel
momento in cui ci si accorge dei punti di contatto che essi hanno con le
dottrine di altre religioni.
Anche Rosacroce e Templari – e
quindi la Massoneria, che costituisce la più grande creazione di questi
gruppi – hanno però fallito nel loro intento di contrastare il messaggio
cattolico e
riportare l’amore al centro della croce, essendosi trasformati in
un’organizzazione
che negli ultimi secoli tutto ha fatto, tranne che portare l’amore nella
società.
Come ripete spesso Carpeoro, la
massoneria cessa infatti di esistere e fallisce nella sua missione, nel 1717.
Quindi è vero, come ho detto
altrove, che la massoneria detiene la verità sulla figura di Cristo, e che la
lotta tra massoneria e Chiesa cattolica nei secoli è avvenuta anche tramite
ricatti reciproci che avevano come oggetto la divulgazione o meno della verità
su Cristo e sul suo vero messaggio; ma è altrettanto vero che questo messaggio la
massoneria lo ha solo “detenuto”, non “divulgato” e soprattutto non
“applicato”.
Per fortuna l’amore, come
concetto, è universale; di conseguenza da ogni parte del mondo, nelle forme più
svariate, esso viene introdotto e comincia a prendere piede ovunque.
Innanzitutto esso è stato portato
avanti dai santi di tutte le religioni.
Nella religione cristiana si va da santi ufficiali come San Francesco, Santa Teresa D’Avila, Padre Pio, a persone non conosciute come tali, ma ugualmente sante, come Natuzza Evolo o alcuni preti di campagna.
Nella religione buddhista, santi
come Milarepa, Nichiren Daishonin, Thich Nhat Hanh.
In quella induista Ramana
Maharshi, Ramakrishna, Sri Aurobindo, Sri Yuktesvar, i fondatori
degli Hare Krishna e della Brahma Kumaris, e tanti altri.
In quella musulmana Abu Nasr Al-Sarraq, Abu Isain Al-Nuri (che diceva “la conversione è che tu ti converta da
tutto ciò che non è Dio”), Abu Quasim Al-Qusayri.
Il messaggio di amore cristiano è
stato portato avanti poi da maestri spirituali in ogni parte del mondo; si va da
maestri famosi, come Yogananda, Aivanhov, Osho, Krishnamurti, Steiner, a maestri
meno famosi ma non per questo meno elevati spiritualmente.
Un grosso lavoro in tal senso è stato
fatto anche ad opera della New Age.
Molti accusano la New Age di
essere voluta dalla massoneria (accusa facile; la maggior parte dei fenomeni
contemporanei in Occidente sono voluti o dalla massoneria o dalla Chiesa
cattolica), ma l’accusa è ridicola, in quanto viene etichettato in questo modo tutto
ciò che non rientra in una delle religioni tradizionali.
In sostanza, è new age tutto ciò
che parla di amore e spiritualità senza etichette.
Da questo punto di vista, quando
mi si “accusa” di essere “troppo new age”, rispondo “per fortuna, e me ne
vanto”.
La verità invece è che la New Age
ha l’immenso merito di aver introdotto il concetto di amore, sdoganandolo dalla
pastoie cattoliche che lo volevano relegato solo all’amore per il cristiano.
Di recente poi si sta espandendo
sempre di più la cosiddetta Legge dell’Attrazione, che altro non è se non uno
degli aspetti del messaggio cristiano, ma comune anche ad altre religioni come
il buddhismo e l’induismo. La legge dell’attrazione è chiamata infatti anche
“Legge dell’Amore”.
Non a caso Rhonda Byrne, colei
che più ha diffuso la legge dell’attrazione con il capolavoro “The Secret”, ha
pubblicato in sequenza altri due libri: “The Magic” (sull’arte del ringraziamento
al divino) e “The Power”, un libro interamente dedicato all’amore, che ingloba
anche i concetti dei due libri precedenti.
Scrive l’autrice che è l’amore
il motore dell’universo, proprio come dice Dante (citato infatti dalla Byrne,
insieme a – guarda tu che caso – Bernardo di Chiaravalle).
Questi libri, e queste correnti,
nate come volgarizzazioni di concetti spirituali, quasi come una spiritualità
da supermarket, hanno però il grandissimo pregio di avvicinare le persone alla
spiritualità, lì dove le religioni tradizionali, per l’ottusità dei loro
aderenti e per la complessità delle loro dottrine, che hanno reso impossibile
enuclearne i tratti essenziali, hanno fatto allontanare la gente dalla vera
spiritualità.
In pratica, la legge
dell’attrazione, diffusa soprattutto in America ad opera di scrittori come Joe
Vitale, Bob Proctor, Mel Gill e tanti altri (ma soprattutto da Rhonda Byrne),
è solo apparentemente materialista, ma in realtà introduce gradualmente dentro
al complesso mondo della spiritualità, facendo fare il primo passo a coloro che
ne sono a digiuno.
Viene permesso così a molti
“profani” di conoscere in forma semplice e accessibile alcuni dei segreti
fondamentali che fino ad oggi erano appannaggio solo degli iniziati. Non a caso
il secondo libro della trilogia di Rhonda Byrne si intitola “The Magic”,
probabilmente per contrapporlo e richiamare “Magick” di Aleister Crowley.
Diffusi in questo modo, i
concetti di amore e forza di volontà sono penetrati un po’ ovunque, perché non sono
stati “fermati” dai poteri forti, non essendo stati riconosciuti come messaggi
pericolosi; tutto questo ha permesso che tali libri fossero divulgati per il
mondo in milioni di copie.
Ricapitolando, “The Secret” e tutta la letteratura sulla legge di attrazione, possono essere quindi il primo
timido approccio di persone completamente atee verso un mondo diverso rispetto
a quello presentatoci ufficialmente dalla cultura dominante, prima tappa di un
percorso spirituale il cui fine ultimo è quello che Gustavo Rol chiamava “il vivere in
completo accordo con Dio”.
Anche in corsi che,
apparentemente, non c’entrano niente con l’amore o la spiritualità, si parla in
realtà sempre di amore. Il concetto di base della formazione motivazionale in
campo lavorativo è infatti la passione e l’amore per ciò che si fa.
In un bell’esempio che ha fatto
Roberto Re, un formatore motivazionale italiano, il cui scopo è motivare la
gente nel proprio lavoro, si parla dell’amore in questi termini: se una donna
non riesce a fare una cosa, vedete però che forza tira fuori nel momento in cui
la stessa cosa la deve fare per difendere il figlio; allora potrete scoprire
che quella donna che non aveva la forza di reagire potrà diventare una tigre. Lui
non lo chiama espressamente amore, ma di quello si tratta. L’amore, cioè, può
muovere una persona a fare quel che normalmente non riesce a fare.
Senza amore non c’è forza vitale.
Con l’amore, si può fare qualsiasi cosa.
Anche la psicologia e la
psicanalisi, pur con tutti i loro limiti e difetti, possono comunque introdurre
le persone alla spiritualità. Abituando il paziente all’amore per se stesso, si
pone spesso la prima pietra per poter poi costruire l’amore per gli altri, per
il proprio lavoro, per la famiglia, e per il mondo circostante.
La psicologia abitua le persone
al fatto che possano funzionare solo i rapporti di coppia basati sull’amore;
che rendono bene e producono le persone che lavorano per amore del proprio
lavoro; e che in generale fanno bene le cose, quelli che amano l’attività che
svolgono.
Il primo presupposto per poter
amare il proprio lavoro, gli altri, il mondo, è però l’amore per se stessi,
concetto troppo spesso trascurato e messo da parte, quando addirittura non vene insegnato fin da piccoli il contrario.
Dall’amore per se stessi e per
gli altri, il passo per la scoperta dell’amore di Dio, che muove il sole e
l’altre stelle, è abbastanza breve.
Quanto al problema dei miracoli,
chiunque viva secondo principi spirituali, è abituato ad essi. L’esoterista è
abituato ai miracoli, come il mago, e non se ne stupiscono.
In certe culture li si dà per
scontati e chi li vive non tende neanche a sottolinearli. Uno dei libri
spirituali più importanti mai pubblicati, “Autobiografia di uno Yogi”, parla
continuamente dei miracoli fatti, visti, e subiti dall’autore Yogananda; tali
miracoli sono stati confermati a centinaia di persone che in alcuni casi sono
tuttora viventi, ma essi vengono considerati assolutamente normali e non
vengono raccontati in modo particolarmente enfatico.
Una corrente spirituale cristiana
americana ha pubblicato addirittura “Un corso in miracoli”, per trasformare
completamente la propria vita e operare miracoli nella propria vita e nella
altrui.
La tecnica hawaiana dell’Ho-Oponopono ha lo stesso fine.
Formatori motivazionali come Joe
Vitale hanno scritto libri dal titolo “Expect miracles” o “Corso di risveglio”,
dove si dice esplicitamente che il risveglio e l’illuminazione avvengono quando
si raggiunge l’unione col divino.
Chiunque applichi costantemente i
principi di questi libri, o di altri similari, sa perfettamente che vedere
operare miracoli a un certo punto del proprio cammino diventa la normalità.
Ovviamente la scienza ufficiale
contrasta tutto questo e fa di tutto per ridicolizzare persone, come Sai Baba,
che operavano miracoli giornalmente.
L’ottusità della scienza e del
razionalismo può essere esemplificata con questo episodio; un giornalista di
intelligenza eccezionale come Tiziano Terzani, recatosi a smascherare i
trucchi di Sai Baba e non essendoci riuscito, concluse che “non gli era stato
possibile capire dove era il trucco”.
In altre parole, pur di fronte a
miracoli palesi, si arriva a negare l’evidenza e concludere che il trucco deve
esserci senz’altro.
Gustavo Rol (per chi non lo conoscesse, era un personaggio
famoso in certi ambienti torinesi, che materializzava o smaterializzava
oggetti, e guariva spesso persone) nel 1986 disse: “Piero Angela ha mentito su quanto mi ha veduto fare, nel
modo che l’ha veduto fare e su quanto mi ha sentito dire. Io sono convinto che
egli abbia agito col deliberato proposito di distruggere in me la dimostrazione
di tutto ciò che lo spirito umano può compiere quando si ispira a Dio.”
Riconoscere la possibilità che
persone come Natuzza Evolo, Maria Valtorta, Teresa Neumann, Padre Pio, e tanti
altri, facessero normalmente miracoli, ma che miracoli li facciano normalmente
anche yogi indiani, monaci buddhisti o persone comuni, porterebbe molta, troppa
gente, a interrogarsi sul rapporto tra l’uomo e Dio.
E questo, per l’élite al potere,
non deve essere permesso.
La gente deve rimanere razionale,
scettica, scientifica, perché solo in questo modo, tenendola nell’ignoranza e
blindando questa ignoranza con la superbia della conoscenza scientifica, si ha
la certezza di avere le masse in pugno.
Per concludere, il concetto di religione universale, di cui
tanto si parla, non è – come sostengono ottusamente molti cattolici – una
religione satanica imposta dall’alto con regole uniche per tutti.
E’ la religione dell’amore universale, ove si riconoscerà che
se esiste un Dio, questo è unico per buddhisti, induisti, cristiani, come per
indigeni dell’Amazzonia o Pellerossa, dove si riconoscerà che le varie
religioni sono solo strade diverse, adeguate alla cultura del soggetto, per
arrivare al rapporto con Dio, e dove si riconoscerà finalmente all’altro lo
stesso diritto, la stessa libertà, la stessa dignità, che si riconosce a se
stessi. Dove cristiani, musulmani, ebrei, induisti, saranno finalmente convinti
del valore identico che hanno le varie religioni.
6. L’amore satanico e l'amore per le società segrete che operano il sacrificio umano.
A questo punto si può rispondere ad una domanda che nella
mente mi è risuonata per anni, e che è stata l’oggetto della mia ricerca per
tutti gli anni dal 2005 ad oggi.
Come è possibile che un Ordine come quello della Rosa Rossa
possa rifarsi a concetti cristiani e utilizzare la rosa come simbolo; come è
possibile che nei libri di magia nera si possa fare riferimento a Cristo, ai santi, e spesso all’amore?
Come è possibile che anche Aleister Crowley potesse parlare
di “amore” e avere come motto “amore sotto il dominio della volontà”?
Tempo fa ho parlato al telefono con un personaggio di spicco
della Rosa Rossa, entrato anche nelle cronache giudiziarie ufficiali grazie ai
suoi scritti e al suo lavoro. La cosa che mi ha colpito era il fatto che stesse
in (parole sue) “ritiro spirituale in un monastero buddhista”, e nella
conversazione mi colpì molto quando si rallegrò della morte di Gabriella
Carlizzi definendola “una buona cosa”. Mi sono domandato per anni come fosse
conciliabile il fatto di praticare il buddhismo ed essere vegetariano col
praticare sacrifici umani e rallegrarsi della morte altrui (peraltro una
persona che crede nella reincarnazione come lui, dovrebbe essere consapevole
che non si muore semplicemente con la morte del corpo fisico).
La ragione è questa.
I concetti esoterici e spirituali sono uguali per tutti, per
buoni o cattivi, santi o malfattori. Per credere in Satana occorre credere
anche in Dio. Un famoso detto dice infatti “credere in Dio non ti salverà;
anche Satana crede in Dio, anzi, nessuno crede in Dio come Satana”.
Il potere della forza di volontà e i principali concetti
esoterici sono utilizzabili in senso positivo o negativo. Tant’è vero che
Crowley aveva in una delle sue case due stanze, una per i riti di magia nera e
una per quelli di magia bianca.
La meditazione può essere utilizzata per rafforzare il
proprio potere di fare il bene o di fare il male.
Quanto all’amore, come forza di attrazione, può essere
indirizzato verso il bene o verso il male.
Il serial killer, in qualche misura, “ama” quello che fa; ama
il delitto, si sente attratto da esso.
Chi fa un sacrificio umano spesso non odia la vittima; ama il
sacrificio, ama quello fa, ama l’organizzazione cui appartiene e che gli dà
forza, ma non “odia”. Nessuno fa il male per il gusto di farlo, ma solo perché
pensa che quello è per lui un bene, sia pure solo per se stesso; e ovviamente pensa
che non ci sia altro bene migliore rispetto a quello che persegue lui.
Tempo fa parlando con una persona particolare, questa
spiegava a me e Stefania come un certo personaggio considerato un serial killer
è invece una persona buona; “talmente buona – disse – che quando uccide la
vittima insieme agli altri, la uccide perché è costretto, ma usa delle sostanze
per addormentare la vittima e non farla soffrire, dicendo agli altri che in
qualche modo quella sostanza prolungherà l’agonia della vittima. Così tutti sono
convinti di prolungarne il dolore, mentre invece la verità è che la persona
prescelta soffre meno”.
Il satanista, quello vero e spirituale, “ama” Satana. Ricordo
ad esempio un satanista che ho conosciuto tempo fa che mi ha detto: “Amare Satana è la cosa più bella che ci sia”.
Va detto che molti satanisti sono tali perché ritengono che
la Chiesa cattolica sia il vero regno del male sulla terra e rappresenti la
vittoria del demonio sulla società occidentale, quindi il loro richiamo a
Satana è un richiamo all’avversario della Chiesa cattolica, e in tal senso
rappresenta l’instaurazione del vero regno di Cristo, ma a questo punto il
discorso si complica troppo; per semplificare rimaniamo all’equazione Satana=male.
A questo punto, venendo al problema dei “miracoli”, la domanda
è: perché la magia nera (che altro non è che la produzione di miracoli cattivi,
destinati a distruggere anziché creare) funziona?
La risposta è che anche il mago nero è in armonia col divino
e opera in accordo con le leggi divine; si tratta di divinità infernali, nere,
negative, ma pur sempre vere e proprie divinità.
Come il mago bianco impara a guarire e a fare il bene, quando
capisce alcune delle leggi divine, il mago nero impara a uccidere o a far
ammalare tramite la magia nera, sempre grazie alle conoscenze delle leggi della
natura.
Ciò fa nascere spontanea un’altra domanda: ma se è sempre
amore, che differenza c’è tra seguire gli insegnamenti del Vangelo, o quelli della
Bibbia di Satana di Anton LaVey?
Perché uno dovrebbe cercare di imitare Cristo anziché Satana?
Perché dovrebbe aiutare gli altri a guarire, anziché
praticare magia nera per distruggere i propri nemici?
Perché dovrebbe volere il bene dell’altro, anche del proprio
nemico, e non il male dell’altro?
Perché scegliere gli insegnamenti e i libri di Yogananda o
Steiner, e non quelli di Michael Aquino o Anton LaVey?
La risposta la dà Swami Kriyananda in un suo libro
bellissimo, “Supercoscienza”: chi segue la strada del male non è mai felice.
Fare il bene, e seguire la strada dell’amore, rende felici. Fare il bene
dell’altro, inoltre, fa stare bene l’altro e quindi aumenta anche il nostro
benessere. Farlo star male, al contrario, significa scatenare anche contro di
noi un’ondata di negatività. Scatenare una guerra significa scatenare una
reazione a catena che scatenerà altre guerre e che alla fine si riverserà su di
noi, sui nostri figli, sui nostri amici. Fare il bene dell’altro significa
invece scatenare un’onda di bene che si propaga nell’ambiente circostante e fa
stare bene anche noi.
Il serial killer non è felice, non irradia gioia, non si gode
la vita. Le persone potenti non danno mai l’impressione di persone felici.
Totò Riina emana un’impressione di potenza, di forza, di
autorevolezza, ma non di felicità.
Molte delle persone con cui in questi anni mi sono
rapportato, e che erano interne ad organizzazioni criminali, erano ricche,
potenti, famose; ma non erano felici.
Arthur Edward Waite era una persona sapiente, era potente, ma
non era felice.
Leggendo la biografia di Crowley si è spinti a cercare altre
strade ed altri modelli, perché la sua vita può anche essere letta come la vita
di un uomo infelice, che ha sempre cercato la felicità senza mai trovarla.
Vedendo le vicissitudini, i volti, e ascoltando le parole di molti personaggi
politici, si è spinti istintivamente a non prenderli come modelli positivi.
E’ sufficiente invece sentir parlare il Dalai Lama o
Yogananda, per essere presi dalla voglia di seguire il loro esempio e scoprire
il segreto della loro felicità.
Inoltre, il serial killer, l’assassino, pur amando
l’omicidio, la strage, il sangue, non amano né loro stessi né gli altri; quindi
finiscono per distruggere tutto, compresi loro stessi.
Amano, insomma, un oggetto sbagliato, che produce più morte di
quanta vita possa produrre; e dunque la morte, l’odio e la distruzione che col
loro comportamento producono, finiscono per ritorcersi anche contro loro stessi.
Per fare un paragone, il serial killer è come il piromane che
ama il fuoco e quindi incendia i boschi; dopo un po’ però, se tale forza
incendiaria non è canalizzata, finirà per restare senza materiale da
incendiare, e finirà anche in galera.
Il serial killer, quindi, soddisfa un impulso momentaneo e lì
per lì è appagato; fa quel che fa perché non può essere diverso da come è, e
malgrado tutto cerca il bene, anche se magari solo il “suo” bene.
Ma genera un’ondata di odio e negatività che si ritorce
contro lui, i familiari e le persone attorno, e generalmente poi ciò lo porta
ad avere una vita infelice, nel continuo tentativo di dissimulare, nascondere, e
soprattutto nell’impossibilità di essere appagato sempre, in ogni momento.
Il serial killer e l’omicida professionista sono quindi persone
in cui è totalmente assente l’amore nelle principali manifestazioni della vita
quotidiana, profondamente infelici, incapaci di amare, amarsi ed essere amati.
Scrive Daniel Givaudan che la cattiveria è semplicemente
l’impossibile richiamo dello sconforto, il tentativo di un essere umano
infelice di vedere se può raggiungere la felicità distruggendo ciò che ha
accanto, come i bambini quando, non sapendo cosa li rende insoddisfatti,
iniziano a distruggere i loro giocattoli.
Ecco quindi perché tra il bene e il male bisognerebbe
scegliere il bene.
Affinché l’umanità migliori, dobbiamo prima di tutto
diventare felici noi e poi propagare questa felicità agli altri, facendo il
bene dell’altro.
Non bisogna però dimenticarsi che per migliorarci, e per fare
il bene dell’altro, il male è comunque necessario, perché non si potrebbe percepire
il bene senza il male, non possiamo capire cosa ci fa stare bene se non
proviamo anche ciò che ci fa stare male, ed è solo grazie alle prove che il male
ci mette davanti che possiamo spingerci sempre di più verso il bene e
migliorare noi stessi.
Solo grazie alle guerre si troverà un giorno la pace.
Solo grazie a Satana, talvolta, si può scoprire Dio, e da un
certo punto di vista può dirsi che “Satana è quella parte di Dio che non si è
ancora riconosciuta come tale”.
E solo grazie alla Rosa Rossa è stato possibile fare questo
percorso di ricerca e conoscenza, per me e per tutti quelli che, da queste
letture, hanno tratto un qualche insegnamento, riflessione, o conoscenza in
più.
Era anche questo che voleva dire Cristo quando diceva “ama il
tuo nemico”: non significa un generico e smielato dare un bacetto a colui che
ti vuole uccidere, ma significa ringraziare il destino che ti ha messo davanti
un’opportunità di crescita, ricordandoci che se tutto si deve alla volontà di
Dio, anche il nostro nemico è uno strumento di Dio (il termine Satana,
ricordiamolo, significa l’avversario); per poter concludere, alla fine, che non
esiste alcun nemico tranne noi stessi.
Ogni giorno di più, mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità.
- Gustavo Rol -
7. Letture consigliate.
Rhonda Byrne: The secret, The magic, The power
Salvatore Brizzi, Il bambino e il
mago
Sri Aurobindo, Le religioni
Paramahansa Yogananda, La scienza
della religione
Dalai Lama, Le religioni sono
tutte sorelle
Per capire la figura di Gesù dal
punto di vista spirituale:
22Q Mashiach Il giusto perfetto, di
Carmelo Maria Carlizzi, Mondeditori
Daniel Givaudan, Le strade di un
tempo - Memorie di un esseno vol. 1 e 2
Ama liberamente ogni creatura
secondo il tuo cuore
Ama allo stesso modo gli animali,
i fiori, le stelle, ospitandoli nel tuo cuore
Liberati dalla schiavitù del
pensiero e affida tutto te stesso al tuo cuore
Purifica il tuo cuore dalle ombre
della ragione
Cammina sulla strada del cuore se
vuoi raggiungere il regno dell’amore
E’ il cuore che ti porta al tuo
Dio, onorane la magnificenza
Vivi le emozioni del cuore poiché
esse annunciano l’amore
Dona agli altri ciò che più ami,
e riceverai da Dio il dono dell’amore
Apri la tua porta con la chiave
del cuore e vi troverai l’amore
Rispetta il linguaggio del tuo
cuore e rispetterai Dio, il Dio dell’amore
Dalla legge dell’amore,
canalizzata da Gabriella Carlizzi in Terra Santa (anno 2010)
Tratta dal libro: 22QMashiach Il
giusto perfetto, di Carmelo Maria Carlizzi, Mondeditori
Il dovere senza amore rende
uggiosi
Il dovere compiuto nell’amore
rende equilibrati.
La responsabilità senza amore
rende spietati
La responsabilità esercitata con
amore rende equilibrati
La giustizia senza amore rende
duri
La giustizia praticata con amore
rende coscienziosi
L’educazione senza amore rende
contraddittori
L’educazione praticata nell’amore
rende pazienti
La saggezza senza amore rende
scaltri
La saggezza esercitata nell’amore
rende comprensivi
La gentilezza senza amore rende
ipocriti
La gentilezza con amore rende
buoni
L’ordine senza amore rende
meschini
L’ordine esercitato nell’amore
rende magnanimi
La competenza senza amore rende
prepotenti
La competenza esercitata
nell’amore rende degni di fiducia
Il potere senza amore rende
violenti
Il potere esercitato nell’amore
rende disponibili all’aiuto
L’onore senza amore rende superbi
L’onore praticato nell’amore
rende moderati
Il possesso senza amore rende
avari
Il possesso praticato nell’amore
rende liberali
La fede senza amore rende
fanatici
La fede praticata nell’amore
rende tolleranti
Hans Kung, Cristianesimo, pag. 66-67
Paolo Franceschetti
Nessun commento:
Posta un commento