giovedì 25 ottobre 2018

L’attacco della Commissione Europea all’Italia include il ricatto e la minaccia di sanzioni


La bocciatura della manovra presentata qualche giorno fa dal governo italiano a Bruxelles non era stata inaspettata ma anzi era stata già in certo qual modo anticipata dal commissario europeo, Pierre Moscovici, ancor prima di ricevere la lettera da Roma.

Si sapeva che alla Commissione Europea (CE) non andava giù che il Governo italiano avesse disatteso le raccomandazioni della Commissione e avesse operato di testa propria, con l’aumento della spesa di qualche punto di 0,.. causato dai provvedimenti quali, reddito di cittadinanza, abolizione della riforoma Fornero, Flat Tax (per quanto limitata )sanatoria e altri provvedimenti.

Il ministro Salvini ha risposto alla bocciatura: “E’ una decisione che fa irritare ancor di più gli italiani. Bruxelles sta attaccando un popolo, non un governo”, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Altrettanta grinta e determinazione ha dimostrato anche il vicepremier, Luigi Di Maio: “Non ci arrendiamo, andiamo avanti”. Hanno risposto bene, non si possono avere dubbi.

Tuttavia non bisogna cadere nell’equivoco di pensare che, fra la CE e il governo giallo/verde, si sia aperta soltanto una lite per questioni puramente contabili o di difforme visione dei dati di bilancio. Al contrario la vera questione è quella che la manovra del governo italiano (con tutti i suoi limiti) rappresenta una netta inversione di tendenza rispetto ai canoni stabiliti della dottrina neoliberista praticata dalla CE e dagli organismi europei sulla base dell’austerità, della riduzione del debito pubblico e del ridimensionamento dell’intervento dello Stato nel sistema economico.

Il fatto che il governo italiano abbia varato una manovra economica espansiva che punta prioritariamente l’incremento della domanda interna privilegiando interventi sulle fasce disagiate della popolazione (reddito di cittadinanza) e riduzione di imposte alle piccole imprese (Partite iVA), questo è considerato lo strappo più pericoloso in quanto rischia di costituire un precedente per altri paesi e mette in pericolo la stabilità delle banche estere (francesi e tedesche) che detengono i titoli del debito italiano.

Jean Claude Junker presidente Commissione Europea

Gli interessi in gioco sono enormi per la grande finanza che lucra enormi profitti sul debito italiano, visto il sistema penalizzante di aste pubbliche delle emissioni sui mercati internazionali che fruttano interessi cospiqui alla speculazione finanziaria.

L’Italia, non avendo nè una moneta nè una banca centrale propria, deve rifornirsi di denaro sui mercati finanziari e deve continuare a pagare alti interessi sul debito e sul rifinanziamento del debito.

Normale che i grandi potentati finanziari non vogliano mollare l’osso e tanto meno permettere che l’Italia cambi il suo sistema, magari ricorrendo a risparmio nazionale e emettendo titoli garantiti da una organismo pubblico (Cassa Depositi e Prestiti) che farebbe da garante o prestatore di ultima istanza.

E’ noto che gli usurai non siano soliti mollare la preda da spolpare e ricorrono a tutti i mezzi per mantenere questa nel loro cerchio.

Questo è il vero motivo per cui i tecno burocrati della CE (fiduciari della elite finanziaria) hanno avuto ordine di essere “irremovibili” con l’Italia e questo spiega le minacce di aprire un procedura di infrazione e la possibilità di sanzioni.

L’attacco contro l’Italia in definitiva è politico prima che finanziario, un tentativo di destabilizzazione per cui si muovono assieme mercati, grandi banche, agenzie di rating, media, organismi istituzionali, con l’avallo dei funzionari di Bruelles e dei loro seguitori in Italia che vanno dal PD al centro destra berlusconiano.

La strategia è duplice e prevede in primis di spaventare il ceto medio prospettando un default dello Stato italiano che metterbbe a rischio risparmi ed investimenti, secondariamente cercando di insinuare un cuneo fra le forze della coalizione e scardinare la coesione del governo, facendo leva sui possibili contrasti interni fra Lega e 5 Stelle.

La partita che si sta giocando in Italia è non soltanto fondamentale per la tenuta del sistema euro e per la UE ma anche un campo di sperimentazione ove le centrali finanziarie tentano di strangolare lo Stato con il ricatto del debito, in modo da arrivare alla disarticolazione dello Stato nazionale che si vede costretto a svendere il suo patrimonio e consegnare la sovranità nelle mandi degli organismi transnazionali: dalla Commissione Europea alla Banca Mondiale, FMI, Goldman Sachs ed altri. L’obiettivo sarebbe così raggiunto con l’abolizione di fatto dello Stato nazionale.

C. La Garde e M.Draghi (FMI e BCE)

Una tecnica già sperimentata con i paesi del Terzo Mondo, si chiama neocolonialismo economico ed ha permesso alla elite dominante di diventare padrona di immense risorse depredate ai paesi indebitati e ridistribuite fra multinazionali e banche transnazionali, accentrando il potere politico con l’utilizzo di governi corrotti e fantocci delle centrali dominanti che sono a Washington a Londra e Parigi.

Il sistema si sta applicando ora in Europa, in particolare nei paesi del sud Europa e promette di dare buoni frutti, come già accaduto in Grecia, salvo mettere in ginocchio i paesi e prostrali in uno stato di dipendenza.

Esiste soltanto un rischio: quello di una sollevazione dei popoli e questo rischio deve essere evitato mediante la manipolazione dell’opinione pubblica e la falsificazione sistematica delle informazioni. Il tutto al fine di creare la paura.

Come sempre i sistemi totalitari si reggono sulla paura e sulla mistificazione, non è una novità.

L’Unione Europea, come già aveva notato l’ex dissidente sovientico Bukowski, assomiglia sempre di più alla vecchia URSS. Lui ne sapeva qualcosa e ci aveva avvertiti.


Luciano Lago


fonte: https://www.controinformazione.info/lattacco-della-commissione-europea-allitalia-include-il-ricatto-e-la-minaccia-di-sanzioni/

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