mercoledì 26 giugno 2013

TORTURE INFLITTE DALLA CHIESA DEL MEDIOEVO

PREAVVISO.
SE SIETE PERSONE INSENSIBILI O FACILMENTE SUSCETTIBILI QUANTO SEGUE NON FA PER VOI E QUINDI VI CONSIGLIO VIVAMENTE DI NON LEGGERLO E CAMBIARE ARTICOLO.

PROVERBIO: soldato avvisato mezzo salvato!


Metodologie di messa al palo

 
Si tratta della tortura per eccellenza nell'antichità, amata soprattutto dai popoli del Mediterraneo, ma venne utilizzata spesso e volentieri anche durante il medioevo. 
 
La morte sopraggiungeva lentamente, dopo un'agonia indescrivibile e che si protraeva per giorni. Si poteva aumentare la sofferenza del condannato in svariati modi, a seconda della malvagità del boia: a volte venivano fratturate le gambe con dei forti colpi, oppure si laceravano il volto, o i seni, con strumenti spinosi o uncinati; in altri casi s'infilavano stecche o bastoni nel condotto uretrale od anale della vittima.
 
I Romani solevano lasciare i corpi a marcire sulla croce finché non rimanessero solo le ossa nude, mentre gli Ebrei li toglievano non appena sopraggiungeva la morte e li seppellivano il giorno stesso. Alcuni tipi di crocifissione e messa al palo, della figura:

A. Sospensione per una gamba
B. Sospensione a due gambe
C. Crocifissione a testa in su.
D. Crocifissione a testa in giù.
E. Torturato appeso per entrambe le braccia con pesanti oggetti appesi ai piedi.
F. Donne sospese per i capelli.
G. Torturati appesi per un solo braccio, con pesanti pietre appese ai loro piedi.

Rogo

Probabilmente si tratta della tortura prediletta da infliggere agli eretici durante il medioevo, e centinaia di presunte streghe e stregoni la subirono.
 
Il martire veniva appeso molto in alto in modo che al suo orribile spettacolo tutta la popolazione venisse colpita dal terrore, e nel frattempo gli si straziavano i fianchi e le costole con dei pettini e degli uncini sino a renderlo una massa deforme che veniva incenerita.
 
Alcune vittime patirono terribili sofferenze, come risulta dal resoconto di un rogo scritto da un reverendo nel XVI sec.: "Poiché il fuoco" si legge "era stato appiccato senz'arte, e poiché il vento era contrario, la strega soffrì una tortura indicibile."
In seguito divenne normale strangolare il prigioniero prima di affidarlo alle fiamme, ma spesso succedeva che l'operazione non riuscisse "in tempo" e che la vittima subisse ugualmente l'orripilante fuoco sul suo corpo.
Altre modalita' di rogo, sono illustrate nella figura:

A. Appesi al cavallo di legno e bruciati vivi con le fiamme delle torce.

B. Sospesi sul proprio piede da una puleggia e torturati alla vecchia maniera.

Liquidi bollenti



 

La bollitura e la friggitura dei prigionieri rappresentavano due torture dal modus operandi molto semplice: si riscaldava un enorme calderone pieno d'acqua o, preferibilmente, olio fino alla bollitura, dopodiché vi si immergeva la vittima, molto spesso inserendo prima la testa. (fig A)
 

Un'altra modalità d'esecuzione era friggere in una vasca o su una griglia il condannato (fig B).
 
Ancora, quando i carnefici desideravano prolungare l'agonia del prigioniero, lo legavano e lo immergevano in una vasca colma d'acqua od olio, cosicché rimanesse fuori la testa, dopodiché si accendeva un fuoco (fig C).



 

Il toro di bronzo
 

Altre modalità di tortura per mezzo del fuoco sono presenti nella figura: la vittima viene amputata ed infine i carnefici ne friggono le membra (fig. A).
 
Arrostiti vivi nel toro di bronzo (fig B): l'ingegno di questa macchina da tortura consisteva nella predisposizione ad arte di alcuni flauti cosicché quando la vittima, inserita nel congegno che si scaldava a dismisura, gridava dal dolore per mezzo di questi condotti sapientemente studiati il toro emetteva un musicale muggito. 

La leggenda vuole che il suo inventore, il greco Perillo, alla presentazione del diabolico marchingegno al suo sovrano, fu costretto dal sovrano stesso a venir arrostito nel toro, fornendo, citando Ovidio "...la prima prova del suo crudele mestiere".
 
Infine, in fig. C, viene illustrata una persona fritta sulla griglia.

 
Torture mistiche



A. Le mani vengono riempite d'incenso e carboni vivi, costringendo il condannato a liberarsi dell'incenso; si tratta di un sacrificio all'Idolo.


B. La vittima indossa una tunica di ferro rovente e calzature bollenti che ne consumano la carne fino all'osso.


C. Seduto sulla sedia metallica mentre un elmo rovente viene posto sulla testa.









 

Sull'uso del fuoco
In una terribile esecuzione avvenuta in Francia nel 1757, il prigioniero accusato di parricidio subi' le seguenti torture: "fu portato su un'impalcatura eretta per l'occasione e gli vennero bruciate con delle tenaglie roventi il petto, le braccia e i polpacci; la mano destra, con la quale commise il delitto di parricidio, gli fu bruciata nello zolfo; dell'olio bollente, del piombo fuso e della resina e della cera mischiata allo zolfo, gli furono versati nelle ferite; dopo tutto cio' il corpo venne lacerato da quattro cavalli e le sue membra e il suo corpo arsi vivi furono sparsi al vento".

Altre modalità d'uso del fuoco, e vari altri dispositivi ad esso correlati vengono illustrati dalla miniatura:

A. Gettati in una fornace ardente.
B. Bruciati vivi in botti o barili.
C. Bruciati in una stanza infuocata.
D. Mani e piedi posti su un mucchietto arroventato.
E. Costretti fermi da quattro spine fissate nella terra, con un fuoco che arde sotto di essi.
F. Bloccati con delle corde, bagnati da olio e consumati vivi dal fuoco che viene loro piccato.
G. Gettati in un pozzo di carboni ardenti.
H. Pale di ferro per distribuire il fuoco.

Segati e lacerati vivi

Segare un condannato era una tecnica di tortura facile da eseguire e che necessitava di uno strumento reperibile in qualsiasi casa.
 
Si ricorreva alla sega (si tagliavano prigionieri vivi) per reati di disobbedienza militare o ribellione.
In figura (fig. B) il condannato viene lacerato per mezzo di una sega al livello dell'addome, ma ben presto questa metodologia venne abbandonata per lasciar spazio alla segatura del condannato posto a testa in giù, iniziando a squarciare con la sega al livello dell'inguine e procedendo verso l'addome.
In questo modo si aumentava la quantità di ossigeno apportata al cervello e si diminuiva la possibilità che il condannato svenisse o perdesse conoscenza, in modo tale da prolungarne la folle agonia: i nervi si scorticavano immediatamente, le ossa si fracassavano schiantandosi e le arterie, lacerate, zampillavano sangue.
 
Una bizzarra tortura di cui si avvalsero gli Ugonotti durante le loro persecuzioni nei confronti dei cattolici consisteva nel segare il corpo del prigioniero con una corda: la vittima, ignuda, veniva tirata avanti e indietro col movimento che ricorda proprio quello di una sega, lungo una corda tesa di fibra dura o un cavo metallico; la sofferenza patita era terribile poiché la corda lacerava la carne penetrando fino all'osso.

Nella figura A: decapitazione.

Nella figura C: amputazione di mani e braccia.

Bestie



Torturare i condannati con le bestie era un antico supplizio, che nel medioevo andò via via a scomparire, senza mai sparire però del tutto.


A. Imprigionati in una rete ed esposti a un toro selvatico.

B. Lanciati nudi a bestie selvagge.
C. Lasciati divorare ad animali selvatici.
D. Piedi fissati a una grande pietra e punteruoli bollenti attaccati sotto le unghie, il condannato viene lasciato al suo destino: divorato da cani affamati









 

La grande ruota
Si tratta della tortura per eccellenza nell'antichità, amata soprattutto dai popoli del Mediterraneo, ma venne utilizzata spesso e volentieri anche durante il medioevo.
La morte sopraggiungeva lentamente, dopo un'agonia indescrivibile e che si protraeva per giorni. Si poteva aumentare la sofferenza del condannato in svariati modi, a seconda della malvagità del boia: a volte venivano fratturate le gambe con dei forti colpi, oppure si laceravano il volto, o i seni, con strumenti spinosi o uncinati; in altri casi s'infilavano stecche o bastoni nel condotto uretrale od anale della vittima.
I Romani solevano lasciare i corpi a marcire sulla croce finché non rimanessero solo le ossa nude, mentre gli Ebrei li toglievano non appena sopraggiungeva la morte e li seppellivano il giorno stesso. Alcuni tipi di crocifissione e messa al palo, della figura:

A. Sospensione per una gamba

B. Sospensione a due gambe
C. Crocifissione a testa in su.
D. Crocifissione a testa in giu.
E. Torturato appeso per entrambe le braccia con pesanti oggetti appesi ai piedi.
F. Donne sospese per i capelli.
G. Torturati appesi per un solo braccio, con pesanti pietre appese ai loro piedi.

Rogo
Probabilmente si tratta della tortura prediletta da infliggere agli eretici durante il medioevo, e centinaia di presunte streghe e stregoni la subirono.
Il martire veniva appeso molto in alto in modo che al suo orribile spettacolo tutta la popolazione venisse colpita dal terrore, e nel frattempo gli si straziavano i fianchi e le costole con dei pettini e degli uncini sino a renderlo una massa deforme che veniva incenerita.
Alcune vittime patirono terribili sofferenze, come risulta dal resoconto di un rogo scritto da un reverendo nel XVI sec: "Poiché il fuoco" si legge "era stato appicato senz'arte, e poiché il vento era contrario, la strega soffrì una tortura indicibile."
In seguito divenne normale strangolare il prigioniero prima di affidarlo alle fiamme, ma spesso succedeva che l'operazione non riuscisse "in tempo" e che la vittima subisse ugualmente l'orripilante fuoco sul suo corpo.
Altre modalità di rogo, sono illustrate nella figura:

A. Appesi al cavallo di legno e bruciati vivi con le fiamme delle torce.

B. Sospesi sul proprio piede da una puleggia e torturati alla vecchia maniera.

Liquidi bollenti

 

La bollitura e la friggitura dei prigionieri rappresentavano due torture dal modus operandi molto semplice: si riscaldava un enorme calderone pieno d'acqua o, preferibilmente, olio fino alla bollitura, dopodiché vi si immergeva la vittima, molto spesso inserendo prima la testa. (fig A)
 

Un'altra modalità d'esecuzione era friggere in una vasca o su una griglia il condannato (fig B).
 

Ancora, quando i carnefici desideravano prolungare l'agonia del prigioniero, lo legavano e lo immergevano in una vasca colma d'acqua od olio, cosicché rimanesse fuori la testa, dopodiché si accendeva un fuoco (fig C).


 



Il toro di bronzo
 

Altre modalità di tortura per mezzo del fuoco sono presenti nella figura: la vittima viene amputata ed infine i carnefici ne friggono le membra (fig. A).
Arrostiti vivi nel toro di bronzo (fig B): l'ingegno di questa macchina da tortura consisteva nella predisposizione ad arte di alcuni flauti cosicché quando la vittima, inserita nel congegno che si scaldava a dismisura, gridava dal dolore per mezzo di questi condotti sapientemente studiati il toro emetteva un musicale muggito. La leggenda vuole che il suo inventore, il greco Perillo, alla presentazione del diabolico marchingegno al suo sovrano, fu costretto dal sovrano stesso a venir arrostito nel toro, fornendo, citando Ovidio "...la prima prova del suo crudele mestiere".
Infine, in fig. C, viene illustrata una persona fritta sulla griglia.





 

Torture mistiche
A. Le mani vengono riempite d'incenso e carboni vivi, costringendo il condannato a liberarsi dell'incenso; si tratta di un sacrificio all'Idolo.

B. La vittima indossa una tunica di ferro rovente e calzature bollenti che ne consumano la carne fino all'osso.


C. Seduto sulla sedia metallica mentre un elmo rovente viene posto sulla testa.









 




Sull'uso del fuoco
In una terribile esecuzione avvenuta in Francia nel 1757, il prigioniero accusato di parricidio subi' le seguenti torture: "fu portato su un'impalcatura eretta per l'occasione e gli vennero bruciate con delle tenaglie roventi il petto, le braccia e i polpacci; la mano destra, con la quale commise il delitto di parricidio, gli fu bruciata nello zolfo; dell'olio bollente, del piombo fuso e della resina e della cera mischiata allo zolfo, gli furono versati nelle ferite; dopo tutto cio' il corpo venne lacerato da quattro cavalli e le sue membra e il suo corpo arsi vivi furono sparsi al vento".

Altre modalità d'uso del fuoco, e vari altri dispositivi ad esso correlati vengono illustrati dalla miniatura:

A. Gettati in una fornace ardente.
B. Bruciati vivi in botti o barili.
C. Bruciati in una stanza infuocata.
D. Mani e piedi posti su un mucchietto arroventato.
E. Costretti fermi da quattro spine fissate nella terra, con un fuoco che arde sotto di essi.
F. Bloccati con delle corde, bagnati da olio e consumati vivi dal fuoco che viene loro piccato.
G. Gettati in un pozzo di carboni ardenti.
H. Pale di ferro per distribuire il fuoco.

Segati e lacerati vivi

Segare un condannato era una tecnica di tortura facile da eseguire e che necessitava di uno strumento reperibile in qualsiasi casa.
Si ricorreva alla sega (si tagliavano prigionieri vivi) per reati di disobbedienza militare o ribellione.
In figura (fig. B) il condannato viene lacerato per mezzo di una sega al livello dell'addome, ma ben presto questa metodologia venne abbandonata per lasciar spazio alla segatura del condannato posto a testa in giù, iniziando a squarciare con la sega al livello dell'inguine e procedendo verso l'addome.
In questo modo si aumentava la quantità di ossigeno apportata al cervello e si diminuiva la possibilità che il condannato svenisse o perdesse conoscenza, in modo tale da prolungarne la folle agonia: i nervi si scorticavano immediatamente, le ossa si fracassavano schiantandosi e le arterie, lacerate, zampillavano sangue.
Una bizzarra tortura di cui si avvalsero gli Ugonotti durante le loro persecuzioni nei confronti dei cattolici consisteva nel segare il corpo del prigioniero con una corda: la vittima, ignuda, veniva tirata avanti e indietro col movimento che ricorda proprio quello di una sega, lungo una corda tesa di fibra dura o un cavo metallico; la sofferenza patita era terribile poiché la corda lacerava la carne penetrando fino all'osso.

Nella figura A: decapitazione.

Nella figura C: amputazione di mani e braccia.

Bestie



Torturare i condannati con le bestie era un antico supplizio, che nel medioevo andò via via a scomparire, senza mai sparire però del tutto.


A. Imprigionati in una rete ed esposti a un toro selvatico.

B. Lanciati nudi a bestie selvagge.
C. Lasciati divorare ad animali selvatici.
D. Piedi fissati a una grande pietra e punteruoli bollenti attaccati sotto le unghie, il condannato viene lasciato al suo destino: divorato da cani affamati









 

La grande ruota



Questo supplizio dalle antiche origini, sembra che si rifacesse a dei significati religiosi. Era particolarmente di moda per punire criminali nel XVIII secolo, ed e' difficile immaginare una pena capitale piu' brutale e ripugnante della grande ruota. Il criminale veniva steso di schiena su una comune ruota di carro e veniva legato stretto ai raggi; successivamente il boia gli fracassava le ossa una a una. Una variante, illustrata in figura, faceva si che il corpo della vittima, legato ad una grande ruota, venisse lanciato per un dirupo irto di rocce appuntite.









 

La vergine di ferro (di Norimberga)
Chi veniva accusato di eresia o di atti blasfemi contro Dio o i Santi, se si rifiutava ostinatamente di confessare la propria colpa, veniva condotto in una cella, il cui lato estremo ospitava numerose lampade, posizionate intorno al recesso, che gettavano una luce variegata sull'aureola dorata, sulla testa della figura e sul vessillo che questa teneva nella mano destra.
Su un piccolo altare, il prigioniero riceveva i sacramenti; in seguito due ecclesiastici lo esortavano insistentemente a confessare in presenza della Madre di Dio. "Vedi" dicevano "quanto amorosamente la Vergine ti apre le braccia! Sul suo petto si scioglierà il tuo cuore duro; lì confesserai!". Tutto a un tratto, la figura cominciava a tendergli le braccia: il prigioniero, sopraffatto dallo stupore, veniva all'abbraccio ed ella se lo portava sempre più vicino, arrivando a stringerselo al petto finché i pungiglioni e gli aculei lo trafiggevano.
Tenuto fermo in quella stretta dolorosa, il prigioniero veniva interrogato e se si rifiutava di confessare, le braccia della statua stringevano sempre più il suo corpo, inesorabilmente e lentamente, ammazzandolo.
La parte anteriore di questo marchineggno, consisteva in due porte che si chiudevano. C'erano una gran quantità di pugnali inseriti sia nella parte interna del petto che dentro alla statua in modo da trafiggere con precisione il fegato, i reni e gli occhi.
Chi subiva l'abbraccio della vergine di ferro dopo essere stata stritolato rimaneva attacato alle punte dei chiodi e delle lame quando la Vergine riapriva le braccia.


Il pendolo

Tortura dell'inquisizione di Spagna che procura una lenta e tormentosa agonia. La vittima veniva legata su un tavolo molto accuratamente, in modo che potesse muovere solo gli occhi, mentre incombeva su di lei un pendolo grande e pesante con il lato inferiore curvo e tagliente. Ma poi, nell'oscillare avanti e indietro, gradualmente ma in manniera costante, l'asta del pendolo si allungava e il prigioniero in preda al terrore e costretto contro la sua volonta' ad osservare i movimenti della lama che scendeva, sopportava l'orrore di vedere il tagli avvicinarsi sempre di piu' al volto. Alla fine la lama affilata gli squarciava la pelle, continuando inesorabilmente a tagliare fino ad ucciderlo. Ma nella maggior parte dei casi, prima che la lama facesse uscire del sangue, il prigionero cadeva in balia della pazzia.

La culla di Giuda


Si stringe una cintura all'altezza dell'addome della vittima, le si legano piedi e mani e si pone una stecca all'altezza della caviglia in modo che si possano muovere le gambe soltanto simultaneamente.
Dopodiché si cala il prigioniero sul dispositivo piramidale appuntito, posto al di sopra di un cavalletto, e gli si tirano in avanti le gambe in modo che la piramide penetri l'orifizio anale (o la vagina).
Il condannato rimane così in questa scomoda posizione, con tutti i muscoli contratti, finché non sviene.




La pera

Intuibilmente il nome di questo strumento deriva dalla forma.
Il suo impiego consisteva nel porlo nella bocca o nel deretano degli uomini, o nella vagina delle donne, e di aprirlo progressivamente finché possibile.


La pera orale, rettale o vaginale veniva inflitta a uomini macchiatisi di sodomia, donne adultere o persone delle quali si sospettavano rapporti sessuali col demonio.
Questa tortura pertanto rappresentava una sorta di punizione "del contrappasso."
 

Le sedie dell'inquisizione


Si trattava di sedie munite di pungiglioni ed aculei, cosparsi sullo schienale, sui poggiabraccia, sui poggiapiedi.

 

Risulta semplice comprendere quale fosse l'effetto sulla vittima seduta su queste poltrone; in un'alternativa, come in figura, erano presenti delle stecche di legno, o di cuoio, che venivano strette per permettere agli speroni di affogare e di penetrare la carne fino a raggiungere l'osso.
 

Le sedie erano costruite in ferro, e non di rado venivano prima surriscaldate, procurando alla vittima un dolore mostruoso.
Questa metodologia di tortura fu utilizzata dall'Inquisizione fino al 1700 in Spagna, in Italia e fino al 1800 in Germania.



 

Maschera d'infamia


Questa tortura infliggeva allo stesso tempo due tipi di tortura: quella psicologica e quella fisica.

Rendeva ridicoli ed umiliava di fronte al pubblico, ma allo stesso tempo provocava un dolore tremendo poiché stringeva la testa e, spesso e volentieri, una pallina al suo interno entrava in bocca in modo tale da impedire di urlare.












 

Fonte:http://itnetbsd.altervista.org/gizm0/torture/intro.html

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