Le sembianze degli antichi alieni colonizzatori possono essere dedotte da alcuni passaggi nella Bibbia e nei testi antichi?
Che la
Bibbia non parli di Dio è chiaro, basta leggerla sollevando le coperte
della teologia, dell’esoterismo e del cabalismo, con mente aperta e
serena. Allora di chi parla, potrebbe chiedersi qualcuno? Parla di un
essere in carne e ossa chiamato Yahweh, il quale era un elohim, uno dei
tanti, l’elohim di Israele, e proprio nella Bibbia ne vengono citati
altri, Astarte l’elohim di Sidone, Camos l’elohim dei Moabiti e Milcom
l’elohim degli Ammoniti (1Re 11:33), tanto che Yahweh mostrava gelosia
per il suo popolo verso di loro: «Non seguirai altri elohim, elohim dei
popoli che vi staranno attorno, perché Yahweh, il tuo elohim che sta in
mezzo a te, è un elohim geloso» (Deuteronomio 6:14,15).
Altro
passo biblico chiaro ed esplicito è Deuteronomio 32:8, dove parla della
divisione della terra in base al numero dei figli degli elohim,
divisione avvenuta ai tempi di Peleg (Genesi 10:25), e dove si parla
anche di nuovi elohim, «Hanno sacrificato… a elohim che non conoscevano,
novità venute da poco… » (Dt.32:17).
Il passo
del libro dei Giudici, 11:24 è incontestabile, «Non possiedi tu quello
che Camos tuo elohim ti ha fatto possedere? Così anche noi possiederemo
il paese di quelli che Yahweh ha scacciato davanti a noi». Tutto questo
viene spiegato perfettamente dal traduttore di ebraico antico Mauro
Biglino nei suoi libri, ma proprio nei suoi convegni le domande più
frequenti sono: da dove sono arrivati gli elohim e come sono fatti.
Cercherò pertanto di compilare un vero e proprio identikit degli elohim,
attingendo a documentazione extrabiblica, in quanto la Bibbia è scarna
di informazioni in merito, anche se non totalmente priva.
Molto simili a noi
Una prima
chiara informazione viene data propro con la nostra creazione, in quanto
siamo stati fatti con la loro immagine (Genesi 1:27), in ebraico
tselem, termine che indica un quid di materia che contiene l’immagine,
la cui radice del termine sta a indicare un “qualcosa da tagliare,
estrarre” (something cut off – “BDB Hebrew and English Lexicon”,
op.citata in bibliografia).
Questo
materiale che contiene l’immagine degli elohim, e deve essere tagliato
via, veniva preso dal loro sangue. Chiaro in merito è il cosiddetto
poema mesopotamico Enuma Elish (“Quando in alto” – 1800 a.C.), che
tratta le imprese del dio Marduk, e ci narra che «allorché lo ebbero
legato (il dio Kingu) e portato davanti a Ea, gli imposero la punizione e
tagliarono il suo sangue. Col suo sangue egli (Marduk) costruì
l’umanità…» (E.E. VI, 31-33). In un altro racconto mesopotamico,
l’Antra-hasis (il sommamente saggio), poema epico in lingua accadica
della prima metà del II millenio a.C., viene specificato l’intero
procedimento, «che un dio venga immolato e quindi gli dei si
purificheranno mediante immersione. Con la sua carne e con il suo sangue
possa Nintu mescolare l’argilla, in modo che dio e uomo siano mescolati
insieme nell’argilla… essi risposero sì, i grandi Anunnaki (nome sumero
accadico per indicare gli elohim. Nda), i responsabili dei destini».
Quindi è
evidente che lo tselem altro non è che il DNA degli elohim, che è stato
mescolato al DNA di un primate, particolarmente compatibile per tale
operazione genetica, che trovarono al loro arrivo sulla terra, facendolo
evolvere in quello che siamo noi oggi, l’homo sapiens, un ibrido.
Ecco
quindi il primo dato inequivocabile: erano, e forse ancora sono, molto
simili a noi, quindi antropomorfi e sessuati, maschi e femmine, e
avevano le nostre stesse esigenze. In questo la Bibbia è chiara:
«udirono l’elohim che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno»
(Genesi 3:8). Chiaro è anche l’incontro di Abramo alle Querce di Mamre
(Genesi 18), «Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi
presso di lui», e uno di questi uomini lo riconobbe come il suo elohim,
mentre gli altri due erano dei malakhim, degli el minori sottoposti
all’elohim capo che accompagnavano, e che la tradizione e la teologia
trasformerà poi in angeli.
Questi,
entrati nella tenda di Abramo, vengono rifocillati, si ripuliscono dal
lungo viaggio, e dopo questo incontro la sorella e moglie di Abramo,
Sara, rimane incinta, cosa che prima le risultava impossibile con
Abramo: è evidente anche in altri passi biblici che alcune gravidanze
hanno richiesto l’intervento concreto di alcuni malakh, tra cui la
nascita miracolosa di Sansone (Giudici 13), in cui «Il malakh di Yahweh
apparve a questa donna e le disse… tu concepirai e partorirai un figlio…
la donna andò a dire al marito: un uomo di Yaweh è venuto da me»,
l’annunciazione di Samuele (1Samuele 1:1-20) e la più famosa
annunciazione di Gesù (Luca 1:26), dove Maria viene visitata dal
cosiddetto angelo Gabriele.
In ebraico antico, però, ghevriel non è un
nome proprio di persona, ma indica uno status di “uomo forte di Dio” o
“uomo a cui è stato dato un potere”, dalla radice ghever, singolare
dell’ebraico ghibborim, gli uomini potenti nati dagli accoppiamenti tra i
figli degli elohim e le figlie degli adam, che all’epoca risultarono
tovòt, che in ebraico antico non significa belle, ma buone, capaci,
adatte a, e nel caso in questione, adatte ad accoppiarsi sessualmente
con gli elohim (Genesi 6).
Dalla pelle bianchissima
Abbiamo a
questo punto un secondo elemento: gli elohim e gli adam sono molto
simili e sessualmente compatibili anche a fini procreativi, e questa
compatibilità si evidenziò sin dall’inizi secondo la mitologia ebraica,
in quanto il serpente della Genesi era un elohim di nome Semael, che
sedusse Eva in tutti i sensi: «Il serpente mi sedusse e io mangiai»
(Bibbia ebraica Giuntina 2010 – Genesi 3:13), precisando che la radice
ebraica di mangiare indica anche l’atto di fare l’amore, e sedurre in
ebraico ha il doppio significato di ingannare e fecondare (ishiani);
infatti, stando sempre alla mitologia semita, Caino fu il frutto
dell’accoppiamento sacrilego.
Appurata
la somiglianza antropomorfa e la compatibilità sessuale, si evince però
che questi comunque dovevano avere delle caratteristiche fisionomiche
che permettessero di distinguerli dai comuni mortali, anche se mortali
lo erano anche loro (Salmi 82). Una di queste era la pelle bianchissima:
i messaggeri degli Anunnaki sumeri venivano chiamati nell’antica
scrittura cuneiforme GAL.GA, di cui GAL vuol dire “essere vivente,
creatura”, e GA “latte”, a indicare esseri dalla carnagione lattea.
In
sumero-accadico questi erano chiamati MIL.KU, e nella Bibbia Malakh,
dalla stessa radice consonantica mlk. Curioso che in lingua inglese la
parola per indicare il latte sia milk. Una conferma la troviamo nel
libro apocrifo di Enoch (canonico per gli ortodossi etiopi), nella parte
sulla nascita di Noè e il suo aspetto che turba il padre Lamech:
«Matusalemme diede moglie a suo figlio Lamech: ella rimase incinta e
partorì un figlio maschio. E il suo corpo era bianco come la neve e
rosso come un bocciolo di rosa… e gli occhi erano molto belli… quando li
aprì illuminò tutta la casa come il sole… Lamech si spavento e scappò
via… Mi è nato un bambino strano, diverso da un figlio d’uomo…
assomiglia ai figli del Dio del cielo… Mi sembra che non sia veramente
mio figlio, ma degli angeli».
Privi di peli
Possiamo
dedurre un altro particolare osservando noi stessi, visto che siamo
simili. Dal punto di vista funzionale, siamo completamente nudi e la
nostra epidermide è esposta al mondo esterno. Le uniche specie non
pelose sono solitamente quelle che vivono sottoterra, oppure specie
acquatiche e specie ricoperte di armature tipo l’armadillo. Può essere
che abbiamo perso il pelo in seguito all’intervento genetico, anche
perché sembrerebbe assurdo che l’abbiamo perso in piena era glaciale, e
quindi si deduce che gli elohim dovessero esserne privi. Si può leggere,
sempre nelle tavolette sumere, che la dea NIN.TA, insieme a EA, crea il
LU.LU (il mescolato), il primo uomo, e diede alla nuova creatura «una
pelle simile alla pelle di un dio».
Questa
assenza di peli (o quanto meno di un pelo di una certa consistenza)
negli elohim può farci dedurre che sul loro pianeta di provenienza,
Nibiru secondo Zecharia Sitchin, vivessero sottoterra, forse perché il
pianeta errante (la parola pianeta deriva dal greco e significa stella
errante) non veniva costantemente riscaldato da una stella, e quindi
sfruttavano il calore del nucleo, dando vita alle leggende di un mondo
sotterraneo, il mito della terra cava come Agarthi, o Argavartha, terra
d’origine dei Veda indù.
Inoltre,
nella Bibbia si può notare che Yahweh ha sempre richiesto, durante la
sua presenza fisica tra gli uomini, una squadra di servitori (Numeri
8:23-25) completamente dedicata a lui, che voleva tra i 25 e i 50 anni
di età, sani e belli (Levitico 21:16-22) e soprattutto depilati, lavati e
unti (Numeri 8:7), procedura richiesta anche dai Neteru egizi (gli
elohim stanziati in Egitto). Insomma, la presenza di peli non la
gradivano, e chi aveva contatti diretti con loro doveva essere
rigorosamente depilato!
Il corpo
umano, a differenza di quello dei primati, sembra essere stato
progettato per suscitare eccitazione sessuale e unioni di coppia,
lunghezza del pene maggiori, ampie dimensioni del seno femminile, lobi
delle orecchie, labbra sensibili, angolazioni vaginali che incoraggia
una copulazione faccia a faccia di tipo molto intimo, abbondanza di
ghiandole odorifere e mobilità facciale unica nel mondo animale, il
tutto avvenuto – secondo la scienza ufficiale – a seguito della normale
evoluzione darwiniana, il che è improbabile, in quanto tali mutazioni
richiederebbero un periodo molto lungo e di estrema tranquillità civile,
umana e sociale, condizione non presente al momento del presunto salto
evolutivo. L’uomo viveva in condizioni ancora selvagge, che non
permettevano ovviamente una vita tanto tranquilla da avere rapporti
goderecci, anzi, osserviamo ancora in natura accoppiamenti veloci negli
animali, atti a garantire la sopravvivenza della specie e ridurre il
tempo di esposizione a potenziali attacchi da predatori. È dunque lecito
chiedersi dove avvenne questa evoluzione. Forse su un altro pianeta?
Molto alti e con il cranio più grande
Oltre a
questo, abbiamo subito un anomalo ingrossamento della calotta cranica,
che è stato in parte controproducente dal punto di vista della
sopravvivenza della specie, in quanto ha reso difficoltoso il parto (già
pregiudicato dal passaggio alla postura eretta, che ha portato tanti
vantaggi ma ha ristretto il bacino), con un aumento del numero di
decessi al momento del parto.
Forse il
cranio più grosso potrebbe essere sempre una conseguenza del mix
genetico: in tutte le parti del mondo, nelle antiche culture nate nello
stesso periodo vi sono delle descrizioni di questi presunti dèi arrivati
dal cielo e dotati di un cranio dolicocefalo: grossi crani allungati
come in alcune statuite votive pre sumeriche, che spiegano il rituale
della deformazione dei crani volontaria con il tentativo di assomigliare
alle divinità.
Inoltre,
il cranio allungato molto probabilmente causava un tiraggio della pelle
del volto, causando a sua volta una fisionomia rettiliana: in tutto il
mondo le divinità venivano associate o identificate con i serpenti.
Un’altra
caratteristica identificativa degli elohim doveva essere anche la loro
altezza, da 1,80 m. a 2,50 m. Quindi erano molto alti, ma non non
giganti: quelli erano altri esseri, forse anch’essi arrivati dal cielo,
ma da un altro sistema stellare, oppure, secondo altre teorie
mitologiche, i giganti erano il frutto di esperimenti pre-adam, che
successivamente si sono estinti in quanto sterili come specie. Secondo
miti ebraici, infatti, l’elohim biblico creò prima del nostro altri ben
cinque mondi, con tanto di esseri, ma li distrusse man mano perché non
soddisfatto.
Certo è
strano immaginare un Dio universale e onnipotente che sperimenta,
sbaglia, distrugge e ricrea. Più chiari ed espliciti furono i Sumeri,
che descrissero sulle loro tavolette tutti gli esperimenti sbagliati
degli anunnaki, perché non li consideravano dèi, come li considereremmo
noi oggi, ma esseri superiori da temere e rispettare, in quanto potevano
essere molto crudeli.
I primi
uomini prodotti dagli anunnaki avevano non pochi difetti: uno non
riusciva a chiudere le mani, altri aveva gli occhi sempre aperti, un
altro aveva i piedi gonfi e paralizzati, alcuni erano affetti da
problemi psichici, altri non trattenevano l’urina, c’erano donne
incapaci di partorire e individui privi di organi genitali.
Più longevi
L’unica
enorme differenza tra noi e gli elohim purtroppo sembra l’estrema
longevità di questi ultimi, in confronto alla nostra misera esistenza di
al massimo un centinaio di anni, anche se in principio, stando al testo
biblico, i primi uomini vivevano fino a 900 anni e più. Ciò potrebbe
spiegarsi proprio con la genetica, in quanto gli elohim venivano
chiamati anche i puri, purezza intesa dal punto di vista genetico e non
spirituale, e sicuramente la loro struttura genetica doveva essere
perfetta, e nella mitosi cellulare il telomero dei loro cromosomi non
perdeva sequenze di DNA. Quindi, accoppiandosi solo tra di loro,
rigorosamente dèi maschi con dèe sorellastre, garantivano questa
purezza, anche se successivamente anche alcuni di loro si sono corrotti.
Questa tattica è stata adottata ingenuamente anche dagli uomini: come
abbiamo già detto, Abramo era sposato con Sara, sua sorellastra:
«Inoltre essa è veramente mia sorella, figlia di mio padre, ma non
figlia di mia madre» (Genesi 20:12), cosa che si dimostrò letale per
l’uomo, in quanto non puro. Ogni volta che una cellula si divide, il DNA
si fa un poco più corto; un neonato ha una sequenza di 20.000 lettere
(basi azotate) di sequenza, mentre un sessantenne ne ha 10.000 circa.
I geni
nocivi, danneggiati, sono recessivi, cioè sono dominati da un
equivalente gene positivo, ovvero sicuro. Perché una malattia si
sviluppi, occorre ereditare due coppie del gene recessivo, uno da
ciascun genitore, perciò i rapporti consaguinei sono pericolosi per noi,
ma non per gli elohim, i puri.
Da dove sono arrivati?
Rimane a
questo punto un ultimo quesito, da dove sono arrivati? Di preciso non si
sa. Anu, la divinità suprema dei Sumeri, l’equivalente dell’Elyon
biblico (l’Altissimo), si dice provenisse da Aldebaran (la stella alfa
della costellazione del Toro), mentre i Nefilim (i giganti della Bibbia)
sembrerebbero arrivare dalla costellazione di Orione, identificata dal
termine aramaico nefilà, mentre Allah per il Corano proviene da Sirio,
«è Lui il Signore di Sirio», dalla Sura LIII – An-Najim (la stella),
come l’Oannes babilonese o Nommo della tribù africana dei Dogon del
Mali.
Quindi
sembra che provenissero dallo spazio, da altri mondi, fatto che trova
conferma in alcune particolari loro esigenze, tra cui respirare i fumi
del grasso animale arrostito, che per loro era nichochà, termine ebraico
che sta per calmante, rilassante, lenitivo e non “soave” come riporta
erroneamente la traduzione canonica del testo biblico. È stato
dimostrato che i tipi di grasso richiesti dall’elohim Yahweh, «il grasso
e cioè l’intera coda presso l’estremità della spina dorsale, il grasso
che avvolge le viscere e tutto quello che vi è sopra, i due reni con il
loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato» (Levitico
3:9,10), bruciando producono dei fumi che assumono una struttura
molecolare simile alle endorfine, ma la vera curiosità è che i nostri
astronauti, che hanno effettuato passeggiate spaziali, al rientro hanno
tutti sentito un forte odore di carne bruciata, fenomeno dovuto alla
desquamazione della pelle dello stesso astronauta. Di conseguenza, la
NASA ha chiesto a un’azienda britannica di ricreare in laboratorio
quell’odore, così da usarlo nell’addestramento di chi deve andare in
missione nello spazio. Gli elohim potevano essere così assuefatti
all’odore da esserne diventati dipendenti. Un’altra stranezza proviene
dal cosiddetto nettare degli dèi, il vino, in quanto sembrerebbe che uva
e vino aiutino gli astronauti (fonte, rivista Science Illustrated n.4
sett./ott. 2012, pag.7 – Notizie Flash).
Recenti
esperimenti dimostrano che il resveratrolo protegge contro l’osteoporosi
e l’insulino-resistenza, da affezioni che possono coinvolgere gli
astronauti in seguito a un prolungato periodo di tempo nello spazio. Il
resveratrolo è contenuto nel vino rosso e nel succo d’uva nera, ed è
allo studio una sua integrazione nella dieta degli astronauti.
Interessante è notare che nella Bibbia, prima del Diluvio, l’uomo non
conoscesse la pianta della vigna. Il primo a piantarla fu Noè dopo la
catastrofe universale, dopo che l’elohim gli donò i semi, e «cominciò a
piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò» (Genesi 9:20,21),
in quanto probabilmente non abituato a tale bevanda, e ne ignorava gli
effetti. Dato altrettanto curioso e interessante è che le prime tracce
di coltivazione della vite sono state rinvenute nella regione del
Caucaso, in Armenia e nel Turkestan, proprio nella zona dove si posò,
per la tradizione, l’arca di Noè dopo il Diluvio.
Un’ultima
curiosità fisionomica, che non posso non citare, proviene dall’Iliade
(suggerita da Mauro Biglino sul suo sito www.maurobiglino.it),
precisamente nel Libro XIII, dove Poseidone si presenta nelle vesti
dell’indovino Calcante, ma viene riconosciuto: «Questo non è Calcante…
le orme dei piedi da dietro come delle gambe ho riconosciuto facilmente
di lui che se ne andava: riconoscibili sono i theoi». Forse gli dèi
avevano sei dita invece di cinque, come l’alieno di Roswell protagonista
della famosa autopsia?
di Luca Bitondi
http://www.segnidalcielo.it/2014/03/07/ancient-aliens-identikit-degli-elohim/
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