lunedì 17 marzo 2014

La Russia che conta ha già ritirato i suoi soldi dall’Occidente

Mentre l'Occidente sta ancora elaborando le sue sanzioni dopo l'esito del referendum che annetterà la Crimea alla Russia, Zahyn Wordpress segnala e traduce questo bel pezzo di Zero Hedge, che col suo consueto stile ironico ci avverte che i Russi hanno già preparato la contromossa....

Via Zero Hedge: In un altro articolo di oggi  ho scritto che secondo i dati settimanali della Fed, una cifra record di Buoni del Tesoro – 105 miliardi di dollari – è stata venduta o semplicemente riallocata (politicamente parlando è la stessa cosa) dai conti di deposito della Federal Reserve, portando il totale delle banconote USA presso la FED ad un livello che non si vedeva dal dicembre 2012. Mentre si pensava che il ritiro dei fondi dal mercato occidentale fosse stato causato dalla Cina, si è scoperto che il merito (o meglio, la colpa) è probabile che sia proprio della Russia, che come è noto ha avuto un leggero scontro con l’Occidente in generale e col suo sistema finanziario in particolare.

Viene fuori che quel che le istituzioni ufficiali russe possono aver fatto con i loro buoni del Tesoro (ma non lo sapremo fino a giugno), è solo l’inizio. Infatti, come riporta il FT, preparandosi in maniera più o meno silenziosa a quello che succederà con l’arrivo delle, quasi certe, sanzioni finanziarie (probabilmente un blocco dei conti correnti e confische patrimoniali, come conseguenza del referendum di Crimea di questa domenica) i russi che contano – gli oligarchi – hanno già fatto rientrare i loro miliardi dalle banche occidentali, rendendo molto discutibile l’effetto del grande sgambetto Occidentale — confiscare la ricchezza dello 0. 0001%. della Russia.

Dal FT
Secondo i banchieri di Mosca le Società russe stanno ritirando miliardi dalle banche occidentali per via del timore che le eventuali sanzioni statunitensi causate dalla crisi di Crimea possano portare ad un congelamento dei loro beni. Sberbank e VTB, le due banche giganti del sistema russo di proprietà parzialmente statale, come le aziende industriali e il gruppo energetico Lukoil, sono tra le aziende che stanno facendo rientrare i loro capitali investiti nelle operazioni effettuate con gli Stati Uniti. Sempre secondo i banchieri, la VTB ha anche cancellato un vertice, previsto il mese prossimo, con degli investitori americani.
I capitali stanno prendendo il volo, dopo che le trattative diplomatiche tra il Ministro degli Esteri della Russia e il Segretario di Stato americano si sono arenate e concluse senza nessun accordo su come risolvere le tensioni in Ucraina.  
I mercati sono nervosi in attesa del referendum di Domenica sulla secessione della Crimea dall’Ucraina. Commercianti e imprenditori temono che questo potrebbe innescare le sanzioni dell’Occidente contro la Russia già a partire da lunedi.”
Probabilmente è proprio così che andranno le cose, ma un’altra cosa interessante sarà che la Russia si troverà costretta a coinvolgere molto più attivamente la Cina nel commercio bilaterale e in definitiva a fare le transazioni in rubli o Renminbi, bypassando il dollaro. 
Forse potranno usare anche l’oro, tant’è che il prezzo ne ha già fiutato l’odore e questa settimana ed è schizzato ai valori massimi degli ultimi sei mesi. Tutto ciò servirà a stringere ancora di più i rapporti finanziari tra le due grandi nazioni ricche di materie prime, mentre si allenteranno sempre più quelli con il “diavolo imperialista”, gli Stati Uniti d’America.

Naturalmente, l’Occidente pensa all’occidentale, e supponendo che la cosa più importante per la Russia sia di vedere come chiuderà il MICEX, crede che far fare un bel botto al valore delle azioni russe scoraggerà  Putin. Dopo tutto, l’unica cosa di cui tutti si preoccupano in America è che lo S&P 500 chiuda sempre al rialzo, giusto?

Quello che l’Occidente non ha capito, come avevamo previsto un mese fa, è che per Putin il prezzo delle materie prime è centinaia  di volte più importante, soprattutto quello del greggio e del gas,  dell’illusione di una ricchezza di carta (aka “azioni”), anche quando è al massimo storico. Specialmente per il fatto che in Russia solo una parte minima della popolazione si preoccupa delle fluttuazioni quotidiane del mercato azionario. Per quanto riguarda gli oligarchi, se ci sarà qualcuno che sarà felice di vedere che il loro potere, la loro ricchezza e la loro influenza perderà vigore, anche se solo per un breve periodo di tempo, questi è proprio Vladimir Vladimirovich Putin, colui che tutto l’Occidente ancora una volta continua a giudicare in maniera sbagliata. Senza contare che la popolazione russa sarà ancor più felice se vedrà questi compari mega-miliardari soffrire, almeno un po’, per mano dell’Occidente, e tutto questo farà salire ulteriormente le quotazioni di Putin.
 
Nel frattempo, alcuni degli oligarchi russi stanno effettivamente accettando la sfida.

Alisher Usmanov, l’uomo più ricco del Paese, controlla la preziosa Metalloinvest Holding Co. (il più grande produttore di minerali di ferro della Russia) attraverso tre società sussidiarie, di cui una si trova a Cipro, un paese dell’UE. Questo 60enne possiede anche una villa vittoriana a Londra, comprata nel 2008 per $70 milioni, come scrisse il Sunday Times del 18 maggio 2008. Ha perso 1.5 miliardi di dollari dall’inizio della crisi, secondo la classifica di Bloomberg.
«Siamo preoccupati per le possibili sanzioni contro la Russia, ma non ci aspettiamo ripercussioni drammatiche sui nostri affari» – dice Ivan Streshinsky, CEO della USM Advisors LLC, che gestisce il patrimonio di Usmanov, incluse la sue partecipazioni in OAO Megafon e Mail.Ru Group Ltd., in un’intervista presso gli uffici di Bloomberg a Mosca. 
«I profitti di Mail.Ru e Megafon provengono dalla Russia e la gente non smetterà di telefonare o di usare Internet» – e poi ha detto  – «Metalloinvest può essere esposto alla chiusura dei mercati europei e americani, ma può ri-orientare le sue vendite verso la Cina e verso altri mercati»”

Ottimo lavoro Mr. Obama: hai appena spinto la Russia e la Cina a ad avvicinarsi ancor più per necessità! Inoltre, non dovremmo sorprenderci troppo che mentre i russi stavano ritirando i loro soldi dalle banche occidentali  occidentali vengono buttati fuori da Dodgeski mentre i russi stanno ritirando i loro soldi dall’occidente, le imprese occidentali stavano uscendo da Dodgesky.
Un anziano banchiere di Mosca ha detto che il 90% cento degli investitori si sta già comportando come se le sanzioni fossero state imposte, e che si tratta solo di una gestione prudente dell’esposizione. Queste mosse rappresentano l'altra faccia della medaglia del più evidente ritiro del denaro occidentale dal mercato russo, cosa che è stata palese nelle ultime due settimane.
Traders e banchieri hanno detto che le banche statunitensi sono quelle che hanno venduto più pesantemente le obbligazioni russe. Secondo i dati della Bank for International Settlements, le banche americane e i gestori patrimoniali hanno nei loro assets circa 75 miliardi di dollari di esposizione verso la Russia. Joseph Dayan, Capo dei mercati a BCS, uno dei più grandi brokers della Russia ha detto: «Le obbligazioni russe se la sono vista brutta, in questi ultimi giorni, e uno dei motivi è stata la riduzione dell’esposizione decisa dalle banche internazionali.»
Anche se le banche estere non hanno ancora cominciato a tagliare massicciamente il credito alle imprese russe, i banchieri hanno detto che  una mezza dozzina di accordi di finanziamento di alcune delle più grandi aziende russe sono in sospeso, nell’attesa di capire quanto saranno pesanti le sanzioni occidentali.”

Quindi; la conclusione è che la Russia, con una certa lungimiranza, ha già ritirato la maggior parte dei suoi investimenti dall'Occidente. Si pensi che un anno fa è venuto fuori che gli stessi russi che avrebbero dovuto essere penalizzati a Cipro avevano già ritirato la maggior parte dei loro fondi prima dell’esproprio: loro generalmente sanno in anticipo cosa succederà. Sono stati i normali cittadini ciprioti, che non avevano fatto niente di male, ad essere i più colpiti.

Così, mentre la risposta dei russi è già chiara, ci viene da domandarci quanto sia vero l’opposto: cioè quanto è preparato l’Occidente, e soprattutto l’Europa, a vivere in un mondo dove un terzo del gas della Germania viene improvvisamente interrotto? 
 
Non vediamo l’ora di scoprirlo, all’inizio della prossima settimana.
 
 

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