venerdì 14 marzo 2014

L'Europa cerca un'alternativa al gas russo, ma non la trova

L'Europa cerca un'alternativa al gas russo, ma non la trova

I governi dell’Unione Europea stanno esaminando la possibilita’ di aumentare le forniture da fonti alternative per ridurre gli acquisti di gas russo. Tuttavia, secondo gli esperti internazionali, cio’ difficilmente potra’ essere conveniente all’Europa, perche’ per questa operazione non ha ne’ tempo ne’ soldi.
 
La riduzione degli acquisti di gas dalla Russia e’ praticamente impossibile sia in prospettiva immediata, sia in un futuro piu’ lontano. Tale e’ l’opinione di Edward Chow, esperto del Centro di studi strategici e internazionali degli USA. L’esperto rileva che prima di procedere alla diversificazione delle forniture l’Unione Europea dovra’ investire decine o forse anche centinaia di miliardi di dollari per creare un’infrastruttura adeguata, cioe’ per costruire gasdotti e impianti di rigassificazione.

Inoltre, prima di optare per forniture alternative, l’Europa deve decidere dove, concretamente, intende comprare il gas. Il desiderio di sottrarsi alla dipendenza dal gas russo era vivo in Europa anche prima, sono stati addirittura intrapresi dei passi in questa direzione, per esempio, costruiti alcuni terminal di rigassificazione. Tuttavia la redditivita’ di questi impianti lascia a desiderare, dice il direttore dell’Istituto di energetica nazionale Sergej Pravosudov:
Succede perche’ non c’e’ gas per questi impianti. Sono caricati al 30% o forse ancora meno, e gli investitori gia’ stanno perdendo i loro soldi. La spiegazione e’ semplice. Le forniture di GNL, cioe’ gas naturale liquefatto, sono indirizzate in primo luogo verso i mercati dove il prezzo e’ piu’ alto, quelli dell’Asia. I principali compratori sono Giappone, Corea del Sud e Cina. In Europa, invece, i prezzi sono relativamente bassi, di conseguenza le forniture sono limitate.
Persino nella migliore delle ipotesi le prime forniture a sostituzione del gas russo potrebbero iniziare non prima del 2015. Ma per questo l’Europa dovra’ faticare parecchio, perche’ secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia un terzo di tutto il gas comprato dall’Unione Europea viene dalla Russia. Soltanto l’anno scorso i paesi UE hanno comprato in Russia quasi 170 miliardi di metri cubi. Per quanto riguarda i paesi dell’Africa settentrionale, al momento sono disposti a fornire all’Europa meno di 50 miliardi di metri cubi. L’Iran e l’Azerbaigian, insieme, potrebbero fornire circa 60 miliardi di metri cubi. In tal modo, l’Europa difficilmente potra’ trovare a breve una soluzione alternativa con la stessa solidita’ delle garanzie, le stesse quantita’ e lo stesso prezzo, dice l’analista capo del gruppo finanziario “BCS” Maxim Shein.
L’Europa non potra’ rinunciare al gas russo ne’ oggi, ne’ sull’arco dei prossimi 10 anni. Almeno rinunciare totalmente. Una rinuncia parziale e’ possibile, ma costera’ troppo all’Europa. Le forniture alternative costeranno piu’ del gas russo. Una cosa e’ avere un unico fornitore, e un’altra cosa e’ trattare con piu’ venditori.
Certo, col tempo l’Europa potrebbe trovare un’alternativa al gas della Russia, dice il direttore dell’Istituto di energetica nazionale Sergej Pravosudov. Potrebbe, per esempio, cominciare a sviluppare tutti i giacimenti scoperti in Iran e comprare tutto il gas. Come alternativa potrebbe durare per un po’.
Bisogna capire pero’ che alcuni contratti con la Russia sono stati firmati ancora 20 anni fa e prevedono il pagamento delle penali. Inoltre, la produzione propria in Europa sta calando e col tempo anche l’Iran non sara’ piu’ in grado di riscontrare il fabbisogno dei paesi europei che, ancora una volta, dovranno rivolgersi alla Russia che ha le riserve piu’ grandi. Quindi, non mi pare una soluzione praticabile, neanche a livello teorico.
In questo momento soltanto la Russia e’ in grado di dare al mercato delle quantita’ aggiuntive. E non a prezzi asiatici, 600-700 dollari per mille metri cubi, ma sempre a 350. A credere alle previsioni dell’americana ExxonMobil, nei prossimi 10 anni la dipendenza dell’Unione Europea dal gas russo crescera’ dal 45% al 60%.


Oleg Obukhov


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