A otto anni di distanza dall’inizio della crisi economica in Usa e in Europa (e a sei della sua fittizia trasformazione, da crisi del sistema finanziario privato a crisi del debito pubblico), l’Italia si ritrova con un governo allineato con le posizioni più regressive della Troika pilotata da Berlino e senza avere la minima idea sulle cause reali della crisi, e meno che mai delle strade per uscirne.
Nonostante la propaganda mediatica di Renzi, afferma il sociologo Luciano Gallino, in realtà la situazione del paese è drammatica, e il dilettantismo del governo non fa che peggiorarla: l’Italia «ha bisogno urgente di un altro governo, che abbia compreso le cause strutturali della crisi», e che «sappia mobilitare nel paese le competenze per superarle». Missione impossibile? «E’ vero, ma è meglio immaginare l’impossibile che darsi alla disperazione», scrive Gallino in un intervento sul sito della Fiom, nel quale analizza a fondo la “trappola” dell’Unione Europea, basata sull’euro, di cui proprio l’Italia è tra le principali vittime.
E’ la super-élite che Paolo Barnard chiama il “Vero Potere”, nel suo profetico saggio “Il più grande crimine”, scritto con larghissimo anticipo sulla devastazione che la “crisi” avrebbe scatenato. Istituzioni internazionali come l’Ocse, aggiunge Gallino, «si sono impegnate senza tregua sin dall’inizio per far sì che il Trattato Ue contenesse le più incisive norme possibili a favore della liberalizzazione dei movimenti di capitale». E attenzione: «La componente monetaria dell’Unione, fondamentale per il suo funzionamento, è stata dettata sin nei particolari dalla Germania». Nei suoi colloqui con il presidente francese Mitterrand, il cancelliere Kohl «fu irremovibile nel pretendere che l’euro fosse il più possibile simile al marco; che la Bce fosse dichiarata per statuto indipendente dai governi, una clausola mai vista negli statuti delle banche centrali di tutto il mondo: tant’è vero che essa si è presto rivelata essere un organo prettamente politico, che invia lettere durissime agli Stati membri, Italia compresa, affinché taglino sanità, pensioni e salari». Scontato, poi, che la stessa Bce avesse sede in una città tedesca, Francoforte.
Gli squilibri tra gli Stati membri sono aumentati, anziché diminuire, a tutti vantaggio dell’élite tedesca: «Ad onta della normativa Ue che impone di limitare l’eccedenza export-import, la Germania continua ad avere eccedenze dell’ordine di 160-170 miliardi l’anno, uno squilibrio che potrebbe contribuire al fallimento dell’Unione». Intanto, la disoccupazione è diventata una piaga storica, una tragedia che ormai colpisce 25 milioni di persone. Quelle a rischio povertà sono oltre 100 milioni. E in vari paesi – Grecia, Italia, Spagna – la inoccupazione giovanile oscilla tra il 40 e il 50%, un tasso mai visto da quando essa viene censita.
Le disastrose politiche di austerità imposte dai governi per conto delle istituzioni Ue (in aperta violazione delle leggi internazionali sul diritti dell’uomo) hanno colpito con durezza i sistemi di protezione sociale e l’istruzione, hanno paralizzato la manutenzione delle infrastrutture (ponti, dighe, strade, trasporti, viadotti, argini: per risanarli ci vorranno migliaia di miliardi). Le misure di austerity hanno spinto nella povertà altre masse di persone, anche in quella Germania «che proprio dell’impoverimento dei vicini aveva fatto il perno della sua politica economica».
La popolazione, continua Gallino, reagisce a quanto avviene in due modi: non andando a votare nella misura del 60% per l’unico organo Ue democraticamente eletto, il Parlamento Europeo, con punte dell’80% nei nuovi Stati membri, e dando «un largo e crescente consenso alle formazioni di estrema destra, in Francia, Italia, Polonia, Ungheria». Gli elettori non hanno memoria del pericolo che l’estrema destra rappresenta per la democrazia? In realtà, «nella Ue la democrazia è stata già da tempo svuotata di senso dalla oligarchia politico-finanziaria di Bruxelles e dintorni».
L’altro rischio “sistemico” è quello rappresentato dalle grandi banche, zeppe di titoli tossici. Lo stesso Barnard ha più volte denunciato il caso della Deutsche Bank, che sarebbe esposta per una cifra mostruosa, 70.000 miliardi di euro. «E’ la banca più fallita del mondo: un buco visibile anche dalla Luna». Dall’inizio della crisi, scrive Gallino, alcune delle maggiori banche europee, a cominciare dalla britannica Hsbc, hanno pagato decine di miliardi di dollari a causa di varie penalità che hanno accettato di pagare alle autorità americane ed europee per non arrivare a un processo relativo alle loro infinite violazioni delle leggi finanziarie. «Ma è possibile che a un certo punto un processo arrivi, e le sue conseguenze siano tali che la banca interessata fallisce perché né il suo governo né le istituzioni europee dispongono più dei mezzi per salvarla, da cui un effetto domino che travolge sia la Ue che l’euro».
Anche la soppressione dell’euro presenta dei rischi? «In ogni caso, sarebbero inferiori a quelli che oggi corre la Ue sia per i suoi difetti strutturali, sia per la possibilità che l’uscita improvvisa di un paese – si tratti della Grexit, della Brexit (sebbene la Gran Bretagna non abbia l’euro) o altro – rechi seri danni agli altri». Di certo i rischi «sarebbero accentuati dai paesi – in primo luogo la Germania – che dall’euro hanno tratto i maggiori vantaggi». Piano-B: mantenere in vita l’euro facendo però circolare una moneta fiscale parallela, nazionale.
«Da moneta unica, l’euro diventerebbe così una moneta comune». Moneta “fiscale”: significa che suo il valore sarebbe assicurato dal fatto che essa verrebbe accettata per il pagamento delle imposte, e sarebbe comunque garantita dalle entrate fiscali. Se ne parla da tempo in Francia, nel Regno Unito e anche in Germania. Il problema è politico: chi mai avanzerebbe la richiesta di abbandonare o sterilizzare l’euro? Forse la Grecia, forse la Spagna nel caso in autunno vincesse “Podemos”. «Da parte del governo italiano in carica un atto simile è inimmaginabile, essendo il medesimo del tutto allineato sui rovinosi dogmi di Bruxelles».
fonte: http://www.libreidee.org/2015/08/gallino-via-renzi-serve-un-governo-che-ci-difenda-dallue/
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