Secondo gli studi storici eseguiti dal
neutoanatomista J. Ariens Kappers, (l979), la ghiandola pineale fu
scoperta più di 2300 anni fa da Herophilus (325-280 a.C.) un anatomico
alessandrino, il quale riteneva che essa controllasse il flusso della
memoria. La letteratura indiana antica presenta numerosi riferimenti
alla pineale come organo di chiaroveggenza o di meditazione, che
permetteva all’uomo di ricordare le sue vite precedenti.
Per i buddisti,
quest’organo costituisce il “terzo occhio” che, se aperto, penetra
nelle dimore di cose ineffabili. Finché il terzo occhio dorme l’adepto
rimane inconsapevole dell’ineffabile. Sono tuttavia descritte molte
tecniche per permettere agli aspiranti di “aprirlo”, una di queste è la
meditazione.
Questo terzo occhio è stato anche ampiamente rappresentato
nelle opere di arte sacra orientale dove accade frequentemente di
incontrare delle figure umane dotate di un occhio che si apre al centro
della fronte. Il segno indù delle caste si trova in un punto scelto
comunemente per simbolizzare l'”occhio”, e anche il colore utilizzato
rappresenta lo spazio di sviluppo spirituale.
La storia dimenticata della ghiandola pineale
L’epifisi assume un ruolo importante anche nella
visione energetica dei sette chakra dell’uomo. Gli studi classici della
medicina greco-romana considerano l’epifisi una struttura capace di
materializzare e guidare il fluido del pensiero dal terzo al quarto
ventricolo cerebrale, attraverso, cioè, quel sistema di canalicoli e
cisterne nei quali fluisce il liquido cefalo-rachidiano. Galeno, medico
del II secolo a.C., considerò la pineale come una struttura simile alle
ghiandole linfatiche.
Questa interpretazione venne accettata nella
cultura occidentale per molti secoli, finché in epoca rinascimentale,
qualcuno non tornò ad occuparsi di ghiandola pineale. Nel 1640,
Descartes definisce l’epifisi come “la sede dell’anima” e anello di
congiunzione tra res cogitans e res extensa, postulando anche
l’esistenza di una connessione occhio – epifisi – muscolo e attribuendo
così, intuitivamente, un significato funzionale all’epifisi come
mediatore degli effetti della luce sull’apparato muscolare.
Questa
piccola struttura cerebrale era quindi in grado di trasformare un
immateriale pensiero in un’azione e di risolvere in questo modo, molti
problemi alla costruzione filosofica cartesiana. In seguito, sotto
l’influenza del pensiero cartesiano, molti studiosi del XVII e XVIII
secolo associano la pineale e le sue calcificazioni alla pazzia e alla
patologia psichiatrica in genere.
Da allora la pineale resta sostanzialmente
nell’oblio e l’aggettivo “vestigiale” è quello più frequentemente
applicato a questa ghiandola.
La PNEI riscopre i poteri della ghiandola pineale
Tuttavia recenti ricerche psiconeuroendocrinoimmunologiche
hanno riportato l’attenzione sull’epifisi.
Le attuali conoscenze
neurofisiologiche evidenziano come la pineale non sia semplicemente una
ghiandola, ma, come la midollare del surrene, un trasduttore
neuroendocrino: converte infatti un input nervoso, un
neurotrasmettitore, in un output ormonale che va in circolo.
L’input
nervoso è la noradrenalina, rilasciata dai nervi ortosimpatici
postgangliari, l’output ormonale è in primo luogo la melatonina. la sua
sintesi della serotonina è catalizzata da due enzimi (n – acetil –
transferasi , SNAT, e idrossindol – O – metil transferasi o HIOMT) che
sono caratteristici della pineale. I pinealociti sintetizzano esso
stessi la serotonina dal triptofano aminoacido essenziale, tramite la
stessa via utilizzata nei neuroni.
La luce influenza la produzione di melatonina
La sintesi e la secrezione di melatonina
sono regolate dalla percezione della luce: è interessante osservare che
la pineale deriva da un organo fotorecettoriale, funzionalmente “un
terzo occhio”, presente in alcune specie di rettili ed anfibi. La
pineale dei mammiferi non risponde però direttamente alla luce, ma
l’impulso luminoso, raccolto dalla retina, giunge al nucleo
sporachiasmatico, regione coinvolta nella genesi dei ritmi biologici; di
qui l’informazione passa all’ipotalamo laterale da cui si dipartono le
fibre efferenti dirette al midollo toracico dove originano le fibre che
terminano nei neuroni pregangliari del nucleo cervicale superiore che
proiettano alla pineale.
La luce quindi determina il ritmo circadiano e
circannuale della melatonina, la cui secrezione è massima di notte e
minima di giorno (il picco massimo si situa intorno alle 02,00 di
notte). La pineale riceve però anche informazioni direttamente dal SNC
tramite fibre nervose che collegano l’abenula, la commisura posteriore, i
nuclei paraventricolari con il peduncolo e il parenchima epifisario.
D’altra parte esistono dei recettori specifici per la melatonina nel
SNC, in particolare nel nucleo soprachiasmatico ipotalamico che
rappresenta un centro di primaria importanza cronobiologica.
La pineale è sensibile ai campi elettromagnetici
Anche le influenze ormonali sembrano giocare un
ruolo importante nella fisiologia epifisaria, ed esistono sicure
relazioni tra pineale e altri sistemi endocrini, in particolare le
gonadi. Oltre alla luce, anche i campi elettromagnetici influenzano l’attività della pineale,
la quale sembra essere un mediatore fondamentale degli effetti
sistemici di questi campi sui sistemi biologici.
La pineale si presenta
quindi come un fondamentale detector di alcune variabili ambientali, in
grado di trasferire le informazioni dall’ecosistema esterno a quello
interno, permettendo così la sincronizzazione fra ritmi ambientali e
ritmi biologici dell’organismo. Quest’organo ricopre infatti un ruolo
centrale nell’organizzazione cronobiologica del nostro organismo,
consentendo ad esso di adattarsi in modo ottimale alle variazioni
temporali ambientali.
Le “misteriose” molecole prodotte dalla ghiandola pineale
L’azione dei secreti pineali, in gran parte
ancora ignota, si esplica sul sistema endocrino immunitario e nervoso in
modo estremamente complesso. I prodotti epifisari meglio conosciuti
(melatonina e betacarboline) sono delle molecole a struttura chimica
indolica, come la serotonina.
Questo tipo di anello strutturale è
presente in tutte quelle molecole che a livello animale e vegetale
mediano il rapporto esterno – interno in modo sincronizzato. La
melatonina, oltre ad un effetto antigonadotropo, evidente soprattutto
negli animali, presenta una attività immunostimolante e antagonizzante
gli effetti immunodepressivi di stress.
Tratteremo a questo proposito
soprattutto della melatonina, ma sarebbe un errore identificare la
pineale con questo ormone. Infatti, l’epifisi è sede di produzione di
molte altre molecole, come le beta-carboline, la cui funzione è
attualmente in gran parte sconosciuta.
Recenti osservazioni depongono
per un ruolo immunomodulatore della pineale in senso stimolante e
antagonista nei confronti dello stress, tramite l’azione della
melatonina su cellule immunocompetenti e con la mediazione degli
oppioidi endogeni.
Stati di coscienza espansionali indotti dalla pineale
Oltre ad un’azione immunomodulatrice, gli indoli
(in particolare le beta-carboline e i serotoninergici) influenzano gli
stati di coscienza, controllando in particolare il ritmo veglia/sonno e
l’attività onirica.
Le beta-carboline, in modo specifico, sono implicate
nella produzione dei sogni notturni e possono forse spiegare il
fisiologico ritmo di alternanza della dominanza emisferica cerebrale
della durata di circa 20 minuti.
Durante la predominanza dell’emisfero
destro si attiva la sfera affettiva, emozionale e creativa con una più o
meno spiccata estraniazione dall’ambiente esterno. In questi momenti ci
sorprendiamo a sognare ad occhi aperti o a commettere lapsus verbali o
errori nel nostro lavoro.
Nella fase di predominanza emisferica sinistra
è invece la nostra parte logico-razionale e analitica ad essere più
attiva.
L’andamento bilanciato e armonicamente fasico di questi diversi
stati di coscienza è alla base di un buon equilibrio psicosomatico,
perché ì meccanismi che controllano questa altalena della coscienza sono
gli stessi che modulano l’attività neuroendocrinoimmunitaria del
soggetto.
Esperienze mistiche indotte dagli sciamani
Non deve quindi stupire che uno degli strumenti
terapeutici più utilizzati in diverse medicine tradizionali, sia
costituito proprio da sostanze contenenti indoli. E’ per esempio il caso
dello sciamano dell’Amazzonia che usa l’ayahuasca, una liana ricca di
beta-carboline e con proprietà allucinogene, per indurre uno stato di
coscienza fortemente alterato e condurre cosi alla catarsi e alla
guarigione.
Ciò che fa lo sciamano è indurre, con tecniche comunicative
che creano lo specifico contesto emozionale e con l’assunzione e la
somministrazione di indoli, una “tempesta psicobiologica”
riomeostatizzante per un meccanismo di tipo
psiconeuroendocrinoimmunologico.
L’azione dell’allucinogeno, per un
meccanismo serotoninergico, si esplica inoltre a livello del rafe
mesencefalico e dell’attività epifisaria, con una conseguente
modulazione cronobiologica dell’orologio endogeno.
Proteggere il naturale bioritmo della pineale per prevenire e trattare le patologie
In questo senso la pineale rappresenta un
fondamentale centro di sincronizzazione dei ritmi dell’organismo ai
ritmi ambientali, tramite un’azione su diversi sistemi, fra cui come
abbiamo detto, quello immunitario. La regolare cadenza dei singoli
bioritmi e il loro sincronismo rappresentano una delle condizioni
essenziali per un adeguato funzionamento dell’essere vivente.
Infatti,
la caratteristica essenziale dei ritmi biologici di alternare periodi di
riposo a periodi di attività funzionale permette di mantenere i vari
distretti a un livello ottimale di funzionamento. E’ dunque evidente che
ogni fattore che interferisce col normale svolgersi dei complessi cicli
bioritmici dell’organismo, non solo altera una normale sequenza
adattativa e difensiva, ma favorisce la formazione dei precursori della
malattia somatica.
E’ un dato di fatto che vari bioritmi
fondamentali risultano alterati in numerose malattie considerate come
psicosomatiche quali l’asma .bronchiale, l’ipertensione essenziale,
l’ulcera gastroduodenale, le malattie coronariche, ed altre. Inoltre,
alcuni importanti bioritmi psiconeuroendrocrini, fra cui lo stesso ritmo
della melatonina, sono profondamente modificati nei disturbi dell’umore
(per intenderci: nelle sindromi depressive).
In queste situazioni
l’alterazione cronobiologica è qualcosa di più di un mero epifenomeno,
sembra cioè rivestire un ruolo causale nell’insorgenza del quadro
psicopatologico; a conferma di ciò stanno le recenti acquisizioni
terapeutiche che svolgono la loro azione proprio agendo sui bioritmi (la
fototerapia).
Inoltre, anche molti farmaci antidepressivi, dal litio
alla clorgilina e imipramina, hanno dei rilevanti effetti sull’andamento
dei bioritmi. E’ quindi evidente come la modificazione della normale
oscillazione ritmica dei diversi parametri fisiologici si associ
all’insorgenza di situazioni patologiche.
Ma quali sono le principali cause di disorganizzazione bioritmica?
In primo luogo la causa della desincronizzazione
può essere endogena, e sembra essere il caso, ad esempio, di alcuni
disturbi psichiatrici come la depressione endogena. In secondo luogo,
possono essere causa di alterazioni cronobiologiche gli eventi
psicosociali, lo stress, le alterazioni di parametri ambientali.
Mentre
nelle società contadine ad economia agricola i ritmi del lavoro,
dell’alimentazione e del riposo attività tendevano ad essere sincroni
con i ritmi biologici e con il variare periodico degli eventi naturali,
la rivoluzione industriale ha progressivamente modificato questa
situazione. La moderna società urbana industriale ha infatti sempre più
imposto i propri ritmi, legati a esigenze di tipo economico e
tecnologico, sui ritmi biologici individuali e di gruppo.
Così il
progressivo aumento di attività lavorative legate ai turni notturni, i
rapidi spostamenti attraverso i fusi orari che avvengono nei viaggi
aerei, ma soprattutto l’induzione di ritmi comportamentali uguali per
tutti e vincolati a necessità produttive ha portato a sincronismi
artificiali con serie conseguenze sul piano psicosomatico infatti i
ritmi comportamentali e i ritmi biologici sono fra loro armonicamente
collegati per un migliore adattamento dell’individuo alle richieste
dell’ambiente.
Psicosomatica e pineale
La situazione ottimale di minor rischio
psicosomatico viene dunque raggiunta quando due serie di ritmi sono in
fase perfetta fra di loro e il comportamento riceve esattamente il
supporto biologico di cui ha bisogno in quel momento. Però quando per
l’azione di determinanti psicosociali, i bioritmi comportamentali –
emozionali vengono forzati in direzioni diverse da quelle dei loro ritmi
biologici di supporto, si crea una dissociazione fra programmi
biologici e comportamenti che è una delle principali condizioni per la
formazione dei precursori della malattia.
Nella attuale organizzazione
urbano – industriale inoltre i ritmi comportamentali dell’attività,
della sessualità e riproduzione, dell’alimentazione sono scarsamente
sincronizzati con i ritmi biologici che ad essi sottendono e sono per lo
più fissi nel tempo in contrasto con il variare ciclico delle
determinanti fisiche ambientali quali il variare delle stagioni. E’ come
se vivessimo a livello emozionale – comportamentale in un limbo
metacronologico, dissociato di ritmi ambientali.
Stress e pineale
Per quanto riguarda lo stress, l’organizzazione
cronobiologica sembra essere molto protetta da alterazioni indotte dallo
stress. Ciò conferma come quest’ultimo sia una reazione biologico –
comportamentale utile e necessaria per la vita e, d’altra parte,
comunque la stabilità e la regolarità dei bioritmi sia importante per la
sopravvivenza dell’individuo, e della specie. Tuttavia le situazioni di
stress acuto strettamente intenso oppure cronico producono
nell’individuo delle alterazioni cronobiologiche associate
all’insorgenza di disturbi psicopatologici e psicosomatici.
Quale ruolo ha la pineale in questo processo di
insorgenza della malattia da desincronizzazione? La ricerca in questo
settore è tutt’altro che conclusa, tuttavia se pensiamo da un lato alla
funzione cronobiologica della pineale e dall’altro all’attività che la
melatonina e le beta-carboline svolgono sul sistema neuroendocrino e sul
sistema immunitario, la pineale diventa in modo evidente un possibile
mediatore degli effetti patologici della desincronizzazione.
A questo
proposito si sta aprendo strada il concetto che la pineale possa
svolgere un ruolo di “regolatore dei regolatori” nell’organismo animale,
venendo a configurarsi come mediatore ambiente – individuo e come
modulatore teso a mantenere l’omeostasi contrastando tutto ciò che
minaccia di comprometterlo.
Non solo, quindi, un “ormone antistress”, ma
più generalmente un modulatore omeostatico che antagonizza gli effetti
dello stress quando questo si presenta come una “inhibiction de
l’action” (inibizione dell’azione) in senso laboritiano ed è quindi
pericoloso per la sopravvivenza dell’individuo.
Ghiandola pineale: antenna per le energie sottili
Occorre infine ricordare che la pineale è
sensibile alle variazioni dei campi elettromagnetici ambientali e
possiede quindi le. caratteristiche di “terzo occhio” che nel passato
alcuni pensatori gli hanno intuitivamente attribuito; è quindi
affascinante utilizzare come ipotesi di lavoro la possibilità che questo
organo funga da antenna per le cosiddette energie “sottili” che ci
giungono dall’ecosistema esterno.
Lo studio della ghiandola pineale e dei suoi
secreti è quindi un chiaro esempio di ricerca olistica, in quanto deve
considerare l’oggetto di ricerca non più isolatamente e non soltanto
come facente parte di un organismo più complesso, ma deve tenere conto
anche dell’ecosistema in cui questo organismo. si trova.
D’altra parte
per questo studio è necessario un approccio transdisciplinare che si
arricchisca dell’interazione tra i diversi approcci al problema, e che
deve saper comprendere e parlare sia il linguaggio del biochimico che
quello dell’antropologo, sia quello del fisico che quello dello
sciamano.
Questa prospettiva transdisciplinare, interattiva e complessa,
è quella che nell’attuale paradigma scientifico può farsi crogiolo di
nuove conoscenze, in quanto capace di utilizzare, oltre al microscopio,
anche il macroscopio e percepire così non solo le cose, ma anche le
relazioni fra le cose.
Francesetti, Gecele, Meluzzi
Redatto da Dionidream.com Fonte: psiconautica.in
fonte: https://www.dionidream.com/pineale-espansione-coscienza/
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