La riduzione degli acquisti di gas dalla Russia e’
praticamente impossibile sia in prospettiva immediata, sia in un futuro
piu’ lontano. Tale e’ l’opinione di Edward Chow, esperto del Centro di
studi strategici e internazionali degli USA. L’esperto rileva che prima
di procedere alla diversificazione delle forniture l’Unione Europea
dovra’ investire decine o forse anche centinaia di miliardi di dollari
per creare un’infrastruttura adeguata, cioe’ per costruire gasdotti e
impianti di rigassificazione.
Inoltre, prima di optare
per forniture alternative, l’Europa deve decidere dove, concretamente,
intende comprare il gas. Il desiderio di sottrarsi alla dipendenza dal
gas russo era vivo in Europa anche prima, sono stati addirittura intrapresi
dei passi in questa direzione, per esempio, costruiti alcuni terminal
di rigassificazione. Tuttavia la redditivita’ di questi impianti lascia a
desiderare, dice il direttore dell’Istituto di energetica nazionale
Sergej Pravosudov:
Succede perche’ non c’e’ gas per questi impianti. Sono caricati al 30% o forse ancora meno, e gli investitori gia’ stanno perdendo i loro soldi. La spiegazione e’ semplice. Le forniture di GNL, cioe’ gas naturale liquefatto, sono indirizzate in primo luogo verso i mercati dove il prezzo e’ piu’ alto, quelli dell’Asia. I principali compratori sono Giappone, Corea del Sud e Cina. In Europa, invece, i prezzi sono relativamente bassi, di conseguenza le forniture sono limitate.
Persino
nella migliore delle ipotesi le prime forniture a sostituzione del gas
russo potrebbero iniziare non prima del 2015. Ma per questo l’Europa
dovra’ faticare parecchio, perche’ secondo i dati dell’Agenzia
internazionale dell’energia un terzo di tutto il gas comprato
dall’Unione Europea viene dalla Russia. Soltanto l’anno scorso i paesi
UE hanno comprato in Russia quasi 170 miliardi di metri cubi. Per quanto
riguarda i paesi dell’Africa settentrionale, al momento sono disposti a
fornire all’Europa meno di 50 miliardi di metri cubi. L’Iran e
l’Azerbaigian, insieme, potrebbero fornire circa 60 miliardi di metri
cubi. In tal modo, l’Europa difficilmente potra’ trovare a breve una
soluzione alternativa con la stessa solidita’ delle garanzie, le stesse
quantita’ e lo stesso prezzo, dice l’analista capo del gruppo
finanziario “BCS” Maxim Shein.
L’Europa non potra’ rinunciare al gas russo ne’ oggi, ne’ sull’arco dei prossimi 10 anni. Almeno rinunciare totalmente. Una rinuncia parziale e’ possibile, ma costera’ troppo all’Europa. Le forniture alternative costeranno piu’ del gas russo. Una cosa e’ avere un unico fornitore, e un’altra cosa e’ trattare con piu’ venditori.
Certo, col tempo
l’Europa potrebbe trovare un’alternativa al gas della Russia, dice il
direttore dell’Istituto di energetica nazionale Sergej Pravosudov.
Potrebbe, per esempio, cominciare a sviluppare tutti i giacimenti
scoperti in Iran e comprare tutto il gas. Come alternativa potrebbe
durare per un po’.
Bisogna capire pero’ che alcuni contratti con la Russia sono stati firmati ancora 20 anni fa e prevedono il pagamento delle penali. Inoltre, la produzione propria in Europa sta calando e col tempo anche l’Iran non sara’ piu’ in grado di riscontrare il fabbisogno dei paesi europei che, ancora una volta, dovranno rivolgersi alla Russia che ha le riserve piu’ grandi. Quindi, non mi pare una soluzione praticabile, neanche a livello teorico.
In
questo momento soltanto la Russia e’ in grado di dare al mercato delle
quantita’ aggiuntive. E non a prezzi asiatici, 600-700 dollari per mille
metri cubi, ma sempre a 350. A credere alle previsioni dell’americana
ExxonMobil, nei prossimi 10 anni la dipendenza dell’Unione Europea dal
gas russo crescera’ dal 45% al 60%.
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