venerdì 7 marzo 2014

Ancient Aliens: Identikit degli Elohim


Le sembianze degli antichi alieni colonizzatori possono essere dedotte da alcuni passaggi nella Bibbia e nei testi antichi?

Che la Bibbia non parli di Dio è chiaro, basta leggerla sollevando le coperte della teologia, dell’esoterismo e del cabalismo, con mente aperta e serena. Allora di chi parla, potrebbe chiedersi qualcuno? Parla di un essere in carne e ossa chiamato Yahweh, il quale era un elohim, uno dei tanti, l’elohim di Israele, e proprio nella Bibbia ne vengono citati altri, Astarte l’elohim di Sidone, Camos l’elohim dei Moabiti e Milcom l’elohim degli Ammoniti (1Re 11:33), tanto che Yahweh mostrava gelosia per il suo popolo verso di loro: «Non seguirai altri elohim, elohim dei popoli che vi staranno attorno, perché Yahweh, il tuo elohim che sta in mezzo a te, è un elohim geloso» (Deuteronomio 6:14,15).

Altro passo biblico chiaro ed esplicito è Deuteronomio 32:8, dove parla della divisione della terra in base al numero dei figli degli elohim, divisione avvenuta ai tempi di Peleg (Genesi 10:25), e dove si parla anche di nuovi elohim, «Hanno sacrificato… a elohim che non conoscevano, novità venute da poco… » (Dt.32:17).

Il passo del libro dei Giudici, 11:24 è incontestabile, «Non possiedi tu quello che Camos tuo elohim ti ha fatto possedere? Così anche noi possiederemo il paese di quelli che Yahweh ha scacciato davanti a noi». Tutto questo viene spiegato perfettamente dal traduttore di ebraico antico Mauro Biglino nei suoi libri, ma proprio nei suoi convegni le domande più frequenti sono: da dove sono arrivati gli elohim e come sono fatti. Cercherò pertanto di compilare un vero e proprio identikit degli elohim, attingendo a documentazione extrabiblica, in quanto la Bibbia è scarna di informazioni in merito, anche se non totalmente priva.

Molto simili a noi
Una prima chiara informazione viene data propro con la nostra creazione, in quanto siamo stati fatti con la loro immagine (Genesi 1:27), in ebraico tselem, termine che indica un quid di materia che contiene l’immagine, la cui radice del termine sta a indicare un “qualcosa da tagliare, estrarre” (something cut off – “BDB Hebrew and English Lexicon”, op.citata in bibliografia).

Questo materiale che contiene l’immagine degli elohim, e deve essere tagliato via, veniva preso dal loro sangue. Chiaro in merito è il cosiddetto poema mesopotamico Enuma Elish (“Quando in alto” – 1800 a.C.), che tratta le imprese del dio Marduk, e ci narra che «allorché lo ebbero legato (il dio Kingu) e portato davanti a Ea, gli imposero la punizione e tagliarono il suo sangue. Col suo sangue egli (Marduk) costruì l’umanità…» (E.E. VI, 31-33). In un altro racconto mesopotamico, l’Antra-hasis (il sommamente saggio), poema epico in lingua accadica della prima metà del II millenio a.C., viene specificato l’intero procedimento, «che un dio venga immolato e quindi gli dei si purificheranno mediante immersione. Con la sua carne e con il suo sangue possa Nintu mescolare l’argilla, in modo che dio e uomo siano mescolati insieme nell’argilla… essi risposero sì, i grandi Anunnaki (nome sumero accadico per indicare gli elohim. Nda), i responsabili dei destini».


Quindi è evidente che lo tselem altro non è che il DNA degli elohim, che è stato mescolato al DNA di un primate, particolarmente compatibile per tale operazione genetica, che trovarono al loro arrivo sulla terra, facendolo evolvere in quello che siamo noi oggi, l’homo sapiens, un ibrido.

Ecco quindi il primo dato inequivocabile: erano, e forse ancora sono, molto simili a noi, quindi antropomorfi e sessuati, maschi e femmine, e avevano le nostre stesse esigenze. In questo la Bibbia è chiara: «udirono l’elohim che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno» (Genesi 3:8). Chiaro è anche l’incontro di Abramo alle Querce di Mamre (Genesi 18), «Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui», e uno di questi uomini lo riconobbe come il suo elohim, mentre gli altri due erano dei malakhim, degli el minori sottoposti all’elohim capo che accompagnavano, e che la tradizione e la teologia trasformerà poi in angeli.

Questi, entrati nella tenda di Abramo, vengono rifocillati, si ripuliscono dal lungo viaggio, e dopo questo incontro la sorella e moglie di Abramo, Sara, rimane incinta, cosa che prima le risultava impossibile con Abramo: è evidente anche in altri passi biblici che alcune gravidanze hanno richiesto l’intervento concreto di alcuni malakh, tra cui la nascita miracolosa di Sansone (Giudici 13), in cui «Il malakh di Yahweh apparve a questa donna e le disse… tu concepirai e partorirai un figlio… la donna andò a dire al marito: un uomo di Yaweh è venuto da me», l’annunciazione di Samuele (1Samuele 1:1-20) e la più famosa annunciazione di Gesù (Luca 1:26), dove Maria viene visitata dal cosiddetto angelo Gabriele. 

In ebraico antico, però, ghevriel non è un nome proprio di persona, ma indica uno status di “uomo forte di Dio” o “uomo a cui è stato dato un potere”, dalla radice ghever, singolare dell’ebraico ghibborim, gli uomini potenti nati dagli accoppiamenti tra i figli degli elohim e le figlie degli adam, che all’epoca risultarono tovòt, che in ebraico antico non significa belle, ma buone, capaci, adatte a, e nel caso in questione, adatte ad accoppiarsi sessualmente con gli elohim (Genesi 6).

Dalla pelle bianchissima
Abbiamo a questo punto un secondo elemento: gli elohim e gli adam sono molto simili e sessualmente compatibili anche a fini procreativi, e questa compatibilità si evidenziò sin dall’inizi secondo la mitologia ebraica, in quanto il serpente della Genesi era un elohim di nome Semael, che sedusse Eva in tutti i sensi: «Il serpente mi sedusse e io mangiai» (Bibbia ebraica Giuntina 2010 – Genesi 3:13), precisando che la radice ebraica di mangiare indica anche l’atto di fare l’amore, e sedurre in ebraico ha il doppio significato di ingannare e fecondare (ishiani); infatti, stando sempre alla mitologia semita, Caino fu il frutto dell’accoppiamento sacrilego.

Appurata la somiglianza antropomorfa e la compatibilità sessuale, si evince però che questi comunque dovevano avere delle caratteristiche fisionomiche che permettessero di distinguerli dai comuni mortali, anche se mortali lo erano anche loro (Salmi 82). Una di queste era la pelle bianchissima: i messaggeri degli Anunnaki sumeri venivano chiamati nell’antica scrittura cuneiforme GAL.GA, di cui GAL vuol dire “essere vivente, creatura”, e GA “latte”, a indicare esseri dalla carnagione lattea.

In sumero-accadico questi erano chiamati MIL.KU, e nella Bibbia Malakh, dalla stessa radice consonantica mlk. Curioso che in lingua inglese la parola per indicare il latte sia milk. Una conferma la troviamo nel libro apocrifo di Enoch (canonico per gli ortodossi etiopi), nella parte sulla nascita di Noè e il suo aspetto che turba il padre Lamech: «Matusalemme diede moglie a suo figlio Lamech: ella rimase incinta e partorì un figlio maschio. E il suo corpo era bianco come la neve e rosso come un bocciolo di rosa… e gli occhi erano molto belli… quando li aprì illuminò tutta la casa come il sole… Lamech si spavento e scappò via… Mi è nato un bambino strano, diverso da un figlio d’uomo… assomiglia ai figli del Dio del cielo… Mi sembra che non sia veramente mio figlio, ma degli angeli».

Privi di peli
Possiamo dedurre un altro particolare osservando noi stessi, visto che siamo simili. Dal punto di vista funzionale, siamo completamente nudi e la nostra epidermide è esposta al mondo esterno. Le uniche specie non pelose sono solitamente quelle che vivono sottoterra, oppure specie acquatiche e specie ricoperte di armature tipo l’armadillo. Può essere che abbiamo perso il pelo in seguito all’intervento genetico, anche perché sembrerebbe assurdo che l’abbiamo perso in piena era glaciale, e quindi si deduce che gli elohim dovessero esserne privi. Si può leggere, sempre nelle tavolette sumere, che la dea NIN.TA, insieme a EA, crea il LU.LU (il mescolato), il primo uomo, e diede alla nuova creatura «una pelle simile alla pelle di un dio».


Questa assenza di peli (o quanto meno di un pelo di una certa consistenza) negli elohim può farci dedurre che sul loro pianeta di provenienza, Nibiru secondo Zecharia Sitchin, vivessero sottoterra, forse perché il pianeta errante (la parola pianeta deriva dal greco e significa stella errante) non veniva costantemente riscaldato da una stella, e quindi sfruttavano il calore del nucleo, dando vita alle leggende di un mondo sotterraneo, il mito della terra cava come Agarthi, o Argavartha, terra d’origine dei Veda indù.

Inoltre, nella Bibbia si può notare che Yahweh ha sempre richiesto, durante la sua presenza fisica tra gli uomini, una squadra di servitori (Numeri 8:23-25) completamente dedicata a lui, che voleva tra i 25 e i 50 anni di età, sani e belli (Levitico 21:16-22) e soprattutto depilati, lavati e unti (Numeri 8:7), procedura richiesta anche dai Neteru egizi (gli elohim stanziati in Egitto). Insomma, la presenza di peli non la gradivano, e chi aveva contatti diretti con loro doveva essere rigorosamente depilato!

Il corpo umano, a differenza di quello dei primati, sembra essere stato progettato per suscitare eccitazione sessuale e unioni di coppia, lunghezza del pene maggiori, ampie dimensioni del seno femminile, lobi delle orecchie, labbra sensibili, angolazioni vaginali che incoraggia una copulazione faccia a faccia di tipo molto intimo, abbondanza di ghiandole odorifere e mobilità facciale unica nel mondo animale, il tutto avvenuto – secondo la scienza ufficiale – a seguito della normale evoluzione darwiniana, il che è improbabile, in quanto tali mutazioni richiederebbero un periodo molto lungo e di estrema tranquillità civile, umana e sociale, condizione non presente al momento del presunto salto evolutivo. L’uomo viveva in condizioni ancora selvagge, che non permettevano ovviamente una vita tanto tranquilla da avere rapporti goderecci, anzi, osserviamo ancora in natura accoppiamenti veloci negli animali, atti a garantire la sopravvivenza della specie e ridurre il tempo di esposizione a potenziali attacchi da predatori. È dunque lecito chiedersi dove avvenne questa evoluzione. Forse su un altro pianeta?


Molto alti e con il cranio più grande
Oltre a questo, abbiamo subito un anomalo ingrossamento della calotta cranica, che è stato in parte controproducente dal punto di vista della sopravvivenza della specie, in quanto ha reso difficoltoso il parto (già pregiudicato dal passaggio alla postura eretta, che ha portato tanti vantaggi ma ha ristretto il bacino), con un aumento del numero di decessi al momento del parto.

Forse il cranio più grosso potrebbe essere sempre una conseguenza del mix genetico: in tutte le parti del mondo, nelle antiche culture nate nello stesso periodo vi sono delle descrizioni di questi presunti dèi arrivati dal cielo e dotati di un cranio dolicocefalo: grossi crani allungati come in alcune statuite votive pre sumeriche, che spiegano il rituale della deformazione dei crani volontaria con il tentativo di assomigliare alle divinità.

Inoltre, il cranio allungato molto probabilmente causava un tiraggio della pelle del volto, causando a sua volta una fisionomia rettiliana: in tutto il mondo le divinità venivano associate o identificate con i serpenti.

Un’altra caratteristica identificativa degli elohim doveva essere anche la loro altezza, da 1,80 m. a 2,50 m. Quindi erano molto alti, ma non non giganti: quelli erano altri esseri, forse anch’essi arrivati dal cielo, ma da un altro sistema stellare, oppure, secondo altre teorie mitologiche, i giganti erano il frutto di esperimenti pre-adam, che successivamente si sono estinti in quanto sterili come specie. Secondo miti ebraici, infatti, l’elohim biblico creò prima del nostro altri ben cinque mondi, con tanto di esseri, ma li distrusse man mano perché non soddisfatto.

Certo è strano immaginare un Dio universale e onnipotente che sperimenta, sbaglia, distrugge e ricrea. Più chiari ed espliciti furono i Sumeri, che descrissero sulle loro tavolette tutti gli esperimenti sbagliati degli anunnaki, perché non li consideravano dèi, come li considereremmo noi oggi, ma esseri superiori da temere e rispettare, in quanto potevano essere molto crudeli.

I primi uomini prodotti dagli anunnaki avevano non pochi difetti: uno non riusciva a chiudere le mani, altri aveva gli occhi sempre aperti, un altro aveva i piedi gonfi e paralizzati, alcuni erano affetti da problemi psichici, altri non trattenevano l’urina, c’erano donne incapaci di partorire e individui privi di organi genitali.

Più longevi
L’unica enorme differenza tra noi e gli elohim purtroppo sembra l’estrema longevità di questi ultimi, in confronto alla nostra misera esistenza di al massimo un centinaio di anni, anche se in principio, stando al testo biblico, i primi uomini vivevano fino a 900 anni e più. Ciò potrebbe spiegarsi proprio con la genetica, in quanto gli elohim venivano chiamati anche i puri, purezza intesa dal punto di vista genetico e non spirituale, e sicuramente la loro struttura genetica doveva essere perfetta, e nella mitosi cellulare il telomero dei loro cromosomi non perdeva sequenze di DNA. Quindi, accoppiandosi solo tra di loro, rigorosamente dèi maschi con dèe sorellastre, garantivano questa purezza, anche se successivamente anche alcuni di loro si sono corrotti. Questa tattica è stata adottata ingenuamente anche dagli uomini: come abbiamo già detto, Abramo era sposato con Sara, sua sorellastra: «Inoltre essa è veramente mia sorella, figlia di mio padre, ma non figlia di mia madre» (Genesi 20:12), cosa che si dimostrò letale per l’uomo, in quanto non puro. Ogni volta che una cellula si divide, il DNA si fa un poco più corto; un neonato ha una sequenza di 20.000 lettere (basi azotate) di sequenza, mentre un sessantenne ne ha 10.000 circa.

I geni nocivi, danneggiati, sono recessivi, cioè sono dominati da un equivalente gene positivo, ovvero sicuro. Perché una malattia si sviluppi, occorre ereditare due coppie del gene recessivo, uno da ciascun genitore, perciò i rapporti consaguinei sono pericolosi per noi, ma non per gli elohim, i puri.


Da dove sono arrivati?
Rimane a questo punto un ultimo quesito, da dove sono arrivati? Di preciso non si sa. Anu, la divinità suprema dei Sumeri, l’equivalente dell’Elyon biblico (l’Altissimo), si dice provenisse da Aldebaran (la stella alfa della costellazione del Toro), mentre i Nefilim (i giganti della Bibbia) sembrerebbero arrivare dalla costellazione di Orione, identificata dal termine aramaico nefilà, mentre Allah per il Corano proviene da Sirio, «è Lui il Signore di Sirio», dalla Sura LIII – An-Najim (la stella), come l’Oannes babilonese o Nommo della tribù africana dei Dogon del Mali.

Quindi sembra che provenissero dallo spazio, da altri mondi, fatto che trova conferma in alcune particolari loro esigenze, tra cui respirare i fumi del grasso animale arrostito, che per loro era nichochà, termine ebraico che sta per calmante, rilassante, lenitivo e non “soave” come riporta erroneamente la traduzione canonica del testo biblico. È stato dimostrato che i tipi di grasso richiesti dall’elohim Yahweh, «il grasso e cioè l’intera coda presso l’estremità della spina dorsale, il grasso che avvolge le viscere e tutto quello che vi è sopra, i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato» (Levitico 3:9,10), bruciando producono dei fumi che assumono una struttura molecolare simile alle endorfine, ma la vera curiosità è che i nostri astronauti, che hanno effettuato passeggiate spaziali, al rientro hanno tutti sentito un forte odore di carne bruciata, fenomeno dovuto alla desquamazione della pelle dello stesso astronauta. Di conseguenza, la NASA ha chiesto a un’azienda britannica di ricreare in laboratorio quell’odore, così da usarlo nell’addestramento di chi deve andare in missione nello spazio. Gli elohim potevano essere così assuefatti all’odore da esserne diventati dipendenti. Un’altra stranezza proviene dal cosiddetto nettare degli dèi, il vino, in quanto sembrerebbe che uva e vino aiutino gli astronauti (fonte, rivista Science Illustrated n.4 sett./ott. 2012, pag.7 – Notizie Flash).

Recenti esperimenti dimostrano che il resveratrolo protegge contro l’osteoporosi e l’insulino-resistenza, da affezioni che possono coinvolgere gli astronauti in seguito a un prolungato periodo di tempo nello spazio. Il resveratrolo è contenuto nel vino rosso e nel succo d’uva nera, ed è allo studio una sua integrazione nella dieta degli astronauti. Interessante è notare che nella Bibbia, prima del Diluvio, l’uomo non conoscesse la pianta della vigna. Il primo a piantarla fu Noè dopo la catastrofe universale, dopo che l’elohim gli donò i semi, e «cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò» (Genesi 9:20,21), in quanto probabilmente non abituato a tale bevanda, e ne ignorava gli effetti. Dato altrettanto curioso e interessante è che le prime tracce di coltivazione della vite sono state rinvenute nella regione del Caucaso, in Armenia e nel Turkestan, proprio nella zona dove si posò, per la tradizione, l’arca di Noè dopo il Diluvio.

Un’ultima curiosità fisionomica, che non posso non citare, proviene dall’Iliade (suggerita da Mauro Biglino sul suo sito www.maurobiglino.it), precisamente nel Libro XIII, dove Poseidone si presenta nelle vesti dell’indovino Calcante, ma viene riconosciuto: «Questo non è Calcante… le orme dei piedi da dietro come delle gambe ho riconosciuto facilmente di lui che se ne andava: riconoscibili sono i theoi». Forse gli dèi avevano sei dita invece di cinque, come l’alieno di Roswell protagonista della famosa autopsia?


di Luca Bitondi


tratto da X-Times (Editore – X Publishing)
http://www.segnidalcielo.it/2014/03/07/ancient-aliens-identikit-degli-elohim/

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