Adesso
proviamo ad utilizzare un po’ la mente astratta.
Vi chiedo
di pensare a vostra nonna, oppure di pensare alla casa dove abitavate da
bambini, oppure semplicemente alla vostra macchina, che in questo momento è
parcheggiata sotto casa vostra o sotto il vostro ufficio. Ce l’avete bene in
mente?
Bene. La
domanda è: da dove avete preso quell’immagine? Dov’era prima che la ricordaste?
Immagazzinata da qualche parte?
Fin da
quando avevo vent’anni queste domande mi mandavano fuori di testa. Così come la
domanda: come mai c’è qualcosa, come mai c’è la vita... l’universo... anziché
il nulla totale?!
L’immagine
di vostra nonna, dov’era prima che la richiamaste alla memoria in maniera
cosciente?
Non crediate che in tutti questi anni io non abbia posto a destra e
a manca (in particolare da quando esiste internet) queste domande, alla
spasmodica ricerca di risposte. Così come per le questioni delle interferenze
aliene, dei vaccini, del fluoro nei dentifrici o dello zucchero negli alimenti...
mi pronuncio (e modifico io stesso i miei comportamenti) solo dopo aver
acquisito una visione il più possibile ampia della questione sia, dove
possibile, in maniera diretta, sia contattando i personaggi che ne sanno più di
me (no... non mi limito a guardare i video complottisti su youtube!).
In questo
caso, il “neuroscienziato medio” risponde che i ricordi sono immagazzinati da
qualche parte nel cervello, ad un livello inconscio, sempre pronti ad emergere.
E questo è ciò che viene insegnato a scuola.
“Immagazzinati
nel cervello”!?!
Ma cosa
diavolo vuol dire... a livello pratico?
Noi non ci
fermiamo a un’ipotesi che, al momento, non essendo ancora supportata da
dimostrazioni, possiamo definire “campata in aria”. Noi vogliamo andare in
profondità. Se l’immagine di mia nonna o della mia automobile si trovano da
qualche parte nel mio cervello fisicamente,
come affermano i neuroscienziati, significa che se io seziono un neurone o scansiono
una rete neurale, devo in qualche modo trovare quelle immagini? Come dei file
dentro una cartella?
Detto in
altri termini: in quale senso il ricordo di mia nonna che entra nella stanza
portandomi la torta di compleanno si trova “immagazzinato” (sto usando i
termini che si trovano nei libri di testo) nella chimica del mio cervello???
Esiste un
gap, incolmabile, fra l’immagine nella mia coscienza – comprese le eventuali sensazioni
relative a quell’immagine – e ciò che può verosimilmente accadere dentro un
cervello che lavora grazie alla chimica e agli impulsi elettrici.
Nella mia
coscienza io possiedo il ricordo ben preciso di mia nonna (con tanto di
sensazioni e profumi), ma nel mio cervello si possono verificare solo processi
chimico/elettrici. Ma allora l’immagine vera e propria, da dove arriva? Come si
compone... e, soprattutto, come faccio io a “vederla” nella mia testa?
Detto in
altre parole, se io seziono i miei neuroni al microscopio... non trovo né immagini
né profumi, però nella mia coscienza “appaiono”.
Il passaggio
da un fenomeno all’altro, resta un mistero.
A
nulla è valso finora ipotizzare corrispondenze tra il cervello e il
computer o il cellulare. Se apparentemente può sembrare che funzionino
nello stesso modo, è stato già scoperto che all’atto pratico sono molto
differenti. Le immagini che appaiono sul pc noi le vediamo su uno
schermo FISICO. L’immagine di mia nonna DOVE la vedo? Su quale schermo?
Fatto di cosa? Anche ammettendo che le immagini si trovino immagazzinate
in bit di informazioni da qualche parte nei neuroni (cosa non ancora
dimostrata in maniera definitiva)... resta il fatto che non abbiamo idea
di cosa significhi VEDERE il ricordo, né DOVE ciò si verifichi
materialmente.
Il
mestiere della scienza è fare ipotesi – e per questo mi piace – ma poi sta al
nostro discernimento fare in modo che le ipotesi non diventino, in maniera
arbitraria, delle certezze di vita. La teoria ufficiale dice che i pensieri e i
ricordi “in qualche modo emergono” dalla fisiologia del cervello. Ma è una
teoria, al momento indimostrabile. E non è certo la prima volta che una teoria
assurge al ruolo di verità [ricordiamoci che la teoria secondo la quale l’evoluzione
delle specie avverrebbe per mutazioni casuali si è rivelata probabilisticamente
insostenibile, tuttavia viene ancora insegnata a scuola]. Insomma... in
mancanza d’altro, prendiamo delle teorie, le diamo per buone e le insegniamo a
scuola, perché tanto un bambino non fa troppe domande e più che altro sta lì
seduto in attesa dell’intervallo.
Sia ben
chiaro, questo non sottrae validità al metodo scientifico; piuttosto dovrebbe
indurre tutti noi a una riflessione: una teoria non è una verità e non dovremmo
utilizzarla per continuare a dormire sonni tranquilli, quando invece non
sappiamo ancora praticamente nulla di certo sull’universo che ci circonda né di
come funziona la coscienza umana, né, soprattutto, del collegamento fra i due
(e qui si aprirebbe tutto un altro discorso).
Una cosa è
certa: quello che avviene a livello della coscienza (ricordi, sensazioni, il nostro
stesso senso di esserci), non è spiegabile unicamente con ciò che avviene sul
piano fisico/chimico. Ci dev'essere qualcos'altro.
A voi le
ulteriori riflessioni, in base ai vostri studi... ma, soprattutto, in base alle
vostre esperienze dirette di auto-osservazione.
Salvatore
Brizzi
[Il mondo
è bello, siamo noi ad esser ciechi]
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